Post Questioni di genere

Dall’ultimo caso di cronaca ai dati sui femminicidi: la violenza sulle donne continua a essere una emergenza pubblica

25 Novembre 2019 5 min lettura

author:

Dall’ultimo caso di cronaca ai dati sui femminicidi: la violenza sulle donne continua a essere una emergenza pubblica

Iscriviti alla nostra Newsletter

4 min lettura

Uccisa a bastonate e coltellate e nascosta nelle campagne. Ana Maria Lacramioara Di Piazza aveva 30 anni. Da circa un anno aveva una relazione con un uomo sposato di Partinico, in provincia di Palermo, l'imprenditore di 51 anni Antonino Borgia, da cui avrebbe aspettato un bambino. L'uomo, interrogato dal pubblico ministero, ha confessato di averla uccisa. Borgia, ha detto ai magistrati di aver ricevuto richieste di denaro dalla donna che minacciava di rivelare alla moglie la loro relazione. Come se questo potesse in qualche modo motivare o giustificare la decisione di ucciderla. Le amiche di Ana Maria hanno raccontato al Corriere della Sera "che la ragazza non aveva nessuna intenzione di ricattare l’uomo, di cui peraltro aveva celato l’identità anche quando aveva confidato alle amiche della gravidanza; ma che i soldi, si parla di tremila euro, le servivano per curarsi, perché la gestazione procedeva con delle difficoltà".

Leggi anche >> Contro la violenza sulle donne: media, scuola, diritti

Si tratta dell'ultimo femminicidio in ordine di tempo accaduto in Italia. In occasione della "Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne", istituita il 25 novembre di 20 anni fa dall'Assemblea delle Nazioni Unite, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dichiarato che "la violenza sulle donne non smette di essere emergenza pubblica e per questo la coscienza della gravità del fenomeno deve continuare a crescere. Le donne non cessano di essere oggetto di molestie, vittime di tragedie palesi e di soprusi taciuti perché consumati spesso all’interno delle famiglie o perpetrati da persone conosciute".

Mattarella, inoltre, ha sottolineato che "sminuire il valore di una donna e non riconoscerne i meriti nella vita pubblica e privata – attraverso linguaggi non appropriati e atti di deliberata discriminazione – rappresentano fattori in grado di alimentare un clima di violenza".

Secondo il report della Polizia "Questo non è amore 2019" – pubblicato pochi giorni fa – nel nostro paese "solo a titolo di esempio, nel mese di marzo 2019, in media, ogni 15 minuti è stata registrata una vittima di violenza di genere di sesso femminile". Nell'ultimo periodo (2018-2019), per quanto riguarda i reati di violenza sessuale, percosse, atti persecutori, maltrattamenti, "mentre il numero delle vittime di sesso femminile aumenta, l’andamento degli stessi reati appare in diminuzione". Inoltre, in base ai dati della polizia, le vittime di violenza di genere sono in alta percentuale italiane (80,2%), come "i presunti autori" (74%)". Nei primi mesi del 2019, nel 60% come autore di atti persecutori è stato indicato dalle vittime l'ex partner.

Leggi anche >> Raptus, gelosia, sensazionalismo e morbosità: i media e la violenza sulle donne

Il rapporto si concentra poi sui femminicidi in Italia – quando cioè "la donna viene uccisa in quanto donna, o perché non è la donna che la società vorrebbe che fosse". Nel 2018 sono stati il 37% sul totale delle donne uccise in Italia, mentre nei primi 8 mesi del 2019 la percentuale è salita di oltre 10 punti percentuali, arrivando al 49%. Le donne straniere sono state il 61% delle vittime nel 2018 e il 67% tra gennaio e agosto di quest'anno. Lo scorso anno, il partner (61%) e l'ex partner (23%) hanno rappresentato in totale l'84% degli autori di femminicidi.

via Ansa Centimetri

Tra le vittime di un femminicidio ci sono anche i minori rimasti orfani. Secondo l'indagine Switch Off dell'associazione Ceteris, in 15 anni (2003-2018) sono stati circa 2000, di età compresa tra i 5 e i 14 anni. Nel dicembre di due anni fa era stata approvata in via definitiva una legge "in favore degli orfani per crimini domestici". Dalla sua entrata in vigore, però, – il 16 febbraio 2018 – sono mancati i decreti attuativi per sbloccare i fondi destinati alle misure di tutela previste. Il 23 novembre il ministro dell'Economia ha annunciato che il decreto per sbloccare queste risorse è pronto.

Sabato 23 novembre, migliaia di persone (secondo gli organizzatori 100 mila) hanno partecipato a Roma alla manifestazione organizzata dal movimento transfemminista “Non una di meno” contro la violenza patriarcale e di genere sulle donne e sulle soggettività lgbtqipa+.

Iscriviti alla nostra Newsletter


Come revocare il consenso: Puoi revocare il consenso all’invio della newsletter in ogni momento, utilizzando l’apposito link di cancellazione nella email o scrivendo a info@valigiablu.it. Per maggiori informazioni leggi l’informativa privacy su www.valigiablu.it.

Su Il Manifesto Shendi Veli ha raccontato di come all'interno dei corteo erano presenti tantissimi collettivi, consultori, centri antiviolenza, associazioni, spazi femministi, reti informali e gruppi di affinità. Nel corso della giornata di protesta, Lella Palladino, presidente della rete dei centri anti violenza Di.Re, ha affermato che il problema della violenza di genere si «affronta ancora in maniera emergenziale e securitaria, dando risposte giuridiche e mai sociali e politiche» e denunciato che «la situazione dei centri è drammatica, siamo a rischio di chiusura in molti territori, le risorse ci arrivano in maniera discontinua e disomogenea, in alcune regioni non arrivano affatto». Da Nord a Sud dell'Italia, manifestazioni ed eventi si svolgeranno anche oggi per celebrare la "Giornata mondiale contro la violenza sulle donne".

Leggi anche >> Uccisa dal marito dopo anni di terribili violenze. Il fallimento del “Codice rosso” 

Foto in anteprima via Ansa

Segnala un errore