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Cremlino paranoico

4 Marzo 2023 6 min lettura

Cremlino paranoico

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Sin dalle prime ore, l’invasione russa dell’Ucraina ha generato una quantità impressionante di teorie del complotto – apparse principalmente sui social e sui siti della “controinformazione”, spesso legati alla propaganda russa.

Nonostante siano state smentite più volte, a distanza di un anno quelle stesse teorie hanno attecchito in profondità. In certi casi, come nel massacro di Bucha, hanno distorto la memoria storica dell’accaduto; in altri hanno negato l’esistenza di crimini guerra; e in altri ancora sono diventati la narrazione ufficiale del Cremlino di Putin.

Più in generale, il conflitto ha evidenziato una tendenza di cui più volte abbiamo parlato: la globalizzazione del complottismo. Nel senso che le teorie sulla guerra non hanno un’unica origine o regia, ma sono il frutto di un complesso processo di contaminazione che coinvolge paesi, governi, media e comunità complottiste molto diverse tra loro.

Dopo un anno di conflitto, ecco di seguito le teorie sull’Ucraina più note e diffuse.

1) Biolaboratori segreti

Secondo questa teoria, in Ucraina esisterebbe una rete di laboratori segreti (la cui posizione è variabile; uno si sarebbe addirittura trovato nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal di Mariupol) finanziati dagli Stati Uniti.

In questi luoghi si starebbero progettando armi chimiche e batteriologiche da usare contro la Russia, o addirittura si starebbe architettando una nuova pandemia globale.

A differenza di quanto si potrebbe pensare, l’origine del mito dei biolaboratori non è russa ma statunitense. Come ha ricostruito un articolo di NBC News è stata di fatto inventata dall’utente @WarClandestine – alias di Jacob Creech, un ex veterano della Guardia Nazionale americana nonché seguace di QAnon.

Il 24 febbraio del 2022 l’uomo pubblica su Twitter una presunta mappa dei laboratori, sostenendo che l’aviazione russa li stesse prendendo di mira. L’immagine e il relativo thread diventano subito virali, finendo nei circuiti complottisti di QAnon.

Dopo qualche settimana, la teoria compie ulteriori salti evolutivi: viene ripresa dalla propaganda russa e dal portavoce del ministero della difesa Igor Konashenkov, il quale sostiene addirittura che l’Ucraina avrebbe intenzione di usare pipistrelli, insetti e uccelli migratori per “spargere agenti patogeni in Russia”; poi finisce sugli organi di stampa ufficiali cinesi; e infine rimbalza nuovamente negli Stati Uniti, ripresa dal conduttore di Fox News Tucker Carlson.

Recentemente la Russia l’ha tirata in ballo in sede ONU e Vladimir Putin in persona ne ha parlato in discorsi ufficiali.

2) Crisis actor

Un’altra teoria molto gettonata è quella sulla presenza di crisis actor – cioè attori pagati – in diversi scenari del conflitto.

Nel gergo complottista americano e internazionale, il termine indica una strage che in realtà non sarebbe mai avvenuta. Come ha scritto il giornalista Jason Wilson, quella dei crisis actor è una “narrazione alternativa per spiegare gli episodi di violenza di massa: i governi, o altri poteri forti, simulano sparatorie o attentati e poi pagano degli attori per impersonare vittime, testimoni e passanti”.

In sostanza creano una realtà parallela, e questo le rende particolarmente utili per un certo tipo di propaganda. Non sorprende, dunque, che nel corso del conflitto in Ucraina siano stati tirati in ballo molte volte; soprattutto a Mariupol e Bucha.

Dopo la liberazione della città vicina a Kyiv all’inizio di aprile – e la pubblicazione delle spaventose foto dei cadaveri disseminati per strada – su Internet sono apparse una valanga di notizie false e teorie infondate. Il ministro della Difesa russo ha falsamente affermato su Telegram che i corpi delle persone giustiziate sarebbero stati messi in strada dopo il ritiro delle truppe russe, intorno al 30 marzo.

Anche qui, insomma, la propaganda russa si è avvalsa di modello complottista nato negli Stati Uniti per deflettere le proprie responsabilità e negare i crimini di guerra.

3) Nazisti ebrei

Uno dei principali obiettivi dell’invasione dell’Ucraina, a detta di Putin e del governo russo, sarebbe la “denazificazione” del paese. Naturalmente si è sempre trattata di una giustificazione assurda e posticcia, che col passare del tempo ha raggiunto livelli sempre più parossistici.

L’apice è stato raggiunto il primo maggio del 2022, con le sconvolgenti dichiarazioni del ministero degli esteri russo Sergei Lavrov durante l’intervista-comizio alla trasmissione Fuori dal Coro.

Per Lavrov, la presunta “denazificazione” di un paese guidato da un presidente di religione ebraica è legittima perché “anche Hitler aveva sangue ebreo” e comunque “gli ebrei sono i più convinti antisemiti”. In pratica, Volodymyr Zelensky è assimilabile a Hitler; tant’è che, ha rincarato il ministro, “in ogni famiglia c’è un mostro”.

La teoria girava già negli anni Venti del secolo scorso, ma è diventata nota nell’immediato dopoguerra grazie ad Hans Frank, un gerarca nazista condannato a morte a Norimberga. Nelle sue memorie, Frank ha falsamente affermato che la nonna paterna di Hitler sarebbe rimasta incinta mentre lavorava a casa di una famiglia di religione ebraica di Graz.

A ogni modo, la leggenda dell’ascendenza ebraica del Führer serve soprattutto a razionalizzare la disfatta nazista nella Seconda guerra mondiale e sminuire l’Olocausto. Di sicuro, è una delle teorie del complotto più screditate di sempre.

Per questo, ha sottolineato il ricercatore Ilya Yablokov, “la classe politica russa ha davvero oltrepassato ogni limite” con la teoria di “Hitler ebreo” – e ormai “dicono davvero qualsiasi cosa, senza alcun freno”.

4) L’Occidente satanista

Nella retorica di Putin, dettata anche dal fatto che “l’operazione militare speciale” in Ucraina non è andata come sperava, il nemico della Russia è diventato progressivamente l’intero Occidente “decadente”.

Nel discorso del 30 settembre 2022 con cui ha annesso quattro regioni occupate, il presidente russo ha parlato di “dittatura delle élite occidentali” che puntano a “negare l’umanità” e “rovesciare la fede e i valori tradizionali”. Secondo lui, la “soppressione della libertà” ha ormai assunto “le caratteristiche di una religione: quella del satanismo”.

Nella visione del mondo di Putin, cose come i diritti civili, i diritti delle minoranze, l’identità di genere e il femminismo sono dunque attacchi mortali alla società “tradizionale”, sferrati direttamente dal Demonio e dai suoi emissari.

In questo, i punti di contatto con le teorie di QAnon sono totali. I seguaci del movimento complottista sono convinti che gli Stati Uniti siano segretamente controllati da una cricca di pedofili satanisti, e che solo Trump e i suoi alleati possano sconfiggerla.

Non è affatto un caso che Putin sia una figura idolatrata da estremisti di destra e complottisti occidentali: usa gli stessi miti e ragiona come loro.

Dopotutto, ogni teoria del complotto che si rispetti è una lotta escatologica tra il Bene e il Male – e Satana rimane il miglior boss finale di tutti i tempi.

5) Il “miliardo d’oro”

Per finire, c’è una teoria strettamente legata alle fantasie sul “satanismo occidentale” ma meno conosciuta al di fuori della Russia: quella del “miliardo d’oro”.

L’espressione designa una netta divisione del mondo in due blocchi contrapposti: il “miliardo d’oro”, cioè le “élite occidentali”, da una parte; e il resto del pianeta, Russia in testa, dall’altra.

La teoria è nata all’inizio degli anni Novanta, contestualmente al crollo dell’Unione Sovietica. L’ha resa popolare l’autore Anatoly Tsikunov in una serie di articoli e in libro del 1990 intitolato Un piano per il governo mondiale: la Russia e il miliardo d’oro.

La sua tesi principale – che per certi versi è l’ennesima variazione sul tema de I Protocolli dei Savi di Sion – sostiene che fantomatiche “élite globali” vogliono impadronirsi delle ricchezze naturali ed economiche della Russia.

Vladimir Putin sembra essere convinto della bontà della teoria, tanto da citarla a più riprese nel corso della sua carriera politica: la prima addirittura nel 2000, e l’ultima lo scorso luglio. “Il modello di dominazione che vuole imporre il cosiddetto miliardo d’oro è ingiusto,” ha detto il presidente russo, “ed è razzista e neocolonialista, perché divide il mondo in popoli di serie A e popoli di serie B”.

Ovviamente, è una teoria è priva di ogni fondamento – specialmente se rapportata a quanto successo nell’ultimo anno. L’aggressione è stata lanciata anche e soprattutto con la convinzione che la popolazione ucraina sia inferiore a quella russa, e che lo stato ucraino sia una finzione.

Inoltre, l’isolamento internazionale della Russia è dettato dalle sue azioni – non è certo il risultato di un complotto.

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Ma a Putin conviene dire che sia così. Se usate in maniera strategica, le teorie del complotto sono spesso e volentieri l’unico modo di ribaltare una realtà sgradita a un potere autoritario.

*Articolo pubblicato anche sulla newsletter Complotti!, che si occupa dell'impatto delle teorie del complotto sulla politica, sulla società e sulla cultura. Per iscriversi alla newsletter Complotti! clicca qui.

Immagine in anteprima via atlanticcouncil.org

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