Il nuovo coronavirus non ha solo stravolto le nostre vite e la nostra società, ha anche rivoluzionato la comunicazione scientifica in ambito biomedico, riducendo enormemente i tempi della pubblicazione dei risultati delle ricerche. Così, è ormai diventata consuetudine una pratica del tutto estranea al campo biomedico: la pubblicazione preliminare dei lavori in appositi archivi prima che vengano sottoposti alla peer-review. Questo causa che i risultati preliminari di quegli studi vengano diffusi dai quotidiani o dalla televisione, attraverso interviste agli autori, che ovviamente non possono sostituirsi a una pubblicazione scientifica e fornire i dettagli della ricerca. Purtroppo in molti casi i risultati di questi lavori sono comunicati esclusivamente in interviste, senza che abbiano ancora visto la luce, il che rende ancora più difficile verificare la loro validità.
Al tempo del COVID capita, inoltre, che siano gli stessi editori delle riviste scientifiche ad allentare il rigore con il quale vengono valutati i lavori, privilegiando la rapidità al rigore della pubblicazione. Così, riviste prestigiose e con un elevato fattore d’impatto, come il New England Journal of Medicine e Lancet, in tempi più normali avrebbero probabilmente approfondito le origini di Surgisphere, la società che avrebbe fornito agli autori di due lavori pubblicati sulle due riviste (qui e qui), il materiale clinico sul quale sono stati basati i lavori e probabilmente avrebbero notato l’incongruenza di una serie di risultati degli stessi lavori che hanno portato al loro ritiro.
Questo aspetto, cioè l’affidabilità delle pubblicazioni scientifiche, è tanto più importante ora di quanto probabilmente non lo sia mai stato, in quanto mai come in questo tempo la ricerca ha influenzato le decisioni politiche dei governi e la policy degli enti regolatori nazionali e internazionali. Due sono infatti gli aspetti, tra loro strettamente legati, che colpiscono: la leggerezza e la rapidità delle decisioni dei governi ed enti preposti.
Non c’è dubbio che il nuovo coronavirus ha posto i ricercatori specialisti della materia al centro dell’interesse nazionale e internazionale, conferendo alla ricerca, ora più che mai, la possibilità di influenzare scelte politiche e sociali che hanno ricadute immediate e profonde sulla vita di ciascuno di noi. Questa condizione di relativo privilegio comporta anche maggiori responsabilità e la necessità, per tutti gli attori dell’informazione e della comunicazione scientifica, di tenere alta la guardia del rigore scientifico. [Leggi l'articolo su Scienza in rete]