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I russi che omaggiano le vittime dell’attacco di Dnipro sfidando censura e repressione

25 Gennaio 2023 4 min lettura

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I russi che omaggiano le vittime dell’attacco di Dnipro sfidando censura e repressione

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L'attacco missilistico del 14 gennaio a Dnipro, nel quale è stato colpito un palazzo con 46 morti, ha suscitato una serie di piccoli, significativi, gesti in tutta la Russia. Prima a Mosca, poi a San Pietroburgo, a Ekaterinburg, a Krasnodar e in tanti altri centri urbani, fiori, fotografie e candele sono state messe ai piedi di statue e monumenti per esprimere il dolore e la condanna per la guerra di Putin.

22 gennaio: Kazan, Tatarstan
20 gennaio: Pskov
19 gennaio: monumento a Taras Shevchenko, San Pietroburgo

A Mosca la statua di Lesja Ukrainka, scrittrice ucraina di fine Ottocento, figura di rilievo per il movimento nazionale del proprio paese e animata da una forte sensibilità sociale, è stata circondata dalla polizia il 18 gennaio, pochi giorni dopo l'inizio degli omaggi spontanei ai morti di Dnipro.

18 gennaio: Monumento a Lesja Ukrainka, Mosca, dove tutto è iniziato

Una foto è particolarmente significativa, ritrae una donna piangere inginocchiata nella neve ai piedi della statua, davanti ai fiori e alle candele lì lasciate.

Anche i monumenti a Taras Shevchenko, padre della letteratura ucraina e rivoluzionario esiliato durante il regno di Nicola I, a San Pietroburgo, a Krasnodar, a Ekaterinburg e a Mosca, sono un punto di ritrovo per chi vuol esprimere la propria condanna della tragedia di Dnipro e protestare contro la guerra.

Dove non vi sono statue legate all'Ucraina, luoghi di riflessione e omaggio vengono improvvisati vicino ai monumenti in memoria delle vittime delle repressioni politiche o della Seconda guerra mondiale. Dove vi sono toponimi legati a città e luoghi dell'Ucraina, anche lì appaiono fiori, come nel caso di Dnepropetrovskaya ulitsa (via Dnepropetrovsk, come prima era chiamata Dnipro) a Mosca e a San Pietroburgo.

Una forma di protesta? Di certo è un segno di dissenso, e sminuirlo come poco coraggioso sarebbe un errore: la polizia in più occasioni ha circondato i monumenti, e attivisti ultranazionalisti hanno aggredito chi andava a portare i fiori. Vi sono stati arresti, una ragazza, Ekaterina Varenik, è stata fermata e condannata a 12 giorni di carcere per resistenza a pubblico ufficiale e 50.000 rubli di multa per vilipendio alle forze armate. La sua colpa? Un manifesto che la ragazza, originaria del Donbas, aveva portato con sé davanti al monumento a Lesja Ukrainka, su cui vi era scritto "In Ucraina ci sono i nostri fratelli, non dei nemici".

Già nei primi giorni di guerra vi erano state iniziative spontanee di questo genere, a Mosca venne chiuso in quell'occasione il Giardino di Alessandro, adiacente al Cremlino, perché venivano portati fiori e candele davanti alle lapidi che commemorano le città-eroine ucraine della Grande guerra patriottica (la Seconda guerra mondiale), e in alternativa omaggi vennero portati al monumento a Lesja Ukrainka.

8 marzo 2022: la polizia ferma la gente alla stazione Kievskaja della metro di Mosca per impedire di portare fiori

L'antropologa Alexandra Arkhipova ha sottolineato come la tradizione di creare luoghi simili, non ufficiali risalga al 2015, quando Boris Nemtsov, tra le principali figure dell'opposizione a Putin, venne assassinato su un ponte non lontano dal Cremlino, e lì è sorto, sorvegliato dagli attivisti, un memoriale per il politico, di volta in volta distrutto e poi ricostruito. La tradizione è diventata popolare con l'incendio del centro commerciale Zimnyaya vishnya a Kemerovo nel 2018, quando 60 persone, di cui 37 bambini morirono tra le fiamme e il fumo.

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L'apparizione, pressoché spontanea, di luoghi della memoria è un indice di come esista, nonostante la propaganda, la repressione e le persecuzioni, un sentimento di condanna della guerra e una forte empatia con le sue vittime.

*Giovanni Savino, storico, si occupa di Russia e Europa orientale. Potete trovarlo nel suo canale Telegram Russia e altre sciocchezze

Immagine in anteprima: Una donna piange inginocchiata al monumento a Mosca, 16 gennaio

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