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Ma quindi l’uso dei social network sposta o non sposta voti?

4 Dicembre 2012 9 min lettura

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Ma quindi l’uso dei social network sposta o non sposta voti?

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9 min lettura

Subito dopo i risultati delle primarie abbiamo pubblicato una prima analisi del voto a cura di Dino Amenduni. Una delle questioni poste da Dino riguardava il 'peso' dei social network in questa campagna elettorale

 Ha vinto il candidato (tra i tre principali contendenti) con il numero più basso di ‘mi piace’ su Facebook e follower su Twittersia per dato assoluto che per incremento medio giornaliero. Con buona pace di twitterometri, Klout, hashtag giornalieri e analisi del sentiment. Questo, a mio avviso, è il dato politico più potente di queste Primarie: esiste uno scollamento forte, abbastanza atipico nei paesi occidentali, tra il comportamento dell’elettorato (di centrosinistra) e ciò che accade online.

Il giorno dopo La Repubblica rilancia con l'articolo Web e politica, lo strano caso delle primarie. "Ha vinto chi ha comunicato di meno".

Ne è nata una conversazione 'tra amici' sulla mia bacheca di Facebook. L'ho trovata interessante, arricchente. La riporto in parte, come sempre editandola per favorire la fluidità della lettura ed evidenziare i contenuti a mio parere più incisivi.

 Al bar con gli amici: ma quindi sti social network spostano o non spostano voti?

1) Non diciamo cagate: su FB si esasperano posizioni già acquisite e su twitter vai a berti il #gingerino e a fare i giochini di parole. Punto. Le elezioni le vinci con le tessere.

2) sono molto meno influenti di come ci hanno raccontato in questi tre mesi

3) non spostano voti ma possono ampliare, rafforzare la partecipazione

4) varrebbe la pena riflettere sulla distanza siderale tra peso mediatico attribuito ai social ed effettivo peso.

DISCUSS

  • Arnaldo sposta di più la televisione!
  • Guido sposta di piu l'ignoranza
  • Francesco a mio avviso non spostano nulla o comunque una percentuale ridicola...
  • Massimo  l'1 è la conseguenza del 4. la rete è ancora passatempo di una minoranza
  • Arianna eh Massimo Lenza altro aspetto: ma quanti siamo su sti socialcosi? e come 'viviamo' questi luoghi?
  • Massimo posso? cazzeggio, acquisto libri e biglietti di treno e aereo. siccome sono antico leggo ancora i giornali... perdonami ma non ce la faccio a leggere articoli, soprattutto se lunghi, sul pc.
  • Cristian La risposta è sotto gli occhi di tutti e guarda caso è proprio la 5)...stelle
  •  Arianna no, Cristian 5 stelle è fenomeno complesso non sono i sn ad aver eventualmente spostato voti (o più precisamente 'l'utilizzo dei...'
  • Cristian è il fenomeno più grande di spostamento voti secondo me.
  • Arianna sì Cristian insisto ma non grazie all'utilizzo di social network.
  • Cristian Bah, è entrato in casa delle persone comuni tramite i social. Lo dico per averlo visto più volte.
  • Arianna no veramente tramite il suo blog e i suoi spettacoli
  • Emma e le mailing list
  • Stefano Non sono d'accordo. L'esempio di Grillo invece lo userei. I grillini hanno fatto ampio uso dei sn in tempi non sospetti (meetup.com, mailling list e la stessa blogsfera che è a tutti gli effetti un social network). Se usare un social network vuol dire riempire il profilo pubblico a ridosso delle elezioni, allora no, i sn non cambiano nulla (inoltre persolamente, a dispetto di quel che si dice, ritengo scarso il lavoro di renzi sui sn, e del tutto assente un vero lavoro di continuità). I temi di Grillo sono stati trattati da tanti nel corso degli ultimi anni, ma solo lui e il suo staff sono riusciti a trasformarli in valore = in supporto elettorale. L'usare sapientemente i social network vuol dire anche usarli sinergicamente rispetto ad eventi concreti e reali (di qui spettacoli e meetup).
  • Emma Ribadisco per me sono logiche da Community (che prevedono un leader/mediatore più o meno celato) un po' come le virtual communities of practice dei progetti europei
  • Stefano Anche su facebook ci sono mediatori, in struttura reticolata e non formalizzata ;) (tecnicamente semistrutturata). Se ci pensi, ci sono fanpage o profili che riescono a spostare, per un motivo o per un altro, la discussione. Chessò, a partire dalla pubblicazione di una semplice serie di immagini commentate
  • Gabriele Se ci si riferisce alle primarie appena celebrate, credo che i social non abbiano avuto quasi peso, per i referendum credo siano stati determinanti (gli altri media ne parlavano pochissimo). Dipende tutto dall'uso: certuni che, schierati ed impegnati e palesemente coinvolti (consiglieri, militanti, attivisti), in questi giorni hanno battuto la grancassa digitale, sembravano innaturali e pesanti e non ricevevano consensi (impressioni mie personali, niente di scientificamente attendibile). Credo che ci voglia tempo perché la credibilità di un soggetto attivo cresca, credo che, così come nella vita reale, le persone siano colpite dalla coerenza e plausibilità delle argomentazioni, dalla serenità del giudizio e soprattutto dal disinteresse. Credo che facebook (twitter non lo conosco e non lo uso) faccia bene al voto d'opinione, almeno per una parte della società italiana.
  • Daniele i social spostano, e tanto. Non a livello "istituzionale", ma virale sì...oppure ai referendum non ci sarebbero andati 25 milioni di persone
  • Arianna sì Emma, Stefano 'come si usano' fa chiaramente la differenza. è pure banale dirlo vi chiedo #scusissima :D; Daniele ma su referendum secondo me regge la spiegazione di Gabriele
  • Cristian Diciamo tante percentuali di successo, ma il colpo grosso è stato con l'avvento dei social. Tante persone hanno trovato risposte semplici e facilmente raggiungibili. Gli slogan che girano su fb per farti un esempio sono fondamentali e molto diretti. Quasi da bar appunto. Per l'italiano medio è stata come manna dal cielo, si è riempito un vuoto lasciato dalla distanza siderale dei partiti politici con la gente unito al momento di malcontento.Il tutto ottenuto con pochissima fatica, unendo utile e dilettevole.Ovvio è complesso il discorso, ma non potrebbe essere altrimenti quando si parla di così tante persone e situazioni. Senza facebook il movimento sarebbe al 10 per cento secondo me. Chi fa politica da 30 anni non può che perdere voti sul web.
  • Fabrizio Sei attivo sui social se hai una posizione maturata e spendibile (e quindi difficilmente ri-orientabile). Altrimenti sei passivo, e non capisci niente perchè i social in fruzione passiva non funzionano, e ti limiti a sparare a zero contro tutti - facile, indolore, e di gran viralità fra i passivi.
  • Giorgio D'accordissimo sul fatto che i social media non possano essere un punto di osservazione per capire un indirizzo di voto, sia perchè non sono un campione rappresentativo degli effettivi elettori (anche per una questione generazionale) sia perchè sui social non tutti scrivono o lasciano intendere le proprie intenzioni di voto. Inoltre c'è un problema alla base e cioè come vengono interpretati i dati. Comprendere semanticamente il messaggio testuale non è così banale per un algoritmo. Le tecniche più comuni sono legate al conteggio numerico dei lemmi, che non dicono nulla sul modo in cui si parla di una persona, ma dicono solo quante volte quella parola è usata. Dire che Renzi ha 100 twitter (che dicono magari che è uno stronzo) e 20 di Bersani (che dicono quanto è bravo) se analizzati quantitativamente non aiutano certo a sostenere nulla.
    Diversi sono i sistemi che cercano di percepire semanticamente il testo, assegnandogli cioè uno humor. Sono sistemi più complicati ma anche qui il tutto è lasciato ad analisi lessicali fatte da algoritmi che lavorano su strutture a base probabilistica. Normalmente possono dare anche risultati buoni, ma non possono cogliere il significato al 100%. C'è un però sui social, e cioè il linguaggio. Le analisi testuali di solito si fanno su testi (articoli pubbliazioni ecc) con una forma abbastanza ordinata.
    Su Twitter (e questo è un mio parere) questi algoritmi possono avere più difficoltà proprio perchè è un mezzo dove il linguaggio è più un linguaggio parlato, ma non solo: la sintesi sia lessicale che grammaticale è necessaria su twitter e comunque tutto va contestualizzato sia nella discussione totale (i messaggi di risposta hanno senso solo se si capiscono ogni messaggio della discussione in toto) sia con chi stai avendo quella discussione e cioè quanta confidenza hai con quella o le altre persone, il tono cambia e di parecchio e i social costringono ad essere in una piazza con solo con i tuoi amici ma anche con chi ti sta sul cazzo (non è così banale, Di solito le discussioni nella realtà le abbiamo in contesti in cui sappiamo se dover essere formali o no)
    Ad esempio sui social sono più frequenti messaggi di sfottò, dove spesso si usa l'ironia per intendere l'opposto: ad esempio "A quant'è bravo Renzi!" in risposta ad un msg che dice in cui ha speso 200milioni di euro. E' impossibile per un algoritmo categorizzarla in maniera adeguata tutte queste variabili partendo da un'analisi semantica che già è debole.
    Questo per dire che l'analisi sui social la si fa per forza di cose con tecniche che aggregano dati talmente complessi (semantica, stili di linguaggio, rapporti sociali) che un algoritmo non potrà mai interpretare correttamente; è necessario partire da questa affermazione per dire che tutte le analisi che poi si vogliono fare contano poco soprattutto se si parla di capire le intenzioni di voto (intenzioni delle quali difficilmente nemmeno parlando con uno al bar riesci a percepire).
    Dire che i social invece non spostano voti è un'altra cosa. In linea generale penso che twitter, facebook e altri mezzi di comunicazione (così come la televisione, la radio o i giornali.) sono strumenti in cui passano contenuti che possono benissimo spostare voti. Sono i contenuti a spostare i voti non tanto i mezzi.
  • Fabio Secondo me i social possono funzionare molto bene per la promozione di campagne su un tema specifico, vale per alcuni referendum per esempio.. Il voto ad un candidato o ad un partito invece incrocia una quantita' di variabili troppo alta per poter essere orientato efficacemente. M5s secondo me non fa eccezione, come diceva Emma funziona come community, mentre non mi ricordo campagne per raccogliere il voto particolarmente efficaci e pervasive nemmeno da parte loro.
  • Gino I social network influenzano molto nel periodo PRIMA che una questione si ponga. Aiutano a costruire un'immagine (di una persona, di un movimento, etc. etc.) quando ancora sei poco conosciuto, e dunque gli elettori ancora non hanno un'opinione definita. All'ultimo momento servono poco.
  • Emma Sì, Fabio... poi in effetti i social per i niubbi (i newbies) sono più deleteri che altro... Aggiungerei al riguardo, riprendendo quello che ha detto Fabrizio Ulisse, che sono efficaci solo se hai una posizione "spendibile", altrimenti non solo lato potenziali elettori c'è il rischio "passività", ma anche lato personaggi politici c'è il rischio "figura da niubbi"
  • Fabrizio Emma, in realtà mancava un pezzo di ragionamento in quello che ho detto: la posizione chiara e non riorientabile può andare solo in conflitto con altre posizioni analoghe opposte, e la sostanza è che gli utenti attivi si annullano fra loro, e offrono uno spettacolo inutile e dannoso per i niubbi.
  • Fabio è anche vero che m5s ha i 10 influencer segreti però :D
  • Emma ahahahahah
  • Fabio Cazzeggio a parte, non sono certo che alla fine gli effetti si annullino. Anche perché si può essere chiari, maturi e non riorientabili in generale e, contemporaneamente, poco avvezzi all'uso dei sn e quindi nuovi e, in qualche misura, orientabili, per via dell'inesperienza qui. Lo dico per esperienza diretta, lo prova il fatto che non riesco a scrivere "niubbi" :)
  • Luca è stata più o meno social-tv, far spostare voti con web o social media è una chimera, però si possono fare altre cose che ancora non si sta tentando
  • Davide Non so cosa ne pensate, ma a me sembra che la mail bombing di domenicavoto.it sia stato un grande fiasco. Un epic fail. Veramente. Molti non hanno capito, pensavano di essere iscritti solo per essersi registrati al sito.

Chiudo segnalando alcuni post:

1) il post di Raffaele Mastrolonardo che centra, a mio parere, la questione in generale  Valori più tecnologia, la ricetta vincente del guru di Obama

Alla fine puoi avere tutta la tecnologia che vuoi, ma senza i valori non vai da nessuna parte. Tutto parte da chi sei e da quello in cui credi e dalla tua capacità di fornire un unico senso di quello che sei. Il resto segue

2) il post di Luca Alagna #Primarie e Social Media: la nascita nuovi modelli e la predizione del voto.

Siamo in una terra di mezzo in cui probabilmente il comunicatore a cui i nostri politici affidano le loro strategie di consenso non può essere più lo stesso di prima ma stiamo ancora costruendo nuovi strumenti, metriche e modelli.

Da questo punto di vista lo stato dell’arte è l’uso di Internet e Social Media anche per raccogliere e usare dati da parte dei candidati per raggiungere in maniera capillare gli elettori e attivarli, come ha fatto la campagna di Obama 2012.

È un livello che presuppone una grande disponibilità di dati (quelli che vengono definiti Big Data) e una forte digitalizzazione della società su cui costruire algoritmi e modelli.

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3) il post di Nicola Bruno Primarie e social media perché un Like non è un voto

In tutto ciò non bisogna dimenticare che i cittadini non vivono su Twitter e Facebook come in una bolla, ma sono molto attivi anche su altri media, oltre che offline.

 

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