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L’account Twitter che ha sfidato Pechino con l’immagine di un gatto

12 Dicembre 2022 7 min lettura

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L’account Twitter che ha sfidato Pechino con l’immagine di un gatto

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Alla fine del mese di novembre una serie di proteste senza precedenti ha travolto la Cina. Un incendio in un appartamento ad Urumqi, la capitale della regione dello Xinjiang, che ha provocato la morte di dieci persone, ha scatenato manifestazioni in tutto il paese, le più grandi dal 1989. In questa rara dimostrazione di dissenso a livello nazionale provocata dalle rigidissime restrizioni della strategia Zero COVID voluta dal governo, alcuni manifestanti hanno perfino sfidato il Partito comunista cinese al potere, chiesto libertà di espressione e le dimissioni del presidente Xi Jinping.

Mentre le persone scendevano in piazza esprimendo la propria frustrazione, a più di 7.500 chilometri di distanza l'account “Teacher Li is Not Your Teacher” twittava in tempo reale immagini e video delle manifestazioni organizzate dalla popolazione cinese, offrendo una finestra rara su come velocemente e diffusamente l'esplosione del dissenso si stesse riverberando in tutto il paese, diventando così la principale fonte di informazione sulle proteste.

Il materiale pubblicato da Teacher Li is Not Your Teacher, per lo più filmati di proteste e aggiornamenti in tempo reale, veniva inviato dai dimostranti di varie parti del paese tramite messaggi privati. Ovviamente le fonti rimanevano anonime.

Dietro quel nickname su Twitter, con l'immagine di un gatto diventato ormai famoso e temibile, c'è un uomo trentenne. Un pittore cinese residente in Italia che ha chiesto di essere identificato, per motivi di sicurezza, con il solo cognome: “Li”. La mancanza di una formazione giornalistica non gli ha impedito di gestire quella che è essenzialmente una “mono” redazione.

«Questo account è come quello di tanti altri utenti di Twitter. Parlo della mia vita, di alcuni argomenti legati alla mia professione e, ovviamente, di questioni sociali. Ma ha anche un altro scopo. Non so quando è iniziato tutto, ma a poco a poco ho cominciato a ricevere materiale. Le persone mi contattano tramite messaggi privati, segnalandomi cosa sta succedendo o inviandomi le loro storie sperando che possa pubblicarle per loro», ha raccontato a MIT Technology Review.

Durante il fine settimana del 27 novembre, quando le manifestazioni divampavano ovunque, Li ha ricevuto decine di segnalazioni al secondo, riuscendo a scartare le informazioni inaffidabili in pochi istanti. Non si trattava di un'esperienza totalmente nuova. Nel 2021 aveva già pubblicato contributi anonimi su Weibo, l'equivalente cinese di Twitter (vietato in Cina), ricevuti da utenti che gli chiedevano di postare per conto loro per evitare che le autorità riuscissero a risalire alle rispettive identità.

«Le persone hanno paura di dire cose direttamente su Internet, anche se i loro account sono anonimi. Hanno però il desiderio di esprimersi per cui vogliono che sia qualcun altro a farlo per loro», prosegue Li.

«Era successa la stessa cosa su Weibo. L'anno scorso, in un momento in cui avevo meno di 10.000 follower, gli utenti si sono progressivamente resi conto che c'era una persona che poteva parlare [per loro] e si sono rivolte a me».

Quando i post hanno iniziato a essere condivisi decine di migliaia di volte l'account di Li è stato bannato.

Il giovane è stato tra i primi utenti a iscriversi a Weibo, nel 2010. «Sono stato fortunato a vivere quel periodo. Era tutto abbastanza tranquillo», ha spiegato.

Intellettuali, avvocati, giornalisti e altri commentatori influenti avevano la possibilità di discutere sulla piattaforma di questioni sociali, a volte criticando ferocemente o ridicolizzando i funzionari governativi. Allora era concesso.

Su Internet, come racconta a CNN, Li ha letto per la prima volta le storie di Pu Zhiqiang, avvocato per i diritti civili, e Ai Weiwei, artista dissidente, che hanno contribuito a cambiare le sue idee politiche.

Nel 2012, Li ha utilizzato la sua arte per esprimere opinioni critiche sulla società. A 19 anni ha organizzato una mostra personale, intitolata “Picasso al circo”, in una galleria nella città orientale di Jinan, con la quale intendeva “prendere in giro una società assurda, che è come un circo pieno di animali curiosi”.

Poco tempo dopo, prima che Xi salisse al potere, la censura ha iniziato a inasprirsi e la repressione della libertà di parola è andata intensificandosi. Molti account seguiti da Li sono stati chiusi e alcuni dei loro proprietari rinchiusi in carcere.

Durante la pandemia la situazione è ulteriormente peggiorata. Moltissimi account di Weibo sono stati cancellati per aver affrontato una varietà di questioni, dal femminismo al costo umano delle politiche di Zero COVID. All'inizio di quest'anno, Li si è visto cancellare 52 account nell'arco di due mesi. «I miei account sopravvivevano per circa quattro o cinque ore. Il record battuto è stato di 10 minuti», ha commentato.

Il suo ultimo account Weibo è stato eliminato dopo aver condiviso una fotografia di una ragazza uigura di 15 anni, in detenzione, inclusa nel materiale dell'inchiesta svolta da BBC sugli archivi della polizia della regione dello Xinjiang. “Per una volta ho voluto essere coraggioso. Per lei. Ne valeva la pena”, ha commentato Li su Twitter. “Avendo visto il suo volto, non sarei stato in grado di addormentarmi se mi fossi seduto senza ritwittarla”.

Dopo aver esaurito tutte le possibilità di creare nuovi account su Weibo, ottenute anche grazie ai suoi follower che gli hanno generosamente permesso di prendere in prestito i rispettivi numeri di telefono per continuare a registrarsi, Li è passato definitivamente a Twitter. «È stato liberatorio perché non era più necessario utilizzare acronimi o nomi in codice», ha detto.

«Mi sono iscritto [a Twitter] nel 2020, ma ho cominciato a usarlo ad aprile [2022]. Fin dall'inizio, mi sono sempre state inviate le ultime notizie. Non so perché ma c'è sempre qualcuno sul campo che mi invia qualcosa in tempo reale»

Quando alla fine del mese di novembre i lavoratori di una fabbrica della Foxconn a Zhengzhou hanno dato vita a contestazioni violente contro il personale della sicurezza Li ha iniziato a monitorare la situazione attraverso i social media cinesi e le indicazioni suggerite dai follower.

Poco tempo dopo altre proteste sono scoppiate nelle principali città cinesi. Da quel momento Li ha pubblicato filmati di protesta in tempo reale, sia per aiutare le persone all'interno della Cina a ottenere informazioni in modo che potessero decidere se volessero partecipare alle manifestazioni, che per informare le persone al di fuori del paese su quello che stava realmente accadendo.

Oggi il suo account Twitter è seguito da più di 850.000 follower.

Per Li è fondamentale l'obiettività, la condivisione di informazioni veritiere e affidabili per sapere cosa stia succedendo davvero, essere una fonte attendibile per non perdere la fiducia degli utenti cinesi.

«I cinesi crescono con l'idea di patriottismo, quindi diventano timidi o non osano dire qualcosa direttamente o opporsi direttamente a qualcosa. (...) Anche quando chiedono cose [al governo], lo fanno con quel sentimento», spiega Li.

«Uno dei motivi per cui sono disposti a trasmettermi informazioni è che sanno che le pubblico in modo neutrale, obiettivo e veritiero. (…) Vogliono esprimere la loro opposizione, ma non vogliono farlo in maniera troppo radicale. Vogliono stare nel mezzo. Quindi io rappresento quel punto medio. Riferisco ciò che accade senza aggiungere una parola in più. Questo è probabilmente il motivo per cui sono diventato un “hub centrale”, oltre al fatto che ho continuato sempre a postare».

Nonostante gli venga chiesto ripetutamente di pubblicare inviti a partecipare alle manifestazioni o a pubblicare slogan, Li non ha mai voluto farsi coinvolgere.

«Credo che ognuno abbia una missione e la mia è riferire cosa succede. Se all'improvviso mi fossi unito [agli attivisti], sarei stato considerato, soprattutto perché non ero lì sul campo, quello che dettava gli ordini. Se alla fine le persone fossero morte, la responsabilità sarebbe caduta su di me, perché le ho invitate ad agire. E non penso che debba andare così. Posso soltanto segnalare».

Tra le migliaia di messaggi che Li ha ricevuto ci sono anche minacce di morte. «Ricevo molte minacce anonime che mi dicono che sanno chi sono, dove vivo e che mi uccideranno», ha rivelato.

Quando è impegnato con gli aggiornamenti Li le ignora, ma nel momento in cui si allontana dal computer e dall'attività non nasconde che si sente tormentato da ombre pesanti.

Queste minacce, così come quelle della polizia cinese ai suoi genitori, influiscono inevitabilmente. Tuttavia è determinato ad andare avanti.

«Questo account è più importante della mia vita», ha specificato. «Non lo chiuderò. Ho fatto in modo che qualcun altro subentri se dovesse accadermi qualcosa».

Nella prima settimana di dicembre le manifestazioni si sono in gran parte esaurite. Alcuni manifestanti hanno ricevuto telefonate dalla polizia che li ha avvertiti di non scendere nuovamente in piazza, altri sono stati portati via per essere interrogati e alcuni sono rimasti in detenzione.

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La Cina ha annunciato una radicale revisione della sua politica pandemica, comunicando l'eliminazione di alcune delle restrizioni più severe. Una grande vittoria per i manifestanti.

Le cabine per i test COVID, le postazioni per la scansione del codice sanitario e le barriere sono state rimosse a una velocità sorprendente in tutto il paese. Ma come molti dimostranti Li dovrà continuare ad affrontare le conseguenze della sua sfida politica, probabilmente per il resto della sua vita.

Immagine in anteprima via account Twitter “Teacher Li is Not Your Teacher”

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