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Finlandia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia, Svizzera, UK accolgono rifugiati e minori dai campi sovraffollati delle isole greche

10 Maggio 2020 7 min lettura

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Finlandia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia, Svizzera, UK accolgono rifugiati e minori dai campi sovraffollati delle isole greche

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Dopo il gruppo di 12 minori non accompagnati provenienti dai campi profughi delle isole greche accolto in Lussemburgo il 15 aprile e quello composto da 47 minori sempre non accompagnati (e non 58 come dichiarato inizialmente) arrivato in Germania il giorno successivo, un altro paese dell'Unione Europea si è aggiunto agli Stati che hanno comunicato la propria disponibilità a ospitare rifugiati e richiedenti asilo che attualmente vivono nelle strutture sovraffollate di Lesbo, Samo, Chio, Kos e Leros.

Il 30 aprile, infatti, il ministero della Migrazione greco ha annunciato che la Finlandia accoglierà 130 rifugiati di cui cento minori non accompagnati e trenta adulti richiedenti asilo.

La notizia fa seguito a una dichiarazione rilasciata lo scorso febbraio da un funzionario del ministero dell'Interno che aveva espresso la volontà da parte della Finlandia di accogliere fino a 175 richiedenti asilo provenienti da Cipro, Grecia, Italia e Malta per "alleviare la situazione umanitaria" dei rifugiati nel Mediterraneo, dando precedenza ai "richiedenti asilo vulnerabili" tra cui minori e famiglie monoparentali in fuga da paesi come Siria e Afghanistan.

I trenta adulti che arriveranno in Finlandia raggiungeranno membri delle proprie famiglie già residenti nel paese.

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Il piano dell''Unione Europea prevede di far accogliere agli Stati membri circa 1.600 minori non accompagnati sui 13.700 presenti in totale (circa il 36% delle 38.000 persone ospitate) nei cinque campi profughi più grandi della Grecia, come si legge nei dati forniti dalle Nazioni Unite.

Secondo quanto riportato da Deutsche Welle sarà la Svizzera prossimamente ad accogliere un gruppo di 22 minori non accompagnati, anche se con un tweet pubblicato il 30 aprile la Commissaria europea per gli affari interni e le migrazioni Ylva Johansson ha annunciato che Portogallo e Slovenia sarebbero pronti, a breve, a ospitare altri gruppi di minori.

Lunedì 11 maggio, invece, secondo quanto riferito dal Ministero della migrazione greco alla agenzia di stampa ANA-MPA, sedici minori non accompagnati e trentuno richiedenti asilo dovrebbero riunirsi alle rispettive famiglie nel Regno Unito.

La ricollocazione segue il recente accordo di collaborazione, firmato il 22 aprile dal viceministro della Migrazione greco George Koumoutsakos e dal ministro della Giustizia britannico Chris Philp, che prevede uno scambio di informazioni e una stretta cooperazione tra la polizia di frontiera e il sistema giudiziario di entrambi i paesi.

Il trasferimento verso altri Stati non è l'unica misura adottata per diminuire le presenze nei campi profughi sovraffollati delle isole greche e cercare così di arginare una eventuale diffusione del COVID-19.

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Giusto una settimana fa il governo greco ha trasferito 391 migranti, tra quelli ritenuti più vulnerabili, che hanno lasciato il campo profughi di Moria, a Lesbo.

Con due traghetti partiti da Mitilene hanno raggiunto il porto del Pireo ad Atene per stabilirsi sulla terraferma.

Ad accoglierli al porto della capitale, come raccontato dalla versione inglese del quotidiano Kathimerini, alcuni autobus arrivati per condurli in strutture preposte all'accoglienza.

Questi trasferimenti erano stati annunciati il 16 aprile scorso quando le autorità greche hanno manifestato l'intenzione di far giungere sulla terraferma 2.380 richiedenti asilo appartenenti a categorie vulnerabili, e quindi più esposte al rischio di contrarre il COVID-19 (di cui circa 200 persone di età superiore ai 60 anni e 1.730 richiedenti asilo di tutte le età affetti da malattie croniche che si sposteranno con le rispettive famiglie), dietro pressante richiesta dell'Unione Europea.

Mercoledì scorso, nel corso di una conferenza stampa online, Philippe Leclerc, rappresentante dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati in Grecia (UNHCR), ha reso noto che per la prima volta da gennaio 2019 il numero di migranti ospitati nei campi delle isole greche è diminuito.

Secondo i dati forniti dall'UNHCR, ad aprile 2020 erano presenti nei campi profughi 38.291 persone a fronte delle 42.052 di febbraio 2020. La diminuzione è da imputare a un netto calo degli arrivi alle frontiere terrestri e marittime (determinata sia dalle restrizioni imposte dalla Turchia per evitare il diffondersi del COVID-19 sia da una maggiore presenza delle pattuglie greche ai confini) e al trasferimento di migranti nella Grecia continentale.

Contestualmente all'annuncio - come riportato da Info Migrants - l'agenzia delle Nazioni Unite ha chiesto al governo greco di chiudere definitivamente le strutture di accoglienza e di permettere ai migranti e ai rifugiati di guadagnarsi da vivere e di integrarsi nella società lavorando, per esempio, nel settore agricolo che ha bisogno di manodopera.

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Il 6 maggio, dopo trentacinque giorni in cui non si registravano arrivi sulle isole greche, una nave con a bordo 51 persone ha raggiunto Lesbo. A causa delle restrizioni dovute all'emergenza COVID-19 sono state tutte messe in quarantena per i prossimi quattordici giorni.

L'arrivo dei migranti e dei richiedenti asilo sulla terraferma dai centri di accoglienza delle isole ha però scatenato alcune proteste.

Nonostante siano vietati, a causa del COVID-19, raggruppamenti di più di 10 persone, il 5 maggio scorso alcuni cittadini greci (150 secondo la polizia) hanno impedito ai richiedenti asilo trasferiti di raggiungere i nuovi alloggi nella Grecia settentrionale, dando fuoco a una stanza del piano terra di un hotel ad Arnissa, nella regione di Pella, dove avrebbero dovuto essere ospitati, costringendoli a cambiare rotta e a essere sistemati in un hotel a Salonicco.

Dimitris Giannou, sindaco di Edessa, capitale della regione di Pella, ha condannato le azioni dicendo che non esprimono i sentimenti della maggioranza degli abitanti, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa ANA-MPA.

Altre proteste di minore entità si sono tenute in un albergo nella regione settentrionale di Kilkis, dove sono stati accolti 250 richiedenti asilo sempre provenienti da Lesbo.

Intanto Frontex, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha previsto una prossima, nuova ondata di migranti che tenterà di arrivare in Europa attraverso il confine turco con la Grecia non appena Ankara eliminerà le restrizioni imposte per fermare la diffusione del coronavirus. A rivelarlo, venerdì scorso, il quotidiano tedesco Die Welt che ha citato un rapporto interno redatto dall'Agenzia.

Secondo il documento di Frontex, l'attenuazione delle restrizioni nelle province di Canakkale, Istanbul e Izmir favorirebbe grandi spostamenti di migranti verso il confine di Evros.

Se ciò dovesse accadere si potrebbe ripresentare la situazione di stallo dei migranti bloccati al confine che ha avuto luogo tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo quando il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha aperto le frontiere permettendo l'ingresso in Europa.

Riferendosi sempre al rapporto di Frontex, Die Welt ha inoltre aggiunto che altri 262 agenti di polizia provenienti da tutta la Grecia sono stati inviati nella regione di Evros per rafforzare la sicurezza alla frontiera.

Nel frattempo, venerdì sera, a sei mesi dall'adozione di una legge sull'asilo che limita i diritti fondamentali e procedurali delle persone in cerca di sicurezza. il parlamento greco ha approvato con 158 voti a favore e 56 contrari il disegno di legge per il "miglioramento della legislazione sull'immigrazione".

Forte preoccupazione è stata espressa da Amnesty International sugli emendamenti proposti che consentiranno la detenzione automatica, fino a un massimo di 36 mesi, dei richiedenti asilo il cui appello è stato respinto e di coloro che sono soggetti alla procedura d’espulsione e nuove limitazioni ai diritti dei richiedenti asilo nelle varie fasi della procedura.

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Inoltre, in base alla nuova normativa, i campi aperti di accoglienza nelle isole dell’Egeo verrebbero sostituiti da “centri chiusi controllati“.

«Obbligare gruppi di persone a stare in luoghi confinati e spesso sovraffollati non è una risposta da governo responsabile nel mezzo della pandemia da COVID-19. Quanto proposto negli emendamenti non solo è pericoloso per la salute delle persone ma è anche contrario al diritto internazionale, che prevede che la detenzione dei migranti sia considerata solo come misura estrema», ha dichiarato Adriana Tidona, ricercatrice sull’immigrazione di Amnesty International.

immagine anteprima via Ylva Johansson

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