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Barcellona apre una delle più grandi aree a basse emissioni in Europa

3 Gennaio 2020 5 min lettura

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Barcellona apre una delle più grandi aree a basse emissioni in Europa

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Con l'inizio dell'anno Barcellona ha avviato una delle più grandi aree a basse emissioni in Europa. La misura – entrata in vigore lo scorso 31 dicembre – vieta l'ingresso (dalle 7 alle 20, ad esclusione dei giorni festivi e con alcune eccezioni) a tutti i veicoli che sono sprovvisti dell'etichetta ambientale della direzione Generale del traffico (DGT) nell'intera area metropolitana (95 km quadrati).

via El Pais

L'obiettivo è duplice: ridurre i livelli di emissioni di gas (in particolare il biossido di azoto) e conformarsi alle linee guida dell'Unione europea sulla qualità dell'aria (che il capoluogo della Catalogna ha sempre violato) e incentivare l'utilizzo dei mezzi pubblici di trasporto.

Il divieto include tutte le autovetture a benzina immatricolate prima del 2000, quelle a diesel prima del 2006, i furgoni immatricolati prima del 1994 e i motocicli e i ciclomotori prima del 2003. Secondo i calcoli del Comune di Barcellona, riporta El Diario.es, il provvedimento interesserà all'inizio circa 50 mila auto e motocicli ogni giorno, fino ad arrivare a circa 115 mila mezzi privati di trasporto. Per i trasgressori è prevista una multa tra i 100 e i 500 euro.

Durante i primi tre mesi chi violerà il provvedimento riceverà la notifica di infrazione ma non pagherà alcuna multa. Per questo motivo, continua El Diario.es, nel periodo iniziale gli effetti del divieto non potranno essere valutati perché le prime multe ai trasgressori arriveranno da aprile in poi. Nel primo anno di applicazione, inoltre, sono previste due moratorie: una per i furgoni, i pullman o i camion delle aziende e l'altra per le vetture dei lavoratori che dimostreranno di averne bisogno per il proprio impiego. Infine, i possessori di auto che non possono circolare potranno fare richiesta, pagando 2 euro a ogni autorizzazione, per dei giorni di permesso (in totale 10 giorni all'anno).

L'approvazione finale della misura a Barcellona – città guidata dalla sindaca Ada Colau – non ha incontrato particolari ostacoli, con l'80% del consiglio comunale a sostegno del divieto e con l'astensione di alcuni gruppi politici (Ciudadanos, PP).

Nel corso del suo iter, il provvedimento ha ricevuto critiche di segno opposto: da una parte è stata considerata eccessiva, con possibili impatti negativi, dall'altra invece è stata ritenuta, da alcuni esperti, "necessaria ma insufficiente" perché la riduzione coinvolgerebbe inizialmente, ad esempio, il 10% dei veicoli in città, mentre ci sarebbe bisogno di una "drastica riduzione del traffico cittadino del 30% o più". Inoltre, il provvedimento per avere un effetto dovrebbe essere accompagnato anche da altre misure come l'adozione di un sistema di trasporto pubblico interurbano che collega la città con le aree residenziali della periferia, la costruzione di parcheggi fuori città, aiuti economici per ridurre il numero di automobili e una riprogettazione urbana sulla falsariga dei cosiddetti "superblocchi" proposti dall'amministrazione Colau nel precedente mandato.

Secondo, poi, il gruppo di ecologisti Ecologistas en Acción, il divieto di auto vecchie spingerà più che altro le persone a comprare auto nuove (o di seconda mano), senza effetti significativi sull'uso dei mezzi pubblici (che il Comune di Barcellona punta a incentivare da tempo con diverse misure specifiche). Secondo Janet Sanz, vice sindaca responsabile della mobilità, al contrario, la misura favorirà l'utilizzo di mezzi pubblici. Ma, scrive Clara Blanchar su El Pais, una maggiore domanda da parte di migliaia di cittadini per il trasporto pubblico si scontrerà con l'attuale mancanza di servizi extra sulle reti di trasporto locali. Il piano del Comune, però, è quello di rafforzare il trasporto pubblico.

Questa nuova zona a basse emissioni, spiega il Guardian, contribuisce a integrare "il cosiddetto schema dei superblocchi della città", cioè i 6 blocchi della città (con l'obiettivo di arrivare a 503 "superblocchi") chiusi parzialmente al traffico e pedonali. All'interno di queste aree, la circolazione delle auto è vietata o limitata (a quelle dei residenti), con una velocità massima di 20 km/h, la priorità è data ai pedoni e alle biciclette e gli spazi verdi vengono recuperati e creati grazie alla riduzione dei parcheggi. Sempre Sanz ha dichiarato che si tratta di un piano della città che prevede oltre alla "riduzione dell'inquinamento" anche una "riconfigurazione dello spazio pubblico in modo che tutti possano goderne".

via Urban Mobility Plan of Barcelona 2013-2018

Su The Conversation Patrick Love e Mark Stevenson spiegano che secondo una recente ricerca, il modello dei "superblocchi" ha prodotto effetti benefici per la salute e l'economia. In particolare, grazie alla riduzione dell'inquinamento atmosferico, del rumore e del surriscaldamento delle temperature in città, a un maggior accesso agli spazi verdi e a una maggiore attività fisica legata al minore utilizzo delle automobili e a un maggiore ricorso al trasporto pubblico, i tassi di mortalità prematura sono stati ridotti di circa 700 decessi all'anno e l'aspettativa di vita è aumentata. Inoltre, l'aumento dell'aspettativa di vita, la riduzione del 20% della mortalità prematura e le minori spese da sostenere per curarsi dalle malattie avrebbe effetti economici impressionanti, scrivono i due ricercatori, stimati in 1,7 miliardi di euro l'anno.

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Come cambia la qualità della vita col sistema dei "superblocchi" – via The Conversation

Insieme all'approvazione della zona a basse emissioni, la città di Barcellona ha lavorato anche a ulteriori azioni in ambito climatico che comporranno i contenuti della "Dichiarazione di emergenza climatica", entrata in vigore il 1 ° gennaio 2020.

Foto in anteprima via El Periodico.

 

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