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Hong Kong, centinaia di manifestanti tornano in strada per protestare contro l’arresto di 47 esponenti pro-democrazia

2 Marzo 2021 8 min lettura

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Hong Kong, centinaia di manifestanti tornano in strada per protestare contro l’arresto di 47 esponenti pro-democrazia

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Cina approva la riforma elettorale di Honk Kong: potere di veto sui candidati

Aggiornamento 8 aprile 2021: La settimana prossima il governo di Hong Kong presenterà al Consiglio legislativo un disegno di legge che prevede l'attuazione di cambiamenti radicali richiesti dalla Cina con la riforma del sistema elettorale della regione – approvata lo scorso 30 marzo – che mira a rafforzare ulteriormente il controllo di Pechino.

Il segretario per gli Affari costituzionali e continentali, Erick Tsang, ha informato i parlamentari di Hong Kong che il governo intende presentare il provvedimento a metà aprile per approvarlo entro la fine del mese prossimo.

Le modifiche al sistema elettorale, approvate all'unanimità dal Congresso Nazionale del Popolo, prevedono la riduzione del numero dei parlamentari (da 35 a 20) nominati a elezione diretta e una serie di altre disposizioni tra cui l'istituzione di un comitato che valuterà i candidati al Consiglio legislativo e l'aumento dei componenti del Comitato elettorale responsabile della scelta del capo dell'esecutivo di Hong Kong che passano da 1.200 a 1.500.

Tsang ha poi aggiunto che il governo prenderà in esame l'estensione del meccanismo di valutazione dei candidati ai consigli distrettuali della regione.

Le prossime elezioni che si svolgeranno con il nuovo sistema elettorale si terranno il prossimo dicembre quando si nominerà il prossimo Consiglio legislativo di Hong Kong che sarà formato da 90 membri e non più da 70.

Gli aspiranti candidati dovranno quindi passare prima al vaglio dell'unità di sicurezza nazionale della polizia e del dipartimento di sicurezza nazionale e successivamente al controllo del comitato di valutazione composto da alti funzionari governativi.

L'obiettivo è garantire che solo figure "patriottiche" possano candidarsi per posizioni di potere escludendo a monte gli esponenti del movimento pro-democrazia che la scorsa settimana hanno subito un duro colpo con la condanna di nove attivisti accusati di aver partecipato a una manifestazione che si è svolta il 18 agosto 2019 a cui hanno partecipato circa un milione e 700mila persone per protestare contro una proposta di legge che avrebbe consentito l'estradizione e il processo in Cina di sospetti criminali.

Tra gli imputati condannati l'avvocato 82enne Martin Lee e il magnate dei media Jimmy Lai.

Lee, definito "il padre della democrazia" di Hong Kong, che ha fondato il Partito Democratico, potrebbe ricevere una condanna dai 12 ai 18 mesi.

Lai, che era stato arrestato e rilasciato ad agosto scorso dopo che circa 200 agenti di polizia avevano fatto irruzione nella redazione del suo quotidiano Apple Daily, è stato accusato anche di sospetta collusione con potenze straniere e di aver messo in pericolo la sicurezza nazionale in base alla legge approvata a giugno 2020.

Agli attivisti che non erano già stati incriminati con altri capi d'imputazione è stata concessa la libertà su cauzione a condizione di non lasciare Hong Kong.

Il prossimo 16 aprile, dopo che saranno ascoltate le istanze per il riconoscimento delle circostanze attenuanti, si conoscerà l'entità delle condanne.

Intanto la Cina ha accusato il Regno Unito di dare rifugio a "criminali ricercati" dopo che l'attivista ed ex parlamentare pro-democrazia Nathan Law – fuggito nel luglio dello scorso anno, dopo l'entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale – ha twittato di aver ottenuto asilo politico.

"Il fatto che io sia ricercato ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale dimostra che sono esposto a una grave persecuzione politica ed è improbabile che possa tornare a Hong Kong senza rischi", ha scritto Law.

Londra e Pechino sono in forte contrasto sul destino dell'ex colonia, con il Regno Unito che accusa la Cina di aver infranto la promessa di mantenere le libertà fondamentali per 50 anni, dopo il passaggio di consegne avvenuto nel 1997.

«Il Regno Unito è chiaramente una piattaforma per gli agitatori per l'indipendenza di Hong Kong e fornisce un rifugio per i criminali ricercati», ha detto ai giornalisti il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian.

«Dovrebbe correggere immediatamente il suo errore e smettere di interferire negli affari di Hong Kong e in quelli interni della Cina», ha aggiunto Zhao.

Era da tempo che non si organizzavano proteste a Hong Kong. Le restrizioni dovute alla pandemia e ai divieti imposti dalla nuova legge sulla sicurezza nazionale voluta dalla Cina impediscono lo svolgimento di manifestazioni nell'ex colonia britannica come quelle che hanno affollato le strade nel 2019.

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Ciononostante lunedì 1 marzo centinaia di persone, vestite di nero, si sono riunite davanti alla sede del tribunale di West Kowloon, sventolando cartelli con scritto “Liberate tutti i prigionieri politici” e urlando slogan, mostrando il proprio sostegno a 47 (39 uomini e otto donne di età compresa tra 23 e 64 anni) tra i più importanti politici e attivisti pro-democrazia della città arrestati il giorno precedente con l'accusa di cospirazione finalizzata all'eversione.

I 47, insieme ad altre otto persone che stavolta non sono state incriminate, erano già stati arrestati a gennaio. Tutti – tranne coloro che scontano pene detentive per altri reati – avevano ottenuto la libertà su cauzione.

Tra gli imputati, come riferito da Quartz, uno studente di infermieristica poco più che ventenne, un ex giornalista che ha intrapreso la carriera politica, un'infermiera che ha organizzato uno sciopero per chiedere controlli più severi alle frontiere all'inizio della pandemia e uno studioso di diritto. Ciò che hanno in comune, secondo le autorità di Hong Kong, è il ruolo svolto in una cospirazione contro il governo in carica cercando di ottenere la maggioranza in parlamento. Se condannati rischiano pene fino all'ergastolo.

La polizia, presente in maniera massiccia, ha avvertito la folla che il raduno avrebbe potuto costituire una violazione alla legge sulla sicurezza o alle norme che regolano le manifestazioni e per costringere i dimostranti a disperdersi ha limitato l'accesso intorno all'edificio dove si stanno svolgendo le udienze per le richieste di rilascio su cauzione.

«Sappiamo di non poter entrare, ma vogliamo comunque mostrare il nostro sostegno», ha detto Wong Tin-yan, membro di un Consiglio distrettuale che ha atteso ore per cercare di entrare in tribunale e assistere all'udienza. «La gente di Hong Kong è così arrabbiata. Non si possono organizzare altre proteste per cui veniamo qui. La nuova legge vieta qualsiasi cosa».

Studio Incendo

Tra le persone in fila per accedere nell'edificio diversi diplomatici di varie nazioni.

È la prima volta, da quando è entrata in vigore l'1 luglio 2020, che la legge sulla sicurezza nazionale viene applicata in maniera così estesa. Una mossa che potrebbe decimare l'opposizione politica a Hong Kong.

Ai 47 esponenti pro-democrazia arrestati viene contestata l'organizzazione delle elezioni primarie nel corso del secondo fine settimana di luglio 2020 che hanno visto la partecipazione di più di 600.000 cittadini.

Secondo quanto riportato nel documento contenente i capi d'accusa le persone incriminate avrebbero pianificato, una volta ottenuta la maggioranza dei seggi al Consiglio legislativo dopo le elezioni che avrebbero dovuto svolgersi il 6 settembre 2020 (poi rimandate a causa della pandemia), un abuso dei poteri e delle funzioni dei parlamentari eletti per “rifiutare indiscriminatamente di approvare qualsiasi budget (…) indipendentemente dal contenuto o dal merito del contenuto" delle proposte, costringendo così il capo dell'esecutivo Carrie Lam a sciogliere il parlamento e a "paralizzare le operazioni del governo" sollecitandone le dimissioni.

Per i pubblici ministeri di Hong Kong tali strategie costituiscono "sovversione del potere statale" ai sensi dell'articolo 22 della legge sulla sicurezza nazionale.

L'ultima ondata di provvedimenti giudiziari messi in atto solleva però seri dubbi sull'indipendenza dei tribunali di Hong Kong. Pechino avrebbe infatti aumentato la pressione sulla magistratura, suscitando il timore che i giudici si mostreranno sempre più inclini a condannare i leader dell'opposizione.

Come raccontato da New York Times, la scorsa settimana, Xia Baolong, direttore dell'Ufficio cinese per gli Affari di Hong Kong e Macao, ha chiesto espressamente l'avvio di controlli per garantire che i membri della magistratura di Hong Kong si dimostrino "veri patrioti".

Durante un seminario tenutosi il 22 febbraio Xia ha fortemente criticato tre attivisti pro-democrazia accusati di aver infranto la legge sulla sicurezza – Joshua Wong, uno dei leader delle proteste, Jimmy Lai, fondatore del quotidiano Apple Daily, e Benny Tai, giurista – definendoli "estremamente malvagi" e chiedendo che siano "severamente puniti per le loro azioni illegali".

Nel corso dell'udienza di ieri i pubblici ministeri si sono opposti al rilascio su cauzione (divenuto molto difficile da ottenere in base alla legge sulla sicurezza) e hanno chiesto un rinvio di tre mesi per avere la possibilità di svolgere ulteriori indagini, secondo quanto riferito dai media locali.

Gli avvocati difensori hanno definito la gestione del caso “draconiana” e hanno sollevato preoccupazioni poiché temono che i propri clienti possano rimanere in carcere anni prima che inizi il processo.

All'udienza non è stato permesso l'accesso ai giornalisti.

Il procedimento, iniziato intorno alle 16.00, si è protratto fino alle 3.00 del mattino, dopo essere stato sospeso a causa di un malore di un'imputata, Clarisse Yeung Suet-ying, membro di un Consiglio distrettuale, che è stata trasportata in ospedale dopo essere svenuta. Alle 23.00 di lunedì erano soltanto sei le richieste di libertà su cauzione esaminate.

Stamane l'udienza è ripresa dopo che altri tre imputati erano stati portati in ospedale nella notte a causa delle lunghe attese estenuanti.

La polizia ha rivelato oggi che un avvocato della difesa che rappresentava alcuni dei 47 imputati è stato arrestato ieri sera per essere entrato nell'area delimitata dal cordone di polizia, all'esterno del tribunale, senza aver esibito un documento d'identità e ostacolando gli agenti nell'esercizio delle loro funzioni. L'avvocato è stato rilasciato su cauzione in attesa di ulteriori indagini.

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42 persone che hanno partecipato alla protesta di ieri sono state multate per aver violato le restrizioni dovute alla pandemia.

Gli arresti di domenica hanno suscitato la condanna internazionale e la richiesta di rilascio delle persone fermate. L'Unione Europea, che ha espresso grande preoccupazione, ha dichiarato attraverso un comunicato della portavoce della Commissione europea, Nabila Massrali, che la natura di queste accuse rende chiaro che il pluralismo politico non sarà più tollerato a Hong Kong.

Immagine anteprima via Studio Incendo

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