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Crimini di guerra e uso di armi chimiche: dalla Francia mandato di arresto internazionale per il presidente siriano Assad

16 Novembre 2023 4 min lettura

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Crimini di guerra e uso di armi chimiche: dalla Francia mandato di arresto internazionale per il presidente siriano Assad

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I giudici francesi hanno emesso un mandato di arresto internazionale per il presidente siriano, Bashar al-Assad, suo fratello, Maher al-Assad, e due alti ufficiali siriani. L’accusa è di complicità in crimini contro l’umanità e in crimini di guerra, e si riferisce all’uso di armi chimiche vietate in Siria, contro i civili.

I due alti ufficiali per cui è stato emesso il mandato di arresto sono il generale Ghassan Abbas, che dirige il Syrian Scientific Studies and Research Centre (SSRC), ovvero l’agenzia responsabile del programma di armi chimiche, e il generale Bassam al-Hassan, capo della sicurezza e ufficiale di collegamento. 

Maher al-Assad, invece, è stato accusato in quanto capo della quarta divisione corazzata dell’esercito siriano. Finora, i mandati di arresto emessi dai giudici francesi e connessi a crimini commessi dalle autorità siriane sono in tutto undici.

Le indagini che hanno portato ai nuovi mandati emessi riguardano gli attacchi con armi chimiche effettuati a Douma nel 2018 e nell’agosto 2013 nel distretto di Ghouta. Quelli a Ghouta hanno provocato oltre 1000 morti, tra cui molti bambini, e circa 6000 feriti. Gli attacchi, portati con dieci missili nelle prime ore del mattino, colpirono nelle zone controllate dalle forze di opposizione ribelli. 

In un rapporto rilasciato nel 2019, il Syrian Network For Human Rights ha fatto notare come quello di Ghouta sia stato l’attacco più devastante con armi chimiche dall’entrata in vigore della Convenzione di Parigi del 1993, che le ha messe al bando. Le condizioni dell’attacco, inoltre, fanno pensare che sia stato condotto con l’obiettivo di fare strage di civili:

I dieci missili, contenenti grandi quantità di gas sarin, furono lanciati subito dopo la mezzanotte presumibilmente con l'intenzione pianificata e deliberata di sterminare il maggior numero possibile di residenti mentre dormivano, riducendo così al minimo le loro possibilità di sopravvivenza e causando un maggior numero di morti. La temperatura relativamente bassa stimata nell'area, così come l’assenza di venti tra le 2 e le 5 del mattino, suggeriscono che il lancio di missili sia stato effettuato con la consapevolezza che i pesanti gas velenosi si sarebbero depositati, rimanendo vicini al suolo invece di venire dispersi o spazzati via. 

La Siria ha sempre negato l’uso di armi chimiche, e alcune teorie circolate all’epoca avevano attribuito gli attacchi di Ghouta alle forze di opposizione. Un’inchiesta congiunta di Nazioni Unite e OPAC (Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche) ha dimostrato l’impiego del gas sarin e del cloro nel 2018. Il numero di attacchi condotto con armi chimiche in questi anni, attribuibili nella maggior parte dei casi all’esercito siriano, sarebbero più di 300 secondo il Global Publicy Policy Institute; di questi, il 2% sarebbe stato compiuto dallo Stato Islamico. L’OPAC ha accertato finora 20 casi, mentre per Human Rights Watch sarebbero 85 gli attacchi condotti, almeno fino al 2018. 

Quello emesso dalla Francia è il primo mandato di arresto internazionale per Assad, nonché il primo relativo agli attacchi di Ghouta. L’avvocato Mazen Darwish, fondatore del  Syrian Centre for Media and Freedom of Expression che è parte civile nel caso, ha parlato di “uno storico precedente giudiziario”. Per Darwish, inoltre, la decisione dei giudici francesi costituisce “una nuova vittoria per le vittime, le loro famiglie e i sopravvissuti, e un passo avanti sulla strada della giustizia e della pace sostenibile in Siria".

Anche Steve Kostas, avvocato dell'Open Society Justice Initiative, ha parlato di un “momento storico”. “È la prima volta”, ha detto, “che un capo di Stato in carica è oggetto di un mandato d'arresto in un altro paese per crimini di guerra e contro l'umanità". Secondo Kostas, inoltre, il mandato di arresto sancisce il principio che non esiste immunità per i crimini internazionali più gravi.

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Assad è il terzo capo di Stato al mondo su cui pende un mandato d’arresto. Oltre alla magistratura francese, infatti, la Corte Penale Internazionale ha emesso negli scorsi anni due mandati: uno per Vladimir Putin, l’altro per l’ex presidente del Sudan, Omar al-Bashi. Putin è stato accusato nel 2022 del trasferimento forzato e della deportazioni di minori ucraini. Nel 2008, invece, la Corte Pensale Internazionale richiese un mandato di arresto per Omar al-Bashi, con l’accusa di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra in Darfur. Il mandato venne emesso nel 2009, anche se l’accusa di genocidio non fu stata inclusa. Quello di al-Bashi fu il primo caso a coinvolgere un capo di Stato in carica. 

Ma sulla Siria la storia si sta facendo due volte in questi giorni, come sottolineato da Andrew Stroehlein (Human Rights Watch) nel commentare la notizia del mandato di cattura. La stessa Corte Internazionale di Giustizia, infatti, proprio oggi ha ordinato alla Siria di interrompere le pratiche di tortura e altri abusi verso i prigionieri. La richiesta segue l'accusa formulata il mese scorso da Canada e Paesi Bassi, secondo i quali la Siria ha violato la Convenzione sulla Tortura.

Immagine in anteprima via WikiMedia Commons

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