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“Contro la violenza sulle donne occorre credere in loro e cancellare tutti gli ostacoli alla giustizia”

14 Dicembre 2021 5 min lettura

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“Contro la violenza sulle donne occorre credere in loro e cancellare tutti gli ostacoli alla giustizia”

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Dopo la pubblicazione della testimonianza "Cosa succede quando una donna vittima di violenza denuncia" abbiamo ricevuto questo intervento della senatrice Valeria Valente.

di Valeria Valente - senatrice Pd, presidente della Commissione di inchiesta sul Femminicidio e la violenza di genere

Ecco, cara Loredana, quello che succede dopo che una donna vittima di violenza denuncia: nulla. La macchina burocratica si inceppa, il meccanismo non è oliato, i compartimenti della giustizia civile e penale non collaborano e non dialogano (io oggi sono rimasta annichilita dalle urla stizzite della presidente, mi sono sentita svalutata, non creduta, mortificata e molto stupida nell'aver creduto nella giustizia). E noi "vittime" che abbiamo avuto il coraggio e la fortuna di riuscire a ribellarci restiamo sole con le nostre paure, fino a quando succederà qualcosa di più grave che ci farà finire sulle pagine dei giornali (cosa di cui farei volentieri a meno), date in pasto a un pubblico che ci farà violenza altre migliaia di volte”
(dalla lettera-testimonianza che abbiamo pubblicato domenica scorsa)

Ho letto con molta preoccupazione la testimonianza che avete pubblicato, voi di Valigia Blu e Loredana Lipperini, della signora che ha denunciato dopo 22 anni di maltrattamenti il marito, per ritrovarsi invischiata  con le figlie in un pantano burocratico. Intanto, come Presidente della Commissione di inchiesta sul Femminicidio e la violenza di genere e ancora prima come donna, voglio esprimere a questa donna tutta la mia solidarietà e vicinanza. 

Purtroppo so bene che le leggi ci sono ma si incagliano negli ingranaggi della loro attuazione e so altrettanto bene che ciò è pericoloso, pericolosissimo per le donne. Mi sto instancabilmente occupando di questo specifico problema da quando, in questa legislatura, è stata istituita di nuovo la Commissione.

Nel primo Rapporto sulla rete dei Centri antiviolenza e delle Case Rifugio abbiamo documentato il cammino e lo sforzo fatto dal movimento delle donne. Se oggi in tutta Italia esistono luoghi dove le donne abusate e i loro figli possono chiedere e ricevere aiuto e riparo è grazie ad altre donne, e se le vittime si emancipano è grazie a un metodo che accoglie e non giudica, non vittimizza due volte. Nella Relazione conclusiva dell'indagine sul rapporto tra violenza domestica e di genere e giustizia, abbiamo scritto nero su bianco che serve più formazione per tutti gli operatori della filiera, perché una donna deve essere creduta, accolta e aiutata, quando sporge denuncia. Nel recente Rapporto sui processi per femminicidio degli anni 2017-2018 abbiamo scritto a chiare lettere che molto può essere fatto perché alle donne che denunciano e ai loro figli non accada di peggio e che la deterrenza della pena (tanto cara a certe forze politiche) non è un ostacolo, perché gli uomini maltrattanti sono disposti al suicidio, pur di nuocere alle loro vittime. Gli strumenti  delle misure cautelari ci sono, dal braccialetto elettronico all'allontanamento dalla casa domestica fino all'arresto in flagranza differita, abbiamo detto che vanno usati meglio. In coerenza con queste prese di posizione abbiamo:

- Coinvolto in Senato tutti i vertici degli ordini professionali degli avvocati, dei magistrati, degli psicologi e delle Forze di Polizia nella consapevolezza dell'esigenza di maggiore formazione per riconoscere la violenza domestica, non derubricarla a conflitto e saperla gestire, arrivando a una denuncia e quindi a un percorso di liberazione;

- Abbiamo presentato emendamenti che sono stati accolti alla riforma del processo civile, in modo che le cause di separazione e quelle penali per violenza debbano interloquire, per evitare che le donne vittime di violenza vengano penalizzate due volte;

- Sempre nel processo civile, siamo riusciti a limitare il ricorso al prelievo dei minori con la forza dalla casa della madre ai soli casi in cui sia in pericolo la vita e a stabilire che il minore il quale si rifiuta di vedere il padre venga ascoltato dal giudice e le sue ragioni tenute in considerazione. Inoltre la Sindrome di Alienazione Parentale, che non ha fondamento scientifico, non potrà essere utilizzata contro le madri vittime di violenza nelle sentenze per togliere l'affidamento dei figli;

- Abbiamo messo in evidenza che i tribunali che funzionano meglio sono quelli delle grandi città, specializzati in violenza. Nella riforma al processo civile, la creazione del tribunale della famiglia dovrebbe andare nel senso della specializzazione e quindi le donne dovrebbero riuscire a trovare risposte più celeri;

- Abbiamo ottenuto, nella finanziaria che il Parlamento si appresta ad esaminare, soldi per il Reddito di Libertà, un assegno per le donne che intraprendono il percorso di fuoriuscita dalla violenza;

- Con il Piano triennale contro la violenza di genere, che ha recepito molte delle nostre osservazioni, abbiamo ottenuto che la programmazione delle risorse per la rete antiviolenza consenta ai Centri e alle Case rifugio di lavorare al meglio, ottenendo i fondi in modo più celere e con cadenza pluriennale.

In ultimo, ma non in ultimo, nel disegno di legge che il Consiglio dei Ministri ha approvato il 2 dicembre le istanze della Commissione e il lavoro di questi anni sono stati ampiamente recepiti. Si prevede infatti un maggiore ricorso alle misure cautelari, che vengono irrobustite, da parte del Pubblico ministero. È introdotto l’obbligo di arresto in flagranza dell’indagato in caso di violazione del divieto di avvicinamento alla vittima. L’arresto consegue non solo alla violazione della misura disposta in sede penale, ma anche a quella prevista dal giudice civile. Rafforzato anche l'uso del braccialetto elettronico, con la possibilità di ricorrere a misure più restrittive in caso di rifiuto. Viene anticipata la protezione delle vittima: già in fase di denuncia alla Polizia Giudiziaria dovrà essere avvisato il prefetto. Viene anche disposta la corresponsione di una provvisionale anticipata alla vittima, che possa aiutarla. 

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Ora il testo arriverà in Parlamento, dove intendiamo ulteriormente migliorarlo.

Non mi stanco di ripetere, l'ho detto anche in occasione dell'ultimo convegno in Senato di fronte agli esperti e alle più alte autorità dello Stato: la violenza contro le donne è un fenomeno strutturale di matrice culturale e come tale deve essere affrontato. Il primo passo è credere nelle donne, il secondo è investire su di loro perché possano emanciparsi, cancellando tutti gli ostacoli alla giustizia. Le donne devono vivere libere dalla violenza.

Immagine anteprima Ansa

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