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Tap, come i 5 Stelle si sono rimangiati la promessa di fermare il gasdotto

17 Ottobre 2018 15 min lettura

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Tap, come i 5 Stelle si sono rimangiati la promessa di fermare il gasdotto

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Aggiornamenti

26 ottobre 2018: l'articolo è stato aggiornato con la valutazione del ministero dell'Ambiente che ha ritenuto l'opera legittima dal punto di vista formale.

«Prima o poi si tornerà a votare in questo paese. E con il governo del Movimento 5 Stelle quest'opera la blocchiamo in due settimane, in due settimane».

Era il 2 aprile 2017 quando in un comizio durante una manifestazione No Tap a San Foca, in Salento, Alessandro Di Battista prometteva che in caso di vittoria alle elezioni il Movimento 5 Stelle avrebbe impedito la realizzazione del Trans Adriatic Pipeline (TAP), il progetto di un gasdotto che, passando per Grecia e Albania approderà in Italia, consentendo l’arrivo di gas naturale in Europa dal Mar Caspio, in Azerbaijan.

Da quando Tap è stato selezionato come progetto vincitore per la realizzazione del gasdotto nel 2013 e, nel settembre 2014, il ministero dell'Ambiente ha individuato in San Foca il suo punto di approdo, attraverso un microtunnel lungo 1,5 km, scavato a circa 700 metri dalla spiaggia a una profondità di 25 metri, le amministrazioni locali di alcuni dei Comuni interessati dal progetto, gruppi di cittadini e associazioni ambientaliste, poi confluite nel Comitato No Tap, hanno portato avanti diverse iniziative legali (finora respinte dalla giustizia amministrativa), monitorato il territorio e organizzato momenti di protesta.

Leggi anche >> Gasdotto TAP e proteste: cosa succede in Puglia

Il Movimento 5 Stelle ha da subito abbracciato la battaglia, come fatto per Tav e Ilva. Alla manifestazione No Tap del 22 settembre 2014, Beppe Grillo aveva dichiarato: «Deve essere il popolo a decidere, anche sul gasdotto. Se per fare l'opera metteranno in campo l'esercito, noi ci metteremo il nostro di esercito», sottolineando come secondo lui si trattasse di un'opera calata dall'alto senza la consultazione degli abitanti del posto.

Posizioni mantenute negli anni successivi.

1 Aprile 2017. "È inaccettabile che nel 2017 i vecchi partiti continuino a investire in una politica energetica basata sullo sfruttamento di fonti fossili anziché sulle energie rinnovabili, peraltro attraverso un progetto che non servirà a rendere il nostro Paese energeticamente indipendente dall’estero ma che, anzi, rischia di danneggiare ulteriormente una delle regioni più belle del mondo. Oggi la stessa battaglia viene portata avanti anche dai nostri consiglieri regionali che da un anno e mezzo incalzano un governatore pugliese poco attento ai problemi del territorio e più interessato alla sua scalata interna al partito", si leggeva in un post sul blog delle stelle il primo aprile 2017, riferendosi al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. In quell'occasione il Movimento 5 Stelle aveva candidato il "Comitato No Tap Salento Acquarica-Vernole" all'European Citizen's Prize 2017, il premio per il cittadino europeo dell'anno promosso dal Parlamento europeo.

Qualche giorno prima il senatore dei 5 Stelle, Gianni Girotto, aveva sostenuto durante la visita del Commissario europeo all'Unione energetica Maros Sefcovic in Puglia che "l'Italia non ha bisogno di un gasdotto inutile che ancora prima di essere posato a terra ha già creato enormi conflitti sociali sul territorio pugliese. In queste ore assistiamo all'avvilente teatrino di uno Stato che difende gli interessi dei grandi player energetici rispondendo con violenza contro persone colpevoli solo di difendere il proprio diritto a una terra libera da rischi ambientali ed economici".

3 aprile 2017. Il 3 aprile, nel corso di una conferenza stampa sul programma energia del Movimento, i deputati 5 Stelle avevano evidenziato che "con il Tap si sradicano 10 mila ulivi. Quel tubo non serve: per questo è stupido farlo. Quel tubo è stupido, è un'errata scelta politica. Per questo la gente protesta". In un post sul blog delle Stelle di quei giorni, si chiedeva di "fermare il gasdotto e la mattanza degli ulivi", sottolineando "il gioco di rimpallo tra la Regione Puglia, guidata da Emiliano, e il Ministero dell'Ambiente. Fanno lo scarica barile delle responsabilità circa le procedure da seguire e le attribuzioni di potere, noncuranti delle conseguenze che ricadono sul territorio, sull'ambiente e sulla popolazione, dove è forte la mobilitazione in atto tra i cittadini".

Novembre 2017. A novembre dello stesso anno, l'europarlamentare dei 5 Stelle, Rosa D'Amato, era intervenuta al Parlamento europeo per sostenere gli abitanti di quei Comuni interessanti dal gasdotto: «Siamo qui a parlare di salvare il nostro mare, di salvare le praterie di Posedonia quando per farlo basterebbe impedire infrastrutture energetiche come la TAP. Quella TAP che in questi giorni ha militarizzato San Foca, in Puglia, sud dell'Italia. Quella TAP che è proprietaria di un intero territorio che lo compra con 55 milioni di euro. Sta devastando un intero paesaggio, un'economia, il turismo. Ha estirpato centinaia di ulivi», aveva esordito D'Amato, che poi si era rivolta «cittadini di Meledugno, ai ragazzi del Movimento NO TAP che sono stati costretti a lasciare il presidio San Basilio dopo 8 mesi di lotte» per dire «di non fermarsi e con loro noi non ci fermeremo per fermare, invece, la devastazione di chi lo fa solo per il mero profitto».

D'AMATO - TAO POSIDONIA 13-11-2017

IL NOSTRO MARE NON SI TOCCA! Grandissimo intervento di Rosa D'Amato-portavoce M5S al Parlamento europeo contro la TAP. No agli ecomostri! goo.gl/LLVkXn

Pubblicato da MoVimento 5 Stelle Europa su Martedì 14 novembre 2017

Gennaio 2018. A gennaio 2018 Rosa D'Amato pubblicava un post sul blog delle Stelle in cui affermava di aver "scritto al commissario UE all'Ambiente, Miguel Arias Canete, per contestare la decisione del ministero dell'Ambiente di avocare a sé le verifiche di ottemperanza di ben undici prescrizioni per la realizzazione del gasdotto Tap, sottraendole alla Regione e all'Arpa Puglia" e per chiedere di "sapere se questa decisione violi la direttiva 2011/92/UE concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati".

Marzo 2018. A marzo, durante la campagna elettorale, il sindaco di Melendugno, Marco Potì, ha proposto a tutte le forze politiche di firmare un patto per impegnarsi a fermare il gasdotto. L'iniziativa era stata stigmatizzata dal deputato e candidato del Movimento 5 Stelle, Diego De Lorenzis, perché, secondo lui, si trattava solo di "un’occasione per i partiti di apparire senza colpe. Purtroppo sono 30 anni che assistiamo alla patologia da campagna elettorale che affligge tutti i partiti tradizionali, da destra a sinistra, e i loro uomini, nuovi e meno nuovi, che dietro a simboli diversi lanciano le solite promesse con slogan accattivanti per raccogliere una manciata di voti, salvo dimenticarle una volta entrati nel ‘Palazzo’. La credibilità e la coerenza non gli appartengono e gli elettori farebbero bene a diffidare di chi è stato complice del massacro del territorio”. Alla fine, aveva dichiarato il sindaco di Melendugno, il patto era stato sottoscritto "dai candidati M5S a LeU, da Potere al Popolo a Casa Pound" e consisteva – aveva dichiarato in quei giorni il candidato di LeU nel territorio, Massimo D'Alema – nel "portare in Parlamento una risoluzione per fermare i lavori del cantiere Tap, ridiscutere con la Regione Puglia e gli enti locali una localizzazione che sia ragionevole".

15 Ottobre 2018. Poi ci sono state le elezioni, il popolo ha deciso, il Movimento 5 Stelle ha preso tantissimi voti, è andato al governo e due giorni fa...

... dopo un vertice al termine del Consiglio dei Ministri, finito a tarda sera – al quale hanno partecipato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i ministri Sergio Costa (Ambiente) e Barbara Lezzi (Mezzogiorno, parlamentare pugliese che in questi anni più si è impegnata sulla questione), il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Andrea Cioffi, il sindaco di Melendugno, Marco Potì e altri rappresentanti dei 5 Stelle – è stato confermato che per ora non c’è alcuno stop e che la possibilità di fermare l’opera è quasi inesistente. Come ammesso dalla ministra Lezzi, «nelle prossime 24-36 ore prenderemo una decisione, tuttavia il sentiero è molto stretto. Abbiamo fatto un’analisi dei costi dall’interno dei ministeri. Questi costi il Paese non può permetterseli e noi non ce la sentiamo di addossarli sui cittadini».

Leggi anche >> Tap, i 5 Stelle sapevano delle “penali” e avevano promesso in caso di vittoria di denunciare l’accordo

L'opera, ricostruisce Domenico Palmiotti sul Sole 24 Ore non può essere fermata per almeno 3 ragioni: "se l’Italia facesse saltare il progetto, o se decidesse di cambiarne l’approdo si esporrebbe al rischio di rilevanti penali [ndr, non ci sono penali ma eventuali risarcimenti, stimati dal governo tra i 20 e i 35 miliardi di euro] da corrispondere; l’opera è provvista di tutte le autorizzazioni e rientra in impegni internazionali assunti dall’Italia; i procedimenti amministrativi e autorizzativi sinora non hanno evidenziato nulla di irregolare".

Il fronte No Tap – che in questi anni ha duramente protestato, occupando l'area di cantiere e cercando di rallentare l'avvio dei lavori e di impedire il trasferimento temporaneo degli ulivi (secondo quanto previsto dall'opera) presenti lungo il tracciato del gasdotto – ha chiesto ai rappresentanti del Movimento 5 Stelle di dimettersi dagli incarichi di governo: «c’è una forza di governo che ha contatti con chi finanzia il gasdotto» (il riferimento è alla Lega, spiega Palmiotti nell'articolo) «e c’è una forza di governo che ci è andata con la parola onestà» (il Movimento 5 Stelle, precisa ancora il giornalista), ha dichiarato Gianluca Maggiore, portavoce dei No Tap. «È il momento di chiarire cosa vogliamo fare. Se non siete in grado di fermare un’opera, perché illegale e non ha nulla di strategico, e perché ve lo ha chiesto la popolazione che vi ha eletto, dimettetevi».

Nel tentativo di respingere preventivamente eventuali critiche sempre Barbara Lezzi ha precisato che si tratta di «un'opera non strategica scelta da un altro governo e agevolata da un altro governo» e, quasi a voler giustificare l'inversione di rotta, ha aggiunto: «Non abbiamo nulla di cui vergognarci, non avevamo a nostra disposizione una serie di dati che forniremo pubblicamente. (...) Oggi abbiamo le mani legate, c’è un costo troppo alto che dovremmo far pagare al Paese e per senso di responsabilità non possiamo permettercelo».

Il giorno dopo, in un post su Facebook, il Movimento No Tap ha espresso "il suo dissenso e sconcerto per quanto dichiarato dagli esponenti del Movimento 5 Stelle e dal governo". Nonostante la "consegna agli organi di governo di tutta la documentazione raccolta negli ultimi mesi contestualmente alla presentazione dei dossier che provano inconfutabilmente l’illegittimità politica e giuridica del progetto TAP, apprendiamo che l’esecutivo in carica continua a dichiarare pubblicamente l’esistenza di costi e penali per bloccare la realizzazione del gasdotto tenendo nascosti i documenti che confermerebbero questo. Ma nasconderli per quale motivo? Per quale motivo questo esecutivo continua a proteggere chi ha firmato queste fantomatiche penali? Perché non é dato sapere chi si é assunto le responsabilità di giocare con la vita dei cittadini?", si chiede il Movimento annunciando che "l’opposizione al progetto TAP continuerà in tutte le sedi, comprese quelle giudiziarie".

TRADITORI: CON TAP IL GOVERNO SOSPENDE LO STATO DI DIRITTOOggi, il Movimento No Tap esprime il suo profondo dissenso e...

Pubblicato da Comitato No Tap su Martedì 16 ottobre 2018

Su Rai Radio 1 alla trasmissione "Un Giorno da Pecora", lo scrittore Erri De Luca ha parlato di «voltata di schiena agli elettori invogliati a votare per questo. Se si tratta di tradimento? Si può parlare anche di questo: è la perdita della parola data, ben più grave del tradimento».

In un'intervista il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha parlato di "indegna ritirata del Movimento 5 Stelle": «Nonostante i comizi di Di Battista e della Lezzi nei quali dicevano che se avessero vinto le elezioni in 15 giorni avrebbero cancellato l'opera, mentre sapevano già da allora - perché le carte erano uguali allora come oggi - che questa era una balla da campagna elettorale, quella balla l'hanno detta. Visto che oggi la situazione è in questi termini che almeno si impegnino con la Regione Puglia a spostare il gasdotto di 30 chilometri più a nord, perché se poi anche sul TAP si fa come sull'Ilva, cioè si fa finta di niente, allora questa povera gente pugliese che è stata presa in giro dal Movimento 5 Stelle a che santo si deve votare, da chi deve andare a rivolgere una supplica perché siano rispettati almeno gli impegni della campagna elettorale che ha visto il Movimento 5 Stelle arrivare quasi al 50 per cento dei voti in Puglia per queste promesse?».

Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Antonio Trevisi, intervistato da Huffington Post, ha chiesto scusa per non essere riusciti a mantenere la parola data in campagna elettorale e nelle lotte accanto ai cittadini in tutti questi anni: «Siamo stati ottimisti, un po' troppo ingenui, ma siamo una forza giovane, sbagliamo e pagheremo. Sono il primo a sentirmi sconfitto e deluso, ma non ho commesso errori». Trevisi ha spiegato che l'opera era stata blindata dal governo precedente con «penali che possono arrivare fino a venti miliardi e noi non lo sapevamo. Parliamo di una manovra di bilancio, il doppio del reddito di cittadinanza». Trevisi ha poi preso le distanze dalle parole pronunciata da Di Battista a San Foca lo scorso anno: «È vero, si è fatta una grande campagna elettorale a riguardo ma probabilmente Di Battista è stato troppo ottimista quando ha parlato di 15 giorni, non è la frase di tutto il Movimento. Era preso dall'euforia», aggiungendo che lo scenario è cambiato con la Lega al governo: «La Lega vuole la Tap, infatti nel contratto di governo non c'è scritto nulla. (...) I nostri ministri hanno fatto tutto il possibile ma dall'altra parte avevano Salvini. (...) Il governo si prende le sue responsabilità, il premier ha detto che si prende la responsabilità. Lui come premier ha detto che non se la sente di far pagare i cittadini italiani. Io ho ancora appeso il cartellone con cui ho invaso il consiglio regionale con scritto "Melendugno libera"».

13 ottobre 2018. Che i 5 Stelle fossero in imbarazzo lo si era intuito già nei mesi scorsi. Alcuni giorni fa, intervistata a "Circo Massimo" su Radio Capital, Barbara Lezzi aveva affermato che, per lei, l'opera non è strategica e, se non fosse stato per la Lega, sostenitrice del gasdotto, «avremmo già agito». Il riferimento è alle posizioni del ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che aveva dichiarato come la realizzazione del gasdotto sia economicamente e strategicamente vantaggioso per il nostro paese.

Giugno 2018. Quando aveva giurato all'insediamento del nuovo governo guidato da Conte, riportava Claudio Tito su Repubblica, la ministra aveva confermato di voler bloccare il progetto, salvo accorgersi poche settimane dopo, a metà giugno, dell'esistenza di «un trattato ratificato da cinque anni». «Dobbiamo prenderne atto. Come promesso, faremo una valutazione attenta e responsabile che arrechi il minor danno possibile ai cittadini», aveva dichiarato in un'intervista a Il Messaggero.

Di fronte alle reazioni suscitate da questa intervista, nei giorni immediatamente successivi Lezzi si era sentita in dovere di intervenire sulla propria bacheca Facebook per alcune precisazioni e sottolineare che l'opera era stata ritenuta strategica da un'altra maggioranza e la posizione dei 5 Stelle non era cambiata e che, sebbene al governo, il Movimento era tenuto a rispettare il contratto con un'altra forza politica e per "onorare l'impegno assunto con il resto della maggioranza, dovrà eseguire una dettagliata, puntuale e approfondita analisi costi benefici" dell'opera. In altre parole, tutto tornava in gioco.

Non nego il fatto di trovare piuttosto avvilente dover precisare mie dichiarazioni che, non sempre ma frequentemente,...

Pubblicato da Barbara Lezzi su Giovedì 5 luglio 2018

Luglio 2018. Lo slittamento delle posizioni su Tap era ormai avviato. A luglio, rispondendo a un’interrogazione di Rossella Muroni (Liberi e uguali) in VIII Commissione alla Camera, che chiedeva «una sospensione della realizzazione dell’opera visti irregolarità e impatti emersi», il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, aveva detto che «non si fermano i cantieri, né si sospendono i lavori perché grazie alle stringenti prescrizioni imposte, gli impatti ambientali del Tap sarebbero non significativi». Di fronte alla replica del ministro, Muroni aveva ironizzato sottolineando che «il cambiamento va al governo, ma su Tap non si cambia musica e si va avanti con la realizzazione dell’opera. Così il Movimento 5 Stelle di governo fa retromarcia rispetto al Movimento 5 Stelle di “lotta”, che in campagna elettorale si era sempre scagliato contro l’infrastruttura».

Il 20 luglio la ministra Lezzi veniva duramente contestata durante un incontro organizzato dai Cobas nel campus urbano di UniSalento: «La ringraziamo vivamente, grazie del tradimento che ci ha fatto», le parole dei manifestanti durante la contestazione ripresa (e postata su Facebook) da Telerama. «Vergognati Barbara, ricordati che eri al nostro fianco fino a qualche giorno fa prima di prendere quella poltrona. Sei passata dalla parte dei violenti», in riferimento alla visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del ministro degli Esteri, Enzo Moavero, in Azerbaijan, durante la quale avevano rassicurato che il gasdotto sarebbe stato realizzato nei tempi previsti.

Ministra Lezzi contestata a Lecce dai NoTap

In mattinata la ministra per il Sud @Barbara Lezzi, ospite all'Università del #Salento, è stata fortemente contestata dai #notap, che l'hanno accusata di tradimento.

Pubblicato da TeleRama su Venerdì 20 luglio 2018

Interpellato sulla vicenda, il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, aveva cercato di prendere tempo ricordando che «il vero grande errore del TAP è che prima di tutto non si è dialogato con le comunità, come non lo si è fatto per la TAV in Val di Susa e il nostro impegno di ascoltare le comunità resta perché è da lì che parte tutto, unita alla salvaguardia ambientale e unita all'importanza dell'opera perché riconosciamo che le opere importanti debbano essere prima di tutto delle opere utili a questo momento storico» e aggiungendo che «su questo il Movimento 5 Stelle non ha assolutamente cambiato linea e si sbaglia chi dice il contrario».

Il 22 luglio, sulla sua bacheca Facebook, il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, si rivolgeva direttamente ad Alessandro di Battista chiedendogli di incontrarlo per stabilire una linea comune e riuscire quanto meno a spostare l'approdo del gasdotto prima che fosse troppo tardi: "È vero, la Puglia non ha mai detto di voler bloccare il Tap, ma solo di spostarlo un po' più a nord per evitare rischi per i bagnanti su una delle nostre più belle spiagge. (...) Quello che non posso accettare è che i pugliesi che hanno votato M5S – tra i quali tanti miei amici ed elettori – siano stati presi in giro. Tutti sapevano o dovevano sapere anche all’epoca di questo comizio che il Tap non si poteva bloccare a causa di un accordo internazionale di molti anni fa. Adesso Di Battista deve metterci la faccia accanto a noi pugliesi e provare a spostare l’approdo in una zona meno dannosa. Dimostrerà così di essere la brava persona che molti di noi pensano che sia". Nel post, Emiliano linkava il video del comizio di Di Battista dell'aprile 2017 a San Foca in cui diceva che sarebbero bastate due settimane per bloccare il progetto.

La replica di Di Battista non si faceva attendere. In un video su Facebook, rispondeva a Emiliano di averci messo la faccia per 5 anni e di fidarsi dei ministri del governo: «Ci sono dei ministri che si occupano di questo. Perché dunque tirare in ballo me? Sul Tap sapete quello che penso, mi fido dei ministri. Vedrete che queste opere "stupide" verranno affrontate nel modo giusto». Già in passato, come visto in precedenza, i 5 Stelle avevano definito stupido il progetto del gasdotto.

Il giorno successivo, il 23 luglio, una nuova puntata della querelle. Durante un incontro in Regione Puglia sul nodo ferroviario di Bari, dopo una domanda di un giornalista sulla richiesta di Emiliano a Di Battista di metterci la faccia su Tap, la ministra Lezzi aveva definito «una sceneggiata» l'iniziativa del presidente, accusandolo tra l'altro di «scostumatezza istituzionale» per essersi rivolto a Di Battista «che non solo è a migliaia di chilometri da qui ma non fa neanche parte del governo». Riguardo alle contestazioni ricevute a Lecce pochi giorni prima aveva risposto di non essere turbata e, rispetto al gasdotto, di «stare lavorando per bloccare l'opera perché i 5 Stelle non sono per il meno peggio». Quando, al termine dell'intervento Lezzi si è allontanata dal tavolo dei relatori, il presidente Emiliano è intervenuto per dire che «il ministro ha portato offesa alla Regione Puglia. L'avevamo invitata a parlare di come portare a sintesi due progetti e nessuno di noi replicherà in sede politica alle accuse farneticanti del ministro. Anche io vengo contestato in pubblico e certo non do in escandescenze come ha fatto oggi la ministra». Rientrata in sala, Lezzi ha replicato che «il vero maleducato è Emiliano, che invece di interloquire con i ministri li vuole bypassare e propinare la solita storiella del cambio di approdo o fantasmagoriche riconversioni della centrale elettrica di Cerano (a carbone ndr) o dell'Ilva», per poi alzarsi e andare via definitivamente.

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Agosto – settembre 2018. La discussione su Tap, però, non si era conclusa. Ai primi di agosto, Alessandro Di Battista ricordava in un post su Facebook che «il Movimento deve fare il Movimento, ribadendo i “No” sani che abbiamo detto, perché ci abbiamo preso i voti su quella roba là», invitando così a non indietreggiare proprio sui cavalli di battaglia della campagna elettorale dei 5 Stelle come Tav, Tap e Ilva. Il 9 agosto, Di Maio precisava che "il Tap non è nel contratto di governo. Il dossier è sul tavolo del presidente del consiglio che lo gestirà sicuramente al meglio. in questo momento, prima ancora del movimento, prima ancora della Lega, c'è da ascoltare la comunità. Conte ha ascoltato il sindaco di Melendugno. Le opere non si riusciranno mai a fare se le comunità non sono d'accordo". Posizione ribadita con ancora più forza a settembre, durante la visita a Bari: «Io sul Tap sono stato molto chiaro. Il Movimento 5 Stelle era ed è no Tap. Il dossier è sul tavolo del Presidente del Consiglio e come abbiamo affrontato tanti altri dossier in questi tre mesi, affronteremo anche il dossier Tap».

26 ottobre 2018. Il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa ha inviato al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la valutazione sul Tap, considerando l'opera legittima sul piano formale: «Abbiamo ascoltato tutte le osservazioni provenienti dal territorio, sia dai portavoce del Movimento 5 Stelle sia dal comune di Melendugno. Abbiamo valutato se tutte le autorizzazioni fossero state emesse a norma di legge. Il risultato di questo lavoro è ora nelle mani del Presidente del Consiglio per le opportune valutazioni che il governo dovrà esprimere». In serata è arrivato anche il via libera di Conte: «Il Tap si deve fare, non ci sono illegittimità. È il momento di fare scelte e metterci la faccia. Abbiamo effettuato un'analisi costi-benefici, abbiamo dialogato con il territorio, abbiamo ascoltato le istanze e studiato i documenti presentati dalle autorità locali e ad oggi non è più possibile intervenire sulla realizzazione di questo progetto che è stato pianificato dai governi precedenti con vincoli contrattuali già in essere».

Foto in anteprima via Il Manifesto

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