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L’audio di Casalino: altro che House of Cards. Tutto molto italiano

23 Settembre 2018 7 min lettura

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L’audio di Casalino: altro che House of Cards. Tutto molto italiano

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C'è chi ieri, commentando la pubblicazione dell'audio di Rocco Casalino, ha voluto vedere in quella diffusione un'abile e subdola mossa del portavoce del Presidente del Consiglio, una roba all'House of Cards insomma: Casalino stesso avrebbe fatto uscire l'audio per rafforzare verso i suoi il messaggio (dall'audio ne viene fuori una sorta di "Braveheart", pronto a fare fuori senza pietà i tecnici malvagi – "pezzi di merda" – che non vogliono trovare "questi 10 miliardi del cazzo" per il reddito di cittadinanza) e tirare nella trappola studiata a tavolino giornalisti e chi si oppone a questo governo, che avrebbero amplificato il messaggio con i loro trenini di indignazione esibiti a favore di social.

Questa versione sinceramente non mi convince. Qui provo a spiegare perché, mettendo insieme tutti gli elementi che abbiamo a disposizione. Una piccola premessa: che bisogno avrebbero i "guru" della disintermediazione di passare sottobanco un audio ai media mainstream per diffondere un messaggio che già ampiamente era passato sugli stessi media nei giorni precedenti, come vedremo, e soprattutto se i media sono sempre ben disponibili a coprire e rilanciare ogni diretta, post, tweet dei politici? Sarebbe bastata una diretta di Di Maio o un post su Facebook per ottenere lo stesso effetto: messaggio al popolo cinque stelle (ci ostacolano, il sistema è contro di noi, se non riusciamo a fare il reddito di cittadinanza sapete con chi dovete prendervela) e relativa reazione indignata dall'altra parte.

Ieri dopo la pubblicazione dell'audio da parte di Repubblica e Il Giornale (che avevano il file già giovedì 20 settembre ed escono con articoli sul cartaceo due giorni dopo, sabato 22 settembre, in cui parlano di questo audio e del suo contenuto), il Blog delle Stelle fa sapere che la linea del Movimento è quella espressa da Casalino e che l'audio era stato inviato (presumibilmente su WhatsApp) a due giornalisti di Huffington Post, diretto da Lucia Annunziata, Pietro Salvatori e Alessandro De Angelis. Quindi i 5 Stelle lasciano intendere che a diffondere l'audio siano stati loro due.

I due giornalisti rispondono con un post su HuffPost, dicendo: sì, abbiamo ricevuto questo audio martedì 18 settembre, non pensavamo fosse una esclusiva data a noi, perché usualmente una lista di giornalisti riceve questi messaggi dal portavoce che sostanzialmente dà la linea ai giornalisti su quelle che sono le posizioni del Movimento o del Presidente del Consiglio. Insomma, rientra nelle modalità di comunicazione dello stratega di Palazzo Chigi: il portavoce invia messaggi, i giornalisti li riportano premurandosi di coprire la fonte con il classico format "una fonte autorevole", "fonti parlamentari", ecc ecc (che poi è esattamente l'indicazione che noi sentiamo dare nell'audio da Casalino: mi raccomando eh scrivi "fonte parlamentare"). Il 19 settembre Huffington Post dà conto dei contenuti dell'audio coprendo la fonte, usando appunto la nota dicitura "fonti parlamentari" e non facendo alcun cenno all'audio ricevuto, con due post, uno a firma Salvatori e uno a firma De Angelis, dove leggiamo che nel mirino ci sono i tecnici del Ministro dell'economia Tria.

Martedì sera, sul tardi, ci è arrivato l'audio in discussione, quello in cui Rocco Casalino minaccia vendetta contro i tecnici. Non ci è stato detto che era una nostra esclusiva altrimenti l'avremmo trattata come tale. L'abbiamo giudicato per quel che era, il consueto off che palazzo Chigi invia a un lungo elenco di giornalisti. Ne abbiamo infatti scritto, come si fa in questi casi, dando tutte le informazioni come background. Di fronte alla pubblicazione dell'audio, il Blog delle stelle, nostro affezionato lettore e polemista, prova a tirarci dentro come se fossimo noi ad aver diffuso l'audio. Capiamo lo sforzo da parte del blog di difendere Casalino. Ma noi non lo abbiamo diffuso. Il problema non siamo noi, ma i metodi di lavoro di Casalino. Ovviamente ci riserviamo ogni azione a tutela della nostra reputazione e onorabilità, nelle sedi opportune.

La cosa interessante è quello che succede a partire dal 20 settembre. Perché dello scontro con il Ministro dell'economia Tria e con i suoi tecnici, ne parlano un po' tutti i giornali. La Repubblica "Tria, M5S all'attacco del ministero: Via il Ragioniere dello Stato", La Stampa "M5S, nel mirino i tecnici del Tesoro “Via il Ragioniere dello Stato (Daniele Franco ndr)”, e anche sul sito Dagospia leggiamo: "La reazione non può essere più dura. Di Maio e Conte annunciano per il 2019 un repulisti di chiunque al Mef «abbia opposto resistenza al cambiamento». A partire da Franco, prorogato lo scorso luglio e in scadenza a fine anno, una lunga carriera in Bankitalia e da sempre poco amato dal Movimento".

Su Tiscali, sempre il 20 settembre, Claudia Fusani, evidentemente in possesso di quell'audio, cita testualmente, coprendo la fonte, alcune espressioni e alcuni passaggi dell'audio.

Non c’è una lettera di sfiducia dei 5 Stelle indirizzata al ministro economico Giovanni Tria. C’è molto di più. “O ci danno le risorse che chiediamo – spiegano fonti autorevolissime del Movimento -  oppure è già pronta la megavendetta: nel 2019 faremo fuori (sic) tutti questi signori del Mef (il Ministero dell’economia e della finanza ndr) che dicono no ai tagli e non ci mettono a disposizione 10 miliardi per il reddito di cittadinanza”.

Quell'audio ha iniziato a girare fra le redazioni e i giornalisti. A quel punto Repubblica, Il Giornale e il Foglio decidono di parlarne apertamente e pubblicano gli articoli a riguardo il 22 settembre (non c'è stata nessuna rottura del patto di fiducia tra la fonte e il giornalista in questo caso perché l'audio non sarebbe arrivato direttamente da Casalino a queste testate che, una volta venute in possesso dell'audio, avendo nelle mani una signora notizia hanno fatto benissimo a pubblicare).

È un fatto però che lo scontro con Tria e i tecnici nel mirino dei 5 Stelle era noto a tutti e ne parlavano tutti da giorni. La Repubblica ne aveva già parlato il 13 settembre con un articolo a firma di Annalisa Cuzzocrea. Il titolo è abbastanza esplicito: "Le purghe grilline: 'I dirigenti del Tesoro saranno i prossimi'".

Sempre ieri poi è intervenuta la direttrice di Huffington Post, Lucia Annunziata, sostanzialmente confermando la versione dei suoi due giornalisti e dicendosi pronta a un confronto, tabulati alla mano, per dimostrare che loro non hanno diffuso l'audio incriminato. Casalino aveva contattato in mattinata Annunziata per esprimere la sua rabbia e il suo disappunto per la diffusione di quel file.

Lo stesso Casalino, in evidente difficoltà per quella pubblicazione, ha poi diffuso un comunicato dove da Braveheart che promette fuoco e fiamme e megavendette mai viste, passa a un linguaggio più asciutto, mite e dimesso, assicurando "che non c'era nessun proposito da perseguire in concreto". Insomma la rivoluzione contro i burocrati infedeli magari un'altra volta, raffreddando così gli entusiasmi della parte più esaltata dei sostenitori a cinque stelle che sin dall'uscita dell'audio era impegnata in varie ole 2.0 al grido "vendetta!"

L'audio di Casalino in fin dei conti riporta una linea già ampiamente espressa dal Movimento e già ampiamente nota. Ma dalla replica di Annunziata al Presidente Conte, che ieri parlava di principi deontologici non rispettati trattandosi di una conversazione privata, vale la pena sottolineare questo passaggio:

Ma se lei è un avvocato io posso dire di avere una lunga vita di esperienza in redazioni con numerosi portavoce di Presidenti del Consiglio, ministri e altre istituzioni. Riceviamo un flusso continuo di messaggi, come le confermeranno tutti i miei colleghi – nei format più vari, tweet, foto, dichiarazioni dirette, video e messaggi verbali. So che il governo che lei guida ama sentirsi totalmente nato nuovo, ma mi creda questo fiume di materiale è una delle caratteristiche fisse di tutti i governi. E, a meno che non ci sia una dichiarazione che si tratti di comunicazione privata, questo materiale viene usato indicandolo come non per attribuzione diretta. La formula è "fonti vicine a...".

Uno dei punti della questione è proprio questo a mio avviso. Il rapporto con la fonte soprattutto per quanto riguarda il giornalismo politico, nella sua versione molto italiana del "retroscena". Spesso le fonti anonime (e questo succede da sempre) sono fonti direttamente coinvolte nelle vicende politiche, che "usano" dunque i giornalisti e i media per le loro battaglie politiche, per recapitare "pizzini" a questo o quell'avversario. È uno degli aspetti più controversi di queste relazioni fra politici e giornalisti, che ci pone ogni volta davanti a questioni etiche e professionali: che fare di queste "notizie", di queste dichiarazioni dietro anonimato, visto che la stessa fonte ha suoi personali interessi a far uscire quel virgolettato o quel retroscena? I giornalisti corrono il rischio di essere parte integrante di un ingranaggio della politica, delle sue vicende e battaglie. Ogni volta si dovrà decidere come usare quel contenuto, tenendo ben presente che  quella rivelazione nasconde altri scopi e altri fini da parte della fonte che non sono di certo il perseguimento della verità.

Ha ragione, infine, Di Maio che nel suo post su Facebook di ieri sottolineava che non è successo niente di diverso da quello che succedeva con Matteo Renzi e il suo portavoce Filippo Sensi:

I moralizzatori di oggi vorrebbero per caso asserire che non hanno mai ricevuto messaggi privati dai portavoce delle altre forze politiche? Vogliono per caso dire che non hanno mai rilanciato un retroscena sulla base degli spin degli uffici stampa? I giornalisti che oggi hanno rilanciato questa notizia come Alessandro Sallusti e Sergio Rizzo, non hanno vocali o sms dei portavoce di Renzi, Berlusconi o di Salvini, in cui si indica la linea politica o addirittura si attacca un esponente del loro stesso partito?

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Ma voi, caro Di Maio, non dovevate essere quelli del cambiamento?

P.s.: un abbraccio fortissimo al Ragioniere di Stato, Daniele Franco, che ad ogni cambio di Governo vogliono fare fuori. Ce lo ricorda in un post su Facebook Cristina Cucciniello: pure Renzi nel 2014, "nel periodo dell'anno in cui si scrive la finanziaria, voleva ripulire il Mef dai funzionari cattivoni, in primis Daniele Franco, il Ragioniere di Stato".

Foto in anteprima via L'Espresso

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