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Viaggio nella politica italiana #10 [podcast]

1 Dicembre 2023 3 min lettura

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Viaggio nella politica italiana #10 [podcast]

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Le manifestazioni in tutta Italia contro la violenza sulle donne, ma anche le piazze dei sindacati e quella del PD (molto meno partecipate rispetto alle mobilitazioni del 25 novembre) testimoniano che qualcosa inizia a muoversi all'interno dell'opinione pubblica, nonostante i sondaggi degli ultimi mesi mettano in evidenza una staticità quasi surreale, a fronte di moltissime sollecitazioni provenienti sia da questioni interne (la discussione sulla legge di bilancio) sia internazionali (a partire dalle guerre in Ucraina e a Gaza).

Veri uomini – Il sistema che “uccide” le donne e non solo

La luna di miele del Governo Meloni con gli italiani, o almeno con una loro parte, è dunque al tramonto. Allo stesso tempo non si intravede alcuna reale cinghia di trasmissione tra questo malcontento crescente e una proposta politica capace di rappresentarlo.

Il Governo sta affrontando molte difficoltà: alcune sono concrete (la coperta cortissima della Finanziaria, blindata senza possibilità di emendamenti; un precedente pericoloso per la nostra democrazia), altre sono evocate o addirittura create ad arte. Le affermazioni del ministro della Difesa Crosetto su una possibile interferenza della Magistratura nella vita politica del paese, giunte tra l'altro pochi giorni prima del rinvio a giudizio del sottosegretario Delmastro per rivelazione del segreto d'ufficio, riecheggiano il berlusconismo più puro e allo stesso tempo suonano un po' come "mani avanti", un po' come tentativo di creare tensioni tra poteri dello Stato in vista di una riforma della giustizia annunciata oltre un anno fa ma non ancora attuata.

Le parole di Crosetto sulla “opposizione giudiziaria” all’ombra del rinvio a giudizio a Delmastro

È dunque fisiologico che la spinta propulsiva iniziale possa perdere qualche colpo, anche se Meloni continua a godere di un consenso personale ancora molto alto e di un forte accreditamento internazionale, messo in risalto dalla scelta del magazine online Politico di nominarla 'la politica più concreta d'Europa'. La decisione appare più come un sospiro di sollievo rispetto ai presagi precedenti alla sua vittoria del settembre 2022 in merito alla possibilità di una rottura dei patti economici continentali (su cui la presidente del Consiglio è quasi del tutto in continuità col governo Draghi) che come un riconoscimento reale del suo lavoro, considerando i dati non eccellenti dell'economia del nostro paese e le molte promesse elettorali mancate già nel primo anno di governo.

Il vento di destra, nel frattempo, soffia forte anche in Olanda, dove il partito xenofobo ed euroscettico di Geert Wilders è arrivato primo alle ultime elezioni politiche. Questo però, al momento, non è sufficiente per governare (l'Olanda ha un sistema proporzionale puro; Wilders dovrà trovare un accordo con altre formazioni che dopo i primi giorni di trattative appare più complesso del previsto) e le proiezioni sul prossimo voto alle Europee mostrano che le forze di destra unite sono a soli 20 seggi dal raggiungimento di una maggioranza assoluta autonoma. Al momento la cosiddetta coalizione 'Ursula' (PSE, PPE e ReNew), dal nome dell'attuale presidente della Commissione Europea Von Der Leyen, ha ancora i voti per confermare sé stessa, ma da qui a giugno può ancora succedere di tutto. In Spagna, intanto, Pedro Sanchez ha completato il suo personale capolavoro strategico ed è riuscito a restare al potere, rendendo l'analisi sulle dinamiche europee ancora più complessa e di certo non a senso unico.

Nel frattempo ci si avvicina a un'importante tornata di elezioni amministrative e regionali, e qui è possibile notare tutto il conflitto interno alle coalizioni che a Roma si percepisce solo in parte: Meloni chiede più spazio per i suoi candidati, mettendo in discussione i governatori uscenti di Sardegna e Basilicata; il centrosinistra non riesce a trovare la quadra per la successione di Antonio Decaro a Bari e Dario Nardella a Firenze, e non ha ancora preso una posizione netta sulla possibilità di un'estensione a tre (dagli attuali due) mandati elettivi per i presidenti di Regione, il che rimetterebbe in pista Michele Emiliano in Puglia e (ancora più indigesto per la segretaria Schlein) Vincenzo De Luca in Campania.

Al momento, nella stasi generale dei sondaggi d'opinione nazionali, sono proprio le vicende locali che (forse) meritano la maggiore attenzione per capire in quale direzione proseguirà il nostro viaggio nella politica italiana.

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Conversazione con Dino Amenduni e con un contributo di Mattia Diletti, che insegna scienza politica e public policy all'Università La Sapienza di Roma.

Musica: Fabri Fibra, Colapesce, Dimartino - Propaganda

Regia: Vudio 

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