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Georgia, perché la legge sugli agenti stranieri è diversa da quella di altri paesi

24 Maggio 2024 6 min lettura

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Georgia, perché la legge sugli agenti stranieri è diversa da quella di altri paesi

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Dall’inizio di aprile la Georgia è inondata da manifestazioni di protesta a cadenza quasi quotidiana. Decine di migliaia di cittadini contestano il governo e quella che definiscono come una “legge russa” (per via della somiglianza con una legislazione in vigore dal 2012 in Russia) che il Parlamento ha approvato lo scorso 14 maggio. Nonostante la presidente del paese, Salomé Zourabichvili, abbia posto il suo veto il 18 maggio, la legge potrebbe venire approvata a breve con un nuovo voto dell’aula.

Mentre gli eventi si susseguono in Georgia, da parte occidentale sono arrivate reazioni di veemente critica contro i promotori della legislazione, il partito di governo Sogno Georgiano. Le istituzioni dell’Unione Europea, incluso il Parlamento, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e i capi di governo di Germania e Francia in una dichiarazione congiunta hanno definito la legge come non in linea con i “valori e gli standard europei”, sottolineando che la sua entrata in vigore potrebbe far arrestare il processo di integrazione nell'UE della Georgia. Simili affermazioni, e sanzioni per i promotori, sono arrivate anche dagli Stati Uniti. Infine, il 21 maggio la Commissione di Venezia, l’organo che fornisce consulenza costituzionale agli Stati membri  del Consiglio d’Europa, ha raccomandato al governo georgiano di “abrogare la legislazione nella sua forma corrente” in quanto: “inciderebbe su un dibattito pubblico aperto e informato, sul pluralismo e sulla democrazia”. 

Fin dall’anno scorso – quando aveva proposto una prima volta un disegno di legge simile, salvo poi ritirarlo in seguito alla reazione rabbiosa di una parte considerevole della popolazione – Sogno Georgiano risponde alle accuse occidentali dicendo di essersi ispirato al Foreign Agents Registration Act, una legislazione statunitense in vigore dal 1938. A questo si aggiunge che da dicembre in Unione Europea è in corso una discussione per adottare una direttiva sullo stesso tema. Molti commenti sui presunti doppi standard dell’Occidente si possono leggere online, probabilmente li avete visti sotto i post sui social che parlano della situazione in Georgia. È necessario quindi chiarire cosa accomuna e cosa distingue queste normative, discorso che ci porterà a un’analisi più generale sul valore della legge in uno Stato democratico e in uno autoritario o semi-autoritario.

Tre legislazioni a confronto

La legge georgiana sulla “trasparenza delle influenze straniere” prevede l’iscrizione a un apposito registro di una serie di entità giuridiche. Queste includono tutte le organizzazioni non statali senza scopo di lucro che ricevono almeno il 20% delle loro entrate annuali da un “potere straniero”. Secondo gli stessi criteri, si devono registrare le emittenti televisive e i giornali stampati e online. 

Con “potere straniero” si intendono agenzie di governi stranieri, individui che non siano cittadini georgiani, entità legali che non siano basate sulla giurisdizione georgiana e organizzazioni, incluse fondazioni, associazioni, società, sindacati, o altre associazioni di uno stato estero. Le organizzazioni iscritte al registro, all’inizio di ogni anno, sarebbero tenute a procurare informazioni sulla natura dei propri finanziamenti e su come venga speso il loro bilancio. La legge darebbe al ministero della Giustizia il diritto di accedere a informazioni personali sui membri delle organizzazioni e su chi viene coinvolto nelle loro attività. La mancata iscrizione al registro prevede multe fino a 25mila Lari (circa 8400 Euro).  

Spostandoci oltreoceano, il Foreign Agents Registration Act (FARA) richiede agli “agenti di un mandante straniero” di dichiarare pubblicamente la propria affiliazione. La legislazione venne adottata nel 1938 con l’intenzione di limitare la propaganda nazista e sovietica. 

In base al FARA, sono tre i criteri per rientrare nella definizione di agente straniero (nella legge georgiana, invece, il criterio finanziario è sufficiente a rientrare in questa categoria):

  • 1) La persona fisica o giuridica deve agire in qualità di agente, o sotto la direzione o il controllo di un “mandante straniero”.
  • 2) La persona fisico o giuridica deve svolgere attività su ordine o richiesta o “direttamente o indirettamente dirette, controllate o finanziate da un mandante straniero”.
  • 3) Tale persona deve portare avanti attività politiche (ovvero attività che possano influenzare la politica degli Stati Uniti), “lavorare come rappresentante, consulente negli interessi del mandante straniero, sollecitare, raccogliere o erogare denaro o altri beni di valore nell’interesse di un capitale straniero, o rappresentare gli interessi di un capitale straniero davanti a una qualsiasi agenzia o funzionario degli Stati Uniti”.

Oltre alla registrazione, il FARA richiede agli agenti di etichettare in modo ben visibile il “materiale informativo” trasmesso negli Stati Uniti per o nell’interesse di un mandante straniero. Le pene per la violazione della legge prevedono fino a cinque anni di reclusione e multe fino a 250mila dollari.

Spostandoci dall’altra sponda dell’Atlantico, nel dicembre 2023 la Commissione Europea ha proposto una direttiva (non ancora adottata dal Parlamento e quindi non vincolante per i paesi membri) “che stabilisce requisiti armonizzati nel mercato interno sulla trasparenza della rappresentanza di interessi esercitata per conto di paesi terzi”. Tale legislazione prevede di ordinare il quadro normativo nei paesi membri, imponendo alle persone fisiche o giuridiche che “svolgono attività di rappresentanza d’interessi per conto di paesi terzi” (si evita esplicitamente la definizione di “agente straniero”) di iscriversi ad appositi registri nazionali. La discussione del Parlamento europeo su questa direttiva, indirizzata primariamente a limitare le interferenze russe, dovrebbe svolgersi dopo le elezioni di giugno.

Simili eppure diverse

Guardando esclusivamente al testo di queste normative senza considerare il contesto in cui sono nate, emergono molte somiglianze. E i tre casi di cui abbiamo parlato non sono gli unici a livello globale. Oltre alla già menzionata legge russa adottata nel 2012 e poi emendata negli anni con norme sempre più stringenti, legislazioni simili sono entrate in vigore di recente a El Salvador, Singapore, in Kirghizistan, Nicaragua, Ungheria e Zambia. Inoltre, in Slovacchia, Turchia e nella Republika Srpska della Bosnia-Erzegovina è attualmente in corso l’iter parlamentare per l’adozione di versioni locali della legge sugli agenti stranieri. Mentre i governi di questi paesi giustificano le proprie azioni con la necessità di rendere trasparenti le interferenze estere, le stesse presentate dalla Commissione Europea, da parte occidentale arrivano puntualmente condanne simili a quelle all’indirizzo del governo georgiano. È un caso in cui si applicano due pesi e due misure?

Non si può certo dire che tutto funzioni a dovere in Unione Europea e negli Stati Uniti. Anzi la direttiva in discussione in Europa è stata criticata aspramente da diverse organizzazioni non governative che la vedono come una minaccia per la società civile e i media, sia all’interno che all’esterno dei confini dell’Unione.

Si può però notare una differenza sostanziale tra le realtà europea e americana e quelle degli altri paesi che hanno adottato o stanno adottando leggi sugli agenti stranieri. Nella maggior parte degli Stati membri dell’Unione Europea e negli Stati Uniti, il potere esecutivo (governo, presidente e via dicendo) è separato dal potere giudiziario. Questo significa, molto banalmente, che il sistema prevede i pesi e i contrappesi per fare in modo che la legge sia uguale per tutti, ovvero che serva a creare certi criteri che si applichino a tutti i soggetti interessati. 

In paesi come la Georgia, la giustizia è, invece, dipendente dal governo. Come spiega Abigail Shalka, dottoranda in Sociologia presso l’Università del Michigan, in questo articolo ciò significa che legislazioni di questo genere possono essere usate da chi è al potere per reprimere le voci dissenzienti, cosa puntualmente successa in Russia a partire dal 2012. 

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E il contesto georgiano presenta tutti gli elementi che fanno preoccupare. Che il sistema giudiziario necessiti di riforme e di acquistare indipendenza dall’esecutivo è un fatto noto da tempo ed è uno dei passaggi necessari affinché il processo di integrazione europea possa procedere. A queste criticità, si aggiungono le parole e le azioni degli esponenti del governo in queste settimane. L’oligarca fondatore di Sogno Georgiano, Bidzina Ivanishvili, il 29 aprile in uno dei suoi rari discorsi pubblici ha parlato ripetutamente di un presunto “Partito Mondiale della Guerra” che avrebbe spinto l’Ucraina a entrare nel conflitto con la Russia e vorrebbe usare la Georgia per aprire un nuovo fronte contro Mosca. I partiti dell’opposizione e le organizzazioni non governative sarebbero gli agenti di questo fantomatico partito da punire dopo le elezioni parlamentari previste per il prossimo ottobre per “salvare” la sovranità della Georgia. Tale retorica non è isolata, ma dominante tra gli esponenti di Sogno Georgiano rendendone evidenti le intenzioni della leadership del partito: consolidare la propria posizione alla guida del paese.

La repressione è già iniziata, come scrivevamo in questo articolo sempre su Valigia Blu: oltre all’uso della forza e agli arresti da parte della polizia durante le proteste, molte persone che hanno manifestato o sono particolarmente attive sui social nell’esprimere il dissenso contro la legge hanno iniziato a ricevere chiamate da numeri anonimi in cui vengono insultate e minacciate. Inoltre, le sedi di diverse organizzazioni non governative sono state vandalizzate, le porte marchiate con la scritta “agente straniero”. Infine, i familiari di diversi esponenti dell’opposizione sono stati attaccati e picchiati da individui non identificati. Ci dovrebbero essere quindi pochi dubbi sulle reali intenzioni dei promotori della legge.

Immagine in anteprima: frame video BBC via YouTube

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