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Frammentate, spesso strumentali, non sempre coerenti e senza alcuna valutazione dell’impatto economico. Le proposte sulla Sanità nei programmi dei partiti

22 Settembre 2022 9 min lettura

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Frammentate, spesso strumentali, non sempre coerenti e senza alcuna valutazione dell’impatto economico. Le proposte sulla Sanità nei programmi dei partiti

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Riformare il Sistema sanitario nazionale (SSN), presentare un piano pandemico, attuare le riforme previste dal PNRR, rilanciare la medicina territoriale, recuperare le prestazioni sanitarie perse, potenziare il personale sanitario. Sono tante le sfide che il nuovo esecutivo dovrà affrontare dopo le elezioni del 25 settembre in materia di sanità, in particolare dopo che la pandemia ha mostrato come la presenza di un sistema sanitario pubblico, equo e universalistico rappresenti un caposaldo per la democrazia. Ma nei programmi dei partiti sembra mancare un disegno politico di lungo termine.

“La salute non è al centro dei programmi elettorali dei partiti, questo è chiaro”, commenta Tonino Aceti, presidente di Salutequità, associazione che studia l’andamento e l’attuazione delle politiche sanitarie e sociali in Italia. “Tranne alcune eccezioni, le proposte non hanno un cronoprogramma di azione, con obiettivi definitivi di breve, medio e lungo periodo. E poi non sempre c’è una copertura economica chiara degli interventi che si vogliono mettere in campo. Leggendo i programmi elettorali, una cosa salta subito all’occhio: la vaghezza delle proposte su alcune partite centrali”.

Inoltre, alcuni temi sembrano restare in una posizione troppo residuale rispetto al peso che realmente occupano: tra questi, la questione delle cronicità. “Le malattie croniche in Europa si stima siano responsabili dell’86% di tutti i decessi e di una spesa sanitaria annua di circa 700 miliardi”, spiega Aceti. “In Italia, secondo l’ISTAT, i cronici sono almeno 22 milioni. C’è una distanza tra la vita vissuta dalle persone e l’agenda della politica. La sanità e la salute sono centrali per la tenuta, anche economica, del paese: la COVID-19 ce l’ha insegnato. Per questo ci aspettavamo qualcosa di più da questi programmi elettorali”.

Un quadro simile viene alla luce anche dal dossier della Fondazione Gimbe, che ha realizzato un’analisi sui programmi elettorali depositati dai partiti e pubblicati sul del sito del Ministero dell’Interno. “Nessuna forza politica ha elaborato un piano di rilancio del servizio sanitario nazionale in grado di garantire alla popolazione il diritto alla reale tutela della salute”, afferma Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, a QuotidianoSanità. “Eppure la COVID-19, oltre a non aver mollato la presa, inizia a far vedere i suoi effetti a medio e lungo termine: ritardo nell’erogazione delle prestazioni sanitarie, impatto del long-Covid, conseguenze sulla salute mentale, depauperamento e demotivazione del personale”.

Dall’indagine di Gimbe emerge che alcune tematiche sono comuni alle principali coalizioni, come la riforma della sanità territoriale, il potenziamento del personale sanitario e il superamento delle liste di attesa. “Nonostante ciò, la combinazione di ideologie partitiche, scarsa attenzione per la sanità e limitata visione di sistema, fa sì che le proposte siano frammentate, spesso strumentali, non sempre coerenti e senza alcuna valutazione dell’impatto economico”, continua Cartabellotta. “Cosa ancora più inquietante, nessuna forza politica ha elaborato un adeguato piano di rilancio per la sanità pubblica, coerente con gli investimenti e le riforme del PNRR, in grado di contrastare la privatizzazione al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto costituzionale alla tutela del nostro bene più prezioso: la salute”.

La questione della governance Stato-Regioni

Se nei programmi manca una visione di sistema per una riforma strutturale della sanità, l’unica eccezione sembra essere la riforma del titolo V della Costituzione: “Ulteriori forme di autonomia alle regioni sono previste nel programma del centrodestra e del Partito democratico, previa definizione di alcune garanzie”, afferma Tonino Aceti. “Questo non era scontato: paradossalmente, su un tema così divisivo, rischiamo di trovare una potenziale convergenza”. 

Il rischio è che così si acuiscano ancora di più le differenze territoriali e le diseguaglianze tra regioni: secondo il rapporto Svimez 2019, al Sud la spesa sanitaria è inferiore del 25% rispetto al Centro-Nord, i posti letto complessivi per 100 mila abitanti sono 791 nel Centro-Nord contro i 363 nel Mezzogiorno, e circa il 10% dei ricoverati per interventi chirurgici acuti si sposta dal Sud verso altre regioni settentrionali.

Per garantire a tutti i cittadini gli stessi diritti, altri partiti puntano quindi sul ritorno della gestione centrale della sanità (Movimento 5 Stelle), sull’estensione dei poteri esclusivi dello Stato (+Europa, Azione-Italia Viva) o sull’“espulsione” della sanità dall’autonomia regionale differenziata (Alleanza Verdi e Sinistra).

La gestione della pandemia

Il tema della gestione della pandemia è al centro dei programmi di numerosi partiti, ma le proposte spesso riguardano interventi parziali e marginali: la coalizione di centrodestra punta sull’aggiornamento dei piani pandemici e su comportamenti virtuosi e adeguamenti strutturali, il Partito Democratico sui sistemi di aerazione, mentre Azione-Italia Viva propone di istituire un’Agenzia nazionale di coordinamento su sanificazione ambientale, percorsi pandemic-free ed equipaggiamenti per le ambulanze.

“Di fatto la gestione della pandemia e della campagna vaccinale rimangono ai margini delle proposte elettorali”, commenta Cartabellotta. “Eppure gli organismi internazionali di sanità pubblica suggeriscono a tutti i governi di predisporre piani di preparedness per il prossimo autunno e inverno”.

Su pandemia e campagna vaccinale, invece, troviamo svariate proposte da numerosi partiti minori, in particolare Forza del Popolo e ItalExit per l’Italia. Si parla di stop a obbligo vaccinale e green pass, annullamento o risarcimento delle sanzioni amministrative, indennizzi per danni correlati alla vaccinazione, reintegro e risarcimento per i lavoratori sospesi, abolizione dello scudo penale per i medici vaccinatori, oltre all’istituzione di una commissione di inchiesta (senza ulteriori dettagli su metodi di indagine e composizione).

Rispetto invece allo spinoso problema delle liste di attesa che si sono accumulate durante l’emergenza sanitaria, quasi tutti i partiti affrontano il tema genericamente, mentre solo due definiscono criteri quantitativi: Azione-Italia Viva propone di ridurre entro un anno i tempi di attesa fino ad un massimo di 60 giorni per le prestazioni programmate e di 30 per tutte le altre; il Partito Democratico si impegna a dimezzarli entro il 2027. Più genericamente, i partiti della coalizione di centrodestra optano per il ripristino delle prestazioni ordinarie e delle procedure di screening rallentate dalla pandemia, abbattendo i tempi di attesa.

Finanziamento del Sistema sanitario nazionale

Nei programmi, sono pochi i partiti che propongono un rilancio del finanziamento pubblico per il Sistema sanitario nazionale. In primis, +Europa, Azione-Italia Viva e Unione Popolare fanno riferimento a precisi standard, ossia un finanziamento non inferiore alla media dei paesi europei, mentre il Partito Democratico parla genericamente di un rilancio del finanziamento del SSN. Alleanza Verdi e Sinistra propone un piano straordinario di investimenti pubblici per l’ammodernamento strutturale e tecnologico della sanità pubblica. Solo Azione-Italia Viva propone di accedere alla linea di credito del Ministero dello sviluppo economico. “Da destra e da sinistra, tutti sono concordi sul sostenere il SSN, ma come farlo?”, si chiede Tonino Aceti. “Questo non è chiaro su quante risorse potrà precisamente contare, in quali tempi e con quali coperture”.

Per quanto riguarda i livelli essenziali di assistenza (LEA), solo Azione-Italia Viva entra nel merito della metodologia della loro revisione. Insieme a Alleanza Sinistra e Verdi e Movimento 5 Stelle, punta su finanziamento, accessibilità e rimborsabilità delle terapie innovative e avanzate. La maggior parte delle proposte riguarda invece l’inserimento nei LEA di nuove malattie e di servizi e prestazioni: patologie invalidanti come la vulvodinia e la fibromialgia (Azione-Italia Viva); screening neonatale esteso (Azione-Italia Viva); piano straordinario per la cura dentale e per il supporto alla vista e all’udito (Forza del Popolo); cure termali (Gilet Arancioni-Unione Cattolica Italiana); profilassi per esposizione da HIV, terapie abilitative e riabilitative, servizi odontoiatrici per le fasce meno abbienti (Unione Popolare). “Non sempre queste scelte sono in linea con le evidenze scientifiche, o addirittura sono in netto contrasto”, spiega Nino Cartabellotta. “È la classica strategia elettorale che punta a raccogliere voti da specifiche categorie di malati”.

Personale sanitario

Da numerosi partiti arrivano proposte piuttosto generiche sulla necessità di potenziare il personale sanitario e migliorare le retribuzioni. Solo +Europa propone di garantire programmazione, formazione, organizzazione e gestione del personale del SSN con un quadro legislativo e finanziario coerente, incentrato su qualità e merito, mentre Alleanza Verdi e Sinistra propone l’assunzione di 40mila operatori in tre anni. 

Nel frattempo, negli ospedali italiani continua a scarseggiare il personale medico-sanitario, in particolare nei pronto soccorso, dove oggi mancano circa 4.500 medici. “Stiamo assistendo alla chiusura virtuale di una serie di servizi: anche se il pronto soccorso resta aperto, le prestazioni erogate sono di fatto molto più scarse”, afferma Fabio De Iaco, presidente di SIMEU, la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza. “Per i futuri medici, quella del pronto soccorso è una scelta sempre meno attrattiva, per gli alti livelli di stress e usura, i turni massacranti, le grandi responsabilità, in cambio di bassi compensi. Quest’anno, circa la metà delle borse messe a bando per specializzarsi in medicina di emergenza-urgenza sono rimaste non assegnate”.

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Quello che manca allora è una risposta della politica: per questo SIMEU, insieme ad altre associazioni come la Società Italiana Infermieri Emergenza Territoriale (SIIET) e la Società Italiana Emergenza Sanitaria (SIEMS), ha interrogato i diversi partiti con una serie di domande. Da dove cominciare per riformare i pronto soccorsi italiani? E più in generale per migliorare il sistema di emergenza urgenza? Come superare la frammentazione regionale attraverso la definizione di standard nazionali che garantiscano a tutti i cittadini gli stessi diritti? E come riformare le scuole di specializzazione, in modo che gli specializzandi possano già iniziare a operare nel sistema sanitario nazionale? 

“Ogni forza politica ha risposto alle nostre interrogazioni, ma nessuna è entrata nel merito dei problemi in maniera puntuale”, racconta De Iaco. “Tra due settimane, quando scopriremo da chi sarà formato il nuovo esecutivo, ci rimboccheremo le maniche per ribadire quali sono le criticità del sistema e per proporre soluzioni concrete per superare questa crisi”.

Sul tema delle scuole di specializzazione, poi, la coalizione di centrodestra propone un generico “riordino”, Azione-Italia Viva chiede di riformare i percorsi di formazione e accesso e istituire un contratto specifico di formazione-lavoro per superare il meccanismo delle borse di studio, mentre il Partito Democratico mira a istituire contratti di lavoro formativo. Infine, alcuni partiti hanno inserito nel loro programma l’abolizione del numero chiuso a medicina: in particolare ItalExit e Alleanza Verdi e Sinistra, mentre il Movimento 5 Stelle non ha parlato nello specifico delle professioni sanitarie ma ha promesso di rivedere il numero di facoltà con accesso limitato.

“Il numero chiuso in realtà è un numero programmato”, spiega Cartabellotta. “La sua abolizione, oltre ad essere difficilmente attuabile per capienza degli atenei e disponibilità di docenti, in assenza di un parallelo incremento delle borse di studio per la specializzazione e per la medicina generale non risolve affatto la carenza di personale ed espande l’imbuto formativo, rischiando peraltro di alimentare il lavoro a basso costo e la fuga dei laureati verso l’estero”.

Assistenza socio-sanitaria e territorio

Sul potenziare l’assistenza territoriale convergono tutti i principali partiti, da destra a sinistra. Spesso però vengono riproposti gli obiettivi della missione Salute del PNRR sulla riorganizzazione dell’assistenza territoriale: si parla delle Case della comunità e di potenziare la telemedicina.

La riorganizzazione delle cure primarie necessita però della riforma sui medici di medicina generale e della riforma degli standard ospedalieri. Sui medici di famiglia, Alleanza Verdi e Sinistra propongono il contratto dipendente; ItalExit un aumento dei contratti di formazione per la medicina generale e il Partito Democratico un nuovo “piano di assunzione”.

Numerosi partiti propongono poi di potenziare l’assistenza socio-sanitaria per gli anziani, le persone con disabilità o non autosufficienti: nei programmi si elencano numerose azioni specifiche, ma in modo frammentato e spesso senza una visione di sistema. Si fa riferimento ad esempio all’assistenza domiciliare (+Europa, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Italia Viva), a quella residenziale (+Europa), e all’integrazione in rete dei servizi sanitari e sociali (Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Italia Viva). 

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Infine, fatica a trovare risposte la questione dell’impatto della pandemia sulla salute mentale. Il Partito Democratico propone un piano straordinario per la salute mentale, con l’idea di istituire uno psicologo per le cure primarie, mentre la Lega si impegna a varare un piano sperimentale quadriennale per la salute mentale e individua nei disturbi mentali severi e complessi il target prioritario. Unione Popolare promette di aumentare la spesa per la salute mentale, mentre il Movimento 5 Stelle mira a far entrare gli psicologi nelle scuole, insieme ai pedagogisti. Interessanti anche alcune proposte di Verdi e Sinistra italiana, dove nei programmi si parla di strategie di contrasto alla solitudine favorendo la socializzazione e l’aggregazione, e dello sport come strumento di salute e di cittadinanza.

In conclusione, nei programmi dei partiti troviamo tante proposte, molti slogan, ma poche analisi che entrano nel merito delle questioni. Nessuna forza politica ha sviluppato un vero e proprio piano di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, coerente con tutte le determinanti della crisi di sostenibilità e con gli investimenti e le riforme previste dal PNRR. Il fatto che, anche in campagna elettorale, il tema sanità sia stato trattato poco e in maniera superficiale conferma l’impressione che la pandemia non sia bastata per capire come si dovrebbe intervenire e per superare le criticità del sistema. E questo rischia di allontanarci sempre di più da un SSN pubblico, equo e universalistico.

Immagine in anteprima: ANSA

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