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Come la Russia sta formando una nuova generazione di reporter di guerra e “fact-checker” per diffondere la propaganda e la disinformazione del Cremlino

17 Novembre 2025 6 min lettura

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Come la Russia sta formando una nuova generazione di reporter di guerra e “fact-checker” per diffondere la propaganda e la disinformazione del Cremlino

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“Dal 2022, dopo l’inizio della guerra contro l’Ucraina, la Russia ha aperto la Scuola per corrispondenti di guerra nei territori occupati dell’Ucraina, con l’obiettivo di formare… i futuri propagandisti”. È quanto ha affermato Pierre Dagard, responsabile dell'advocacy globale di Reporters Sans Frontieres durante Disinfo2025, la conferenza annuale organizzata quest’anno a Lubiana, in Slovenia, dalla no profit EU Disinfo Lab di Bruxelles. Durante gli incontri giornalisti, avvocati, analisti e fact-checker hanno spiegato l’evoluzione delle tecniche, delle strategie e dell’uso delle tecnologie per diffondere disinformazione e propaganda. E uno dei temi nevralgici riguarda l’evoluzione della macchina propagandistica russa in un momento in cui i media indipendenti sono in difficoltà e le Big Tech stanno ulteriormente indebolendo le già fragili democrazie, traendo profitto dalla diffusione delle menzogne.

Sono due le iniziative messe in campo dal Cremlino: la “Scuola per corrispondenti di guerra” (“Shkola Voenkora”) e il Global Fact Checking Network, che a dispetto del suo nome è un veicolo di propaganda fondato e gestito da strutture legate al Cremlino.

Già nel marzo 2022 Putin aveva annunciato che avrebbe intrapreso una “guerra dell’informazione”. Questa guerra sta assumendo diverse forme: la repressione sistematica dei giornalisti indipendenti per impedire qualsiasi accesso alle informazioni non controllate dal Cremlino e imporre la versione ufficiale della Russia sulla guerra in Ucraina; strategie di soft power negli altri paesi attraverso la diffusione della propaganda russa tramite canali e reti che possono sembrare indipendenti; la formazione di una generazione di “corrispondenti” di guerra che operano nei territori ucraini occupati.

In una foto pubblicata l'8 aprile su Vkontakte, l'equivalente russo di Facebook, la “Scuola per corrispondenti di guerra” (“Shkola Voenkora”) ha mostrato la sua prima classe di diplomati in posa davanti a un edificio parzialmente distrutto nei territori occupati dell'Ucraina, secondo quanto riferito da RSF. I 20 diplomati di questa nuova scuola di “giornalismo” online – che offre formazione gratuita su come diventare un corrispondente di guerra fedele alla linea del Cremlino – hanno ricevuto i loro diplomi il 12 marzo.

Il programma include l'apprendimento di come condurre interviste con i soldati russi, la logistica sul campo per il lavoro da reporter e uno stage di reportage al fronte. Le lezioni sono tenute da giornalisti che hanno lavorato nei territori occupati dell'Ucraina per i media statali russi, come il canale televisivo RT e l'agenzia di stampa Ria Novosti, e il quotidiano filo-Cremlino Izvestia. Alcuni dei docenti sono figure chiave del sistema propagandistico russo, tra cui Alexander Malkevich, fondatore di una rete di media nei territori occupati, e Sergei Mardan, giornalista del tabloid filogovernativo Komsomolskaya Pravda, accusato in Ucraina di “incitamento al genocidio”.

La scuola online è stata fondata da Vera Kironenko, una imprenditrice russa di 26 anni laureata in giornalismo, grazie a una sovvenzione di quasi 100.000 euro nel 2023 dal fondo presidenziale russo per le iniziative culturali. Con sede a Tomsk, una città a più di 3.500 km a est di Mosca, ha promosso attivamente la scuola sui social media. Dopo aver invitato “giornalisti, studenti di università specializzate, scrittori, autori di blog, registi e tutti coloro che lavorano nei media” a seguire il “corso di formazione”, poco dopo il suo lancio nel dicembre 2023, la scuola aveva affermato di avere più di 1.000 studenti iscritti. Ufficialmente, il finanziamento del Cremlino termina alla fine di aprile, ma le iscrizioni per una nuova classe sono già aperte.

"Il Cremlino sta preparando una nuova generazione di ‘corrispondenti di guerra’ – in realtà un esercito di propagandisti – per lavorare nei territori ucraini occupati. Nel frattempo, le forze russe continuano a reprimere impunemente qualsiasi voce dissenziente, costringendo i giornalisti indipendenti in Russia a scegliere tra l'esilio o la prigione e dando la caccia a coloro che nei territori occupati non collaborano”, ha commentato Jeanne Cavelier, responsabile per l’Europa orientale e l’Asia centrale di RSF.

Già nel settembre 2023 RSF aveva denunciato un corso rivolto ad adolescenti in “mestieri del giornalismo” organizzato dal centro Mediatopol, sostenuto dalle forze di occupazione russe, nella città di Melitopol, nel sud-est dell'Ucraina. L’obiettivo era formare circa 100 giovani che avrebbero imparato a scattare foto, filmare, organizzare riprese e montare video nel giro di poche settimane. 

Il Global Fact Checking Network (GFCN) è stato lanciato nel novembre 2024 ed è attivo dall’aprile 2025 con l’obiettivo di “riunire esperti, giornalisti e rappresentanti dei media che siano pronti a difendere congiuntamente il diritto a un'informazione affidabile”, aveva dichiarato il presidente del network, Vladimir Tabak – ex funzionario dell'amministrazione presidenziale e direttore di Dialog Regions, un'organizzazione russa sanzionata dagli Stati Uniti –, in occasione del lancio dell’iniziativa a Nizhny Novgorod, una città a est di Mosca.

GFCN afferma di “coordinare gli sforzi per combattere la disinformazione da parte di partecipanti di diversi paesi a livello globale”. In realtà, si tratta di un veicolo di propaganda fondato e gestito da strutture legate al Cremlino: la già citata Dialog Regions, la New Media School – un programma federale di formazione per i membri dei media russi – e l'agenzia di stampa statale TASS. Promossa dal ministero degli Esteri russo, GFCN si propone come alternativa alle organizzazioni internazionali indipendenti come l'International Fact-Checking Network (IFCN).

GFCN pubblica sia in inglese che in russo e afferma di avere 55 esperti provenienti da 37 paesi, tra cui figure che da tempo diffondono la propaganda russa.

La rete è promossa attivamente anche dalla diplomazia russa, incluse le ambasciate dall'Armenia al Sudafrica, fino all'Egitto, che hanno pubblicizzato l'iniziativa su X e incoraggiato le candidature tramite un'e-mail che sembra appartenere a Sergei Maklakov, capo del Dipartimento per la lotta alla diffusione di informazioni false presso Dialog Regions. Quando RSF ha contattato il GFCN, i suoi rappresentanti hanno negato qualsiasi affiliazione statale, sostenendo che “nessuno dei membri della nostra organizzazione rappresenta Stati specifici” e che il suo lavoro è dettato dall'“amore per la verità”. 

Il nome del network, GFCN, rievoca in effetti quello dell'International Fact-Checking Network (IFCN), creando così confusione. “Questo fa parte di una lunga serie di tattiche della Russia per imitare istituzioni indipendenti, ma al servizio degli interessi politici della Russia”, spiega Angie Drobnic Holan, direttrice dell'IFCN.

I fact-checker indipendenti hanno subito lanciato l'allarme. La piattaforma spagnola Maldita, il sito italiano Facta e il servizio di fact-checking della Deutsche Welle (DW) hanno tutti sottolineato la mancanza di trasparenza e di standard professionali da parte del GFCN.

Non si tratta di iniziative isolate. In Armenia, Fact-check.am, lanciato nell'ottobre 2024, si presenta come un sito di fact-checking, senza essere trasparente sui suoi proprietari e sul suo team editoriale. Le sue pubblicazioni prendono sistematicamente di mira figure della società civile e le organizzazioni per i diritti civili accusate di indebolire l'Armenia. In Ungheria, la Fondazione per il giornalismo trasparente, vicina al governo, ha lanciato Faktum, un sito di fact-checking che promuove le narrazioni ufficiali. In seguito al ritiro dell'Ungheria dalla Corte penale internazionale, Faktum ha giustificato la decisione sostenendo che la CPI esercita una “giustizia selettiva”. Sull'invasione russa dell'Ucraina, il sito fa eco alla retorica del Cremlino, incolpando Kyiv per l'escalation e ignorando il rifiuto di Mosca di porre fine alla guerra.

“Questa iniziativa fa parte di una strategia consolidata del Cremlino: imitare le istituzioni indipendenti per diffondere meglio la propria propaganda. La versione russa del fact-checking non dovrebbe ingannare nessuno. Mosca e i suoi rappresentanti non verificano i fatti, ma li distorcono per adattarli a una narrazione, in particolare per giustificare la sua guerra su vasta scala contro l'Ucraina”, spiega Pauline Maufrais, responsabile per l’Ucraina di RSF.

Infine, i media russi stanno concentrando i loro sforzi nella formazione di giornalisti di altre regioni. In Africa si stanno espandendo le Case della Russia, ha raccontato nel corso del convegno sulla disinformazione a Lubiana, Jakub Śliż, presidente dell'organizzazione di fact-checking e alfabetizzazione mediatica Pravda. Le istituzioni di scambio culturale possono essere un ulteriore braccio dell'operazione di disinformazione di Mosca. 

“Stanno formando una nuova ondata di giornalisti, invitando studenti a Mosca. La maggior parte dei CV che ricevo riporta il programma di formazione Russia Today”, ha aggiunto Śliż. RT ha lanciato un programma di formazione internazionale gratuito nell'ottobre 2024 che, secondo quanto riferito, offre ai tirocinanti un corso introduttivo di giornalismo tramite materiali didattici intrisi delle narrazioni del Cremlino su argomenti come la guerra in Ucraina.

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Le sanzioni contro i media statali russi hanno spinto Russia Today e Sputnik ad espandersi strategicamente in aree con un preesistente sentimento “anti-occidentale”, come i paesi della regione del Sahel e la Serbia, spiega ancora Pierre Dagard di RSF. “Hanno il compito di passare da una posizione anti-UE a una filo-russa”.

A favorire la pervasività di questi programmi contribuisce anche lo smantellamento dell’Agenzia statunitense per i media globali attuato dal presidente USA, Donald Trump, subito dopo il suo insediamento. La decisione di Trump ha colpito realtà come Radio Free Europe e Voice of America: “meno fonti indipendenti e affidabili significano più spazio per la propaganda russa”, conclude Dagard.

Immagine: frame video rferl.org

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