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Lockdown e misure tempestive: come la Grecia sta contenendo il nuovo coronavirus

17 Aprile 2020 10 min lettura

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Lockdown e misure tempestive: come la Grecia sta contenendo il nuovo coronavirus

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9 min lettura

Tutti i giorni alle 18.00 la scena che si ripete in tv è identica a quella italiana. Due uomini, a un metro o poco più di distanza che, dietro un lungo tavolo, comunicano i dati aggiornati su numero di contagiati, guariti, ricoverati, vittime di COVID-19.

A prendere per primo la parola è Sotiris Tsiodras, professore di malattie infettive ad Harvard e portavoce del ministero della Salute del governo greco, che fornisce dati e cifre. A seguire Nikos Hardalias, ministro per la Gestione delle Crisi, che ribadisce la gravità della situazione rivolgendosi ai cittadini dicendo che "devono rimanere a casa".

Entrambi sono i volti degli sforzi del governo di contenere la diffusione del virus che in Grecia ha scoperto il suo primo caso il 26 febbraio a Thessaloniki: una donna di 38 anni proveniente da Milano.

In un sondaggio condotto dall'11 al 13 aprile dall'emittente greca Alpha TV rispondendo alla domanda su chi abbia conquistato la fiducia dei cittadini durante la crisi del coronavirus gli intervistati hanno dato il 94,6% delle preferenze a Sotiris Tsiodras, ritenendolo la persona più affidabile.

L'impegno dello Stato di mantenere il paese al sicuro da COVID-19 ha finora dato i suoi frutti, come ricostruisce il Guardian a un articolo dedicato al caso Grecia. Su una popolazione di poco più di 11 milioni, al 16 aprile i casi positivi confermati sono 2.207 e 105 i decessi, numeri molto più bassi rispetto agli altri paesi in Europa.

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Se il virus si fosse diffuso il disastro sarebbe stato assicurato. Gli ospedali pubblici greci subiscono ancora il peso di dieci anni di pesanti tagli alla sanità. All'inizio della crisi i letti disponibili in terapia intensiva erano 560, come ricordato dal Guardian, contro gli attuali 910. Quelli utilizzati attualmente sono solo un decimo.

Per fronteggiare la pandemia, martedì 7 aprile i medici ospedalieri hanno organizzato proteste silenziose in tutto il paese all'esterno di una decina di strutture a partire dall'Evangelismos, il più grande ospedale della Grecia nel centro di Atene, sollecitando il governo ad assumere personale medico e a utilizzare più risorse del settore privato (nonostante nel frattempo fossero stati assunti 4.000 tra medici e infermieri).

Ciononostante la Grecia sta affrontando quest'emergenza in un modo migliore di quanto ci si potesse aspettare.

Sebbene Tsiodras abbia parlato il 6 aprile di "un appiattimento della curva" (avendo registrato quel giorno il numero più basso di nuovi casi di COVID-19 dal 12 marzo) tutta l'attenzione è rivolta adesso al prossimo fine settimana quando si celebrerà la festività del 19 aprile, data in cui quest'anno ricorre la Pasqua ortodossa.

Dal 17 al 19 aprile, infatti, le autorità hanno imposto ulteriori restrizioni agli assembramenti e al transito delle auto per impedire gli spostamenti in campagna dove generalmente le famiglie si riuniscono per festeggiare o per raggiungere le seconde case.

Tutte le celebrazioni liturgiche, inoltre, avranno luogo nelle chiese a porte chiuse.

«La chiesa non è soltanto un luogo fisico, solo pareti e un tetto, ma un modo di vivere», ha dichiarato alla Reuters il vescovo Ieroteo. «C'è un altro modo di incontrare Dio».

Quali sono le misure adottate dal governo greco per arginare la diffusione della pandemia considerando anche che un quarto dei cittadini è in età pensionabile?

«C'erano realtà e criticità di cui eravamo molto consapevoli», ha detto al Guardian il dottor Andreas Mentis che dirige l'Istituto ellenico Pasteur e che è membro del Comitato scientifico che affianca il governo di centrodestra del premier Kyriakos Mitsotakis nella lotta alla pandemia.

«Prima che fosse diagnosticato il primo caso, avevamo già iniziato a visitare le persone e a isolarle. I voli in arrivo, soprattutto dalla Cina, sono stati monitorati. Successivamente, quando ci sono stati i rimpatri dalla Spagna ci siamo assicurati che fossero messi in quarantena negli alberghi».

Quella che viene sempre più riconosciuta come una gestione della crisi da manuale, anche da parte degli avversari politici, ha tra i suoi meriti la scelta di dare priorità alla scienza rispetto alla politica unitamente a un approccio manageriale incentrato su "sensibilità di Stato, coordinamento, determinazione e rapidità”, riprendendo le parole di Mitsotakis pronunciate in parlamento.

George Pagoulatos, un economista politico che dirige la Fondazione ellenica per la politica europea ed estera (ELIAMEP), concorda sul fatto che il governo abbia mostrato "un approccio manageriale molto professionale fin dall'inizio", sebbene in gran parte dettato da intrinseche debolezze nazionali.

Pagoulatos ritiene che l'austerità possa aiutare a spiegare come i greci abbiano messo da parte il loro atteggiamento tradizionalmente ribelle nei confronti delle autorità.

«Forse ha aiutato il fatto che la Grecia vive una gestione di stato di crisi quasi costante dal 2010», prosegue. «Una società che ha subito difficoltà per un periodo prolungato sa quando il sacrificio personale è necessario o inevitabile».

In qualità di consigliere economico del primo ministro, Alex Patelis che ha partecipato a molti incontri sull'emergenza coronavirus, ha detto ad Al Jazeera che il tracollo economico greco dell'ultimo decennio ha contribuito in maniera importante.

«Vogliamo dimostrare che la Grecia è un paese serio. Vogliamo che le persone dicano che la Grecia ha gestito bene [la crisi]», ha affermato. «Se avremo successo, ci sarà un effetto moltiplicatore sulla nostra reputazione. La Grecia è emersa da una crisi economica di dieci anni con la sua credibilità paralizzata e adesso vogliamo buttarci alle spalle l'etichetta di pecora nera d'Europa».

Quando la Grecia ha cancellato i festeggiamenti del Carnevale a fine febbraio, molte persone hanno ritenuto la misura eccessiva. Ma la maggior parte dei greci ha rapidamente messo da parte lo spirito battagliero ascoltando i consigli del governo di rimanere a casa. E i risultati si sono visti.

«Le nostre scuole hanno chiuso prima che ci fosse la prima vittima. La maggior parte dei paesi si è mossa una o due settimane dopo aver pianto la perdita di decine di vittime», ha dichiarato il primo ministro Mitsotakis.

Il 4 marzo, infatti, prima rispetto alla maggior parte degli Stati in Europa, le scuole sono state chiuse, seguite poco dopo da bar, caffetterie, ristoranti, discoteche, palestre, centri commerciali, cinema, negozi al dettaglio, musei e siti archeologici.

Otto giorno dopo, il 12 marzo, è stata confermata dal ministero della Salute la prima vittima accertata di nuovo coronavirus.

La quarantena forzata generale, iniziata a partire da lunedì 23 marzo, è stata prorogata fino al 27 aprile. La chiusura delle scuole e delle università è prevista almeno fino al 10 maggio.

Le misure non sono state immediatamente accettate dai cittadini e in rapida successione il governo è stato costretto a chiudere spiagge e stazioni sciistiche, sospendere i collegamenti aerei con i paesi più colpiti, vietare le riunioni pubbliche di oltre dieci persone, impedire gli spostamenti verso le isole a tutti tranne che ai residenti permanenti e ad affrontare l'influente chiesa greco-ortodossa che si rifiutava di rinunciare ai servizi e al rito della comunione.

Per quanto riguarda i dati dei tamponi effettuati l'unica fonte ufficiale è l'Hellenic National Public Health Organization (EODY) che pubblica ogni giorno un rapporto di sorveglianza epidemiologica del nuovo coronavirus. Alla data del 16 aprile sono stati effettuati 49.390 tamponi su una popolazione di 10.433.218 persone, di cui 2928 (5,9%) positivi.

In Grecia - come raccontato da Money.it - i tamponi sono stati fatti inizialmente a chi proveniva dall’estero e attualmente a chi presenta sintomi riconducibili al nuovo coronavirus. In tal caso il paziente viene seguito dal medico di famiglia cercando di evitare di andare in ospedale - se non quando necessario - per scongiurare l'affollamento dei reparti e la diffusione del contagio.

Per Money.it è altamente probabile che i casi di COVID-19 in Grecia siano sottostimati in quanto non vengono effettuati test a tappeto né esami per il coronavirus post-mortem. Ragion per cui è possibile che molte persone siano morte in casa senza diagnosi prima di risultare positive e senza, quindi, comparire nelle statistiche.

Ma la pandemia è servita da catalizzatore per procedere con una serie di riforme proprio mentre la Grecia andava in lockdown. Approfittando del momento il governo ha annunciato alcuni provvedimenti attesi da tempo, sia per proteggere la salute dei cittadini che per modernizzare la macchina burocratica dello Stato.

«Quando è scoppiata la pandemia, la necessità di semplificare i processi governativi è diventata fondamentale», ha raccontato al Guardian il ministro greco della Governance digitale, Kyriakos Pierrakakis. «Uno dei primi interventi effettuati per limitare le uscite delle persone è stato consentire ai pazienti di ricevere le prescrizioni direttamente sui propri cellulari. Questo provvedimento, da solo, ha risparmiato a 250.000 cittadini, nell'arco di 20 giorni, di recarsi dal medico, contribuendo notevolmente a ridurre il numero di persone che escono di casa. E questo non può essere che positivo».

I documenti per cui prima bisognava recarsi personalmente agli sportelli degli uffici sono stati resi disponibili online, evitando migliaia di spostamenti al giorno. «Modificando la natura dell'interazione dei cittadini con lo Stato, la nostra speranza è che alla fine la fiducia del pubblico nelle istituzioni sia ulteriormente recuperata», ha affermato Pierrakakis.

A questa operazione si aggiunge lo smart working, la didattica a distanza e una piattaforma dove grandi società offrono formazione online gratuita di marketing e gestione contabile alle piccole e medie imprese.

Ma come ha fatto un paese che si sta ancora riprendendo da una recessione a decidere così rapidamente di rischiarne un'altra?

«Esiste un chiaro compromesso tra conseguenze sulla salute e conseguenze economiche», ha detto ad Al Jazeera Panos Tsakloglou, un economista che al culmine del periodo di recessione è stato il principale consigliere del ministero delle Finanze. «Prima si assumono le misure di distanziamento sociale, più pesante è il colpo per l'economia... non è un compromesso facile».

Patelis però spiega che il team della gestione delle crisi del governo ha ribaltato questo ragionamento ritenendo che più la salute dei cittadini corre il rischio di aggravarsi, peggiore sarà la ricaduta economica e confidando poi sul fatto che se le misure non fossero state adottate, le persone le avrebbero prese comunque per cui il dubbio che ci si potrebbe porre non esiste.

Nonostante una situazione relativamente tranquilla l'attenzione nel paese permane alta. Con due campi profughi messi in quarantena – Ritsona e Malakasa, dopo che alcuni ospiti sono stati trovati positivi al test – le preoccupazioni relative a un'improvvisa esplosione del virus in quelle aree abbondano.

Con più di 39.000 rifugiati e richiedenti asilo presenti sulle isole greche – secondo i dati forniti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) – si sta tentando di decongestionare le strutture sovraffollate.

Il 16 aprile un gruppo di cinquantotto minori non accompagnati (la maggior parte dei quali ha meno di quattordici anni) è arrivato in Germania. I ragazzi saranno ospitati nei pressi della città di Osnabrück dove saranno messi in quarantena prima di essere trasferiti in altri Stati.

«Questi bambini hanno dovuto vivere in condizioni misere e catastrofiche per molti mesi e alcuni di loro hanno perso i genitori a causa della guerra o perché in fuga» ha detto a Deutsche Welle l'amministratrice del distretto di Osnabrück Anna Kebschull.

Il giorno precedente un altro gruppo composto da 12 bambini non accompagnati era partito alla volta del Lussemburgo.

«Questo è il primo passo ed è un piccolo gesto di solidarietà che dobbiamo offrire ai greci e ai rifugiati», ha detto il ministro degli Esteri del Lussemburgo Jean Asselborn all'emittente tedesca Deutschlandfunk.

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Martedì 14 aprile la Commissaria europea per gli affari interni e le migrazioni Ylva Johansson ha annunciato che circa 1.000 migranti tra i più vulnerabili che attualmente vivono nei campi sulle isole greche stanno per essere trasferiti in alberghi vuoti. Johansson ha affermato che questa misura, adottata insieme al governo greco, agli alberghi greci e all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) sta mettendo in pratica "i valori dell'Unione Europea, anche in tempi particolarmente difficili".

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foto in anteprima via Gianni Papanikos

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