Per fronteggiare la pandemia la Grecia ha adottato sin da subito misure molto restrittive. Se il virus si fosse diffuso il disastro sarebbe stato assicurato. Gli ospedali pubblici greci subiscono ancora il peso di dieci anni di pesanti tagli alla sanità. All'inizio della crisi i letti disponibili in terapia intensiva erano 560 contro gli attuali 910. Quelli utilizzati attualmente sono solo un decimo. «Prima che fosse diagnosticato il primo caso, avevamo già iniziato a visitare le persone e a isolarle. I voli in arrivo, soprattutto dalla Cina, sono stati monitorati. Successivamente, quando ci sono stati i rimpatri dalla Spagna ci siamo assicurati che fossero messi in quarantena negli alberghi», ha spiegato il dottor Andreas Mentis che dirige l'Istituto ellenico Pasteur e che è membro del Comitato scientifico che affianca il governo di centrodestra del premier Kyriakos Mitsotakis nella lotta alla pandemia. L'impegno dello Stato di mantenere il paese al sicuro da COVID-19 ha finora dato i suoi frutti. Su una popolazione di poco più di 11 milioni, al 16 aprile i casi positivi confermati sono 2.207 e 105 i decessi, numeri molto più bassi rispetto agli altri paesi in Europa. Inoltre, la pandemia è servita da catalizzatore per procedere con una serie di riforme proprio mentre la Grecia andava in lockdown. Approfittando del momento il governo ha annunciato alcuni provvedimenti attesi da tempo, sia per proteggere la salute dei cittadini che per modernizzare la macchina burocratica dello Stato. [Leggi l'articolo su Valigia Blu]