Georgia sempre più vicina a Putin tra proteste, elezioni senza osservatori, opposizione silenziata
8 min letturaA distanza di meno di dodici mesi dalle controverse parlamentari del 2024, il 4 ottobre in Georgia si sono svolte elezioni amministrative dominate, ancora una volta, dal partito al governo del paese da tredici anni, Sogno Georgiano. La chiamata alle urne è stata, però, boicottata dalla maggior parte dei partiti di opposizione che hanno invitato, invece, i cittadini a scendere in piazza nel giorno del voto in una “rivoluzione pacifica” annunciata nelle settimane scorse. A partire dal pomeriggio di sabato, decine di migliaia di persone si sono date appuntamento in Piazza della Libertà, nel centro della capitale, Tbilisi. Quando gruppi di manifestanti hanno provato a fare irruzione nel palazzo presidenziale, sono stati però dispersi dalla polizia con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni.
La reazione di Sogno Georgiano è stata dura. Il primo ministro Giorgi Kobakhidze ha accusato tutti i partecipanti di aver tentato un colpo di Stato e gli organizzatori delle proteste sono stati arrestati. Il ministero degli Interni ha dichiarato che qualsiasi manifestazione che si svolgerà da qui in avanti sarà dichiarata come una diretta continuazione degli eventi del 4 ottobre, e il governo prenderà le dovute misure. Ma nonostante questi annunci, come avviene da 312 giorni, gruppi di cittadini hanno protestato davanti al parlamento anche la sera di domenica.
Di cosa parliamo in questo articolo:
Un'elezione anomala
Il 4 ottobre sono stati eletti i sindaci e i consigli amministrativi di tutte le 64 municipalità della Georgia. Sogno Georgiano è uscito come il netto vincitore dalle urne. A fronte di un’affluenza al 41% – un punto su cui torneremo in seguito – il partito di governo ha ottenuto più dell’81% delle preferenze totali. A Tbilisi, il presidente del partito, l’ex calciatore Kakha Kaladze, è stato confermato come sindaco per un terzo mandato con il 71% dei voti.
Quelle del 4 ottobre non sono state elezioni normali per diversi motivi. Hanno visto la partecipazione di soli dodici partiti, molti di meno dei 43 che erano in competizione alle precedenti amministrative del 2021. Questo perché due dei quattro gruppi di opposizione principali e altre forze minori hanno scelto di boicottare la chiamata alle urne per non legittimare il sistema di potere di Sogno Georgiano. Le stesse forze politiche non prendono parte ai lavori del parlamento votato alle elezioni dell’ottobre 2024 in segno di protesta contro i brogli di quella tornata elettorale. In molti distretti, quindi, i candidati di Sogno Georgiano sono stati eletti senza competizione, ottenendo il 100% dei voti.

Inoltre, le elezioni non sono state monitorate né da osservatori internazionali né da quelli locali. Da prassi, l’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (OSCE/ODIHR) svolge missioni di osservazione elettorale internazionali su invito del paese ospitante usando metodologie di monitoraggio ben definite. Così era stato in Georgia in occasione di tutte le tornate elettorali nazionali dagli anni Novanta in poi, e anche per le amministrative dal 2006. Questa volta, il governo di Sogno Georgiano ha dapprima escluso di voler invitare l’OSCE/ODIHR, salvo fare poi dietrofront a poche settimane dal voto, quando era ormai impossibile a livello logistico organizzare la missione. Da notare che proprio gli osservatori internazionali avevano evidenziato alcune delle criticità durante alle parlamentari del 2024 in cui Sogno Georgiano aveva ottenuto il 54% delle preferenze, in un voto macchiato da comprovati brogli e falsificazioni a opera del partito.
Mancavano anche gli osservatori locali, che di solito monitorano il voto in Georgia in maniera capillare. La Società Internazionale per Elezioni e Democrazia Leali (ISFED), il principale osservatore elettorale della Georgia, ha dichiarato che non avrebbe monitorato le elezioni locali con la sua “missione standard” perché le condizioni necessarie per un voto libero, equo e competitivo “non sarebbero state in gran parte soddisfatte”.
Continuano proteste e repressione
L’anomalia di questa chiamata alle urne non si limita certamente al dato tecnico dei candidati e all’assenza degli osservatori, ma si estende a tutta la situazione in Georgia. Da quando il 28 novembre 2024 il primo ministro del paese, Irakli Kobakhidze, ha dichiarato che l’integrazione europea (vista favorevolmente dalla vasta maggioranza dei georgiani) non sarebbe entrata nell’agenda dell’attuale legislatura (in scadenza a fine 2028), gruppi più o meno grandi di cittadini sono scesi in piazza a Tbilisi e in altre città del paese quotidianamente.
Le manifestazioni inizialmente hanno avuto un carattere di massa per poi fisiologicamente calare dei numeri concentrandosi quasi solo nella capitale. Tuttavia, ed è un qualcosa a cui i partecipanti tengono molto, a Tbilisi, nonostante durante l’estate ci fossero solo alcune centinaia di manifestanti, le proteste hanno comunque costretto le autorità a chiudere Viale Rustaveli, davanti alla sede del parlamento, quasi tutti i giorni.

Da un anno a questa parte Sogno Georgiano presenzia l’assemblea legislativa senza opposizione, cosa che gli ha permesso di adottare una serie di leggi per far desistere i cittadini dalo scendere in piazza. I manifestanti si vedono per esempio recapitare multe di migliaia di euro per aver “bloccato il traffico” venendo identificati da speciali telecamere di fabbricazione cinese installate davanti al parlamento. Uno degli organizzatori delle manifestazioni ha recentemente scritto su Facebook di aver accumulato ben 245mila lari di multa (circa 75mila euro).
Inoltre, quest’anno è stata adottata una nuova versione della cosiddetta legge sugli agenti stranieri che ha reso la violazione delle disposizioni punibile penalmente e non solo amministrativamente (in questo articolo spieghiamo i dettagli della normativa e l’impatto sulla libertà di stampa e organizzazione che ha in un paese come la Georgia). La legge è stata applicata a singhiozzo, ma è una minaccia sufficiente a mettere in difficoltà molte realtà. Su iniziativa del partito di governo è stata anche istituita una commissione ministeriale per individuare «i responsabili della guerra del 2008» (di fatto, i rappresentanti dell’opposizione) e approvata una norma che renderà possibile alla Corte Costituzionale (sotto il saldo controllo di Sogno Georgiano) di bandire i partiti di opposizione. La commissione ha portato all’arresto di sei leader dell’opposizione a giugno.
La stampa libera nel paese è finita sotto attacco anche fisicamente. Il caso che ha destato più scandalo è quello della giornalista Mzia Amaghlobeli, fondatrice delle note testate Batumelebi e Netgazeti, condannata ad agosto a due anni di detenzione per resistenza a pubblico ufficiale. Amaghlobeli era stata posta in custodia cautelare dopo due arresti nella notte tra l’11 e il 12 gennaio a Batumi. Il primo per aver attaccato un adesivo di protesta su un edificio annesso al dipartimento di polizia locale, e il secondo, poco dopo il rilascio, per aver dato uno schiaffo al capo della polizia della città durante un’accesa discussione nel corso di una manifestazione. Nei mesi successivi la giornalista ha intentato uno sciopero della fame di 38 giorni e, secondo quando riportano i suoi avvocati, le sue condizioni di salute, soprattutto la vista, sono sensibilmente peggiorate. Nelle scorse settimane ha scritto un accorato appello dal carcere pubblicato dal Guardian.
Inoltre, dal 28 novembre 181 giornalisti sono stati feriti, attaccati dalla polizia o da bande di picchiatori mentre coprivano le proteste. Molti giornalisti hanno ricevuto multe per aver ostacolato il traffico durante le manifestazioni.
La forza delle proteste e gli errori dell’opposizione
Osservando la situazione in Georgia dall’esterno, senza quindi le emozioni e le pressioni di chi la vive in prima persona sulla propria pelle, sorgono dei dubbi sulla strategia adottata dai partiti di opposizione. In vista delle legislative del 2024 erano riusciti quantomeno a fare fronte comune puntando sulla carta europea per provare a battere Sogno Georgiano.
Non è bastato, anche per i menzionati brogli, e da allora queste forze politiche hanno raccolto una lunga serie di sconfitte. Nelle settimane dopo il voto del 2024 hanno provato vanamente a mobilitare le persone a protestare per la manipolazione del voto, ma fallendo; a riuscirci è stato, ironicamente, proprio Sogno Georgiano il 28 novembre quando ha annunciato la sospensione del processo di integrazione europea.
E, nel caso delle elezioni amministrative, il piano di azione è stato forse il peggiore immaginabile. Se la scelta era quella di boicottare il voto, per quanto discutibile, andava fatta in modo compatto: il boicottaggio a metà pare aver rafforzato Sogno Georgiano. Ora il partito di governo ha dalla sua il risultato ottenuto con un’affluenza bassa, ma non in modo drammatico, e ha già promesso di voler punire severamente i partecipanti di quello che viene presentato come un tentativo di colpo di stato ordito da forze straniere.
I numeri della partecipazione al voto fanno poi pensare che forse il boicottaggio non era la scelta giusta, in particolare a Tbilisi. Nella capitale, dove vive un terzo della popolazione della Georgia e l’opposizione a Sogno Georgiano è più forte, ha votato solo il 31% degli aventi diritto. Un candidato supportato fortemente da tutte le forze di opposizione avrebbe quanto meno potuto provare a contrastare Kakha Kaladze. Paragonare paesi è sempre difficile in virtù delle diverse culture politiche, ma in Turchia, ad esempio, l’opposizione è riuscita a prevalere nelle città principali alle elezioni amministrative del 2024, nonostante gli arresti e la pressione che la sua popolazione subisce.
Al di là di queste considerazioni, la giornata di sabato ha mostrato che c’è ancora una fetta di cittadini georgiani disposta a mettersi in gioco in prima persona per esprimere con forza il dissenso a Sogno Georgiano, la svolta autoritaria e la sospensione del processo di integrazione europea voluta dal partito. In questi due anni e mezzo di proteste, però, i movimenti di piazza non hanno saputo produrre un programma politico definito per contrastare il governo. Il paese sembra quindi destinato a continuare in questo ciclo di proteste e repressione sempre più forte.
Immagine in anteprima: frame video France 24 via YouTube








Roberto Simone
"In questi due anni e mezzo di proteste, però, i movimenti di piazza non hanno saputo produrre un programma politico definito per contrastare il governo. " È esattamente quello che cercavo di dire nel commento ad un altro articolo: aspettarsi che sia "la piazza" a produrre un programma politico è ingenuo oltre che pericoloso. Coagularsi attorno ad una protesta è molto più facile che farlo attorno ad una proposta. La piazza può fare da stimolo, qualche volta accompagnare (in rari casi causare) il crollo di un regime, ma ha il difetto di essere spesso inconcludente perché divisa fra gruppi che vogliono andare in direzioni diverse quando non opposte addirittura, e di poter essere facilmente addomesticata, strumentalizzata, ingannata e illusa (per questo è pericoloso seguirla). "I manifestanti si vedono per esempio recapitare multe di migliaia di euro per aver “bloccato il traffico”": anche questo è molto interessante. Da un lato mi ricorda alcune disposizioni contenute nel nostrano "decreto sicurezza", dall'altra le discussioni che ho avuto dopo le manifestazioni del 3 ottobre. L'idea che portare in piazza la protesta creando disagi anche semplicemente attraverso uno sciopero sia sbagliato sta diventando il grimaldello per limitare o impedire il dissenso.
Aleksej Tilman
Ciao Roberto, sono l'autore dell'articolo, grazie per le interessanti osservazioni. Rispetto a quanto hai detto, su cui concordo in toto (anche su quanto hai scritto sul "decreto sicurezza"), forse però aggiungerei un distinguo tra la Georgia e l'Italia. In Georgia non c'è mai stato un sistema pienamente democratico e solo una volta una transizione di potere è arrivata tramite elezioni (ironicamente, quella che ha portato al governo Sogno Georgiano nel 2012). Molti dei cambiamenti politici nel paese, inclusi quelli che hanno portato all'indipendenza nel 1991, sono partiti proprio dalle piazze e dalle proteste. In qualche modo le manifestazioni sono sempre state una valvola di sfogo per le istanze che il sistema politico non riusciva a fare sue come avviene (o forse è il caso di dire, avveniva) nei sistemi democratici più "maturi". Per questo sono da seguire sempre con attenzione. Ciò detto, concordo con quanto hai scritto e quello che è avvenuto in Georgia (ma anche in Serbia, con le dovute differenze) negli ultimi due anni e mezzo dimostra l'inconcludenza dei movimenti politici esclusivamente "di piazza". Saluti!
Roberto Simone
Grazie per le informazioni aggiuntive sulla Georgia della cui storia in effetti conosco poco. Quando ho scritto che la piazza può accompagnare il crollo di un regime pensavo proprio alle manifestazioni a cavallo fra gli anni 80 e 90 nei paesi dell'est, in particolare a quella che pose fine al regime di Ceasescu in Romania: all'epoca avevo poco meno di 18 anni e conservo ancora i quotidiani di quei giorni. Se penso alla distanza fra le speranze che quelle manifestazioni suscitavano e la depressione che la situazione attuale induce oggi mi si stringe il cuore. Sì, le piazze sono importanti: in certi momenti sembrano proprio il luogo fisico in cui la Storia si compie.
Cristina C.
Bene, sono contenta che sia svanito il sogno europeo. Sono passata da Tbilisi la domenica 5 ottobre, brutta città, brutta gente, mai avuto un'esperienza simile! Dispiace per loro, ma non hanno i requisiti per entrare in EU. Sconsiglio di viaggiare in questo paese. Sarete derubati ad ogni angolo: aeroporto, hotel, ristorante ecc. La città casca praticamente a pezzi, sporcizia e muffa ovunque.
Aleksej Tilman
Mi dispiace molto che lei abbia avuto una brutta esperienza turistica, ma onestamente le sue mi sembrano osservazioni fuori luogo. In un contesto in cui la gente viene arrestata per le proprie idee e perché scende in piazza a difenderle, forse ci vorrebbe un po' di sensibilità in più prima di gioire delle disgrazie altrui (un discorso che si applica in tutti i Paesi). Poi, un minimo di contesto, sa perché la città è in quelle condizioni? Sa che cosa è successo a Tbilisi negli anni Novanta? Sa quali sono le condizioni economiche della Georgia? Per informarsi può leggere i romanzi di Nino Haratischwili e magari il suo giudizio sarà più misurato.
Valigia Blu
Ciao, Preghiamo chi commenta di evitare di mancare di rispetto a contesti dove le popolazioni civili subiscono una feroce repressione, grazie.
Viola
Non in quale Tblisi e in quale Georgia sia stata. Io ho avuto il piacere di visitare il paese questa estate, e mi è piaciuto molto. Tblisi è bellissima e piena di vita, e non ho avuto assolutamente la sensazione di essere in pericolo. Credo che quando si viaggia bisognerebbe provare a lasciare a casa qualche pregiudizio che ci portiamo inevitabilmente dietro…