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USA a favore della sospensione dei brevetti dei vaccini. E ora che succede?

6 Maggio 2021 8 min lettura

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USA a favore della sospensione dei brevetti dei vaccini. E ora che succede?

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Gli Stati Uniti si sono detti favorevoli alla sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale dei vaccini anti-COVID per far sì che possano essere prodotti anche dalle aziende che non ne detengono la proprietà intellettuale. L'annuncio è arrivato al termine di un ciclo di incontri tra i membri dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) sulla rinuncia alla protezione della proprietà intellettuale.

«Crediamo fermamente nella protezione della proprietà intellettuale, ma ci troviamo in una crisi sanitaria globale e le circostanze straordinarie della pandemia richiedono misure straordinarie», ha dichiarato in una nota Katherine Tai, rappresentante al commercio per gli Stati Uniti dell’amministrazione Biden. In teoria, una deroga consentirebbe a qualsiasi produttore farmaceutico nel mondo di produrre vaccini praticamente copiati senza timore di essere citato in giudizio per violazione della proprietà intellettuale.

Si tratta di una vera e propria inversione a U rispetto alle posizioni dell’amministrazione Trump che aveva escluso ogni possibilità di sospensione dei brevetti. Il presidente Joe Biden si era detto invece disponibile a rivedere questa decisione già durante la campagna elettorale.

Tai ha detto che gli Stati Uniti sono pronti a «partecipare attivamente» ai negoziati presso il WTO per definire il testo della sospensione dei brevetti, precisando che i tempi non saranno brevi data la complessità delle questioni coinvolte. Va raggiunto infatti il consenso di tutti i 164 Stati membri dell’Organizzazione mondiale del commercio. Lo scorso ottobre India e Sudafrica hanno presentato all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) una proposta che punta a sospendere la proprietà intellettuale su vaccini, farmaci e diagnostica – la decisione degli Stati Uniti riguarda i soli vaccini, come osserva Andrea Capocci su Twitter. L’economista e politica Ngozi Okonjo-Iweala, a capo del WTO, ha detto che i paesi coinvolti sono al lavoro per una nuova proposta che potrebbe aiutare a trovare “una soluzione pragmatica”. 

È da tempo che si discute della possibilità di sospendere i brevetti sui vaccini anti-COVID tra chi ritiene che questa potrebbe essere la soluzione per accelerare la produzione e consentire l’arrivo dei vaccini rapidamente anche ai paesi meno ricchi e chi (in prima battuta le aziende farmaceutiche) invece sostiene che non si tratta di un intervento risolutivo perché i ritardi sono legati più alla catena di produzione e approvvigionamento che alla proprietà intellettuale dei brevetti. Resi aperti i brevetti, va poi montata la catena di produzione nei singoli territori, e questo non avviene in breve tempo, in altre parole. 

«Considerato che la fornitura di vaccini per i cittadini americani è assicurata, l’amministrazione ha deciso di intensificare i suoi sforzi, insieme al settore privato e a tutti i partner possibili, per espandere la produzione e la distribuzione dei vaccini, lavorando anche per incrementare le materie prime necessarie», ha aggiunto Tai.

Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha accolto con entusiasmo l’annuncio: “È una decisione storica nella lotta contro la COVID-19”, ha commentato in una serie di tweet. “L'impegno dell’amministrazione Biden nel sostenere la rinuncia alla proprietà intellettuale sui vaccini anti-COVID è un potente esempio di leadership da parte degli Stati Uniti nell’affrontare le sfide sanitarie globali”.

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«Battendosi affinché il resto del mondo abbia accesso ai vaccini come da noi negli Stati Uniti, l'amministrazione Biden sta riconoscendo che l’affermazione “nessuno è al sicuro finché non siamo tutti vaccinati” è più di uno slogan», ha detto Lori Wallach, direttrice e fondatrice di Global Trade Watch, una sezione di Public Citizen, tra i gruppi promotori della liberalizzazione dei brevetti

L’annuncio di Tai ha scosso il mondo dell’industria farmaceutica, secondo la quale la causa del difficile approvvigionamento dei vaccini non risiede nella proprietà intellettuale ma nell’accesso alle materie prime e nei colli di bottiglia della produzione che ne frenano la diffusione su ampia scala. 

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«Nel bel mezzo di una pandemia mortale, l'amministrazione Biden ha compiuto un passo senza precedenti che minerà la nostra risposta globale alla pandemia e ne comprometterà la sicurezza», ha affermato Steve Ubl, amministratore delegato di PhRMA, un gruppo commerciale che rappresenta le aziende farmaceutiche. «Questa decisione genererà confusione tra partner pubblici e privati, indebolirà ulteriormente le catene di approvvigionamento e favorirà la proliferazione di vaccini contraffatti». Il riferimento, nemmeno tanto velato, è alla Cina e alla Russia.

«I colli di bottiglia in questo momento sono le barriere commerciali, che impediscono alle aziende di spostare le loro merci da un paese all'altro. Sono le carenze e la scarsità nelle catene di approvvigionamento, che devono essere affrontate. Ed è anche, in questo momento, la deludente riluttanza dei paesi ricchi a condividere le dosi con i paesi poveri. Niente di tutto questo viene risolto rinunciando ai brevetti», ha commentato alla BBC il direttore generale della Federazione internazionale dei produttori e delle associazioni farmaceutiche (IFPMA), Thomas Cueni.

L’industria farmaceutica ha tutta l'intenzione a “spostare il dibattito sul problema di un accesso globale equo alle dosi che possiamo al momento produrre piuttosto che entrare in questa lotta enorme”, spiega al New York Times, Ana Santos Rutschman, esperta di diritto sanitario presso la Saint Louis University School of Law. Per questo, la soluzione migliore per le aziende è prendere provvedimenti come donare più dosi di vaccino o venderle senza scopo di lucro ai paesi a basso reddito.

Che succede ora?

Ora toccherà convincere gli altri paesi. La proposta degli Stati Uniti è stata immediatamente raccolta dalla Nuova Zelanda, in precedenza riluttante a sospendere la proprietà intellettuale sui vaccini. “Accogliamo con favore l'annuncio degli Stati Uniti e non vediamo l'ora di portarlo avanti con urgenza”, ha detto il ministro del Commercio Damien O'Connor. “Nessuno è al sicuro dal virus finché tutti non sono al sicuro, quindi è nel nostro interesse rimuovere qualsiasi blocco all'accesso e alla distribuzione del vaccino: barriere tariffarie, restrizioni normative, limitazioni all'esportazione... Dobbiamo anche fare tutto il possibile per aumentare la produzione, la distribuzione e la disponibilità di vaccini”.

Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha cambiato posizione e si è detto «assolutamente favorevole», mentre il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi ha dichiarato: «I vaccini sono un bene comune globale. È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali».

Resta da vincere la contrarietà dell’Unione europea, del Regno Unito e di altri paesi come Germania, Canada, Australia e Svizzera. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha detto che l’UE «è pronta a discutere qualsiasi proposta che affronti la crisi attuale in modo efficace e pragmatico» ma non si è impegnata finora a seguire gli Stati Uniti. 

In un discorso allo European University Institute ha aggiunto che la prima priorità è smuovere le resistenze che impediscono l’esportazione dei vaccini e ha chiesto ai paesi produttori di evitare misure che interrompono le catene di approvvigionamento. «L’Europa è l’unica regione democratica al mondo che esporta vaccini su larga scala», ha dichiarato von der Leyen.

Un portavoce del governo britannico ha detto che il Regno Unito «sta lavorando con i membri del WTO e gli Stati Uniti per facilitare l'aumento della produzione e della fornitura di vaccini COVID-19».

Dalla Germania è arrivata una chiusura. Il governo guidato dalla Cancelliera Angela Merkel si è pronunciato contro la sospensione temporanea dei brevetti sostenendo che una deroga sulla proprietà intellettuale non aumenterebbe la produzione e inibirebbe la futura ricerca del settore privato. «I fattori limitanti sono le capacità di produzione dei vaccini e gli standard di alta qualità e non i brevetti. La protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro», ha dichiarato un portavoce del governo che ha aggiunto che le aziende farmaceutiche sono al lavoro con i loro partner per aumentare la capacità di produzione.

L'inversione di tendenza degli Stati Uniti potrebbe convincere questi paesi a scendere a compromessi sulla questione e a raggiungere una sorta di accordo che migliora la situazione attuale, ma non rinuncia completamente ai diritti di proprietà intellettuale sui vaccini, scrive Michael Safi sul Guardian.

In secondo luogo, i vaccini sono prodotti estremamente complessi e da sola la liberalizzazione dei brevetti rischia di essere una svolta esclusivamente simbolica. “Come abbiamo visto nel corso di quest'anno – prosegue Safi – anche le aziende esperte incontrano problemi con l'aumento della produzione. Il processo di produzione è importante tanto quanto la ‘ricetta’ brevettata”. Pfizer, ad esempio, ha dichiarato che la produzione del suo vaccino richiede 280 componenti da 86 fornitori in 19 paesi, oltre a attrezzature e personale altamente specializzati. Per questo è altrettanto importante consentire il trasferimento delle tecnologie e dei saperi in tutto il mondo.

«La sospensione dei brevetti potrebbe essere un punto di svolta nella lotta contro il nuovo coronavirus, se accompagnata da una maggiore capacità produttiva regionale», ha detto al Financial Times Soumya Swaminathan, chief scientist dell'OMS.

Ma, spiega ancora Safi, “il WTO non ha il potere di obbligare aziende come Pfizer e Moderna a condividere la tecnologia e la conoscenza utilizzate per produrre i loro vaccini. Lo hanno i governi”. E, da questo punto di vista, “gli Stati Uniti potrebbero prendere l'iniziativa spingendo le proprie società farmaceutiche a condividere non solo i brevetti, ma anche la tecnologia e il know-how con i produttori di tutto il mondo”.

Inoltre, aggiunge al Guardian Ellen 't Hoen, medico, attivista ed esperta di proprietà intellettuale, “condividere la tecnologia e le competenze renderebbe più facile la produzione e la distribuzione di vaccini per combattere le future pandemie che gli scienziati ci dicono essere una certezza. Il mondo non era preparato per la COVID-19, ecco che ci stiamo svegliando”.

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L’OMS ha annunciato lo scorso 16 aprile il suo impegno a creare un hub per il trasferimento della tecnologia dei vaccini mRNA. L’obiettivo, si legge nel comunicato di lancio, è consentire attraverso questi hub “la creazione di processi di produzione a livello industriale o semi-industriale che agevoli la formazione e la fornitura di tutte le procedure operative standard necessarie per la produzione e il controllo di qualità”. A tal proposito, “è essenziale che la tecnologia utilizzata sia priva di vincoli di proprietà intellettuale o che tali diritti siano resi disponibili all'hub tecnologico e ai futuri destinatari della tecnologia attraverso licenze non esclusive per produrre, esportare e distribuire il vaccino anti-COVID anche attraverso la struttura COVAX”.

Immagine in anteprima: U.S. Secretary of Defense, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

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