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Perché i prezzi dell’energia in tutto il mondo stanno salendo alle stelle

31 Agosto 2022 17 min lettura

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Perché i prezzi dell’energia in tutto il mondo stanno salendo alle stelle

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Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera.

“La crisi energetica è il più grande rischio sistemico per l'Europa” titolava qualche giorno fa un articolo di Le Monde riferendosi agli effetti a cascata che la difficoltà di approvvigionamento di gas, l’aumento a ritmi insostenibile dei prezzi dell’energia e del costo dei beni primari possono innescare.

Dopo un’estate di lunghe e intense ondate di calore, siccità, incendi e inondazioni, anche l’autunno e l’inverno si prospettano problematici. All’orizzonte, lo spettro della recessione, l’aumento dell’inflazione, l’euro in difficoltà e l’inasprirsi della crisi energetica dopo l'annuncio da parte della compagnia russa Gazprom di ulteriori tagli alle forniture europee. E mentre i governi stanno cercando soluzioni per frenare l’aumento delle bollette per famiglie e attività lavorative, si attende la riunione di emergenza dei ministri dell'Energia dell'Unione Europea che si terrà a Praga il prossimo 9 settembre per coordinare gli interventi e trovare soluzioni condivise.

A luglio, i ministri dell'UE hanno concordato una riduzione volontaria della domanda nazionale di gas del 15% tra agosto e marzo, la diversificazione delle forniture di gas e l’aumento dello stoccaggio, ormai vicino all’obiettivo dell’80% fissato all’inizio dell’anno (e già raggiunto da Germania, Francia, Italia e Spagna), secondo i dati di Gas Infrastructure Europe aggiornati al 28 agosto.

Ma, con l'aumento dell'inflazione e la minaccia di recessione, nelle capitali europee cresce la pressione per nuovi interventi e affinché l’UE riformi il mercato dell'energia. 

L’aumento esponenziale del prezzo del gas e dell’energia in Europa

Negli ultimi dodici mesi, il prezzo di riferimento del gas europeo è salito del 550% negli ultimi 12 mesi, 14 volte la sua media decennale, mentre quello dell'elettricità in Europa è aumentato di 10 volte, sempre rispetto alla media degli ultimi dieci anni. Nel 2022, il prezzo del gas per le famiglie europee è stato superiore a quello negli USA. Un dato che deve far riflettere considerato che, in base ai dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), le famiglie statunitensi hanno pagato in media prezzi più alti per il gas naturale negli ultimi 40 anni. A essere più colpite le famiglie italiane e tedesche.

Nel mese di luglio 2022, le bollette del gas e dell’elettricità sono salite al 5% delle spese totali di una famiglia media italiana (erano al 3,5% nel 2019), riporta Reuters. Si tratta del livello più alto dal 1995 in base ai dati OCSE. In Germania, sempre a luglio, le bollette del gas per le famiglie sono più che raddoppiate rispetto allo scorso anno, secondo i dati del portale dei prezzi Check24, mentre i prezzi del gasolio per il riscaldamento per le famiglie con una casa di media grandezza sono aumentati del 78% rispetto al 2021.

Gli effetti si fanno sentire anche sulle imprese e le aziende energetiche anche se le compagnie petrolifere e del gas registrano profitti record. Uniper, una delle maggiori aziende tedesche, ha dichiarato di aver chiesto alla banca statale tedesca un aumento di 4 miliardi di euro della linea di credito esistente (pari a 9 miliardi di euro) per garantire la propria liquidità a breve termine. Wien Energie, la più grande azienda energetica austriaca, ha affermato di essere in difficoltà a finanziare le proprie operazioni perché i prezzi all'ingrosso del gas e dell'energia elettrica stanno aumentando troppo rapidamente. 

Tutti i prodotti, dall'alluminio ai fertilizzanti, sono stati duramente colpiti dall'aumento dei costi energetici. Il grande produttore CF Industries Holdings Inc. ha dichiarato che la sua unità britannica intende interrompere temporaneamente la produzione di ammoniaca perché “antieconomica” ai prezzi attuali del gas.

In Italia, il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, ha detto che molti imprenditori potrebbero essere costretti a spegnere le macchine a causa dei livelli insostenibili raggiunti dalle bollette, prospettando un “lockdown energetico”.

Perché i prezzi stanno salendo alle stelle?

I prezzi dell'energia in tutto il mondo hanno cominciato a salire dopo la fine dei lockdown e la ripresa di tutte le attività lavorative, culturali, industriali, commerciali. Molti luoghi di lavoro hanno improvvisamente avuto bisogno di più energia nello stesso momento, esercitando una pressione senza precedenti sui fornitori.

Per quanto riguarda l’Italia, già a dicembre 2021 l’Autorità di Regolazione Energia Reti e Ambiente (ARERA) aveva stimato un aumento delle bollette del gas del 41% e dell’elettricità del 55%. Con l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, a febbraio 2022, i prezzi sono tornati nuovamente a salire. I governi europei hanno cercato un modo per importare meno energia dalla Russia, che in precedenza forniva il 40% del gas utilizzato nell’UE. Sin da marzo la guerra, con il timore per l’esaurimento delle forniture e la ricerca di fornitori alternativi, l’aumento dei prezzi all’ingrosso e a cascata dei costi al dettaglio, non ha fatto altro che alimentare una spirale di crisi delle forniture e innalzamento dei costi.

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Ma mentre si cercavano alternative al gas russo, aumentavano i timori su un contingentamento, o addirittura un’interruzione, delle forniture di gas dalla Russia. Ulteriori pressioni sono arrivate da Gazprom, il fornitore di energia russo a maggioranza statale, che ha sospeso le forniture di gas a Bulgaria, Finlandia, Polonia, Danimarca e Paesi Bassi per il mancato pagamento in rubli.

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La ricerca di alternative alla Russia e il rischio di minori scorte di gas russo hanno aumentato la pressione sulle forniture internazionali. Molti sono stati costretti a fare affidamento sul mercato internazionale del gas naturale liquefatto (GNL) che può essere trasportato in tutto il mondo su navi, invece di essere consegnato attraverso i gasdotti. Negli anni passati, i paesi europei hanno acquistato le scorte residue di GNL da paesi come il Qatar e gli Stati Uniti durante l'estate in modo tale da potersi garantire delle scorte da mettere in deposito per l'inverno successivo. Quest’anno la necessità di reperire GNL si è presentata prima ma le quantità disponibili sul mercato internazionale erano molto limitate perché i paesi asiatici avevano firmato contratti a lungo termine per acquistare la maggior parte del GNL mondiale prima ancora che venga estratto. In questo particolare mercato, l’UE ha fatto molto affidamento sulle spedizioni dagli Stati Uniti e dalla Norvegia per colmare il vuoto lasciato dalla Russia.

Nelle ultime settimane ci sono state nuove interruzioni delle forniture, aumentando la competizione per i carichi di GNL di riserva con i paesi asiatici, anch’essi a loro volta alle prese con un balzo ai massimi storici (+18%) dei futures sul GNL. 

La società russa Gazprom ha già ridotto i flussi e ha annunciato che chiuderà il gasdotto North Stream 1 per manutenzione dal 31 agosto al 2 settembre. Le autorità europee temono che i flussi non riprendano dopo i lavori. Politico riporta che il governo canadese ha confermato questa settimana che consentirà la manutenzione di cinque turbine utilizzate dal gasdotto russo North Stream 1 come previsto. Inoltre, il 30 agosto, sempre Gazprom ha annunciato che non fornirà più gas alla società energetica francese Engie “a causa di un disaccordo tra le parti sull’attuazione dei contratti”. Le forniture di gas russo a Engie erano già diminuite notevolmente dall’inizio del conflitto in Ucraina, arrivando a coprire circa l’1% del fabbisogno della Francia, scrive il Corriere della Sera.

Infine, a mettere a dura prova l'approvvigionamento energetico in Europa hanno contribuito le ondate di calore e la siccità di questa estate, osserva un articolo del New York Times: “L'estate secca ha ridotto l'energia idroelettrica in Norvegia, ha minacciato i reattori nucleari in Francia e ha ostacolato il trasporto del carbone in Germania. Tutto questo si aggiunge ai tagli al gas russo”. In particolare, le forniture del gasdotto norvegese in Europa sono scese di circa il 5% dalla scorsa settimana, a causa dell'accumularsi di interruzioni pianificate e non. Secondo l'operatore di rete Gassco, anche il mese prossimo sono previsti altri lavori, tra cui il grande giacimento di Troll e l'impianto di gas di Kollsnes. Con un gesto ufficiale insolito, i gestori delle reti elettriche di Danimarca, Finlandia e Svezia hanno detto pubblicamente alla Norvegia che la sua proposta di interrompere l'esportazione di elettricità rischia di compromettere il mercato europeo. 

Come si determina il prezzo del gas e come si traduce nel costo delle bollette?

A far lievitare (o abbassare) le bollette contribuiscono i prezzi del gas all’ingrosso, fissati ogni giorno sui mercati internazionali e che salgono e scendono in linea con la domanda globale. 

Non esiste un prezzo unico internazionale per il gas. Il sistema di determinazione dei prezzi varia, infatti, da paese a paese. Nel Regno Unito, il prezzo spot viene calcolato utilizzando il National Balancing Point (NBP) britannico. Negli Stati Uniti, c’è l’Henry Hub Natural Gas. Per l’UE c’è il “TTF” (Title Transfer Facility, struttura per il trasferimento dei titoli), un mercato all’ingrosso virtuale che ha sede ad Amsterdam.

I prezzi del gas all'ingrosso sono determinati da quanto costa ai fornitori di energia acquistare il gas dai produttori nazionali e internazionali. Anche speculazioni o il timore di un'imminente interruzione delle forniture possono far salire il prezzo del gas sui mercati internazionali. 

Per quanto riguarda l’Europa, sul TTF dal lunedì al venerdì gli operatori comprano e vendono i contratti “futures”: negoziano i prezzi di acquisto e di vendita del gas naturale per diverse scadenze. La più vicina è quella di settembre 2022, la più lontana è dicembre 2027 che al momento non ha alcun prezzo perché nessuno la sta scambiando. 

In sintesi, sul mercato TTF gli operatori determinano ogni giorno il prezzo che il gas naturale potrebbe avere a determinate scadenze, tra uno, due, tre mesi o un anno. Non si può prevedere quale sarà il prezzo futuro o quando esattamente i prezzi inizieranno a scendere, ma si può vedere l’andamento dei prezzi secondo le previsioni dei mercati in base ai prezzi a cui sono scambiati i futures. Si tratta di prezzi che variano di momento in momento in base alle contrattazioni e alle contingenze del presente. Il Corriere della Sera spiega, ad esempio, come sono stati determinati i prezzi del gas il 26 agosto: il prezzo per i contratti in scadenza a ottobre 2022 si è fermato a 328 euro (il 25 agosto era 316), per quelli in scadenza a novembre 2022 a 335 euro (il giorno prima era 321), per dicembre 2022 a 334 euro (+16 euro rispetto al 25 agosto). Il 30 agosto avevamo già valori diversi, più bassi per due motivi: da un lato, ha pesato l’annuncio della Germania che riempirà le riserve con un mese di anticipo rispetto alle previsioni, riducendo così la richiesta di gas; dall’altro, diversi operatori, non interessati a comprare la materia prima una volta giunta a scadenza, hanno ritenuto vendere i contratti futures ai prezzi record della settimana scorsa (346 euro per megawattora) per guadagnare soldi reali.

“Alla borsa olandese, l’ormai famoso TTF, i prezzi sono sganciati dalla realtà, sono determinati tramite i futures dalle aspettative a breve e medio termine, che diventano profezie di rialzo che si autoavverano: se firmo una consegna a termine, poniamo a tre mesi e temo per qualche motivo di non poter avere la fornitura, tutta la struttura finanziaria assicurativa del contratto viene appesantita”, spiega in un’intervista a Domani il presidente di ENEA Gilberto Dialuce. “Al momento è abbastanza infattibile modificare i meccanismi di fondo del mercato. In passato la Ue credeva che funzionasse benissimo e ha incentivato una maggiore flessibilità, spingendo per agganciare i contratti al gas spot, mentre un tempo erano legati a un paniere di greggi. Ora si è creata una tempesta perfetta difficile da interrompere. Basta guardare il mercato del GNL, che è più liquido”.

Tutto questo insieme di previsioni e speculazioni contribuisce a definire il prezzo del gas e delle nostre bollette. Gli aumenti in bolletta sono il frutto dei prezzi del gas usciti dalle transazioni sui mercati internazionali, ai quali si aggiungono i costi operativi del fornitore di energia, di manutenzione della rete e delle imposte. In Italia i prezzi delle bollette per il mercato libero sono stabiliti dai fornitori e per il mercato di maggior tutela (energia elettrica per utenze domestiche e microimprese) e di tutela (gas per le sole utenze domestiche) sono regolati dall’ARERA che ogni tre mesi fissa il prezzo del gas e dell’elettricità, utilizzando formule che tengono conto della materia energia (59,2%), trasporto e gestione del contatore (17,5%), imposte (12,6%), oneri di sistema (10,7%). 

Cosa stanno facendo i governi europei 

Secondo le stime del think-tank Bruegel, i governi europei hanno stanziato 280 miliardi di euro per proteggere le loro economie dalla crisi energetica. Il conto sembra destinato a salire ulteriormente considerati i prezzi del gas in Europa raggiunti la scorsa settimana. “Sovvenzioni così onerose sono insostenibili dal punto di vista delle finanze pubbliche e dannose dal punto di vista geopolitico e della sicurezza energetica, per non parlare dell'ambiente”, spiega Simone Tagliapietra, Senior Fellow di Bruegel che ha raccolto dati sulle misure governative a tutela dei consumatori. L’Italia è il paese che più ha impegnato risorse dopo la Germania, in Europa.

Finora l’unico paese ad aver ufficialmente parlato di razionamento e riduzione dei consumi è stata la Germania. Le famiglie tedesche pagano l'elettricità più di qualsiasi altro paese dell'Unione Europea. Secondo quanto riportato da Reuters, 4,2 milioni di famiglie tedesche vedranno le loro bollette del gas aumentare in media del 62,3% nel 2022. Il governo ha già introdotto sussidi per le famiglie a basso reddito e ora sta spendendo altri 15 miliardi di euro in sussidi per i carburanti, tagliando le tasse sulla benzina e sul diesel, fornendo ai cittadini un sostegno una tantum di 300 euro, fondi extra per il mantenimento dei figli e sconti sui trasporti pubblici. Il costo totale di queste misure dovrebbe aggirarsi intorno ai 60 miliardi di euro. A giugno, il governo ha introdotto una serie di misure per ridurre la domanda di energia: la minore luminosità delle luci delle strade, lo spegnimento delle fontane, l’abbassamento della temperatura delle piscine pubbliche.

La Francia ha annunciato l’introduzione di alcuni provvedimenti entro la fine dell’estate, tra cui il divieto di accensione delle insegne pubblicitarie nelle ore notturne tra l’una e le sei del mattino, e il divieto di aprire le porte delle attività commerciali quando hanno un sistema di riscaldamento o di climatizzazione acceso. I decreti erano previsti dal governo entro la fine di luglio, ma i tempi si sono dilatati. Per quanto riguarda il prezzo dell’energia, a gennaio, il governo francese ha imposto al fornitore statale di energia, Électricité de France (EDF), di limitare gli aumenti dei prezzi all'ingrosso al 4% per un anno, con un costo di 8,4 miliardi di euro. L'anno scorso la Francia aveva già annunciato l’erogazione una tantum di 100 euro a 5,8 milioni di famiglie che ricevevano buoni energetici. 

A partire dal 10 agosto in Spagna sono entrate in vigore una serie di iniziative volute dal governo per tentare di contenere non solo i consumi ma anche i costi. L’aria condizionata in uffici, negozi, bar e ristoranti non dovrà scendere sotto i 27 gradi per tutta l’estate, mentre in inverno il riscaldamento non dovrà superare i 19 gradi. Le luci delle vetrine, inoltre, dovranno essere spente dalle 22 e, come ipotizzato in Francia, in tutto il paese i negozi sono obbligati a tenere le porte chiuse a partire dal mese di settembre. Infine, sia per le abitazioni private che per le attività commerciali, dove possibile, il governo invita a provvedere alla manutenzione degli impianti di riscaldamento per migliorarne l’efficienza. Da questi provvedimenti di risparmio energetico sono esclusi gli ospedali, i centri sanitari, le scuole, i saloni di parrucchieri e i mezzi di trasporto. Inoltre, sono state abbassate l'IVA sulle bollette energetiche dal 21% al 10% e l'imposta speciale sull'elettricità dal 7% allo 0,5%. Per pagare questi tagli fiscali, la Spagna ha introdotto un'imposta alle società energetiche che punta a raccogliere 3 miliardi di euro. Ad aprile, la Commissione Europea ha concordato un tetto massimo di prezzo per il gas in Portogallo e Spagna a 50 euro per megawattora. Il limite di prezzo durerà un anno e punta a dimezzare il prezzo delle bollette del gas del 40%. 

Anche la Svizzera ha comunicato di voler intraprendere la strada del razionamento energetico, seguendo l’esempio della Germania. L’obiettivo è ridurre i consumi del 15%, anche se su base volontaria, abbassando la temperatura dei termostati negli edifici, spegnendo apparecchi e computer il cui funzionamento non è strettamente necessario e riducendo l’impiego di elettrodomestici personali che consumano corrente. 

In Austria è entrata in vigore una normativa a livello nazionale che riduce l’illuminazione pubblica, mentre la catena di supermercati Spar ha deciso di diminuire le ore di illuminazione delle vetrine degli oltre 1.500 negozi in tutto il paese.

I Paesi Bassi hanno speso 2,7 miliardi di euro per ridurre le tasse sull'energia utilizzata dalle imprese e dalle famiglie e prevede di utilizzare 150 milioni di euro per sostenere le famiglie più vulnerabili. Sono state tagliate le imposte su benzina e diesel del 21% fino alla fine dell'anno.

In Norvegia, il governo ha fissato un prezzo massimo per il prezzo dell’energia superato il quale il governo pagherà l'80% della bolletta. Questa misura, insieme ad altri aiuti, costerà circa 2 miliardi di euro.

La Polonia ha annunciato un piano ella durata di sei mesi per ridurre l'IVA su cibo, gas e fertilizzanti allo 0%. L'IVA sul riscaldamento scenderà al 5%, quella su benzina e diesel all'8%. Inoltre, sette milioni di famiglie riceveranno sovvenzioni fino a 306 euro. 

Nel Regno Unito, due terzi delle famiglie britanniche potrebbero trovarsi in condizioni di povertà energetica entro gennaio (spenderanno in bollette oltre il 10% del reddito). Secondo uno studio dell'Università di York, “45 milioni di persone faticheranno a pagare le bollette energetiche quest'inverno con gli aumenti previsti dal tetto dei prezzi”. Inoltre, secondo il gruppo di consumatori Citizens Advice, una persona su tre potrebbe non essere in grado di pagare le bollette sempre entro gennaio, anche dopo le misure di sostegno del governo. 

Le proposte di sostegno alle famiglie annunciate dai candidati alla leadership dei conservatori Liz Truss (11 miliardi di sterline) e Rishi Sunak (10 miliardi di sterline) e dai liberaldemocratici all'opposizione (36 miliardi di sterline) non sono sufficienti per coprire gli aumenti delle bollette a carico delle famiglie (129 miliardi di sterline), osserva il sito britannico Carbon Brief. Un "piano di salvataggio" per proteggere le famiglie britanniche dall'aumento delle bollette avrà bisogno di un finanziamento di oltre 100 miliardi di sterline in due anni, aggiunge Keith Anderson, amministratore delegato di Scottish Power, uno dei maggiori fornitori di energia del paese. La proposta di Scottish Power prevede che i fornitori coprano il divario tra il tetto e il prezzo all'ingrosso di gas ed elettricità ricorrendo a un "fondo per il deficit", gestito dal governo attraverso le banche commerciali. Questo fondo verrebbe poi “gradualmente ripagato dal pubblico attraverso prestiti statali finanziati dalla fiscalità generale, ripartiti sulle bollette dei prossimi 10-15 anni, o con una combinazione di entrambe le misure”, riporta il Financial Times

E l’Italia?

Finora l'Italia ha annunciato un pacchetto di misure da 17 miliardi, con interventi a favore di famiglie e imprese. In particolare contro i rincari delle bollette e dei carburanti il provvedimento stanzia 8,4 miliardi prorogando gli sconti previsti dai precedenti decreti in scadenza. Altre misure includono l’erogazione una tantum di 200 euro per le persone che guadagnano 35.000 euro all'anno o meno, e un credito d'imposta del 20% per tutte le aziende ad alta intensità energetica che subiscono un aumento dei prezzi del 30%. Complessivamente, l'Italia prevede di spendere circa 49,5 miliardi di euro.

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Per contribuire al pagamento di queste misure, sono state aumentate le tasse alle aziende energetiche i cui profitti sono saliti a causa dell'aumento dei prezzi del carburante. In base ai calcoli del governo un migliaio di imprese dovrebbe versare la tassa sui cosiddetti extraprofitti: le società che vendono e producono energia elettrica; quelle che producono ed estraggono gas naturale; i rivenditori di energia elettrica, di gas metano e di gas naturale; chi produce, distribuisce e commercia prodotti petroliferi; gli importatori (per la successiva rivendita) a titolo definitivo di energia elettrica gas naturale o metano e prodotti petroliferi.

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Il prelievo della tassa sugli extraprofitti si applica sull'incremento degli incassi delle società energetiche in due periodi specifici, tra il primo ottobre 2021 e il 30 aprile 2022 e il primo ottobre 2020 e il 30 aprile 2021. Sulla differenza tra i due periodi si applica l'aliquota del contributo straordinario, inizialmente prevista al 10% e poi aumentata al 25%. Gran parte delle imprese non ha pagato la tassa perché ritiene il provvedimento incostituzionale.

Al momento in Italia non è ancora stato approvato un piano energetico. A luglio si è parlato di temperature massime degli edifici a 19 gradi e di riduzione di un’ora dell’orario di accensione dei riscaldamenti. L’aggiornamento trimestrale delle tariffe di ARERA di ottobre potrebbe comportare un raddoppio del costo delle bollette, il che renderebbe ancora più necessario un piano nazionale, scrive il Corriere della Sera. Per il momento, però, nel nostro paese i provvedimenti sono stati assunti dalle singole amministrazioni comunali. 

La Regione Basilicata ha approvato una legge che dal primo ottobre abbatterà di almeno il 50% gli importi da pagare. La legge è il frutto di un accordo sottoscritto con le compagnie petrolifere presenti sul suo territorio: si è pattuito, come compensazione ambientale (cioè come risarcimento a un territorio che sopporta i disagi delle attività estrattive) che i produttori metteranno a disposizione gratuitamente circa 200 milioni di metri cubi di gas all’anno fino al 2029 che saranno messi in rete per tutti i residenti. 

Le soluzioni sul tavolo

L'Unione Europea sta approntando delle misure d'emergenza per frenare l'impennata dei prezzi dell'elettricità e sta pensando a riforme strutturali del mercato dell’elettricità. In discorso tenuto in Slovenia il 29 agosto, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l'impennata dei prezzi dell'elettricità sta “mettendo a nudo i limiti della nostra attuale struttura del mercato dell'elettricità”. Il mercato all'ingrosso dell'elettricità dell'UE è stato progettato per mantenere i prezzi bassi, ha detto von der Leyen, “ma ora sta ottenendo l'effetto opposto. Parte del problema è che il prezzo dell'elettricità è ancorato al prezzo del combustibile più costoso richiesto per soddisfare la domanda per ogni giorno, chiamato ordine di merito, che recentemente è stato il gas naturale”. 

Attualmente il mercato dell’elettricità – che determina il prezzo dell’energia elettrica – si basa su un sistema di prezzo marginale, secondo cui il costo della corrente è direttamente legato a quello del gas (il più alto) anche quando l’elettricità viene prodotta attraverso altre fonti energetiche più economiche. Per questo motivo una delle ipotesi sul tavolo prevede di slegare i prezzi dell’energia elettrica dal costo del gas e legarli a quelli delle rinnovabili (molto più bassi).

Il ministro dell'Industria ceco Jozef Sikela ha dichiarato di aspettarsi una bozza di proposta in tempo per il Consiglio d'emergenza dell'UE sull'energia del 9 settembre. “Dobbiamo separare i prezzi dell'elettricità da quelli del gas”, ha dichiarato, aggiungendo che l'UE potrebbe fissare un tetto al prezzo del gas utilizzato per la produzione di elettricità. Anche il ministro dell'Economia tedesco Robert Habeck ha sostenuto nei giorni scorsi l'idea di una “riforma fondamentale” per disaccoppiare i due mercati.

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Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e il premier spagnolo, Pedro Sánchez, hanno spinto affinché Bruxelles prenda in considerazione la possibilità di fissare un tetto ai prezzi. Proposta caldeggiata anche dall'Austria che tradizionalmente ha perseguito un'agenda fiscalmente conservatrice a Bruxelles. Anche il primo ministro belga, Alexander De Croo, sta spingendo in questa direzione. 

L’ipotesi è quella di individuare un meccanismo per fissare un tetto sulle piattaforme di negoziazione, oltre il quale gli operatori europei non possono comprare. Si parla di una soglia massima intorno ai 90 euro a megawattora e non oltre i 100 euro. La Commissione europea ha detto che sta valutando le diverse possibilità per introdurre un “price cap”, ma non ha specificato secondo quale modalità. 

Immagine in anteprima via The Conversation

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