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Le manifestazioni delle comunità indigene negli USA, il rapporto di Climate Transparency Report, il più grande impianto eolico collettivo di Italia

18 Ottobre 2021 5 min lettura

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Le manifestazioni delle comunità indigene negli USA, il rapporto di Climate Transparency Report, il più grande impianto eolico collettivo di Italia

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Il round-up settimanale sul cambiamento climatico e i dati sui livelli di anidride carbonica nell'atmosfera.

via Global Monitoring Laboratory, Mauna Loa

USA, le manifestazioni delle comunità indigene per chiedere a Biden di non approvare più progetti di combustibili fossili

Centinaia di manifestanti, guidati da attivisti indigeni di tutto il paese, hanno protestato la scorsa settimana negli Stati Uniti per chiedere al Presidente Joe Biden di smettere di approvare progetti di combustibili fossili e dichiarare la crisi climatica un'emergenza nazionale.

Le manifestazioni fanno parte delle proteste People v Fossil Fuels, organizzate dalla coalizione "Build Back Fossil Free" che da tempo cerca di fare pressione sull'amministrazione Biden contro l'utilizzo di combustibili fossili. Nonostante le proteste siano state non violente, decine di manifestanti hanno subito l'utilizzo da parte della polizia di un dispositivo acustico a lungo raggio, che emette un suono penetrante, apparentemente per il controllo della folla.

All'esterno della Casa Bianca, alcuni manifestanti hanno scritto "Expect Us" sul basamento della statua di Andrew Jackson, il settimo presidente degli Stati Uniti, noto per aver guidato la deportazione dei nativi dalle proprie terre fino all'attuale Oklahoma, ricordata come il Sentiero delle Lacrime. "Expect Us" fa parte della frase "Respect Us, or Expect Us" che molte donne indigene hanno pronunciato durante le manifestazioni contro l'ammodernamento da 9 miliardi di dollari di un oleodotto progettato dalla compagnia petrolifera canadese Enbridge per trasportare petrolio dall'Alberta, in Canada, in Wisconsin, negli Stati Uniti.

L'Indigenous Environmental Network – un'ampia alleanza di tribù, gruppi per i diritti degli indigeni e organizzazioni sindacali – ha criticato Biden per non essersi mosso per bloccare il progetto.

Climate Transparency Report: “Le emissioni di CO2 nei paesi del G20 di nuovo in aumento nel 2021. E i governi non spendono per la ripresa verde”

Dopo il calo del 6% registrato nel 2020, soprattutto in seguito ai lockdown per frenare i contagi da nuovo coronavirus, nel 2021 le emissioni di CO2 tornano a salire del 4%. A fine anno, molto probabilmente Argentina, Cina, India e Indonesia avranno superato i rispettivi livelli raggiunti nel 2019. E, nonostante gli impegni di zero emissioni nette entro il 2050, i paesi del G20 stanno facendo poco o nulla per tenere l'aumento delle temperature globali entro gli 1,5°C, come sottoscritto negli Accordi di Parigi del 2015. È quanto emerge dal Climate Transparency Report, la revisione annuale più completa al mondo sull’azione per il clima dei paesi del G20. Anche l'Italia non è sulla strada giusta. “L’obiettivo nazionale è di ridurre le emissioni del 38% al di sotto dei livelli del 2005 entro il 2030, ma per rimanere sotto 1,5 ̊C dovrebbero scendere di almeno il 72% a livello nazionale”, si legge nel rapporto. Su 1,8 trilioni di dollari, i governi hanno speso solo 300 miliardi per la transizione ecologica.

Robin Lain, la produttrice di vino californiana che sta cambiando il modo di fare vino per contrastare il cambiamento climatico

Napa Valley, in California, è una delle regioni vitivinicole più importanti al mondo, famosa per il suo pregiato Cabernet Sauvignon, per le degustazioni e per i tour enologici. Parte della sua tradizione passa per la storia di una famiglia, quella di Robin Lail. Il suo bisnonno, Gustave Niebaum, fondò nel 1879 Inglenook Vineyards nel 1879, un'azienda che ha contribuito ad associare il vino di qualità alla Napa Valley e che ora ospita alcune delle viti più storiche della regione e una tenuta del regista Francis Ford Coppola.

Nel 1995, Robin Lail ha fondato una sua azienda insieme alle sue figlie Erin e Shannon. Da allora ha superato una terribile infestazione di insetti che l'ha costretta a ripiantare i vigneti, gli incendi boschivi che hanno devastato la California dal 2017 al 2020, la siccità e le ondate di calore eccessive. Tutto questo ha spinto la produttrice di vino a interessarsi al cambiamento climatico. Nel 2019 ha firmato con il Protocollo di Porto, diventando parte di un gruppo del settore vinicolo con sede in Portogallo che cerca di sperimentare nuovi modi di produrre vino per contrastare il cambiamento climatico e adattarsi ai suoi effetti.

"Sentivo che non potevo semplicemente stare seduta a casa mia e sentirmi spaventata. Dovevo fare qualcosa", ha detto Lail in una recente intervista al Washington Post. "Come è possibile continuare a fare vino  in queste condizioni? Ma soprattutto, come fa l'industria del vino ad affrontare il problema del cambiamento climatico e a fare la sua parte?".

Lail ha deciso di passare al cosiddetto carbon farming (pratiche agronomiche mirate che puntano a limitare il cambiamento climatico attraverso il sequestro del carbonio nel suolo), di ridurre le emissioni di carbonio legate alla spedizione e all'imballaggio, e di sperimentare vitigni più adatti a un clima più caldo, come il Carignan, una varietà un tempo comune nei vigneti della California settentrionale prima che predominasse il Cabernet.

Quello di Robin Lail non è un caso sporadico. L'industria vinicola australiana si è impegnata a diventare carbon neutral entro il 2050. Jackson Family Wines of California ha recentemente lanciato Rooted for Good, un piano di azione per il clima di 10 anni con l'obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

Colorado, un impianto a rischio chiusura torna ad assumere dopo essere passato alle rinnovabili

Appena fuori Pueblo, a est delle Montagne Rocciose, sorgerà uno dei più grandi impianti solari. L'energia elettrica prodotta aiuterà Pueblo a realizzare "l'acciaio e i prodotti in acciaio ingegnerizzato più puliti al mondo", secondo quanto affermato da Evraz, il conglomerato minerario russo che possiede le acciaierie della città, vecchie di 140 anni. L'impianto, a rischio chiusura, resterà in funzione continuando a dare lavoro a un migliaio di persone.

Per i suoi sviluppatori, il progetto è un brillante esempio di transizione energetica. "Quella di Pueblo è una storia importante di transizione energetica", ha affermato Morgan Bazilian, ex negoziatore del clima per l'Unione Europea e ora direttore del Payne Institute presso la Colorado School of Mines, a Golden.

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A Gubbio il più grande impianto eolico collettivo di Italia

È stato inaugurato a Gubbio il più grande impianto eolico collettivo di Italia, realizzato da "ènostra", la cooperativa energetica che offre energia elettrica 100% rinnovabile, etica e sostenibile. "La turbina, situata in località Cerrone, lontano dai centri abitati e fuori dalla fascia di rispetto dei crinali e della viabilità panoramica - spiega la cooperativa - è un aerogeneratore Ewt da circa 900 kw che produrrà 2gwh l'anno di energia elettrica, sufficiente a soddisfare la domanda di 900 famiglie ed eviterà l'emissione di 878 tonnellate di CO2 all'anno". Per celebrare l'entrata in funzione dell'impianto, il 9 ottobre la cooperativa ha organizzato una festa alla quale hanno partecipato oltre 150 soci provenienti da tutta Italia e le autorità locali e nazionali. L'impianto è stato realizzato grazie alla collaborazione con Banca Etica che nel progetto ha avuto il ruolo di finanziatore e sostenitore.

Immagine in anteprima: frame video di una delle manifestazioni delle comunità indigene negli Stati Uniti via Guardian

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