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Terremoto: cosa è successo, come si misura e il complotto che non c’è

30 Ottobre 2016 7 min lettura

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Terremoto: cosa è successo, come si misura e il complotto che non c’è

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Un nuovo forte terremoto si è verificato alle 7:40 al confine tra le province di Perugia, Macerata e Ascoli Piceno, con epicentro a 5,5 chilometri da Norcia. La magnitudo è stata di 6.5. Da stamattina sono cinquanta gli eventi registrati di magnitudo superiore a 3. Il capo della Protezione Civile ha dichiarato che, al momento, risultano esserci diversi feriti, di cui uno grave, e nessuna vittima.

Ci sono stati ulteriori gravi crolli e danni nei comuni già colpiti nei giorni scorsi, ma al momento è difficile verificare con precisione la situazione nelle singole frazioni. Come testimoniano le foto scattate dai monaci, è crollata la basilica di San Benedetto a Norcia, di cui sembra rimasta in piedi solo la facciata. Un video documenta che Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, già colpita dal terremoto di agosto, è ormai quasi del tutto distrutta. Rimane in piedi la rocca medievale che sovrasta il paese.

Quello di  stamattina è il terremoto più forte avvenuto in Italia da quello di magnitudo 6.89 che nel 1980  ha colpito l'Irpinia, e che causò più di 2900 vittime.

Nei minuti immediatamente successivi alla scossa, alcuni media e televisioni hanno diffuso diverse magnitudo non verificate. C’è chi ha parlato di 7.1, addirittura di 7.4. Quando l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ha pubblicato i dati relativi alla magnitudo, c’è stato chi, come nei giorni scorsi, ha rispolverato il “complotto delle magnitudo riviste”.

Sulla questione della magnitudo dei terremoti, su come si calcola, e sul perché bisogna attendere qualche minuto prima di diffonderle, è necessario fare chiarezza una volta per tutte (anche per diversi media, che diffondono dati non ancora certi a pochissimi minuti dal terremoto).

Secondo il “complotto delle magnitudo riviste” l’Ingv calcolerebbe magnitudo più piccole rispetto a quelle rilasciate da altri istituti o enti internazionali. Perché? Perché nel caso di terremoti inferiori a 6.1 il Governo non sarebbe più tenuto a risarcire i danni.

Questa credenza è originata nel 2012, quando il Governo Monti approvò un decreto-legge di riordino della Protezione Civile. All’articolo 2 di questo decreto (“Coperture assicurative su base volontaria contro i rischi di danni derivanti da calamità naturali”), nel secondo comma erano elencati i criteri di attuazione per «l'avvio di un regime assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati». Tra questi, la «esclusione, anche parziale, dell'intervento statale per i danni subiti da fabbricati». Come ricorda La Stampa, molti giornali sintetizzarono il contenuto del decreto così: lo Stato non pagherà più per i danni dei terremoti.

L’articolo non parlava di magnitudo né si riferiva ai soli terremoti. E comunque fu soppresso con la legge di conversione del decreto nel luglio del 2012. La convinzione, da cui origina la bufala, di una correlazione tra risarcimento danni e magnitudo 6.1, si deve probabilmente al fatto che molti, all’epoca, hanno pensato che il decreto fosse stato proposto dopo i terremoti in Emilia e Lombardia del maggio-giugno 2012 (la scossa più forte fu allora di magnitudo 5.9). Ma il decreto fu in realtà approvato cinque giorni prima della prima forte scossa di quella sequenza.

Inoltre, l’entità dei risarcimenti per danni causati dai terremoti non si valuta in base alla magnitudo, ma agli effetti che un evento sismico provoca sulle strutture e sugli edifici. Questi non sono espressi dalla magnitudo, ma dalla scala Mercalli, che misura l'intensità sismica in basi agli effetti (un forte terremoto in mezzo al deserto è di grado zero sulla scala Mercalli).

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Una rappresentazione della scala Mercalli (modificata Mercalli–Cancani–Sieberg) che misura gli effetti sulle strutture di un terremoto. (fonte: Ingv)

 

Questa mattina la bufala è stata rilanciata dalla senatrice del Movimento 5 Stelle Enza Blundo, nonostante in questo caso il “declassamento” che veniva denunciato fosse da 7.1 a 6.1. La senatrice puntava però il dito non contro l'Ingv, ma contro il Tg1. 6.1, tuttavia, è stata la prima magnitudo rilasciata dall’Ingv che poi, al contrario, ha rivisto al rialzo il dato, confermando 6.5. I gruppi di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle si sono dissociati dalle affermazioni della senatrice.

Come si misura la magnitudo e perché è necessario attendere prima di diffondere questi dati? Bufale come quella del “complotto delle magnitudo riviste” sono alimentate anche dal fatto che nei minuti successivi a un terremoto, a parte vere e proprie notizie inventate, si diffondono spesso dati non ancora confermati o che provengono da diversi istituti ed enti internazionali.

Come spiega su Facebook Carlo Meletti, responsabile del Centro di Pericolosità Sismica dell'Ingv, ci sono enti e agenzie che pubblicano magnitudo automaticamente pochi istanti dopo l'evento, mentre l’Ingv esegue un controllo di dati che provengono da diverse stazioni di rilevamento. Un “lavoro manuale” per il quale sono necessari alcuni minuti in più. La seconda magnitudo pubblicata dall’Ingv (6.5) si avvicina comunque a quella confermata dallo United States Geological Survey (Usgs), l’agenzia scientifica del Governo degli Stati Uniti in campo geologico. Secondo alcuni media internazionali, sarebbe stato proprio lo Usgs a parlare per primo di magnitudo 7.1. Ma sul sito dell'agenzia non si trovano le revisioni precedenti del dato, quindi non è possibile confermare quanto riportato da questi media.

Come specifica l’Ingv, «valori preliminari di magnitudo, basati su dati incompleti ma disponibili già dopo poche decine di secondi dal terremoto (...) sono sostituiti da stime più accurate di magnitudo non appena altri dati sono disponibili».

L'Ingv scrive che due minuti dopo un terremoto è possibile avere una prima stima automatica della magnitudo e della posizione dell’epicentro. Dopo cinque minuti vengono letti i sismogrammi di tutte le stazioni della Rete Sismica Nazionale nell'area del sisma. La stima è ancora automatica, ma è più precisa. I sismologi analizzano poi questi dati, che permettono un calcolo preciso della magnitudo, che viene comunicata alla Protezione Civile entro mezz'ora. Quando l'Ingv "corregge" una magnitudo non lo fa perché prima aveva commesso qualche errore, ma perché rivede quella stima sulla base di nuovi dati e calcoli.

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Come e in quanto tempo i sismologi dell'Ingv calcolano la magnitudo e la localizzazione di un terremoto (fonte: Ingv)

 

Esistono poi diversi tipi di misura della magnitudo, e non vanno confusi. Le due principali sono la magnitudo locale (o magnitudo Richter, ML) e la magnitudo momento (MW). La magnitudo locale (o Richter) si calcola più rapidamente e misura l’energia di un terremoto dall’ampiezza massima delle oscillazioni che vengono registrate da un sismografo. Essa fornisce una misura della grandezza relativa tra terremoti. La magnitudo momento valuta invece l’intera onda, e la sua forma, e si ricava dalle caratteristiche geometriche della faglia e dal suo scorrimento. Il “momento sismico”, come spiegano i sismologi, è il prodotto dell’area della faglia, della sua dislocazione (in sostanza, il suo movimento) e della resistenza delle rocce.

La magnitudo momento permette di stimare la vera grandezza di una scossa sismica, per questo viene considerata più rappresentativa dell'entità di un terremoto, soprattutto di quelli superiori a 6.0–6.1. Per le sue caratteristiche, infatti, la magnitudo Richter tende a “saturare” per forti terremoti, cioè all’aumentare della magnitudo non riesce più ad esprimere in misura lineare la loro grandezza.

Le differenze tra le stime possono essere determinate anche dal fatto che nella maggior parte dei casi l’Ingv fornisce il primo dato dell’intensità utilizzando la magnitudo Richter. Altri istituti, come lo Usgs, utilizzano spesso la magnitudo momento. Per il terremoto di questa mattina, come detto, l’Ingv aveva prima stimato un valore di 6.1, poi corretto a 6.5. Il primo dato era espresso in magnitudo locale (Richter), il secondo in magnitudo momento. Entrambe le magnitudo, perciò, possono venire utilizzate a seconda del tipo di terremoto.

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I dati sulla magnitudo del terremoto di stamattina (fonte: Ingv)

C’è infine una differenza nei modelli e nei metodi che si applicano per studiare un evento sismico in un particolare contesto. Dice il sismologo Alessandro Amato: «Noi elaboriamo i dati della rete sismica nazionale, registrati entro poche centinaia di chilometri dall’epicentro, e li riproduciamo attraverso un modello tarato sulle caratteristiche del territorio italiano». Anche per questo motivo, per i terremoti che avvengono in Italia, sarebbe opportuno che i media facessero riferimento ai dati elaborati dall'Ingv.

Cosa sta accadendo nell’Italia centrale? Come scrive l'Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del CNR, nell’Italia centrale, dallo scorso agosto, si sta verificando una sorta di “contagio sismico”. Lungo l’Appennino centrale i terremoti si sono spostati da sud (la zona di Amatrice) verso nord. Questo dipende da una complessa dinamica di stress tra volumi adiacenti alla faglia, che fa sì che le tensioni possano scaricarsi in più punti, ma con intervalli ancora difficili da prevedere. Infatti, tra una scossa forte e quella successiva, spiega il CNR, avrebbero potuto passare anche anni, e non settimane o giorni come è avvenuto. Le zone colpite sono tra quelle a maggiore pericolosità sismica del paese:

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Mappa della pericolosità sismica dell'Italia (fonte: Ingv)

[Foto apertura articolo: Basilica di San Benedetto di Norcia – via @monksofnorcia]

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Modifica delle ore 16:23 del 30 ottobre. Abbiamo inserito questi due nuovi passaggi:

«Secondo alcuni media internazionali, sarebbe stato proprio lo Usgs a parlare per primo di magnitudo 7.1. Ma sul sito dell'agenzia non è possibile trovare le revisioni precedenti del dato, quindi non è possibile confermare quanto riportato da questi media».

« Anche per questo motivo, per i terremoti che avvengono in Italia, sarebbe opportuno che i media facessero riferimento ai dati elaborati dall'Ingv.»

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