Georgia, i cittadini in piazza contro il governo: ‘Europa, non Russia’. Proteste e repressione
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Aggiornamento 2 dicembre 2024: Siamo ormai al sesto giorno di proteste pro Europa in Georgia. Questo lunedì, diverse università e scuole sono rimaste chiuse per protesta e gli studenti sono scesi in piazza. Il ciclo di manifestazioni è destinato a proseguire in tutto il paese. Nel weekend 224 persone sono state arrestate (tra le quali Zurab Japaridze, leader del partito di opposizione Girchi che è stato rilasciato poche ore dopo in virtù dell’immunità parlamentare) e decine sono rimaste ferite o intossicate dai gas lacrimogeni. Martedì, la Corte Costituzionale ha respinto il ricorso presentato dalla presidente, Salome Zourabichvili, e dai partiti di opposizione per dichiarare incostituzionali le elezioni del 26 ottobre.
Sabato sera (30 novembre), mentre oltre 100mila persone erano in piazza a Tbilisi e si manifestava anche in numerose altre città grandi e piccole, la presidente Zourabichvili ha dichiarato che il governo è illegittimo a causa dei brogli alle elezioni del 26 ottobre, e per questo non lascerà il suo posto al termine del suo mandato a fine mese. “Non c’è un parlamento legittimo e un parlamento illegittimo non può eleggere un nuovo presidente. Di conseguenza, non può aver luogo alcuna inaugurazione, e il mio mandato continua fino alla formazione di un parlamento legittimamente eletto”.
La protesta di sabato ha seguito una dinamica simile a quella dei due giorni precedenti. Le forze speciali, in tenuta antisommossa (soprannominati per questo RoboCop), erano a i lati del Parlamento a difendere gli ingressi, venendo colpite con fuochi d’artificio (ormai il simbolo di questo ciclo di proteste) e altri oggetti da alcuni dei manifestanti. Passata la mezzanotte, quando il numero di persone è calato, le forze dell’ordine hanno sgomberato l’area davanti all’edificio, usando cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e proiettili di gomma.
Dopo qualche ora di pausa, domenica c’è stata una doppia manifestazione, parallelamente alla solita protesta davanti al parlamento, una folla si è radunata davanti alla sede della televisione di Stato per chiedere di dare più spazio alle istanze dei manifestanti. Poi le dinamiche si sono ripetute in modo quasi identico, con le proteste che si sono concluse nelle prime ore del mattino di lunedì con arresti e violenze della polizia.
Sogno Georgiano per il momento tiene il controllo della situazione, ma tutto sembra poter cambiare rapidamente. Si sono registrate diverse defezioni, soprattutto tra i diplomatici (incluso l’ambasciatore georgiano negli Stati Uniti e quello in Italia) e i dipendenti del ministero degli Esteri (tra i quali un vice ministro). Le persone che nel corso dell’ultimo decennio si sono impegnate a perseguire la politica di integrazione euro-atlantica della Georgia sono le prime a distanziarsi dal governo.
Cresce l’isolamento di Sogno Georgiano dai suoi partner occidentali. Sabato sera il Dipartimento di Stato statunitense ha comunicato la sospensione della partnership strategica con la Georgia in virtù dell’eccessivo uso della forza da parte delle forze di sicurezza. A questo ha fatto eco l’Unione Europea. In una dichiarazione congiunta dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Maia Kallas, e del Commissario per l’Allargamento, Marta Kos, si legge una condanna all’uso della forza per reprimere le proteste e il rammarico per le dichiarazioni di Irakli Kobakhidze (che, probabilmente non a caso, viene descritto come presidente di Sogno Georgiano, ma non come primo ministro del paese), alla decisione del partito di non perseguire l’apertura dei negoziati per l’adesione fino al 2028. A questo, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha aggiunto che: “le porte della UE per la Georgia rimangono aperte”. Da parte sua, Kobakhidze lunedì mattina ha dichiarato che i rapporti con l’Occidente non si sono guastati per colpa di Sogno Georgiano, usando di nuovo la narrazione del “Partito Globale della Guerra” per incolpare fantomatiche forze che vogliono coinvolgere la Georgia nel conflitto con la Russia.
A Tbilisi e in varie città della Georgia si protesta da due giorni. Dalla serata del 28 novembre sono in corso grandi manifestazioni contro il governo dopo che il primo ministro Irakli Kobakhidze ha dichiarato durante una conferenza stampa che l’apertura dei negoziati per l’ingresso della Georgia nell’Unione Europea non è nell’agenda della corrente legislatura (che terminerà alla fine del 2028).
Nella capitale, le proteste si sono protratte fino alle prime ore del mattino di venerdì, con la polizia che ha usato la violenza per disperderle, arrestando 43 persone e ferendone decine, inclusi diversi giornalisti. Anche la presidente della Georgia, Salome Zourabichvili, si è unita ai manifestanti e rivolgendosi direttamente ai poliziotti affinché non reprimessero la protesta. Le stesse scene si sono ripetute anche nella serata di venerdì, con altri scontri tra polizia e manifestanti, almeno 150 arresti e decine di feriti.
Le manifestazioni si sono svolte a distanza di poche settimane dalle elezioni parlamentari del 26 ottobre che si erano concluse con una vittoria di Sogno Georgiano, il partito al governo del paese dal 2012. Le opposizioni, capitanate proprio dalla presidente Zourabichvili non hanno mai riconosciuto il risultato del voto a causa dei brogli registrati dalle organizzazioni di monitoraggio locali e internazionali.
The regime violently dispersed the protest using full force. They deployed water cannons, reportedly mixed with pepper spray, and completely “cleared” Rustaveli Avenue of protesters. Video: Formula TV
— Anna Gvarishvili (@annagvarish.bsky.social) 28 novembre 2024 alle ore 23:37
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Elezioni brogli e (mancate) proteste
È passato oltre un mese dall’affermazione elettorale di Sogno Georgiano nella elezioni parlamentari dello scorso 26 ottobre. Sono state settimane di calma relativa, durante le quali i partiti di opposizione avevano provato a portare, senza troppo successo, la gente in piazza per protestare contro i brogli e chiedere una nuova tornata elettorale.
Le elezioni parlamentari erano considerate come un momento spartiacque per la Georgia. Una vittoria del partito al governo del Paese dal 2012, Sogno Georgiano, faceva presagire una definitiva svolta autoritaria nel paese e l’addio al percorso di integrazione europea, visto positivamente da circa l’80% dei cittadini, con le aspirazioni europee anche inscritte nella costituzione georgiana (articolo 78). Proprio per questo, i quattro principali partiti di opposizione avevano fatto fronte comune su iniziativa della presidente, Salome Zourabichvili. La proposta del capo di stato (da tempo in aperto conflitto con il governo e ormai vera leader informale dell’opposizione) era mirata a sconfiggere Sogno Georgiano alle urne, creare un governo temporaneo per annullare le leggi liberticide approvate negli ultimi mesi dal parlamento (su tutte, la “legge sugli agenti stranieri” e il pacchetto di leggi contro i diritti LGBTQIA+), normalizzare i rapporti con Bruxelles e indire nuove elezioni.
Il piano era naufragato. Sogno Georgiano si è affermato con un 54% dei voti che gli consente di avere la maggioranza assoluta in parlamento. Tuttavia, le elezioni sono state segnate da forti irregolarità, tanto prima quanto durante il voto. Come ha messo in luce la missione di osservazione elettorale internazionale congiunta, “il giorno delle elezioni è stato generalmente ben organizzato dal punto di vista procedurale e gestito in modo ordinato, ma caratterizzato da un clima teso, con frequenti compromessi nella segretezza del voto e diverse incoerenze procedurali, oltre a segnalazioni di intimidazioni e pressioni sugli elettori”.
Prima delle elezioni Sogno Georgiano aveva usato l’apparato statale per spingere a votare (tantissime persone sono state contattate telefonicamente con inviti a votare il partito che contenevano minacce più o meno velate ed esponenti del Sogno e delle forze di sicurezza che andavano casa per casa nelle aree rurali con lo stesso scopo). Nella giornata di voto sono emerse una serie di irregolarità con un’inchiesta del canale di opposizione Pirveli che ha evidenziato l’esistenza di una rete sistematica di compravendita di voti, in particolare nelle regioni con minoranze etniche nel sud-est del Paese.
Per tutti questi motivi, i partiti di opposizione e la presidente si sono rifiutati fin da subito di riconoscere il risultato del voto (che Zourabichvili aveva definito come il frutto di una “operazione speciale russa”) chiedendo nuove elezioni sotto amministrazione internazionale. Nonostante l’evidenza dei brogli, diverse critiche sono state mosse ai partiti di opposizione. Su Atlantic Council, l’analista Alex Scrivener sottolinea come abbiano concentrato la campagna elettorale solo sulle città, ignorando le aree rurali e di come siano stati impreparati a gestire la situazione post-voto, non riuscendo a mobilitare la popolazione. Infatti, anche l’ultima chiamata in piazza alla vigilia della prima seduta del nuovo parlamento il 26 novembre, era stata un mezzo fiasco. Sogno Georgiano ha così potuto procedere, coi lavori parlamentari presenziati esclusivamente dai membri del partito (89 seggi su 150).
Il candidato presidente-calciatore
Una delle prime decisioni del nuovo parlamento è stata quella di fissare al 14 dicembre la data per il voto del nuovo presidente. Il mandato di Salome Zourabichvili scade quest’anno e liberarsi dell’attuale capo di Stato attuale significa eliminare l’ultima figura istituzionale non controllata dal partito di governo.
La scelta del nuovo candidato era, quindi, piuttosto delicata anche perché Sogno Georgiano, dopo aver supportato la candidatura di Zourabichvili alle elezioni del 2018, è andato allo scontro totale con la stessa a partire dal 2021, paradossalmente un film già visto con il predecessore dell’attuale presidente, Giorgi Margvelashvili. E il partito di governo non poteva scegliere una figura più controversa, candidando Mikheil Kavelashvili, un ex calciatore che vanta esperienze nel Manchester City e nel Basilea. Deputato di Sogno Georgiano dal 2016 e il 2022, Kavelashvili lasciò il partito per fondare il gruppo parlamentare, Potere al Popolo, una forza di estrema destra nota per le sue opposizioni anti-occidentali che ha continuato a supportare l’esecutivo. Anzi, come ha notato la giornalista Anna Gvarishvili su Bluesky, non c’è mai stata una vera separazione, ma Potere al Popolo serviva a “testare” alcune idee estremiste che poi sarebbero diventate parte integrante della narrazione di Sogno Georgiano. Tra queste, la necessità di una legge sugli agenti stranieri, con i primi due disegni legislativi al riguardo che erano stati proposti proprio da Potere al Popolo nel 2023. Tale disegno di legge era stato poi ritirato per le grosse proteste nel marzo del 2023, salvo poi essere riproposto con successo nella primavera del 2024.
Ma neanche la nomina di questa figura controversa era riuscita a smuovere gli animi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, è stata quindi l’annuncio del primo ministro Irakli Kobakhidze sulla sospensione dei negoziati con l’Unione Europea. Tale decisione era per altro stata comunicata poche ore dopo che il Parlamento Europeo aveva adottato una risoluzione per condannare Sogno Georgiano per i brogli nella tornata del 26 ottobre e chiedere nuove elezioni. Nelle ore successive la presidente ha incontrato i partiti di opposizione, invitando i cittadini a protestare. E questa volta la reazione rabbiosa è arrivata. Decine di migliaia di cittadini hanno manifestato a Tbilisi e in altre città del paese. Nella capitale la protesta si è concentrata davanti al parlamento, luogo-simbolo del dissenso in Georgia.
Il momento forse più simbolico della protesta di giovedì a Tbilisi è stato il tentativo della presidente (che si è unita brevemente alle proteste) di parlare alle forze di sicurezza in tenuta antisommossa e al riparo dei propri scudi: “Non è vostro dovere disperdere la gente. Servite la Russia o la Georgia? A chi avete giurato fedeltà? Vorrei sapere la risposta. Non rispondete alla vostra presidente? Per quanti lari [la valuta georgiana, nda] servite un altro paese?”.
Le parole del capo di stato sono rimaste inascoltate e la polizia e i manifestanti si sono scontrati fino alle prime ore del mattino. In particolare, le forze dell’ordine hanno usato cannoni ad acqua, gas lacrimogeni, e secondo diverse testimonianze, pallottole di gomma per disperdere la folla che in alcuni momenti aveva provato a sfondare il cordone di poliziotti. Hanno anche arrestato diverse persone e ferito diversi giornalisti, con dei video che paiono dimostrare che alcuni di essi sono stati colpiti apposta dagli agenti. Tra i feriti anche Nana Malashkhia, la donna che era diventata il simbolo delle proteste del 2023 per un video in cui affrontava gli idranti della polizia imbracciando la bandiera europea.
RFE/RL captured footage of a policeman attacking 'TV Formula' journalist Guram Rogava while he was covering the anti-Russian protest. #GeorgiaProtests
— Publika.ge (@publikage.bsky.social) 29 novembre 2024 alle ore 03:38
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Scene simili si sono ripetute anche nella serata di venerdì, con le proteste che si sono allargate anche ad altre città della Georgia, in particolare, a Batumi dove sono state arrestate almeno 10 persone. A Tbilisi la polizia ha disperso la folla con ancora più violenza e i manifestanti hanno usato fuochi d’artificio per colpire le forze dell’ordine e costruito barricate sul Viale Rustaveli usando monopattini e dehors dei ristoranti della zona. Anche in questo caso gli scontri si sono protratti fino a sabato mattina. Tra i feriti, la giornalista Mariam Gaprindashvili che è stata ricoverata in ospedale con una ferita alla testa.
Brutal, inhumane crackdown on protesters in #Tbilisi: More than 60 people were reportedly arrested ahead of last night’s protest in Tbilisi. Overnight, police detained an additional 107 individuals. The number of those beaten is impossible to track.
— Katie Shoshiashvili (@kshoshiashvili.bsky.social) 30 novembre 2024 alle ore 09:07
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La Georgia sembra, insomma, entrata in una sorta di vicolo cieco. Sogno Georgiano, ha per ora il controllo saldo di tutte le istituzioni del paese (anche se nella giornata di venerdì sono arrivati appelli contro la decisione del governo di sospendere il processo di integrazione europea firmati da dipendenti pubblici e professori universitari) e pare godere del supporto di una maggioranza silenziosa dei cittadini. Al contempo, la questione dell’ingresso nell’Unione Europea (insieme all’odio per la Russia di cui Sogno Georgiano è accusato di essere agente dai suoi detrattori) pare l’unico collante in grado di mobilitare i georgiani contro il governo. I prossimi giorni diranno se la strategia adottata dall’esecutivo ad aprile, lasciare i cittadini protestare fino all’esaurimento delle energie, sarà sufficiente anche a questo giro.
Immagine in anteprima via bluesky