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Putin ha già scatenato la ‘guerra’ contro l’Europa

8 Dicembre 2025 9 min lettura

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Putin ha già scatenato la ‘guerra’ contro l’Europa

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Rispondendo alla domanda di un giornalista su quanto riportato dai media russi secondo cui il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, avrebbe affermato che l’Europa sta preparando una guerra contro la Russia, il presidente russo Putin ha risposto che la Russia non vuole fare nessuna guerra con l’Europa e che, nel caso in cui iniziasse, finirebbe così rapidamente che la Federazione russa non avrebbe più nessuno con cui negoziare. Putin ha poi accusato l’UE di ostacolare i tentativi del presidente USA, Donald Trump, di porre fine alla guerra in Ucraina, avanzando proposte “assolutamente inaccettabili” per il Cremlino per poter accusare la Russia di non volere la pace. L’Europa è “dalla parte della guerra”, ha concluso Putin.

Parole non nuove. Più volte leader russi hanno definito la guerra in Ucraina “la guerra ibrida dell'Occidente” contro la Russia – come affermato nei mesi scorsi, ad esempio, dalla portavoce degli affari esteri, Maria Zakharova.

Il concetto è stato poi ribadito in maniera più esplicita in un’intervista mentre era in visita in India. “La nostra Operazione militare speciale non è l’inizio della guerra, ma piuttosto il tentativo di finirne una che l’Occidente ha innescato usando i nazionalisti ucraini. Questo è quel che è accaduto, ed è il cuore del problema”, ha detto Putin in una sorta di ribaltamento dei fatti e di quanto segnalato ripetutamente da rapporti di centri studi internazionali e inchieste transnazionali: da tempo l’UE e le istituzioni democratiche europee sono un obiettivo della Russia. 

Ad agosto, aveva fatto notizia in tutto il mondo il presunto jamming russo (ovvero interferenze elettroniche che impediscono il corretto funzionamento della geolocalizzazione) che aveva costretto l’aereo della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ad atterrare in Bulgaria senza poter contare sul sistema di navigazione satellitare. Ma le azioni di sabotaggio e di quella che l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas, ha definito una “guerra che si sta combattendo nell'ombra” o “guerra ibrida in Europa sono iniziate da anni e nell’ultimo anno si sono intensificate, secondo il rapporto dello scorso marzo del Center for Strategic and International Studies (CSIS).

Le operazioni russe in Europa stanno diventando più frequenti e più sfacciate, hanno affermato 20 funzionari governativi, dei servizi segreti e militari ed esperti di dieci paesi, sentiti dai giornalisti delle redazioni di servizio pubblico che fanno parte dell’EBU Investigative Journalism Network. “Notiamo un aumento della propensione al rischio da parte della Russia”, ha affermato James Appathurai, vice segretario generale aggiunto della NATO per l'innovazione, le minacce ibride e cibernetiche, “e quando parlo di rischio, non intendo il rischio per loro, ma il rischio per noi, per le nostre economie e per la sicurezza dei nostri cittadini”.

Uno degli ultimi casi risale all’inizio della scorsa settimana e coinvolge il presidente ucraino Zelensky. Secondo quanto riportato da The Independent, il primo dicembre, l'aereo che stava conducendo in Irlanda Zelensky è stato seguito da quattro droni di tipo militare prima di atterrare all'aeroporto di Dublino. Fonti hanno riferito che i droni sono decollati da una località a nord-est della capitale irlandese e hanno volato verso la rotta di volo del presidente ucraino, violando una zona di interdizione al volo. La polizia irlandese sta indagando sull’accaduto, ma non è ancora stata in grado di confermare da dove provenissero i droni o chi li controllasse. Si sta cercando di stabilire se i droni siano decollati da terra o da una nave non rilevata, sfuggendo ai radar. I servizi di sicurezza irlandesi hanno affermato che i droni erano dispositivi di grandi dimensioni, di tipo militare, e che l'incidente potrebbe essere considerato un attacco ibrido.

Provare che dietro un rogo, l’invio di un drone o la distruzione di un cavo sottomarino ci sia il governo russo è arduo, per non dire impossibile, e il Cremlino nega ripetutamente un suo coinvolgimento. Ma secondo il rapporto del CSIS, il numero di attacchi russi verificati di sabotaggio nei paesi europei è quasi triplicato tra il 2023 e il 2024, passando da 12 a 34. Questi episodi si sono concentrati in gran parte sul fianco orientale della NATO: nei Paesi Baltici, in Finlandia, in Polonia e sul Mar Baltico. 

“Ciò che è importante è capire che questo tipo di attacchi contro di noi sono in aumento, e non solo nei paesi che confinano con la Russia, ma in tutta Europa”, ha affermato Kallas.

I mille volti della “guerra ibrida” russa

Radicata nella dottrina militare sovietica, la guerra ibrida ha uno scopo strategico diverso dalle tattiche di guerra convenzionali. “Piuttosto che distruggere un esercito nemico o occupare un territorio, mira a influenzare la popolazione per creare caos, confusione e screditare i leader governativi”, spiega il colonnello José Luis Calvo Albero, membro dell'esercito spagnolo ed ex professore di Strategia e Sicurezza Nazionale presso la US Army War School (USAWC) in Pennsylvania. “Questo clima di insoddisfazione favorisce poi altri tipi di azioni, comprese quelle militari”.

La guerra ibrida russa nei confronti di Bruxelles e di numerosi Stati europei è proteiforme: si va dalla manipolazione politica e sociale agli attacchi cibernetici, dai sabotaggi all’utilizzo dei droni. La strategia è chiara: indebolire l’Europa come soggetto politico e svuotare il concetto di democrazia rappresentativa, da un lato, attaccare con azioni di sabotaggio un’Unione Europea più fragile e più debole, mentre si fa strada l’idea di una UE “succube degli Stati Uniti” e/o “guerrafondaia”. E, dunque, delegittimata in quanto istituzione e organismo politico agli occhi dell'opinione pubblica.

Come ricostruiva in un nostro articolo Gabriele Catania, la manipolazione politica e sociale russa avviene in vari modi: vaste campagne di disinformazione e propaganda, anche attraverso figure che fungono da megafono e da cavallo di troia; il sostegno a partiti anti-europei e populistici (di destra e sinistra); interferenze nei processi decisionali di governi e parlamenti; minacce di nuove guerre; diffamazione di funzionari europei e capi di Stato e governo (incluso il presidente Mattarella), e della UE nel suo complesso.

Il risultato – scrive Catania – “è che negli ultimi dieci anni il Cremlino è riuscito a costruire una capillare rete di politici europei “amici”, pescando in particolare nelle fila della destra più reazionaria, che hanno potuto condizionare e stravolgere il panorama politico europeo”. Secondo alcuni osservatori, il primo grande atto di manipolazione russa dei processi democratici europei sarebbe stata la campagna di influenza per condizionare l’esito del referendum sull’indipendenza scozzese, nel 2014. 

A questa forma di manipolazione si aggiungono poi altre modalità, a partire dagli attacchi cibernetici. “Dal 2007 a oggi il ciberspazio è diventato, per le forze armate di tutto il mondo, il quinto dominio, dopo terra, acqua, aria e spazio. E la Russia (al pari dei suoi principali alleati: la Cina, l’Iran e la Corea del Nord) è una delle potenze che più ricorrono alla guerra cibernetica (cyberwarfare) per destabilizzare, indebolire e minacciare i paesi europei percepiti come ostili”, prosegue Catania. 

Nell’aprile del 2007 l’Estonia fu colpita da una violenta ondata di attacchi cibernetici. Prima di allora non si era mai assistito a nulla di simile. Non fu mai chiarito chi fosse il mandante dell’aggressione ma fu senz’altro utile agli interessi russi, ed ebbe luogo in una fase di aspre tensioni tra il paese baltico e la Russia. Con l’invasione dell’Ucraina la situazione si è aggravata e soltanto negli ultimi due anni sono stati attribuiti ad agenzie o attori comunque controllati dalla Russia attacchi cibernetici contro istituzioni democratiche, media, enti pubblici e società private di Germania, Cechia, Francia e Regno Unito.

Solo negli ultimi mesi, gli attacchi ibridi hanno incluso il jamming dei sistemi di navigazione aerea sopra la Svezia, l'invio di droni sopra gli aeroporti danesi e belgi e il contrabbando di esplosivi in Polonia in lattine di mais, riporta un articolo del New York Times.

La Russia potrebbe essere responsabile degli attacchi informatici che hanno colpito aziende del Regno Unito come Marks and Spencer e Jaguar. M&S ha visto i suoi profitti nel primo semestre di quest'anno diminuire del 99% rispetto all'anno precedente dopo essere stata hackerata ad aprile. La violazione è stata collegata a un gruppo di giovani hacker di lingua inglese chiamato Scattered Spider. Un altro gruppo di hacker con un nome simile ha rivendicato la responsabilità di un attacco alla Jaguar che ha dovuto interrompere la produzione in siti chiave a seguito di una violazione avvenuta ad agosto. Si stima che l'attacco abbia causato un danno pari a due miliardi di sterline.

Secondo il responsabile delle operazioni informatiche della NATO, “le minacce provenienti da attori statali, non statali o sostenuti da alcuni Stati stanno diventando più sofisticate e le tecniche e le tattiche utilizzate stanno progredendo in modo massiccio”. Il suo timore è che l’occidente non si sia sviluppato abbastanza rapidamente da capire cosa sta succedendo.

Sono poi aumentati in modo significativo i sabotaggi russi contro le infrastrutture del continente che vanno dall’esplosione di magazzini e dal taglio di cavi sottomarini (ad esempio i misteriosi incidenti ai cavi sottomarini nel Baltico) agli omicidi.

A luglio dello scorso anno dei pacchi esplosivi avevano causato incendi in due hub della logistica a Birmingham e Lipsia. All'inizio del 2024, la Polonia ha arrestato nove persone che avrebbero agito per conto della Russia per commettere aggressioni fisiche e incendi dolosi nella città di Breslavia. Anche un attacco incendiario a un magazzino Ikea in Lituania è stato collegato alle operazioni del Cremlino, mentre la Lettonia aveva messo in guardia da potenziali attività russe che potrebbero essere poste in essere sul proprio territorio.

A settembre la Russia ha fatto volare decine di droni non armati in Polonia, costringendo i caccia della NATO a intervenire e mettendo in stato di massima allerta altri sistemi di difesa aerea. Secondo Charlie Edwards, esperto di guerra ibrida presso l'Istituto internazionale per gli studi strategici ed ex stratega dell'intelligence e della sicurezza per la Gran Bretagna, i droni trasportavano schede SIM polacche e lituane che consentivano loro di utilizzare le torri cellulari locali per effettuare ricognizioni mentre sorvolavano le città.

Pochi giorni dopo si è verificata un’incursione (di un singolo drone russo) in Romania, quindi è toccato all’Estonia. Tre MiG-31 russi hanno violato lo spazio aereo del paese baltico, costringendo gli F-35 italiani a decollare dalla già citata base di Ämari. 

A novembre il primo ministro polacco Donald Tusk ha accusato agenti russi di aver piazzato esplosivi su una linea ferroviaria. È stata “forse la situazione più pericolosa per la sicurezza dello Stato polacco” degli ultimi anni, anche se nessuno è rimasto ferito, ha commentato Tusk.

Un rapporto del Servizio di informazione sulla sicurezza ceco per il 2024 ha concluso che agenti russi erano responsabili di attacchi informatici contro le reti del governo ceco, di un incendio doloso in un deposito di autobus di Praga e di interferenze politiche in tutto il paese.

Sempre lo scorso anno, tra il 18 e il 19 novembre, nel mar Baltico, in 48 ore erano stati danneggiati due cavi per le telecomunicazioni: i sospetti sono immediatamente ricaduti sulla Russia. Il primo cavo collegava la Finlandia e la Germania, e l’altro univa la Svezia e la Lituania. 

La regione del Mar Baltico sta affrontando una serie crescente di minacce, tra cui sospetti attacchi ibridi da parte di droni, presunti sabotaggi alle infrastrutture sottomarine e un flusso costante di petroliere obsolete sotto forma di navi della flotta ombra che trasportano petrolio greggio dalla Russia.

Il paesaggio sottomarino collinare del Baltico vicino alla Svezia rende difficile individuare i sottomarini perché possono nascondersi. Ciò vale in particolare per Svezia, Norvegia, Finlandia, Estonia e Lituania, che sono “completamente dipendenti dalle linee marittime per le comunicazioni e per il sostentamento delle nostre società”.

La marina svedese incontra sottomarini russi nel Mar Baltico “quasi ogni settimana”, ha affermato il capitano Marko Petkovic. Mosca sta attuando un “programma di modernizzazione deliberato e costante” delle proprie navi, sta “rafforzando continuamente” la sua presenza nella regione e gli avvistamenti delle sue navi sono all'ordine del giorno per la marina svedese, ha aggiunto il capitano. 

“Una volta che sarà stato raggiunto un cessate il fuoco o un armistizio in Ucraina, a nostro avviso la Russia rafforzerà le proprie capacità in questa regione”, ha detto Petkovic. Sono motivo di preoccupazione anche le petroliere battenti bandiera civile perché non è esclusa la possibilità che tali navi vengano utilizzate per lanciare droni.

Tuttavia, Petkovic ritiene che la maggiore vigilanza della NATO sta avendo un impatto. Da quando è stata istituita l'operazione Baltic Sentry a gennaio, “non abbiamo assistito ad alcun incidente ai cavi in questa regione”, ha spiegato. 

Proprio questa settimana, l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, alto funzionario della NATO, ha dichiarato che l'alleanza militare sta valutando un'azione “preventiva” contro la Russia a seguito di una serie di attacchi ibridi contro l'Europa.

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L'alleanza potrebbe dover adottare un approccio più “aggressivo” per dissuadere Mosca dal continuare la sua campagna di incursioni con droni e attacchi informatici in Europa, ha precisato Dragone. “Sul fronte cibernetico, siamo piuttosto reattivi. Stiamo valutando la possibilità di essere più aggressivi, o proattivi invece che reattivi”, ha affermato. Un “attacco preventivo” da parte della NATO potrebbe essere considerato un'“azione difensiva”, nonostante sia “più lontano dal nostro modo normale di pensare e comportarci”.

Una recente indagine del Financial Times ha rivelato come la NATO sia stata messa in stato di massima allerta dopo che tre navi nel Mar Baltico sono state accusate di aver trascinato le loro ancore nel tentativo di danneggiare i cavi energetici e di comunicazione, con un totale di 11 incidenti registrati. L'ammiraglio Dragone ha dichiarato al FT che l'alleanza sta “studiando tutto” per decidere come rispondere.

Immagine in anteprima: frame video Al Jazeera

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