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Polonia, sempre più donne decidono di andare all’estero per abortire

24 Dicembre 2020 6 min lettura

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Polonia, sempre più donne decidono di andare all’estero per abortire

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Aggiornamenti

Aggiornamento 28 gennaio: Mercoledì 27 gennaio il governo polacco ha annunciato l'entrata in vigore della norma che sancisce il divieto di ricorrere all’aborto anche nel caso in cui ci siano gravi malformazioni del feto. Dopo mesi di ritardi dovuti anche alle forti proteste è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale la decisione della Corte Costituzionale polacca dello scorso 22 ottobre, che restringe ulteriormente le maglie per l'interruzione volontaria di gravidanza nel paese e si configura come un divieto totale di aborto, adesso permesso solo in caso di stupro, incesto o se la vita della donna è in pericolo. La regola è immediatamente esecutiva, anche se nella nota delle motivazioni i giudici hanno specificato che il parlamento può intervenire per apportare qualche modifica ed escludere i casi di malformazione più gravi.

L'annuncio del governo della pubblicazione della sentenza ha scatenato proteste nel paese, in particolare nella capitale Varsavia, dove centinaia di persone si sono radunate portando in piazza bandiere arcobaleno e dello "sciopero della donne". Altre manifestazioni sono già in programma a partire da oggi.

Anche l'opposizione ha criticato la mossa del governo. Il partito di centro destra Civic Platform ha parlato di "provocazione" da parte di Diritto e Giustizia (il partito al portere): "Il governo sta cercando di corprire la sua incopetenza nell'occuparsi della pandemia, e lo sta facendo in modo cinico", ha twittato il leader Borys Budka.

 

La decisione della Corte Costituzionale polacca dello scorso 22 ottobre, che ha stabilito il divieto di ricorrere all’aborto anche nel caso in cui ci siano gravi malformazioni del feto, ha provocato settimane di proteste a Varsavia e in altre città del paese. La portata di queste sollevazioni è stata tale che il governo del partito di estrema destra ultraconservatore Diritto e Giustizia (PiS) non ha ancora convertito in legge la sentenza.

La pronuncia limita ulteriormente una delle leggi più restrittive in Europa riguardo l’interruzione volontaria di gravidanza, consentita solo in tre casi: pericolo di vita per la madre, stupro e gravissima malformazione del feto. Quest’ultimo, secondo le organizzazioni per i diritti riproduttivi polacche, rappresenta il 98% degli aborti legali in Polonia.

Seppur non ancora ufficialmente in vigore, gli effetti delle decisione si sono già fatti sentire. Come riporta il Guardian, infatti, in questa situazione di incertezza, molti ospedali hanno già iniziato a restringere ulteriormente l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. «Ho sentito la storia di un medico che mentre faceva un aborto controllava se la decisione era stata pubblicata o meno. Dal momento in cui la sentenza viene pubblicata, se fai un’interruzione volontaria di gravidanza stai commettendo un reato», ha spiegato Adam Bodnar, Difensore civico per i diritti umani della Polonia.

Il risultato è che sempre più donne decidono di andare all’estero ad abortire. Justyna Wydrzyńska del gruppo Abortion Dream Team – che fornisce aiuto e informazioni su come ottenere le pillole abortive via internet e indirizza le donne verso associazioni che le supportano nell'organizzare il viaggio per interrompere la gravidanza altrove – ha raccontato che le telefonate al loro numero verde sono aumentate: da 20 o 30 al giorno sono diventate circa 100. Spesso chiamano anche donne in attesa dei risultati della diagnosi prenatale o persone che non sono incinte ma preoccupate per gli effetti della sentenza. Queste ultime «vogliono capire quali scelte avrebbero davanti se dovessero restare incinte e scoprire che il bambino ha gravi malformazioni», ha detto Wydrzyńska.

La donna è un'attivista per i diritti riproduttivi ormai da molto tempo, da quando, quattordici anni fa, si è trovata lei stessa a dover cercare un aborto: «Ho sperimentato in prima persona cosa significa essere spaventata e avere attacchi di panico a causa di una gravidanza indesiderata, non avere informazioni né qualcuno con cui parlare. Cercavo di procurarmi informazioni sulle pillole, ma non ci riuscivo. Online c’era molto materiale su cui non potevo fare affidamento. Perciò ho pensato che sarebbe stato bello se ci fosse stato un posto o una persona a cui rivolgersi per avere informazioni su, per esempio, come prendere in modo corretto le pillole», ha raccontato. Wydrzyńska ha quindi fondato il primo forum online polacco su cui trovare informazioni verificate sull’aborto (Kobiety w Sieci) e successivamente insieme ad altre due donne Abortion Dream Team.

L’anno scorso l'organizzazione si è unita ad altri gruppi e ha fondato Abortion Without Borders, un network di attiviste in quattro paesi (Polonia, Germania, Paesi Bassi e Gran Bretagna) che aiuta le donne polacche ad avere consigli, sostegno e accesso, attraverso internet, a un aborto sicuro nel paese oppure ad andare all’estero. Secondo i dati forniti da AWB, in un anno di attività e con tutte le difficoltà della pandemia, della chiusura dei confini e dei lockdown dei vari paesi, 262 le persone riuscite grazie all’organizzazione a interrompere la gravidanza perlopiù in Germania, Olanda o Gran Bretagna. Oltre 2mila, invece, hanno ricevuto supporto per ottenere le pillole abortive via internet.

AWB ha ricevuto più di 2500 chiamate solo nelle sei settimane successive alla decisione della Corte Costituzionale. Erano state in tutto 2700 tra dicembre 2019 e ottobre di quest'anno. «Le persone sono spaventate», ha spiegato Wydrzyńska. «Ma anche se hanno paura di cercare aiuto, informazioni o un aborto, lo faranno ugalmente».

Ula Bertin, attivista di Ciocia Basia, organizzazione tedesca parte del network di Abortion Without Borders, ha affermato che le telefonate si sono triplicate.

Recentemente, dopo la pronuncia della Corte Costituzionale di Varsavia, altri gruppi simili sono nati nei paesi vicini alla Polonia. In Repubblica Ceca, ad esempio, è nato Ciocia Czesia, che ha già aiutato dieci donne polacche in poche settimane. «Ogni caso è differente: alcune donne hanno bisogno di consigli sulla clinica a cui rivolgersi, mentre altre hanno bisogno di sostegno economico», ha spiegato l’attivista Jolanta Nowaczyk, che vive a Praga. Nel paese diverse cliniche hanno visto crescere il numero di telefonate da parte di donne polacche che chiedevano informazioni sulla possibilità di fare un’interruzione di gravidanza lì.

Nel frattempo le proteste contro il governo polacco continuano. Domenica 13 dicembre centinaia di persone, guidate dallo “Sciopero delle donne”, si sono radunate a Varsavia, guidate dal in occasione del 39esimo anniversario dell'imposizione della legge marziale nel Paese ad opera del generale Wojciech Jaruzelski. La data simbolica è stata scelta perché una delle accuse che vengono mosse al governo è quella di somigliare sempre di più a un regime autoritario. «Il partito di governo PiS ha intrapreso una guerra contro il mondo intero: contro i giovani, contro gli insegnanti, i medici, gli imprenditori, i dipendenti del settore pubblico, l’Europa”, hanno scritto le organizzatrici della protesta sui social.

A cause del divieto di manifestazioni pubbliche per l’emergenza COVID-19, la marcia era stata sponsorizzata come una “passeggiata spontanea”. Tra la folla c’erano in maggioranza donne e giovani, ma anche alcuni imprenditori, in piazza contro la gestione della pandemia da parte del governo.

«Non stiamo più lottando solo per i diritti delle donne, ma per quelli di tutti. Quello che sta succedendo è drammatico», ha detto Adrianna Gluchowska, una manifestante. In piazza con lei è venuto anche il padre.

I manifestanti hanno marciato per le vie centrali di Varsavia portando cartelli, striscioni e bandiere dell’Unione Europea e arcobaleno. Si sono poi diretti verso la casa di Jaroslaw Kaczynski, leader di PiS e vice primo ministro, ma di fatto a capo del paese.

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La polizia in assetto anti sommossa ha bloccato la folla, forzandola a prendere un’altra strada, e ha annunciato ai megafoni che la protesta era illegale: «C’è un epidemia». A questo i manifestanti hanno risposto urlando: «C’è un’epidemia di PiS. Stiamo rovesciando il governo!».

Proteste più piccole si sono verificate nella stessa giornata in decine di altre città polacche, tra cui Danzica, Cracovia, Poznan, Łódź e Stettino.

Foto Anteprima di Silar - Own work, CC BY-SA 4.0

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