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Brasile, crisi ambientale e crisi sanitaria sono collegate. Gli attivisti portano Bolsonaro in tribunale

18 Giugno 2020 4 min lettura

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Brasile, crisi ambientale e crisi sanitaria sono collegate. Gli attivisti portano Bolsonaro in tribunale

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Gruppi della società civile e pubblici ministeri hanno portato in tribunale il governo del presidente Jair Bolsonaro con l'accusa di non aver protetto la foresta pluviale amazzonica, informa un reportage di Deutsche Welle (DW) sulla crisi politica, sanitaria e ambientale brasiliana.

Le cause giudiziarie accusano il governo su due fronti: aver ridotto le ispezioni sul legname esportato e aver congelato i fondi per preservare le foreste. Durante il suo primo anno e mezzo di governo, infatti, l'amministrazione di Bolsonaro ha facilitato l'aumento della deforestazione, attaccato i diritti delle popolazioni indigene in Amazzonia e allentato le regole esistenti per impedire il disboscamento, l'allevamento e l'estrazione mineraria illegali.

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I dati dell'Istituto brasiliano di studi socioeconomici mostrano che la spesa pubblica per l'ispezione delle foreste è scesa da 17,4 milioni di real (circa 3,5 milioni di dollari) a 5,3 milioni nell'ultimo anno, meno di un terzo. Mentre i finanziamenti per attività nell'ambito del piano nazionale brasiliano per il cambiamento climatico sono stati tagliati da 436 milioni a 247 milioni di real in un anno.

Ci vorranno anni prima di avere un verdetto, per cui queste cause giudiziarie non produrranno risultati immediati, ha avvertito Ricardo Galvao, ex direttore dell'agenzia di ricerca spaziale del paese INPE, licenziato dal governo lo scorso agosto.

Attualmente alla guida del paese c'è un negazionista del cambiamento climatico che considera l'ambiente come una sorta di nemico, afferma Marcio Astrini, segretario esecutivo dell'Osservatorio sul clima brasiliano che ha fornito l'analisi legale a sostegno delle ultime cause giudiziarie. "È improbabile che Bolsonaro cambi il suo comportamento o la sua mentalità. Quello che dobbiamo fare è bloccare gli attacchi all'ambiente".

Il governo al centro delle critiche

Nelle ultime settimane, l'esecutivo brasiliano è stato criticato da governi stranieri, investitori e aziende per aver permesso la deforestazione. E da tribunali e manifestanti brasiliani per le presunte ingerenze politiche e per la gestione sanitaria della pandemia.

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La settimana scorsa la corte suprema del Brasile ha ordinato di riprendere a pubblicare le statistiche sul coronavirus. Il governo aveva infatti eliminato completamente il sito web del Ministero della Salute con i numeri dei casi di COVID-19 e il bilancio delle vittime. Il virus finora ha causato la morte di oltre 46.000 persone in Brasile, che è il secondo paese al mondo per numero di contagi dopo gli Stati Uniti, con quasi un milione di casi. "La manipolazione delle statistiche è una manovra dei regimi totalitari", ha dichiarato il giudice della Corte Suprema Gilmar Mendes. E ha aggiunto che "il trucco" di nascondere i dati "non esonera dalla responsabilità di un eventuale genocidio".

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Nel frattempo, la deforestazione già un anno fa aveva toccato il livello più alto dal 2008. Martedì scorso l'INPE ha rivisto le sue stime, dicendo che erano più alte di quanto si pensasse. Utilizzando i dati satellitari, gli scienziati hanno calcolato che la deforestazione dell'Amazzonia brasiliana su base annua è aumentata del 34% tra agosto 2018 e luglio 2019: in meno di un anno è stata abbattuta un'area di foresta grande quanto la Giamaica.

Georg Witschel, ambasciatore della Germania in Brasile, ha dichiarato che la deforestazione rende "sempre più difficile" ratificare l'accordo di libero scambio tra l'UE e il blocco commerciale sudamericano Mercosur.

Emergenza ambientale e sanitaria

La crisi ambientale e quella sanitaria del Brasile sono strettamente collegate. La pandemia di SARS-CoV-2 ha permesso agli accaparratori che razziavano aree di foreste di agire con maggior forza. Ora, gli incendi, che in genere seguono l'abbattimento degli alberi, potrebbero mettere a dura prova ulteriormente i sistemi sanitari.

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Gli incendi come quelli che hanno devastato l'Amazzonia lo scorso anno provocano sostanze inquinanti che riducono la qualità dell'aria e si fanno strada nei polmoni delle persone, esacerbando le stesse malattie respiratorie che rendono le persone più vulnerabili al coronavirus. Un picco congiunto di incendi boschivi e casi di COVID-19 potrebbe sopraffare gli ospedali del paese se non ci sarà un "incisivo intervento dello Stato per frenare gli atti illegali", secondo un rapporto pubblicato a maggio dall'INPE. Questo scenario potrebbe portare al collasso i sistemi sanitari in diversi Stati amazzonici che stanno già operando al limite, hanno scritto gli autori del rapporto. E sarebbe un disastro per i popoli indigeni, secondo Sarah Shenker, attivista di Survival International. "In Brasile, ci sono più di 100 tribù mai contattate e potrebbero essere spazzate via".

Anche prima dell'attuale crisi del coronavirus, gli scienziati hanno avvertito che la perdita delle foreste rende più probabili le pandemie aumentando la possibilità che le malattie passino dagli animali agli umani. Uno studio pubblicato sulla rivista PNAS in ottobre ha scoperto che la deforestazione dell'Amazzonia aumenta significativamente la trasmissione della malaria.

Foto anteprima  Wilson Dias/Agência Brasil / CC BY 3.0 BR via Commons Wikimedia

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