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L’accordo italiano con l’Albania e la disumanizzazione dei migranti in Europa

9 Novembre 2023 9 min lettura

L’accordo italiano con l’Albania e la disumanizzazione dei migranti in Europa

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Consiglio d'Europa: 'Il protocollo d’intesa firmato da Italia e Albania solleva diverse preoccupazioni in materia di diritti umani e si aggiunge a una preoccupante tendenza europea verso l’esternalizzazione delle responsabilità in materia di asilo'

Aggiornamento 17 novembre 2023: Attraverso una nota della Commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa, l'organismo umanitario di Strasburgo, il Consiglio d'Europa ha espresso seri dubbi sul protocollo firmato tra Italia e Albania per la gestione dei migranti. "Il protocollo d'intesa solleva una serie di questioni importanti sull'impatto che la sua attuazione avrebbe sui diritti umani di rifugiati, richiedenti asilo e migranti", si legge nella nota. "Queste riguardano, tra l'altro, lo sbarco tempestivo, l'impatto sulle operazioni di ricerca e salvataggio, l'equità delle procedure di asilo, l'identificazione delle persone vulnerabili, la possibilità di detenzione automatica senza un'adeguata revisione giudiziaria, le condizioni di detenzione, l'accesso all'assistenza legale e i rimedi efficaci".

"L'accordo - prosegue Mijatovic – crea un regime di asilo extraterritoriale ad hoc caratterizzato da molte ambiguità giuridiche" che potrebbero compromettere "le garanzie fondamentali per i diritti umani e la responsabilità per le violazioni, determinando un trattamento differenziato tra coloro le cui domande di asilo saranno esaminate in Albania e coloro per i quali ciò avverrà in Italia".

Mijatovic ha sottolineato anche come l'accordo tra Italia e Albania si inserisca nella tendenza ormai sempre più consolidata in Europa a esternalizzare l'accoglienza come potenziale "soluzione rapida" alle complesse sfide poste dall'arrivo di rifugiati, richiedenti asilo e migranti. "Tuttavia, le misure di esternalizzazione aumentano significativamente il rischio di esporre rifugiati, richiedenti asilo e migranti a violazioni dei diritti umani", conclude Mijatovic. Il rischio è quello di innescare un effetto domino che "potrebbe minare il sistema europeo e globale di protezione internazionale".

Il 6 novembre la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato la firma di un protocollo di intesa con il suo omologo albanese Edi Rama con l’obiettivo di trasferire in Albania i migranti messi in salvo da navi italiane. Due giorni dopo il governo albanese ha pubblicato il testo integrale del protocollo che sarà in vigore per 5 anni: l’Italia pagherà 16,5 milioni di euro all’Albania il primo anno per il trattenimento dei migranti. L’idea è quella di  delineare una nuova “gestione dei migranti”, come anticipato da Meloni, utilizzando il porto di Shengjin e l'area di Gjader per realizzare, a spese dell’Italia e sotto la propria giurisdizione, due strutture dove gestire l'ingresso, l'accoglienza temporanea, la trattazione delle domande d'asilo e di eventuale rimpatrio. L’intesa entrerà in vigore dalla prossima primavera e non riguarderà i migranti messi in salvo dalle organizzazioni non governative attive in mare, ma solo quelli intercettati dalla Marina e dalla Guardia di Finanza. Meloni ha specificato che questa gestione non riguarderà donne in gravidanza, minori e soggetti vulnerabili. Nei due centri che verranno costruiti in Albania opereranno personale, forze di polizia e le Commissioni di asilo italiani. I migranti sosteranno per "il tempo necessario per le procedure". La giurisdizione sarà italiana, mentre l'Albania collaborerà con le sue forze di polizia per la sicurezza e la sorveglianza esterna delle strutture. 

La stretta di mano tra Meloni e Rama rappresenta, secondo la Presidente del Consiglio, il rafforzamento del partenariato strategico tra Italia e Albania e ha come fine quello di “contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori irregolari e accogliere solo chi ha diritto alla protezione internazionale”. In un’intervista al Messaggero, Meloni sostiene che questa intesa possa diventare "un modello di collaborazione tra paesi UE ed extra-UE sul fronte della gestione dei flussi migratori". Non solo: per la Presidente del Consiglio si tratta di un "accordo dal grande spirito europeo, con il quale l'Albania si conferma non solo una nazione amica dell'Italia ma anche una nazione amica dell'UE. 

Il senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni, ospite alla trasmissione Tagadà del 7 novembre, ha confermato quanto anticipato dal Ministro dell’interno Piantedosi secondo cui sarà costruito un centro di accoglienza e un Centro per i rimpatri (con procedura accelerata), con buona pace della normativa che impone l’esame individuale di tutte le domande di asilo. Balboni ha detto che l’Italia ha deciso in questa direzione perché “gli immigrati nessuno li vuole più. Non abbiamo informato il Parlamento perché volevamo nel frattempo verificare la disponibilità di un partner per l’Italia”. 

Il Governo, ha aggiunto, intende fare tutto con estrema trasparenza, affidando alla Croce Rossa la gestione dei centri e interpellando anche l’Alto Commissario ONU per garantire il rispetto dei diritti dei migranti. Secondo Balboni, la delocalizzazione dei migranti in Albania avrà un “effetto deterrente importante; se un migrante sa che viene fatto sbarcare in Albania, forse non parte”. Addirittura, ha aggiunto che con questo accordo Fratelli d’Italia vuole "sancire un diritto, cioè che non si può arrivare in Italia in maniera illegale”. Cercando poi di difendere l’operato del Governo sulla gestione dei flussi migratori Balboni ha sottolineato le sanatorie, che hanno permesso a 450 mila stranieri di regolarizzarsi. Ma il senatore di Fratelli d’Italia forse non è a conoscenza che le sanatorie non riguardano gli sbarchi, ma sono delle procedure che hanno l’obiettivo di regolarizzare i cittadini stranieri che lavorano in nero in Italia da anni. La regolarizzazione dei cittadini stranieri è subordinata alla volontà dei datori di lavoro, creando una relazione di dipendenza che niente ha a che fare con i diritti, senza contare le lungaggini burocratiche delle procedure. 

Un colabrodo giuridico 

Dopo l’annuncio dell’accordo, per quanto ancora fumoso e privo di linee guida concrete, l’opposizione ha immediatamente criticato Meloni perché il patto siglato con l’Albania sembra in aperta violazione delle norme di diritto internazionale e di diritto europeo. È chiaro che l’intesa tra Tirana e Roma poco ha a che fare con la volontà di collaborare tra paesi, come è altrettanto chiaro che la delocalizzazione dei migranti, trattati di fatto come merci, è il risultato di un approccio securitario e di deterrenza delle migrazioni. Non solo, alla base dell’intesa c’è l’ingenua convinzione che i migranti decideranno di non partire per le misure più stringenti nel continente europeo, dato smentito dal fatto che nel 2023 le partenze sono raddoppiate. Resta poi una questione controversa sulla libertà personale dei migranti: qual è la giustificazione giuridica di questa detenzione di fatto, tra l’altro in un paese extra europeo? 

Sembra di poter concludere che si tratti dell’ennesima manovra miope del Governo sui migranti. Come il memorandum con la Tunisia, con Kais Saied che restituisce i soldi, forte di un sentimento fortemente anti europeo che pochissimo ha a che spartire con la collaborazione tra Stati. E ancora, la proposta di costruire centri per i rimpatri in ogni regione del territorio nazionale, con le immediate proteste dei governatori di destra. 

https://www.valigiablu.it/tunisia-razzismo-saied-subsahariani/

La proposta di Meloni non convince anche per le gravi lacune logistiche, come sottolineato dalla giurista Vitalba Azzollini che ha definito l’accordo un colabrodo giuridico. Le commissioni territoriali e i giudici competenti saranno italiani e verosimilmente dovranno esaminare le richieste a distanza. L’esecutivo non è stato in grado di specificare attraverso quali piattaforme e in che modalità avverrà tutto ciò, considerando anche l’estrema lentezza del processo civile telematico, introdotto da pochissimi mesi per i Giudici di pace e già in enorme difficoltà. C’è poi la questione dei rimpatri, vero obiettivo di questo governo, almeno a parole. Il primo ministro albanese ha già chiarito che non sarà Tirana a farsi carico dei rimpatri e che i migranti ritenuti non idonei alla protezione internazionale saranno rimandati in Italia, dove il sistema dei rimpatri, si è visto, non funziona. Ancora, c’è da chiedersi come fare con i nuclei familiari, se questi centri sono stati progettati solo per migranti maschi adulti. Che cosa si farà in caso di minori accompagnati da uomini adulti? 

Un’opportunità per l’Albania

Nonostante l’entusiasmo di Meloni, la decisione del Governo non è stata ben accolta né dal Parlamento né dalla Commissione, perché non sono stati avvertiti dell’accordo, mentre il PD ha presentato una richiesta di interrogazione parlamentare sulla vicenda. La stretta di mano con il premier albanese, a ben vedere, sembra più un’opportunità preziosa per Tirana, che ha bisogno di avere al proprio fianco un paese nel delicato processo per l’ingresso nell’Unione Europea. 

Gli organi comunitari vogliono avere maggiori informazioni sulla decisione della Meloni di inviare i richiedenti asilo in Albania dopo un accordo praticamente senza preavviso. L’Europa dovrà valutare la legittimità dell’accordo, cioè la conformità con il diritto internazionale e comunitario, che vale la pena ricordare, prevalgono rispetto a quello interno. Per l’International Rescue Committee l’accordo di Roma con Tirana rappresenta un “ulteriore colpo” per la solidarietà da parte dell'UE. La Commissione ha fatto notare come questo approccio corrisponda a una disumanizzazione dei migranti. Imogen Sudbery, direttrice dell'IRC per Europe Advocacy ha affermato che “tutti hanno il diritto fondamentale di chiedere asilo, indipendentemente da dove provengono o come arrivano”.

Giulia Spagna, direttrice nazionale per l'Italia presso il Consiglio danese per i rifugiati, ha affermato che l'ultimo accordo tra Italia e Albania sembra adattarsi alla tendenza a esternalizzare i confini dell'Europa verso un paese terzo. Le idee alla base del patto sembrano indicare l'allineamento della Meloni al “no” dei paesi nazionalisti dell'UE all'aggiornamento del Trattato di Dublino e la necessità di misure congiunte per gestire la migrazione e l'asilo nell'UE. L'Italia è già stata condannata per il respingimento dei richiedenti asilo e recentemente la Corte Suprema del Regno Unito ha impedito l'attuazione dell'accordo con il Ruanda, che prevedeva di corrispondere al governo ruandese una somma in cambio del trattenimento dei migranti. Anche nel caso di un accordo con l’Albania, basterà un ricorso e una sentenza di un tribunale italiano per bloccare il piano di delocalizzazione.

La tendenza nazionalista dell’Europa nel respingimento dei migranti 

L’Italia si aggiunge alla lista dei paesi che si muovono verso queste politiche di respingimento e controllo e l’accordo con Tirana fa parte di una tendenza preoccupante per la salvaguardia del diritto d’asilo, vietando di fatto ai migranti l’accesso al continente europeo. Secondo Sudbery, non è la prima volta che uno Stato membro esamina questa possibilità, ma “ci sono ragioni fondamentali per cui queste proposte passate non sono andate avanti: il processo di offshoring presenta diverse criticità sul piano morale, legale e pratico”. La proposta di intesa tra Italia e Albania va a sgretolare ulteriormente un possibile piano di integrazione europeo condiviso: se tutti vanno nella direzione della sicurezza interna, non possono esistere pratiche di accoglienza omogenee. Sudbery ha aggiunto che “è fondamentale che gli stati dell’UE sostengano e rafforzino il diritto di chiedere asilo sul proprio territorio, subordinando la procedura al rispetto dei diritti fondamentali delle persone in movimento”.

Il Regno Unito ha fatto da apripista a questa tendenza di esternalizzazione delle frontiere; inizialmente aveva proposto un accordo con il Ruanda, dichiarato illegittimo dalla Corte Europea per i Diritti dell’uomo e dalla Corte d’appello inglese, e poi prevedendo il trasferimento forzato degli immigrati clandestini nell’oceano Atlantico meridionale, a 1.600 km dalla costa dell’Africa e a 2.300 da quella del Brasile, di dominio britannico. Rishi Sunak ha infine scelto di far alloggiare i migranti a bordo di una gigantesca chiatta ormeggiata al largo del sud dell’isola, dove è stato costruita una struttura di detenzione. Anche l’Austria ha deciso di delocalizzare i migranti in un paese terzo, stringendo un accordo con il Regno Unito, che ancora non è partito per via delle convenzioni internazionali. 

Anche il leader tedesco Scholz ha apportato una serie di modifiche legislative volte a consentire deportazioni più rapide dei richiedenti asilo, a punire i trafficanti di esseri umani e a consentire ai richiedenti asilo un più facile accesso al posto di lavoro, considerata una questione urgente. Sono stati inoltre intensificati i controlli ai confini con Polonia, Repubblica Ceca, Svizzera e Austria. Tra le misure concordate c'è anche una diminuzione delle risorse economiche messe a disposizione per i cittadini stranieri. Scholz ha detto che il suo governo sta ancora valutando se le procedure di asilo al di fuori dell'UE siano possibili, ma non è ancora pronto a decidere su quella che è stata a lungo una “questione altamente controversa”. L’ultima notizia in questa direzione arriva dalla Svezia, che ha proposto una norma per la quale potrebbe diventare obbligatorio denunciare il soggiorno irregolare degli immigrati in Svezia, nonché di rafforzare i controlli interni sull’immigrazione tramite controlli casuali e test del DNA.

I problemi di questo approccio sono stati evidenziati più volte: mettono a rischio l’attuazione delle norme sull’asilo e sui diritti umani, non riescono a garantire condizioni e trattamenti dignitosi alle persone ospitate nei centri, non specificano cosa succede a coloro che devono essere rimpatriati, in assenza di accordo bilaterale con i paesi di origine. Giulia Spagna ha anche sottolineato che “la praticabilità giuridica di tali accordi è sempre molto debole”.

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Il risultato, ha affermato, “è che ancora una volta tempo e denaro dei contribuenti verranno sprecati in soluzioni incomplete, magari utili per una propaganda di breve durata ma destinate a fallire, invece di concentrarsi su un piano pragmatico europeo per la ridistribuzione degli arrivi”.

Immagine in anteprima: frame video Palazzo Chigi via YouTube

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