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I siti che pubblicano notizie false sono meno letti dei giornali mainstream

2 Febbraio 2018 7 min lettura

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I siti che pubblicano notizie false sono meno letti dei giornali mainstream

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I siti che pubblicano notizie false sono molto meno letti delle testate giornalistiche mainstream e hanno una portata molto minore di quanto si possa immaginare. Sono queste le conclusioni di una ricerca del Reuters Institute for Study of Journalism curata da Richard Fletcher, Alessio Cornia, Lucas Graves e Rasmus Kleis Nielsen.

I ricercatori hanno provato a rispondere ad alcune questioni emerse nell'ultimo anno nel dibattito pubblico innescato da parte di politici, giornalisti e rappresentanti delle istituzioni sulla presunta emergenza "fake news" nelle democrazie occidentali: qual è la diffusione delle notizie false nel nostro panorama informativo? Quanto sono pervasive nella nostra dieta mediatica? E qual è la loro incidenza rispetto alle notizie pubblicate e diffuse in rete, in generale?

Lo studio analizza i dati di due paesi europei in particolare, Italia e Francia, che – si legge nel rapporto – sembra stiano avendo "seri problemi con la disinformazione online improntata politicamente e ideologicamente".

La ricerca ha misurato la portata e il tempo trascorso su ciascun sito da parte della popolazione online dei due paesi e le interazioni su Facebook di un campione di 300 siti che diffondono notizie false in tutto il 2017. I siti sono stati scelti seguendo le indicazioni di esperti di fact-checking. Per la Francia è stato consultato Decodex, un database di oltre 1000 siti di questo tipo, realizzato dal progetto di Le Monde, Le Decodeur. Per l'Italia il campione è stato costruito combinando fonti differenti: gli articoli di Butac – Bufale un tanto al chilo, Bufale.net e Bufalopedia (un sito creato da Paolo Attivissimo, noto giornalista studioso della disinformazione nei media, che sul proprio blog si auto-definisce "cacciatore di bufale") e due articoli pubblicati lo scorso novembre rispettivamente da Alberto Nardelli e Craig Silverman su Buzzfeed News e Jason Horowitz su New York Times. Per contestualizzare i dati raccolti, sono state monitorate le principali testate giornalistiche dei due paesi e Sputnik News e Russia Today (RT), due siti russi chiamati in causa in diverse occasioni nelle discussioni sulla disinformazione in Europa.

Cosa è venuto fuori?

1) I siti che diffondono notizie false sono molto meno letti delle testate giornalistiche mainstream. Il sito con più accessi è stato consultato in media in un mese solo dal 3,5% della popolazione online (con risultati inferiori all'1% nella gran parte dei casi) di Francia e Italia. Al confronto, i siti online dei giornali più popolari hanno raggiunto molte più persone: in Francia il 22,3% ha visitato Le Monde, mentre in Italia il 50,9% ha navigato Repubblica.it. Inoltre, chi naviga siti di notizie false consulta anche i giornali mainstream: in Italia, ad esempio, il 62,2% di chi ha letto notizie su ReteNews24 (il sito con la percentuale più alta di accessi tra quelli individuati come diffusori di "fake news") si è informato anche sul Corriere.it.

2) Il tempo dedicato ogni mese per consultare i siti di notizie false è notevolmente inferiore a quello speso sui siti delle principali testate giornalistiche dei due paesi. Il sito più consultato in Francia è stato visitato per circa 10 milioni di minuti al mese, contro i 178 milioni di minuti su Le Monde. In Italia il sito di notizie false più popolare è stato navigato per una media di 7,5 milioni di minuti al mese, un dato molto inferiore rispetto ai 443 milioni di minuti trascorsi su Repubblica, che da sola ottiene molto più della somma dei minuti di visualizzazione dei 20 siti principali siti di notizie false presi in considerazione dalla ricerca.

3) La differenza tra testate giornalistiche mainstream e siti di notizie false si riduce se ci si riferisce al livello delle interazioni su Facebook, vale a dire la somma dei commenti, delle condivisioni e dei like e delle reazioni ai post da parte degli iscritti al social network. Piuttosto eclatante il caso francese, dove diversi siti di "fake news" hanno ottenuto in media al mese interazioni anche 5 volte maggiori a quelle dei giornali mainstream. Nel complesso, però, sia in Francia che in Italia, i siti di notizie false non generano così tante interazioni quanto le testate giornalistiche più accreditate.

I dati, evidenzia Rasmus Kleis Nielsen, sono molto simili ai risultati di ricerche analoghe fatte negli Stati Uniti che hanno mostrato come le notizie false abbiano avuto un impatto basso nella dieta informativa dei cittadini americani prima e dopo le elezioni presidenziali del 2016. Quelle ricerche avevano mostrato che solo un insieme minoritario di americani aveva letto notizie false, che chi lo aveva fatto era già politicamente schierato e che anche su Facebook le notizie false restano un fenomeno di scarsa audience.

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Va sottolineato che lo studio ha circoscritto l'analisi ai soli siti diffusori di notizie false, sia per scopi di lucro sia per obiettivi politico-ideologici, individuati da esperti di fact-checking di Francia e Italia, tagliando fuori così tutta un'ampia gamma di sfumature e questioni che riguardano la disinformazione, in generale, e che nel dibattito pubblico sono state poste sotto l'ombrello delle "fake news". Sotto questa categoria sono finite cose molto diverse tra di loro che questo studio non affronta: errori giornalistici, contenuti satirici decontestualizzati e utilizzati come fonti giornalistiche, la diffusione di notizie non verificate, la propaganda politica. Ci si è concentrati di più sul misurare l'impatto delle notizie false analizzando quali sono i siti più letti e meno su come funziona il cosiddetto "ecosistema dell'informazione", cioè su come "notizie palesemente false, notizie vere ma che contengono pezzi di informazioni false, notizie distorte, retroscena politici, virgolettati spesso smentiti, meme satirici, foto vere ma con attribuzioni false o significati falsati, bufale" vengono immesse nel nostro panorama informativo, inquinandolo.

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Nei mesi scorsi, noi stessi di Valigia Blu abbiamo scritto che, trattandosi di un fenomeno molto più complesso e sfaccettato, preferivamo parlare di caos o disordine informativo (seguendo un suggerimento di Claire Wardle, a capo di First Draft Media, che in un paper per il Consiglio d'Europa, chiedeva di smettere di usare l'espressione "fake news" e cominciare a usare quella di "information disorder").

Utilizzando l'analisi dei siti (e delle loro pagine Facebook) come criterio di analisi, lo studio contrappone, di fatto, siti di notizie reali (e quindi buoni) a siti di notizie false (e quindi cattivi), dando per scontato che siano solo i secondi a disinformare. Manca, come ammesso dagli stessi autori della ricerca,  un monitoraggio della coda lunga delle notizie, "considerato – si legge ancora nel rapporto – che in Italia molta disinformazione è associata alle dichiarazioni dei politici".

Pur con questi limiti, la ricerca è importante perché, come ha spiegato Rasmus Kleis Nielsen in un tweet, si tratta del primo lavoro empirico, basato su evidenze statistiche, sulla portata delle notizie false in Europa, che consente di dire che i siti che diffondono notizie false sono letti molto di meno dei giornali mainstream e hanno, pertanto, un'incidenza molto bassa nella nostra dieta informativa. L'obiettivo della ricerca era, infatti, fornire dati statistici approfonditi sull'utilizzo dei siti più popolari individuati come diffusori di notizie false. «Un primo contributo per un dibattito pubblico e politico informato in un momento in cui molti si sentono inondati dalle "fake news"», ha concluso Nielsen.

L'Italia

Per quanto riguarda l'Italia, i dati rispecchiano le considerazioni fatte a livello più generale: i siti che diffondono notizie false hanno accessi e tempi di navigazione di gran lunga inferiori ai giornali mainstream, mentre riducono la distanza per livello di interazioni su Facebook.

Il sito di notizie false più consultato è stato ReteNews 24, visitato in media ogni mese dal 3,1% della popolazione online italiana (poco più di 1 milione di persone). La maggior parte di questi siti non ha superato l'1% e anche il dato dell'edizione italiana di Sputnik News (raggiunto da appena lo 0,6% degli utenti) è stato molto basso. La Repubblica e Il Corriere della Sera sono i siti di gran lunga più consultati, raggiunti approssimativamente dal 50% della popolazione online. Un risultato nettamente superiore anche a quello delle principali testate francesi, che si avvicinano a malapena al 25% (risultato ottenuto da noi da TgCom24 e Huffington Post Italia).

Questo significa, spiegano gli autori della ricerca, che rispetto alla popolarità di alcuni siti notizie, la portata di quelli che diffondono notizie false è minore.

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Anche per quanto riguarda il tempo trascorso sui diversi siti, le testate giornalistiche più accreditate sono nettamente le fonti più consultate. Nessuno dei siti di notizie false ha superato la media di 7,5 milioni di minuti al mese, molti non hanno raggiunto i 2 milioni di minuti. Un dato molto distante dai 443,5 milioni di minuti di Repubblica e i 296,6 milioni del Corriere, che da soli ottengono più della somma di tutti gli altri siti per numero di minuti spesi sulle loro pagine web.

Le distanze sono un po' più sfumate se ci si riferisce alle interazioni su Facebook. Otto dei 20 principali siti di notizie false generano più interazioni della pagina di Rainews. La pagina con più interazioni è stata "Io vivo a Roma" (720mila interazioni), un sito che pubblica notizie locali su Roma oltre ad altre che sono state identificate come false. Tutte insieme, queste pagine producono una media di 1 milione di interazioni, molte meno di Repubblica che si attesta su 5,5 milioni di interazioni al mese.

Immagine in anteprima via pixabay.com

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