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Vecchi miti e nuove parole in codice: gli attacchi antisemiti a Elly Schlein

10 Marzo 2023 6 min lettura

Vecchi miti e nuove parole in codice: gli attacchi antisemiti a Elly Schlein

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Da quando ha vinto a sorpresa le primarie del Partito Democratico, Elly Schlein è diventata quasi all’istante il nuovo spauracchio della destra italiana.

Per capirlo basta dare un’occhiata ai giornali vicini all’attuale maggioranza, che tra le varie cose l’hanno definita una “iena affamata”, il “capo degli sciacalli”, una “radical chic”, una “scappata di casa di lusso” e un “cyborg del correttismo”. 

L’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza, ripreso da Fanpage durante incontri elettorali pieni di saluti romani e apologie di fascismo, ha invece imputato a Schlein di avere un programma troppo “radicale”, basato su “antifascismo militante, ambientalismo ideologico, immigrazionismo, agenda arcobaleno e femminismo, assistenzialismo e odio sociale”. Il tutto, ha aggiunto, con la “benedizione del filo-cinese Romano Prodi e del profeta woke George Soros”.

Oltre a quelli personali e politici, c’è poi un altro filone di attacchi molto più subdoli: quelli antisemiti, che derivano principalmente dalle origini ebraiche del padre, il docente emerito Melvin Schlein.

In un’intervista a TPI pubblicata lo scorso 3 febbraio, la politica ha detto che il nonno paterno era di Leopoli – quando la città era ancora sotto l’impero austro-ungarico – ed è emigrato negli Stati Uniti, dove il nome è stato cambiato da Schleyen e Schlein. Il resto della famiglia paterna rimasta a Leopoli, ha continuato la neo-segretaria, “è stata sterminata dai nazisti dopo le leggi razziali […] Sono stati tutti spazzati via dall’Olocausto”.

Nella stessa intervista Schlein si è detta “orgogliosissima del lato ebraico della famiglia paterna”, specificando di non essere ebrea perché “la trasmissione avviene per linea matrilineare”. Nonostante ciò, ha chiosato, esiste un “vero e proprio esercito di odiatori che parte del mio naso e dal mio cognome per esprimere ignobili sentimenti antisemiti”.

Quello del “naso giudaico”, del resto, è uno dei miti più radicati e diffusi; e come ha sottolineato un articolo del Media Diversity Institute è in grado di veicolare contenuti antisemiti anche quando l’intento dichiarato è caricaturale.

Dopo la nomina a segretaria, per l’appunto, il volume degli insulti antiebraici rivolti a Schlein si è alzato non poco. Sia per strada - a Viterbo è comparsa una svastica sotto la frase “Schlein, la tua faccia è già un macabro destino” - che sui social network. 

Su Facebook, ad esempio, è circolato un fotomontaggio che riprende l’iconografia neonazista del “mercante felice”: Schlein è ritratta mentre si frega le mani e sorride con i denti aguzzi, mentre il simbolo del Partito Democratico è sovrapposto alla stella di David.

via Osservatorio Antisemitismo

Su Twitter invece diversi utenti hanno sottolineato maliziosamente la doppia cittadinanza italo-statunitense di Schlein, riecheggiando i vecchi topos antisemiti della “doppia fedeltà” (gli ebrei sarebbero più fedeli all’“ebraismo internazionale” che al proprio paese) e dell’“apolide sdradicato”, dunque minaccioso per l’identità nazionale ed eterodiretto dall’estero. Il quotidiano Libero, attraverso la pubblicazione dell’email di una lettrice ha colto l’occasione per sottolineare “l’essenza comunista” di Schlein: “miliardaria, bisessuale, ebrea”.

A tal proposito, Schlein è raffigurata anche come una pedina manovrata dall’immancabile George Soros e della famiglia Rothschild, ossia l’incarnazione moderna dell’“ebreo internazionale” dedito a oscure cospirazioni.

Schlein è inoltre descritta come una “ebrea aschenazita” o una “ebrea kazara”, sia in una card su Facebook e Twitter (rilanciata da alcuni esponenti locali della Lega), che in un video su TikTok che ha raggiunto oltre 945mila visualizzazioni.

Questi aggettivi, che a prima vista possono sembrare neutri, sono in realtà delle parole in codice antisemite al centro di teorie del complotto di estrema destra.

Come ha spiegato l’Osservatorio Antisemitismo, per “aschenaziti” si intendono gli “ebrei che, dopo la Diaspora, si stabilirono nell’Europa centrale, settentrionale e, successivamente, orientale e svilupparono lo yiddish come lingua parlata”.

Negli ultimi anni, tuttavia, il significo originale si è progressivamente perso per “assumere quello di ebreo cattivo e onnipotente che ordisce le sue trame da dietro le quinte dei potenti internazionali”. Anche in questo caso, insomma, ci troviamo di fronte a una rielaborazione de I Protocolli dei Savi di Sion.

Sempre secondo le teorie di estrema destra, gli “aschenaziti” sarebbero poi i discendenti diretti dei Cazari. Si tratta di una popolazione seminomade stanziatasi tra il Mar Caspio e il Mar Nero tra il VII e il X secolo, che a un certo punto si sarebbe convertita in massa all’ebraismo.

Le fonti storiche sul punto sono incerte e incomplete, ed è praticamente impossibile risalire alla veridicità della conversione. L’interesse contemporaneo, si legge in un articolo pubblicato sul sito dell’Institute for Strategic Dialogue (ISD), deriva soprattutto dal libro La tredicesima tribù di Arthur Koestler.

Lo storico britannico-ungherese ha provato a dimostrare la discendenza degli ebrei aschenaziti dai cazari, con l’intento di smontare le persistenti basi razziste della discriminazione antiebraica nell’Europa dell’est. La sua tesi però è stata ripresa e stravolta da antisemiti e complottisti, e l’aggettivo “cazaro” è ormai sinonimo di “falso ebreo” (poiché non discendente dagli israeliti) nonché dell’antico “complotto demo-pluto-giudaico-massonico”.

L’Isd ha sottolineato anche che le tesi antisemite sui cazari stanno vivendo una specie di revival a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. Nei canali Telegram legati a QAnon, così come in altri circuiti estremisti europei e statunitensi, il presidente Volodymyr Zelensky è accusato di essere un “ebreo aschenazita” appartenente a una presunta “mafia cazariana” che avrebbe l’obiettivo di distruggere la Russia, la quale sarebbe dunque costretta a difendersi. 

via ISD

Tornando agli attacchi antisemiti a Elly Schlein, siamo indubbiamente di fronte a un fenomeno più ampio e preoccupante.

Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione CDEC (Centro di documentazione ebraica contemporanea) di Milano, nel 2022 ci sono stati 241 casi di antisemitismo, in aumento rispetto ai 226 del 2021.

Il bersaglio principale rimane la senatrice a vita Liliana Segre, mentre la contaminazione con altre teorie del complotto ha garantito una grande visibilità a vecchi miti antiebraici – specialmente negli ultimi tre anni segnati dalla pandemia.

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“Gli ebrei sono stati tacciati di aver creato e a volte diffuso [il Covid-19] per controllare l’umanità, diminuire la popolazione e trarre profitto economico e sociale del disordine creato dalla pandemia” si legge nel testo. “Alla cabala askenazita-sionista è stato imputato di essere ‘dietro’ al vaccino, considerato […] un falso rimedio, un veleno oppure uno strumento di controllo della popolazione”.

A tutto ciò si aggiungono poi i cori antisemiti negli stadi. Dall’inizio del campionato di Serie A 2022-2023, sono diversi gli episodi documentati pubblicamente; l’ultimo si è verificato il 3 marzo del 2023 durante Lazio-Napoli, da parte della tifoseria laziale.

L’antisemitismo in Italia, insomma, rimane un problema enorme e al tempo stesso sottovalutato; una piaga con cui, evidentemente, non abbiamo ancora fatti i conti fino in fondo.

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