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In Finlandia insegnano a difendersi dalla disinformazione sin dalla scuola primaria

2 Febbraio 2020 4 min lettura

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In Finlandia insegnano a difendersi dalla disinformazione sin dalla scuola primaria

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In un articolo pubblicato la settimana scorsa sul Guardian un insegnante finlandese di scuola secondaria, Kari Kivinen, spiega come il sistema educativo del suo paese si è adeguato all’esigenza di offrire ai propri alunni una formazione specifica su disinformazione e fact-checking.

La paura crescente davanti alle notizie false, la cui attenzione mediatica negli ultimi anni è cresciuta progressivamente, ha avuto se non altro un aspetto positivo: sensibilizzare rispetto all’importanza di una preparazione specifica su come informarsi, ciò che in inglese viene chiamato “media literacy” o “information literacy”, che potremmo tradurre come alfabetizzazione mediatica e alle notizie.

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Non si è mai troppo piccoli per imparare a difendersi dalla disinformazione. “Le favole funzionano molto bene. Prendi una volpe furba che cerca sempre di ingannare altri animali con le sue parole astute. Non è una cattiva metafora se pensiamo ad alcuni politici, non credete?”, spiega Kivinen al Guardian.

La Finlandia ha inserito l’alfabetizzazione alle notizie e l'insegnamento al pensiero critico nel piano scolastico nazionale nel 2016 ed è un ottimo esempio di come un governo può agire se vuole combattere contro la diffusione di notizie false senza ricorrere a controverse leggi “anti fake news”. L’arma più potente nelle mani della politica è l’educazione e la formazione pubblica, sin dalla scuola primaria.

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Nel programma della scuola secondaria, poi, la formazione diventa più specifica: gli alunni della scuola di Helsinki dove insegna Kivinen, per esempio, imparano quanto sia facile mentire con le statistiche durante le ore di matematica. Con il professore di storia dell’arte capiscono come il significato di un’immagine può essere manipolato. Studiando storia analizzano la più importanti campagne di propaganda dell’ultimo secolo. Mentre con il professore di finlandese possono riflettere su come le parole possono essere usate per ingannare, raggirare, confondere.

"L'obiettivo è formare cittadini attivi e responsabili. - spiega Kivinen - Pensiero critico, fact-checking e imparare a valutare le informazioni che riceviamo sono questioni cruciali. E sono oggi parte fondamentale delle materie che insegniamo. Attraverso tutte le materie".

Questo approccio educativo è stato ideato dopo il 2014 quando la Finlandia è stata presa di mira dalla disinformazione da parte della Russia. "Ci riguarda tutti, - ha detto al Guardian Jussi Toivanen, il capo dell'ufficio comunicazione del Primo Ministro - la disinformazione ha lo scopo di erodere i nostri valori, la fiducia nelle istituzioni che tengono insieme la nostra società".

La Finlandia, che ha dichiarato l'indipendenza dalla Russia nel 1917, è in prima linea nella guerra di informazione online che ha preso un'accelerazione da quando Mosca ha annesso la Crimea e appoggiato i ribelli nell'est Ucraina 5 anni fa. La maggior parte delle campagne, amplificate da siti e account social finlandesi vicini all'estrema-destra, hanno come bersaglio l'Unione europea, l'immigrazione e l'adesione del paese alla Nato. Resistere a questo tipo di disinformazione è visto come un impegno civile, una componente chiave della politica di sicurezza globale della Finlandia.

Il programma, pilotato da una commissione composta da 30 membri di alto profilo in rappresentanza di 20 diverse organizzazioni, - ministeri, organizzazioni pubbliche, polizia, servizi di intelligence e sicurezza - ha formato negli ultimi tre anni migliaia di dipendenti pubblici, giornalisti, insegnanti.

Kivinen sottolinea l'importanza di insegnare l'approccio critico, ma non scettico, verso le informazioni che si ricevono. "Non vogliamo che si finisca per pensare che tutti mentono". "Fake news non è la giusta terminologia, soprattutto per i bambini. Molto più utili sono le categorie: misinformation o errori, disinformation o bugie / bufale, informazioni false diffuse deliberatamente per ingannare, malinformation, che può essere corretto ma ha intenzione di danneggiare". Anche i bambini piccoli, spiega ancora Kivinen, possono capirlo. "Adorano fare gli investigatori. Se riesci a fargli chiedere a giornalisti e politici quali sono le cose importanti per loro, se organizzi simulazioni di dibattiti e vere elezioni scolastiche, gli chiedi di scrivere resoconti accurati e falsi su di loro, iniziano a comprendere il significato di democrazia e dei pericoli della disinformazione per la democrazia stessa.

L'obiettivo è che i ragazzi si domandino: chi ha prodotto queste informazioni? E perché? Dove è stato pubblicato? Cosa dice realmente? Ci sono evidenze o è solo l'opinione di qualcuno? Si può verificare altrove?

Parte della formazione continua è fornita anche dalle ONG. Come Faktabaari (Fact Bar), lanciata per le elezioni europee del 2014 e gestita da uno staff volontario di giornalisti e ricercatori, che produce kit di alfabetizzazione per gli elettori anche per le scuole.

"In sostanza, miriamo a fornire alle persone i propri strumenti", ha affermato il suo fondatore, Mikko Salo, membro del gruppo di esperti indipendenti dell'UE sulla disinformazione. "Si tratta di provare a vaccinare contro i problemi, piuttosto che dire alle persone cosa è giusto e sbagliato, che può portare facilmente alla polarizzazione".

Così la ONG, Mediametka, in parte sostenuta dal Ministero della cultura, organizza hackathon per l'educazione tecnologica, coinvolgendo star up creative per sviluppare materiali adatti per le scuole e i giovani.

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“Lavoriamo con immagini, video, testo, contenuti digitali; chiediamo ai nostri studenti di produrre essi stessi materiale didattico; chiediamo loro di identificare tutti i vari tipi di notizie fuorvianti - ha spiegato la direttrice Meri Seistola sempre al Guardian - dalla propaganda al clickbait, dalla satira alle teorie cospirative, dalla pseudoscienza agli articoli faziosi; da storie che descrivono eventi che semplicemente non sono mai accaduti a errori di fatto involontari".

La lotta alla disinformazione con approccio educativo è una sfida trasversale, non una materia isolata ma un insieme di conoscenze interdisciplinari che possono rafforzare le difese dei cittadini davanti al caos informativo. È un investimento culturale a lungo termine.

L’obiettivo è formare una cittadinanza cosciente, consapevole e attiva. Capace di pensare in maniera critica, di interpretare e valutare le informazioni che riceve, di verificare una notizia e quindi condividerla con altre persone in maniera responsabile.

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