Post Questioni di genere

La Gestazione Per Altri/e va normata non vietata

24 Maggio 2022 9 min lettura

author:

La Gestazione Per Altri/e va normata non vietata

Iscriviti alla nostra Newsletter

8 min lettura

Lo scorso 21 aprile la Commissione Giustizia della Camera ha adottato il testo base della legge che propone di rendere la gestazione per altri (GPA) “reato universale”, cioè illegale anche qualora la procedura avvenga all’estero. La proposta è stata presentata dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che ha definito l’adozione del testo come «un primo importante passo»: «La maternità surrogata è una pratica che trasforma la vita in una merce e umilia la dignità delle donne. Siamo stati i primi a sostenerlo in Parlamento e siamo felici che oggi questa sia diventata una battaglia condivisa anche da altre forze politiche». A sostenere la proposta, oltre Fdi, è stato anche il resto del centro destra e parte del gruppo misto.

Il dibattito sulla GPA è estremamente polarizzato, spesso aggressivo e oggetto di strumentalizzazioni. Tira in ballo questioni come l’autodeterminazione del corpo, l’idea di maternità, quella di famiglia, intreccia aspetti etici, giuridici, sociali. Gli argomenti dei contrari parlano di mercificazione dei bambini e sfruttamento delle donne.

Discutere di GPA è “complicato e richiede un’elaborazione onesta, laica e collettiva”, scriveva qualche anno fa Giulia Siviero in un articolo in cui provava a “ragionare con serenità” sul tema.

Prima di analizzare le proposte di legge e la situazione attuale, bisogna affrontare alcune questioni linguistiche. Benché diffusa, quella di “utero in affitto” è una definizione usata in senso dispregiativo. Tra i vari problemi, c’è il fatto che suggerisce che si tratti sempre di uno scambio commerciale (e così non è, come vedremo in seguito). Un altro modo diffuso di indicare la stessa pratica è “maternità surrogata”. Ricalca il termine inglese surrogacy, ma aggiunge “maternità”. Quest’ultima circostanza lega “l’essere madri” al mero processo fisico della gravidanza: le lotte femministe del secolo scorso, ricordava in un pezzo su L’Espresso Michela Murgia, hanno smontato quell’equazione e costretto la società a ripensare la maternità “fino a definire madre solo quella che accetta di esserlo”.

Parliamo dunque di gestazione per altri. Anzi: per altri e altre. Utilizzare solo il maschile, infatti, perpetua l’equivoco che la GPA sia una pratica rivolta esclusivamente alle coppie omosessuali composte da due uomini. E invece nove volte su dieci si tratta di persone eterosessuali. L’omogenitorialità maschile è spesso al centro del dibattito sulla GPA, specialmente nelle argomentazioni di chi si oppone. Non è un caso che si sia tornati a parlare con insistenza della pratica in occasione dell’approvazione della legge sulle unioni civili del 2016 – usando la GPA come grimaldello per stralciare la stepchild adoption – o nel 2021, quando in parlamento si discuteva il DDL Zan. Tutto ciò nonostante in nessuno dei due provvedimenti si facesse menzione della GPA.

La GPA “reato universale” e l'assenza di una legge

Con GPA si intende il procedimento per cui una donna mette a disposizione il suo utero e porta avanti una gravidanza per contro di altre persone (o di una sola). Può essere di due tipi: nel primo, l’ovulo è della donna che porta avanti la gravidanza; nel secondo appartiene alla futura genitrice o a una donatrice. L’ovulo è fecondato attraverso la fecondazione in vitro e poi impiantato nella donna.

A seconda della legislazione nazionale, la GPA può essere vietata del tutto – come in Italia, Francia, Spagna o Germania - consentita solo in forma gratuita o anche dietro pagamento. Quest’ultima forma – detta commerciale - è presente in Russia, Ucraina, Armenia, Bielorussia, Kazakhistan, Georgia e, a determinate condizioni, in alcuni Stati americani. Su questa modalità si annida maggiormente il rischio di sfruttamento – oltre che somme di denaro consistenti. Come ricorda il sito Pagella Politica, sebbene nell’introduzione che accompagna la proposta di legge di Fdi venga spesso citata l’India come uno dei principali mercati per la GPA a pagamento, nel paese “la pratica è stata vietata per le persone straniere nel 2015, e più di recente il Parlamento ha imposto regole molto stringenti anche per i cittadini indiani, proibendo tra le altre cose di ricevere compensi per la gestazione”. Anche la Thailandia nel 2015 ha regolamentato la GPA, permettendo di ricorrervi solo a coppie sposate, eterosessuali e con almeno uno dei due partner thailandese.

Altri paesi permettono la procedura solo a titolo gratuito o con un rimborso spese. Succede ad esempio in Canada – dove possono accedervi sia coppie omosessuali che eterosessuali – Australia, Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Belgio, Portogallo.

In Italia della pratica si occupa la legge 40 del 2004, “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita” secondo cui “chiunque in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità” è punibile con la reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600mila a un milione di euro.

La previsione contenuta nella legge 40 condanna la GPA senza distinguere se questa sia a pagamento o meno. Questa mancata differenziazione, scrivono Eva Benelli e Maurizio Bonati su Scienzainrete, “è quella che porta alla deriva semantica dell’utero in affitto, espressione orribile, che implica già un giudizio di merito e non descrive la realtà in tutta la sua complessità”.

Il divieto, comunque, è limitato al territorio italiano. Le persone che si recano nei paesi in cui la GPA è consentita non sono perseguibili secondo la giurisprudenza. Il testo adottato dalla Commissione Giustizia vorrebbe invece applicare le pene “anche se il fatto è commesso all’estero”, e rendere la GPA “reato universale”. Tuttavia, non è specificato se riguardi solo i cittadini italiani che si recano in un altro Stato o tutte le persone, a prescindere dalla cittadinanza. Questa vaghezza secondo Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, contribuisce a rendere il testo «privo di fondamento giuridico», perché «non fa i conti con il diritto internazionale», e dunque è «giuridicamente inapplicabile e irragionevole»: «Ha la presunzione di punire la surrogazione di maternità in tutto il mondo (…) Un fatto, per essere considerato reato e quindi essere punibile in Italia se commesso all’estero, deve necessariamente essere reato nel paese straniero dove lo stesso è commesso».

Inoltre, ha ricordato Gallo, recentemente la Commissione europea è intervenuta sul tema, affermando che la GPA «non è esplicitamente disciplinata dal diritto dell’Ue e rientra nelle competenze esclusive dei singoli Stati membri legiferare a livello nazionale e garantire che i diritti fondamentali siano effettivamente rispettati e tutelati, in conformità della legislazione nazionale e degli obblighi internazionali in materia di diritti umani».

La proposta di legge è stata presentata da Fratelli d’Italia nel 2018. È abbinata a una speculare dell'allora deputata di Forza Italia di Mara Carfagna, all'epoca ministra per il Sud e la coesione territoriale. Anche la Lega, all’inizio di aprile, ha annunciato di avere una proposta di legge di iniziativa popolare (per cui raccoglierà le firme nei prossimi mesi), presentata alla cancelleria della Corte di Cassazione. Un testo che «vuole introdurre nel codice penale una nuova fattispecie di reato per contrastare la pratica, sanzionando chi, in qualsiasi forma, la commissiona, realizza, organizza o pubblicizza» e anche «chi si reca all’estero per aggirare i divieti nazionali», ha spiegato l’eurodeputata leghista Simona Baldassarre.

Una questione complicata riguarda la situazione legale dei bambini nati all’estero da genitori italiani tramite GPA. La legge 40 del 2004 su questo è piuttosto vaga: dichiara la pratica illegale nel nostro paese, prevede divieti e punizioni, ma non si esprime sui figli. Il punto è stato oggetto negli anni di diverse pronunce giurisprudenziali. Nel 2019 le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che il bambino nato da GPA non possa essere riconosciuto come figlio della coppia che ha fatto ricorso alla pratica. Negli anni, però, diversi tribunali hanno deciso diversamente. Da ultimo quello di Milano, che a novembre 2021 ha ordinato al Comune di trascrivere gli atti di nascita dei figli di due padri, nati negli Stati Uniti con la GPA. Nello stesso anno, a gennaio, era stata la Corte di Cassazione a pronunciarsi. Il caso riguardava una coppia di due padri che erano ricorsi alla GPA in Canada. I giudici hanno ribadito il “divieto penalmente sanzionato di surrogazione di maternità”, posto “a tutela di valori come la dignità umana della gestante”, ma nel contempo hanno stabilito come “l’interesse di un bambino accudito sin dalla nascita da una coppia che ha condiviso la decisione di farlo venire al mondo” sia quello “di ottenere un riconoscimento anche giuridico dei legami che, nella realtà fattuale, già lo uniscono a entrambi i componenti della coppia, ovviamente senza che ciò abbia implicazioni quanto agli eventuali rapporti giuridici tra il bambino e la madre surrogata”.

La legge 40 del 2004, dunque, prevede punizioni e responsabilità ma non dice nulla riguardo il destino dei figli di genitori che ricorrono al GPA. “Se dovesse passare la proposta di modifica verso il reato universale, le cose diventerebbero ancora più vaghe alla luce delle difficoltà, se non impossibilità di applicazione. E, come sempre succede nelle incertezze normative, aprendo la strada ai percorsi illegali e agli abusi”, scrivono Benelli e Bonati che su Scienzainrete si chiedono come mai la Commissione Giustizia “abbia deciso di accogliere una proposta che per fare chiarezza genera maggiore incertezza”.

Anche secondo Ida Parisi, avvocata specializzata in Diritto di Famiglia e procreazione medicalmente assistita, l’approvazione della proposta «inciderebbe negativamente sui diritti dei minori che verrebbero allontanati dai genitori d’intenzione invece di essere tutelati nel rapporto genitoriale con questi ultimi e potrebbe poi dar vita a situazioni di clandestinità che comporterebbero abusi, sfruttamenti e pregiudizi per tutti i soggetti coinvolti».

Con l’intento di “evitare situazioni di incertezza normativa e fornire piena tutela ai diritti di tutti i soggetti coinvolti e, in particolar modo, ai minori” nel 2021 è stata depositata alla Camera dei deputati – ma mai discussa - una proposta di legge volta a regolamentare la GPA nella sua forma esclusivamente solidale. Il testo, a prima firma della deputata Guia Termini, è stato elaborato da Gallo dell’associazione Luca Coscioni, in collaborazione con esperti, esperte e altre realtà. È stato inoltre, si legge nell’introduzione, “condiviso con persone che hanno fatto ricorso al percorso di Gravidanza solidale e altruistica o commerciale in Paesi in cui lo stesso è consentito dalla legge, o che abbiano intenzione di accedervi in futuro”.

Secondo la proposta, “una regolamentazione di tutte le fasi del percorso di Gravidanza solidale e altruistica nel rispetto degli standard internazionali in materia di diritti umani” consentirebbe di “evitare gli abusi che spesso discendono proprio dalle lacune normative”.

Le norme, oltre a fornire alcune definizioni, regolamentano tutte le fasi della procedura, dalle tecniche di fecondazione medicalmente assistita utilizzate ai requisiti di accesso, le forme dell’accordo e le tutele, i rapporti futuri. È prevista inoltre l’istituzione di un registro nazionale delle gestanti e l’obbligo per le strutture mediche di fornire dati.

La Gravidanza solidale e altruistica, dice la relazione introduttiva, “rappresenta una soluzione per i soggetti singoli ovvero per le coppie che, a causa della loro sterilità e/o infertilità, non possono intraprendere una gravidanza ovvero non riescono a portarla a termine, per ragioni medico-fisiologiche o situazioni personali, di carattere psicologico o sociali, oggettivamente valutabili”. Un esempio sono le donne nate con la sindrome di Mayer Rokitansky Kuster Hauser, tecnicamente fertili ma senza utero. Una di loro, Maria Sole Giardini, aveva lanciato insieme al marito un appello supportata dall’associazione Coscioni per trovare una donna che in maniera gratuita fosse disponibile in Italia a portare avanti per lei la gravidanza. La coppia aveva trovato una volontaria, ma non è possibile procedere senza il via libera di un giudice.

La GPA è una delle «tecniche di Fecondazione medicalmente assistita che offrono alle persone che non possono avere una gravidanza o portare avanti una gravidanza, la possibilità di provare ad averla. La GPA è normata in molti paesi ed esiste sia in modalità solidale che in modalità commerciale. Nel nostro paese è una tecnica che può essere realizzata ma bisogna normarla», ha affermato Gallo, secondo cui è arrivato il momento «che anche in Italia questa tecnica sia garantita come servizio fornito alle persone che non riescono ad avere una gravidanza nella piena spontaneità, senza costrizioni di alcun tipo e con norme certe che regolamentino la gestazione che una donna può decidere di fornire per un’altra coppia».

Immagine in anteprima Pexels.com, CC0, via Wikimedia Commons

Segnala un errore