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Da MAGA a MEGA, l’estrema destra statunitense alla conquista dell’Europa

23 Dicembre 2025 8 min lettura

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Da MAGA a MEGA, l’estrema destra statunitense alla conquista dell’Europa

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Il cambio di posizionamento degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa, confermato dalle nuove linee guida sulla sicurezza nazionale da poco rese pubbliche, non è una cosa nuova. Fin dall’inizio del secondo mandato di Donald Trump, infatti, l’approccio di Washington verso Bruxelles è cambiato radicalmente. Quando a febbraio il vicepresidente Vance ha parlato all’annuale Conferenza sulla Sicurezza di Monaco ha attaccato l’Unione perché, a suo dire, sopprimerebbe la libertà di parola e si è schierato a favore dei partiti di estrema destra a cui viene negata la possibilità di governo dalle altre forze politiche. Durante quei giorni ha incontrato la leader di Alternative fur Deutschland (AfD) Alice Weidel, a indicare la volontà statunitense di includere il partito nelle possibili compagini di governo, cosa finora non ancora avvenuta.

Il rapporto tra il mondo MAGA e l’estrema destra europea in quest’ultimo anno si è ampliato a macchia d’olio, e coinvolge partiti, centri studi e personaggi politici di varia estrazione: l’obiettivo comune è portare quanti più movimenti di estrema destra possibile al governo in Europa, per cambiare radicalmente la traiettoria politica dell’Unione. Una strategia facile da comprendere anche leggendo le linee guida sulla sicurezza nazionale, in cui viene affermato nero su bianco che la civiltà europea starebbe crollando per via di un’immigrazione fuori controllo, prendendo a piene mani dalle teorie razziste della “sostituzione etnica”, per cui l’Europa “bianca” starebbe venendo rimpiazzata in senso razziale dall’arrivo degli immigrati.

Il partito con cui il mondo MAGA sembra più in contatto è proprio AfD: negli ultimi mesi ci sono stati vari incontri tra esponenti delle due forze politiche, e i tedeschi si dichiarano vicini a Trump in quanto comprendono la cosiddetta “persecuzione politica” nei suoi confronti, dato che anche loro dichiarano di esserne vittime. A settembre, per rimarcare questo legame, la parlamentare di AfD Beatrix von Storch è andata alla Casa Bianca con il candidato sindaco di Ludwigshafen Joachim Paul, che era stato escluso dalla competizione in quanto la commissione elettorale riteneva ci fossero dubbi sulla sua lealtà alla Costituzione. Il motivo risiede in un rapporto del ministero dell’interno della Renania-Palatinato che, tra le altre cose, ha evidenziato una vicinanza diretta con il leader austriaco di estrema destra Martin Sellner, uno dei principali teorici della “remigrazione”, la teoria razzista secondo cui persone legalmente residenti in Europa dovrebbero essere comunque rimandate al loro paese d’origine. AfD contesta questa visione, si dichiara innocente e afferma di voler solo offrire un’alternativa al marxismo internazionalista: Washington sembra condividere.

Pochi giorni fa sono arrivati negli Stati Uniti 20 parlamentari tedeschi, e hanno incontrato Trump e simpatizzanti. A un gala organizzato dai giovani repubblicani di New York per celebrare AfD, è stato cantato l’inno tedesco: non la versione ufficiale, ma il testo intero, che comprende le prime due strofe che i nazisti avevano utilizzato come inno nazionale e successivamente espunte. Il parlamentare di AfD Kay Gottschalk ha parlato di “un gesto di apprezzamento nei loro confronti”, affermando che era giunto il momento di “riabilitare tutti i versi dell’inno”.

La persona più vicina ad AfD al Congresso è la deputata Anna Paulina Luna: è stata lei, il mese scorso, a invitare i parlamentari tedeschi negli Stati Uniti e inoltre è stata una figura centrale nella richiesta di asilo politico dell’attivista di estrema destra tedesca Naomi Seibt, che ritiene di non sentirsi abbastanza protetta in Germania. Seibt, salita agli onori delle cronache a vent’anni come attivista anti-ambientalista, ritiene che la sua incolumità sia in pericolo in Germania, in quanto sarebbe, a suo dire, obiettivo “dell’intelligence e di minacce di morte da parte degli Antifa”. Luna l’ha incontrata nel suo ufficio al Congresso e ha controllato la documentazione necessaria per portare avanti la richiesta.

Una figura interessante nel dialogo continuo tra il mondo Maga e AfD è Markus Frohnmaier, parlamentare che ha parlato apertamente di un’alleanza formale tra i movimenti nazionalisti di Germania e Stati Uniti. Come evidenziato dal professore ucraino Anton Shekhovtsvov, Frohnmaier – portavoce del gruppo parlamentare di AfD per quanto riguarda la politica estera – è molto vicino alla Russia: addirittura, in un documento riservato, il Cremlino lo avrebbe definito “sotto il nostro controllo”. Già nel 2017 alcuni stakeholder russi avevano considerato di sostenerlo alle elezioni parlamentari, anche perché gravitava da prima in quegli ambienti: nel 2015 ha parlato a un meeting del “Franco-Russian Dialogue”, che vedeva coinvolto il politico francese e filo-russo Thierry Mariani, oggi europarlamentare per il Rassemblement National. Frohnmaier, dopo l’invasione su larga scala del 2022, ha criticato il sostegno tedesco all’Ucraina, si è rifiutato di definire la Russia un problema per la Germania e ha dichiarato di voler andare in Russia per tenere aperti i canali di comunicazione. Questa persona, così vicina a Mosca, ha relazioni dirette anche con gli Stati Uniti: si è incontrato con la sottosegretaria di Stato Sarah Rogers per discutere delle linee guida sulla sicurezza nazionale di Trump.

Un’altra figura interessante nel rapporto tra la Germania e Trump è Alex Bruesewitz, consulente per il Pac trumpiano Never Surrender: ha fatto un discorso a Berlino, in una sala piena di parlamentari di AfD, parlando della lotta comune per sconfiggere marxisti e globalisti: una battaglia per “ripristinare lo spirito delle nostre nazioni”.

Ma non è solo la Germania nei pensieri del mondo Maga: nell’ultimo anno, infatti, si sono stretti rapporti sempre più forti con l’estrema destra britannica, rappresentata da Reform UK, il partito di Nigel Farage oggi primo nei sondaggi. Farage era presente all’inaugurazione di Trump il 20 gennaio e ha incontrato Adam Christian Johnson, uno dei golpisti del 6 gennaio graziato dal presidente statunitense. Una delle figure vicine al leader di Reform, come riportato da Byline Times, è Zachary Freeman, che ha lavorato per il think-tank statunitense ultraconservatore Heritage Foundation anche nella stesura di Project 2025, il progetto di rafforzamento dell’esecutivo a scapito degli altri poteri che Trump ha sconfessato in campagna elettorale, ma da cui poi ha attinto a piene mani arrivato alla Casa Bianca. Oltre a ciò, Freeman è un convinto antiabortista: la sua società di consulenza, Imperial Independent Media, ha fatto attività di lobbying per Women’s Liberation Front, un gruppo contrario ai diritti delle persone transgender negli Stati Uniti. 

Inoltre, come riportato dal New York Times, l’associazione antiabortista Alliance Defending Freedom, molto forte negli Stati Uniti, si sta visibilmente espandendo anche nel Regno Unito, utilizzando Reform come partito che può portare avanti le sue tesi. Mentre negli Stati Uniti la questione dell’aborto è rimasta politicizzata e forte nell’ultimo cinquantennio, in Europa sta riemergendo adesso: se nella sua carriera Farage si era dichiarato sostenitore del diritto all’aborto, oggi è tornato sui suoi passi e ha affermato in Parlamento che il termine massimo per l’interruzione di gravidanza, fissato nel paese a 24 settimane, è ridicolo. Tutto questo avviene mentre Alliance Defending Freedom assume sempre più personale nel Regno Unito e amplifica anche via social le sue posizioni per il pubblico britannico.

Un’altra figura britannica ponte tra il mondo Maga e Farage è James Orr, teologo di Cambridge: da un lato è molto vicino al vicepresidente Vance, tanto che viene definito il suo “sherpa britannico”, dall’altro è a capo di un think-tank vicino a Reform UK, il Centre for a Better Britain. Inoltre, esprime ammirazione proprio per i progetti portati avanti dalla Heritage Foundation negli Stati Uniti. Si definisce “un populista dal gusto esoterico” ed è convinto che, se dovesse diventare primo ministro, Farage dovrebbe fare cose “molto impopolari”. Dice di essere un antiabortista a ogni stadio della gravidanza, anche in caso di stupro, afferma che il golpe del 6 gennaio è un’esagerazione della sinistra e che “nessuna civiltà ha invitato gli invasori in casa mettendoli in hotel a 4 stelle”. 

Allo stesso modo, come crescono sempre di più le affermazioni antiabortiste e contro i migranti, anche l’antivaccinismo sta iniziando a penetrare nel mondo britannico. Byline Times ha scritto di Aseem Malhotra, un cardiologo vicino a Farage che ritiene dannosi i vaccini a mRNA e che fa parte di MAHA Action, un gruppo statunitense che fa advocacy per l’agenda sanitaria di Robert Kennedy. Malhotra è stato l’unico speaker a tema sanità a una conferenza di Reform: durante il discorso ha incolpato i vaccini per il Covid per il tumore che ha colpito il re britannico Carlo.

Infine, un altro cardine del trumpismo, la critica al deep state, è portata avanti da Liz Truss, ex premier il cui mandato è durato poco più di un mese: Truss oggi ha un podcast su una piattaforma conservatrice, “Just the News”, molto conosciuta nell’universo Maga tanto che il suo fondatore, Justin Solomon, è stato ospite di Hannity su Fox News.

Un altro movimento molto apprezzato dai trumpiani è quello di Orban in Ungheria, che ha anche ospitato una versione europea della Conservative Political Action Conference (Cpac), il raduno annuale della destra statunitense. A Cpac il premier ungherese Orban ha identificato la palude da combattere, il drain the swamp trumpiano, con l’Unione europea, affermando che è in corso una battaglia tra gli Stati sovrani e il liberismo universalista. Orban ha un seguito anche negli Stati Uniti, soprattutto per il forte apporto retorico ungherese al tema delle guerre culturali: l’ex senatore repubblicano Rick Santorum ha detto dell’Ungheria che è un posto dove “si protegge la famiglia”. Il think tank ungherese Danube Institute è in partnership con Heritage, e non solo: ci sono altre due istituzioni che portano il pensiero Maga nel vecchio continente, l’Ordi Iuris Institute for Legal Culture polacco e il Mathias Corvinus Collegium ungherese. All’interno di questi centri studi si parla di riformare l’Unione Europea in senso conservatore, neutralizzando il potere della Commissione.

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Tra i grandi Stati europei è invece particolare la posizione della Francia e del suo partito di estrema destra, Rassemblement National, che l’ambasciatore a Parigi Charles Kushner, padre del genero di Trump Jared, ha ricevuto ufficialmente invitando i leader Marine Le Pen e Jordan Bardella. Il partito erede del Front National dell’antisemita Jean Marie Le Pen sta cercando di attuare un percorso diverso: se AfD è un partito che si radicalizza verso destra per ottenere consensi, il nuovo corso di RN persegue la cosiddetta de-diabolisation (de-diabolizzazione) per accreditarsi come un partito conservatore tradizionale, lontano dalle simpatie per la Francia di Vichy presenti nella vecchia leadership: una strategia perseguita anche da Fratelli d’Italia nel tentativo di allontanarsi dal passato post-fascista che contraddistingue il partito. Una posizione che ha portato il Rassemblement National a prese di posizioni diverse dai loro omologhi europei: Trump è stato più volte criticato per i dazi e allo stesso modo è stata criticata l’Unione per l’accordo raggiunto con il presidente statunitense, definito un “fiasco”. Bardella avrebbe dovuto parlare a Cpac, ma ha cancellato la sua partecipazione dopo un saluto fascista fatto dall’ideologo dell’estrema destra Steve Bannon durante la conferenza.

Il risultato è quello di una rete sempre più ampia di contatti tra l’estrema destra statunitense e quella europea: partendo dall’accusa di censura mossa verso i leader europei, vengono inserite nel dibattito pubblico del vecchio continente idee che non avevano più spazio. D’altronde, in questo primo anno di presidenza Trump ha dimostrato di non avere alcun interesse per l’Europa, a meno che non diventi un continente a sua immagine e somiglianza, in cui possano tornare al potere movimenti che la democrazia europea, dopo la Seconda guerra mondiale, ha tentato di tenere lontano dalle leve del potere: i simpatizzanti, se non addirittura gli eredi, dei movimenti fascisti e nazisti, responsabili della deriva autoritaria e razzista che ha condotto al conflitto e all’Olocausto.

 

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