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Libra: (tanti) dubbi e (alcune) certezze sulla moneta virtuale annunciata da Facebook

5 Luglio 2019 10 min lettura

Libra: (tanti) dubbi e (alcune) certezze sulla moneta virtuale annunciata da Facebook

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10 min lettura

(L'autore è professore associato di Organizzazione Aziendale)

L’annuncio era atteso da tempo e il 18 giugno Facebook ha svelato il progetto di creare una propria moneta virtuale: Libra. L’iniziativa potrebbe avere un impatto radicale sia sulla quotidianità di molte persone – facilitando il trasferimento di denaro – sia su alcuni settori economici, in primis quello bancario.

Come la immagina Facebook

Vado al bar e pago con 2 Libre la colazione, poi prenoto la vacanza con gli amici in Giappone e pago 300 Libre per l’alloggio direttamente via cellulare. Mando agli amici sul gruppo WhatsApp il totale e le quote individuali di 100 Libre a testa. Mi rispondono direttamente via WhatsApp mandandomi le Libre dovute, che sono direttamente accreditate nel mio portafoglio virtuale.

1. Non ho dovuto comprare Yen né convertire gli Yen in Euro per permettere ai miei amici di pagarmi.
2. La transazione internazionale è stata quasi immediata (e la promessa è con commissioni molto più basse di quella delle carte di credito).
3. I miei amici mi hanno pagato subito (tranne quello che è permanentemente in ritardo, ma quella è una storia diversa).

Vediamo ora cosa si sa del progetto, se e perché dovrebbe interessarci e quali sono le (molte) domande che non hanno una risposta chiara. Il tutto complicato da qualche dubbio su privacy e modello organizzativo.

Le (poche) certezze

Chi: Facebook è il promotore e l’attore principale che sta portando avanti il progetto. Dal 2020 l’impegno è di far gestire Libra da un’associazione d’imprese che sarà costituita ad hoc e si chiamerà Libra Association, indipendente e non profit.

Che cosa: Libra, come moneta digitale, vuole essere un mezzo di pagamento semplice e rapido che permetta di trasferire denaro con la stessa facilità con cui inviamo una foto su WhatsApp o Messenger (non a caso entrambi di proprietà di Facebook).

Quando: Facebook ha pianificato di essere operativa sul mercato con Libra dal 2020. Per ora quindi ci sono solo un annuncio e un white paper, che è una descrizione pubblica del progetto.

Dove: Essendo una moneta digitale non ha confini. Si potrà mandare una Libra all’amico in Spagna come riceverne dal parente che vive in Cile senza bisogno di passare da un conto corrente bancario ma semplicemente tramite un portafogli virtuale (chiamato wallet).

Perché: Facebook punta a “reinventare una moneta globale e un’infrastruttura finanziaria semplice” e soprattutto a servire quella fascia di persone che non ha (o non vuole avere) diretto accesso ai servizi bancari tradizionali. I pagamenti sarebbero via smartphone e la promessa è che saranno veloci, sicuri e semplici.

Quanto: Secondo delle stime, ci sono circa 1,7 miliardi di persone (circa il 30% della popolazione mondiale) che non hanno accesso ad un sistema bancario tradizionale. Inoltre, anche per chi ha un conto corrente, i costi e i tempi per trasferire delle somme di denaro all’estero o per concludere una transazione sono spesso alti.

In che modo: Sapete già come ricaricare il vostro credito telefonico. Probabilmente con una modalità simile (ad oggi non ci sono certezze su questo punto) potrete ricaricare il vostro portafogli virtuale di Libra. Ad esempio ricaricate dal tabaccaio vicino casa 10 Libra e li pagate 8 Euro (o 9 Dollari, o 973 Yen a seconda di dove siate). Quelle Libre possono poi essere inviate ovunque nel mondo e a chiunque le accetti direttamente attraverso l’app selezionata.

Con quali mezzi: Facebook dichiara che partirà con una blockchain privata e permissioned (con permesso), ovvero seguendo il modello in cui un’autorità centrale seleziona preventivamente i nodi che possono verificare le transazioni. Forse anticipando le critiche di eccessiva centralizzazione, Facebook dichiara di tendere in futuro a una blockchain permissionless – dove chiunque può partecipare al processo di verifica dei blocchi senza dover avere un’autorizzazione ex-ante. Questa intenzione è nobile ma difficile da realizzare: il processo da un sistema completamente centralizzato a uno decentralizzato è complesso e in assenza di cambiamenti nelle motivazioni degli attori privati coinvolti sembra poco realistico.

Le (tante) domande aperte

Chi controlla Libra?

Oggi il controllo è al 100% di Facebook. Dal 2020 dovrebbe passare alla Libra Association, che potrebbe contare sui 28 membri fondatori tra cui Facebook, Visa, Mastercard, Paypal, Vodafone, Iliad, Stripe, eBay, Uber, Coinbase e su altri che si andranno aggiungendo nel tempo. I fondatori formalmente dovrebbero avere lo stesso peso sulle decisioni, ma c’è un’alea di incertezza sia sulle modalità operative di questo meccanismo sia sull’effettiva possibilità che attori piccoli possano concretamente condizionare decisioni e interessi di aziende molto più grandi e influenti.

Di sicuro tutte le decisioni su Libra, da quelle tecniche a quelle commerciali, saranno prese in maniera centralizzata da un unico attore, la Libra Association.

Dati e informazioni dettagliati sull’Associazione? 

Galullo e Mancuzzi sul Sole 24 Ore del 27 giugno hanno verificato che l’associazione non è stata ancora formalmente costituita a Ginevra e che il palazzo in cui dovrebbe avere sede ancora non ospita i loro uffici. Qualche giorno prima il New York Times confermava che i primi 28 fondatori ancora non hanno versato la loro quota (stimata in almeno 10 milioni a testa). In questo momento, l’Associazione è un progetto aperto i cui dettagli non sono pubblici (e forse nemmeno tutti ben definiti, a giudicare dalle dichiarazioni di alcuni dei manager delle diverse società coinvolte). Dato il ruolo centrale dell’Associazione, capire in dettaglio in che modo funzionerà e quali sono esattamente i meccanismi di governance è fondamentale per capire come Libra potrebbe evolvere.

Perché ci sono così tante aziende interessate a partecipare a Libra? 

Per alcune aziende l’interesse è chiaro. Pensate a Uber, se tutti i clienti potessero pagare in Libra invece delle carte di credito ne avrebbe un chiaro vantaggio (ipotizzando che le commissioni possano essere più basse). Altre aziende, come Vodafone o Coinbase hanno già una forte esperienza in progetti simili. Vodafone dieci anni fa ha lanciato il progetto "m-pesa", un servizio di trasferimento di denaro via cellulare ad oggi attivo in 10 Paesi (Kenya, Egitto, Albania, etc.). Coinbase è una piattaforma di exchange per le cryptovalute. Interessante anche chiedersi come gli interessi di queste aziende siano allineati con quelli di realtà come Visa e Mastercard (o anche Paypal) il cui core business attuale è proprio fondato sul sistema di pagamenti. Se Libra fosse una soluzione radicalmente innovativa, cosa potrebbe portare tutte queste aziende a collaborare in un’unica direzione? La chiave è di nuovo nei meccanismi di governance e nel modello di business che si dovrebbe chiarire in futuro.

Come guadagna l’Associazione?

La premessa è che il Business Model, ovvero il modello attraverso cui l’Associazione crea e raccoglie valore, non è chiarissimo. Ci dovrebbero essere delle commissioni sulle transazioni effettuate (ad esempio una percentuale della somma inviata o una quota fissa ogni tot invii), ma non sono specificate. Il primo dubbio è proprio su questi margini. Se fossero zero, l’Associazione rinuncerebbe a una fonte di ricavi, se fossero troppo alti i potenziali clienti perderebbero parte dei motivi per non rivolgersi ai canali di pagamento tradizionali (dalle banche alle carte di credito ai sistemi di pagamento elettronico come Paypal). Un’altra possibile fonte di ricavi potrebbe essere costituita dagli interessi sui depositi. Quando compro con i miei Euro delle Libre, passerà del tempo finché quelle monete digitali saranno convertite di nuovo da me o da qualcun altro in Euro. Durante quel tempo l’Associazione ha la disponibilità degli Euro e quindi potrebbe maturare un interesse che tratterrebbe per sé. È importante notare che queste due fonti di ricavi (commissioni e interessi) sono storicamente sempre state usate dalle banche tradizionali per generare profitti.

I miei dati sono sicuri? La mia privacy?

Negli ultimi anni Facebook è incappata in diversi comportamenti almeno poco trasparenti, il più famoso è lo scandalo di Cambridge Analytica, o situazioni in cui degli hacker hanno avuto accesso a dati di milioni di utenti (nome, telefono, mail, indirizzo, ultimi luoghi visitati etc) come successo nell’estate del 2018. Facebook ha cercato di rassicurare i possibili clienti di Libra creando un’altra azienda, chiamata Calibra e posseduta al 100% da Facebook. Sarà Calibra e non direttamente Facebook a entrare formalmente in Libra Association. Che questa distinzione formale sia sufficiente a rassicurare gli utenti e conquistarne la fiducia è una sfida aperta. Finché il modello organizzativo e quello di business di Libra Association non sarà chiaro in tutti i dettagli e validato sul mercato ci sarà sempre il dubbio che l’uso dei dati dei nostri pagamenti, magari insieme a quello dei social network e dei nostri spostamenti fisici, si riveli talmente utile per le aziende da diventare una fonte di profitto in sé. I più critici verso questo esperimento già hanno richiamato il concetto di “colonialismo digitale” di Tom McPhail per sensibilizzare al rischio dell’accentramento di troppe attività e troppi dati nelle mani di poche aziende.

Ma almeno i miei soldi sono sicuri?

Ci sono almeno tre tipi principali di rischio associabile alle monete digitali:
1) volatilità; 2) furto; 3) solidità del gestore.

La volatilità è la tendenza a variazioni forti e imprevedibili del prezzo. Bitcoin (qui per approfondire) ad esempio è una cryptovaluta altamente volatile, perché il suo prezzo può variare anche molto in pochissimo tempo (con aumenti o contrazioni di oltre il 30% del prezzo anche in intervalli molti brevi). Libra intende invece essere uno stablecoin ovvero uno strumento poco soggetto a volatilità perché ancorato a un paniere di asset stabili e a basso rischio, come titoli di debito a breve e altre valute internazionali. La promessa è che ogni Libra acquistata sarà garantita da un investimento ragionevolmente sicuro che sarà mantenuto all’interno della Libra Reserve gestita sempre dall’Associazione. Inoltre il whitepaper assicura che ogni Libra sarà creata solo come contropartita di un versamento di una "moneta fiat" (Euro, Dollaro, ecc) e dell’accantonamento di quella moneta nella Riserva. Solo nel momento in cui un utente versa degli Euro l’Associazione creerà l’equivalente in Libra; simmetricamente quando l’utente richiederà di convertire le sue Libra (e ritirare l’equivalente in Euro) quelle verranno “distrutte” nel sistema. Questo meccanismo, ben conosciuto storicamente in tutti i sistemi, dovrebbe riuscire a garantire contenute oscillazioni del prezzo della Libra, ma ancora mancano dettagli su come questo complesso sistema dovrebbe funzionare (anche in relazione ai dubbi precedenti sul modello di business).

Dal punto di vista della sicurezza tecnica poco si può per ora dire con certezza. La tecnologica blockchain ormai è ben collaudata, ma è nell’uso e nel modello di implementazione del sistema di pagamento che più spesso si trovano le vulnerabilità. Ovviamente la presenza di attori importanti già attivi nel sistema di pagamenti genera una certa fiducia dal punto di vista operativo, ma dovremo attendere maggiori dettagli per poter capirne di più.

L’ultimo punto riguarda la solidità del sistema in sé. In Italia ad esempio un conto corrente ha una serie di garanzie che dovrebbero assicurare il correntista per un massimo di centomila euro. In caso di fallimento della banca, i soldi che ho nel conto corrente fino a quel massimo dovrebbero essere garantiti da un apposito fondo. Libra, non essendo un soggetto bancario non deve (ad oggi) rispettare queste garanzie e quindi ogni utente si fida che le Libra che ha in portafoglio verranno veramente convertite in valuta tradizionale dietro sua richiesta. Nel caso non avvenisse, si aprirebbero scenari nuovi e altrettanto incerti.

E i criminali?

Qualsiasi sistema di pagamento ha una certa probabilità di essere usato per attività illecite o criminali. I contanti sono per esempio un mezzo da sempre molto gradito a chi opera in modi non trasparenti. Potenzialmente anche Libra potrebbe essere usato per attività criminali. Facebook ha precisato che tutti i possessori di wallet saranno identificati attraverso un documento e che l’Associazione sarà disponibile a fornire i dati necessari alle autorità giudiziarie in caso di formale richiesta. I rischi ci saranno, ma potenzialmente non saranno più alti di quelli già sopportati da altri sistemi di pagamento.

Alla fine Facebook ha ricreato Bitcoin?

Libra si basa su una blockchain privata e permissioned posseduta da un attore centrale che può prendere qualsiasi decisione sul proprio sistema (tanto da mettere in dubbio l’utilità di utilizzare una soluzione basata su blockchain). Cosa vuol dire in concreto? Che la Libra Association de facto assume il ruolo di banca centrale del proprio sistema di pagamenti. Dove Bitcoin è per sua natura decentralizzato e creato per evitare un soggetto intermediario, Libra Association è un broker, un gestore che centralizza le decisioni. La centralizzazione delle decisioni è sicuramente uno strumento efficiente, è invece più problematico assicurare che le decisioni siano prese in maniera trasparente o nell’interesse dei più. Libra Association potrebbe teoricamente decidere che alcuni tipi di transazioni non devono avvenire, o che alcuni utenti non possano più accedere al proprio sistema o imporre altri tipi di limitazioni. Essendo un attore privato e essendo il decisore finale di quel sistema di pagamento poco si potrebbe fare per contrastarne la discrezionalità.

Ma quindi è una banca?

No, e non solo perché in caso affermativo dovrebbe ottenere le necessarie autorizzazioni. Alcune caratteristiche sembrano avvicinare Libra Association all’operatività tipica di una banca, con la gestione dei portafogli, la raccolta di denaro e del relativo interesse, l’applicazione di commissione sui pagamenti. Altri fattori la rendono distante, a cominciare dalla mancanza di chiara regolamentazione, all’assenza di obblighi a garanzia e alle caratteristiche dell’impianto di business.

Reazioni delle istituzioni?

Il più forte e chiaro effetto dell’annuncio di Facebook è stata la presa di posizione delle varie istituzioni. Quando a muoversi è un colosso di questa portata, l’attenzione sale. Pochi giorni fa House Financial Services Committee della Camera degli Stati Uniti ha convocato in udienza i vertici di Facebook e Libra per chiedere chiarimenti. Il giorno prima, il 16 luglio, si terrà un’udienza simile presso il Senato. Richieste di chiarimento sono arrivate anche dalle principali banche centrali, a cominciare dalla Banca Centrale Europea (BCE). Il Garante europeo per la protezione dei dati ha espresso interesse ma anche auspicato un accurato controllo da parte delle diverse agenzie.

Futuro? 

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Il primo effetto che avrà quest’annuncio sarà un aumento dell’interesse nel regolare il settore delle monete virtuali. Fino ad ora con Bitcoin le istituzioni avevano avuto una controparte non convenzionale. Non c’era un unico interlocutore, non c’era una nazione di riferimento. Inoltre quando il prezzo dei bitcoin è precipitato, stessa sorte ha avuto l’attenzione del grande pubblico. Facebook e Libra hanno invece un chiaro volto, sono (o saranno) soggetti chiaramente individuabili giuridicamente e quindi inizierà una più lunga partita per regolare un settore che ad oggi continua ad essere in una zona di opacità per quanto concerne la normativa di riferimento.

Una lunga battaglia si profila all’orizzonte.

Immagine in anteprima via Techcrunch.com

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