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Nord Stream, secondo un’inchiesta di quattro emittenti scandinave dietro il sabotaggio potrebbero esserci navi della marina russa. Ma non ci sono prove conclusive

4 Maggio 2023 4 min lettura

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Nord Stream, secondo un’inchiesta di quattro emittenti scandinave dietro il sabotaggio potrebbero esserci navi della marina russa. Ma non ci sono prove conclusive

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Secondo un'inchiesta di quattro media scandinavi, tre navi della marina russa, in grado di eseguire operazioni subacquee, si trovavano nei pressi dei due gasdotti Nord Stream nel periodo precedente alle esplosioni avvenute lo scorso settembre. Non ci sono tuttavia prove conclusive, scrive la BBC che ha riportato la notizia.

La causa delle esplosioni non è ancora chiara. Finora, le indagini formali attualmente in corso nei paesi vicini al luogo dell'esplosione sembrano propendere per l’ipotesi del sabotaggio più che di un incidente, senza però individuare la responsabilità dell’eventuale attacco.

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La pista che punta al coinvolgimento della Russia, rilanciata dalle quattro emittenti pubbliche nordiche – DR (Danimarca), NRK (Norvegia), SVT (Svezia) e Yle (Finlandia) – e dal podcast in lingua inglese Cold Front, è emersa dai dettagli sui movimenti sospetti delle tre navi russe che sarebbero state localizzate grazie alle comunicazioni intercettate della marina russa. Le indagini giornalistiche si sono concentrate, infatti, sui movimenti e le azioni delle navi tra giugno e settembre dello scorso anno.

Le tre imbarcazioni in questione sarebbero la nave russa Sibiryakov, in grado di sorvegliare e mappare sott'acqua e di lanciare un piccolo veicolo sottomarino, il rimorchiatore SB-123 e una terza nave della flotta navale russa che i media non sono stati in grado di identificare.

Si trattava delle cosiddette “navi fantasma”, che avevano i trasmettitori spenti. Le quattro emittenti, tuttavia, affermano di essere state in grado di tracciare i loro movimenti, utilizzando, come detto, le comunicazioni radio intercettate che le navi inviavano alle basi navali russe.

La prima nave è partita da una base navale russa a Kaliningrad prima di arrivare vicino al gasdotto il 7 giugno. Un messaggio radio la colloca direttamente sopra il Nord Stream 2, prima di spostarsi più a nord, vicino ai gasdotti del Nord Stream 1, trascorrendo ore nell'area in cui il gasdotto scorre a circa 80 metri sotto la superficie e dove in seguito si sarebbero verificate alcune perdite. 

La Sibiryakov è arrivata il 14 giugno e si è recata nella stessa posizione della prima nave, vicino a Nord Stream, e vi è rimasta fino al giorno successivo. Quattro giorni prima (il 10 giugno) la Sibiryakov avrebbe iniziato a comunicare con una nave della marina russa non identificata. Normalmente la nave comunica con noti porti della Marina russa. Secondo gli esperti, questa attività è sospetta e potrebbe indicare l'inizio di un'operazione sotto copertura.

Il rimorchiatore SB-123 è salpato verso la zona la sera del 21 settembre, appena cinque giorni prima delle esplosioni. Le quattro emittenti affermano di aver intercettato comunicazioni che suggeriscono che il rimorchiatore ha operato vicino alle condutture e alle zone dell'esplosione dalla tarda serata fino alle 14 circa del 22 settembre. La presenza del rimorchiatore SB-123 era stata rilevata anche da fonti tedesche che avevano individuato sei navi della marina russa nell'area il 22 settembre. L'SB-123 aveva disattivato i trasmettitori a metà strada

I movimenti sono stati tracciati da un ex ufficiale dell'intelligence navale britannica che ha lavorato all'intercettazione della flotta russa del Baltico fino al suo pensionamento nel 2018. L'ufficiale anonimo afferma di aver utilizzato informazioni open-source e comunicazioni radio per condurre la sua ricerca. 

Nei giorni scorsi il Comando della Difesa danese aveva confermato al sito Information che la motovedetta danese Nymfen aveva scattato 26 foto di una nave sottomarina russa, l'SS-750, salpata da Kaliningrad e che si trovava nell'area alcuni giorni prima delle esplosioni. 

La Russia ha finora sempre negato qualsiasi coinvolgimento nelle esplosioni. Subito dopo le esplosioni che avevano gravemente danneggiato i due gasdotti Nord Stream 1 e 2, che collegano Russia ed Europa, e causato perdite di metano in acque svedesi e danesi, praticamente tutti i leader politici in Europa, negli Stati Uniti e in Russia avevano avanzato l’ipotesi del sabotaggio. Nessuno però era stato in grado di individuare i responsabili. Polonia e Ucraina avevano accusato apertamente la Russia, che a sua volta aveva accusato gli Stati Uniti. Sia Mosca che Washington avevano negato con forza il loro coinvolgimento.

L’inchiesta che accusa gli Stati Uniti del sabotaggio del Nord Stream fa acqua da tutte le parti

Nei mesi scorsi la Procura svedese, che sta indagando sul sabotaggio del gasdotto Nord Stream, ha affermato che lo “scenario principale” vede un “attore statale” dietro gli attacchi, mettendo in dubbio la tesi portata avanti da una precedente inchiesta di Die Zeit che ipotizzava invece il coinvolgimento di una società che faceva capo a due ucraini e di sei persone di nazionalità incerta. 

Esplosione del gasdotto Nord Stream: l’articolo del New York Times e l’inchiesta di Die Zeit

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Lo scorso dicembre, un articolo del Washington Post scriveva che, dopo mesi di indagini, non c’erano prove definitive che attestavano la responsabilità russa del sabotaggio dei due gasdotti. 

Immagine in anteprima via BBC

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