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Georgia al bivio: sogno europeo o incubo autoritario?

20 Marzo 2023 10 min lettura

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Georgia al bivio: sogno europeo o incubo autoritario?

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Gli eventi in Georgia tra il 7 e il 9 marzo hanno portato il paese caucasico al centro delle cronache in Italia come forse mai era accaduto in passato. Senza scomodare paragoni impropri con Euromaidan - Georgia e Ucraina presentano realtà sociali, storiche e politiche diverse - le proteste di Tbilisi e il contesto in cui sono avvenute meritano, in effetti, attenzione perché potrebbero influenzare la traiettoria politica della Georgia negli anni a venire. 

“Legge russa” e proteste

Nelle scorse settimane, il partito di governo Sogno Georgiano, o, per meglio dire, la sua frangia estremista e anti-occidentale rappresentata dal gruppo parlamentare Potere al Popolo, ha presentato per la discussione in parlamento due disegni di legge sugli “agenti stranieri”. Tali legislazioni avrebbero imposto alle entità giuridiche non statali senza scopo di lucro - incluse le testate giornalistiche - che ricevono più del venti percento delle loro entrate annuali da un “potere straniero” di iscriversi a un apposito registro. Per “potere straniero” si intendevano agenzie di governi stranieri, individui che non siano cittadini georgiani, entità legali non basate sulla legislazione georgiana e organizzazioni, incluse fondazioni, associazioni, società, sindacati, o altre associazioni di uno Stato estero. 

Georgia, vincono le proteste: ritirata la legge che avrebbe messo a rischio l’ingresso nell’Unione Europea

Se adottati, i due disegni di legge, simili per ratio e contenuto, avrebbero avuto grandi ripercussioni nel paese. A causa della difficile situazione economica della Georgia, la vasta maggioranza delle organizzazioni non governative e molte testate giornalistiche ricevono infatti finanziamenti dall’estero, in particolare da Unione Europea e Stati Uniti. Queste si sarebbero ritrovate con un carico burocratico aggiuntivo per non incappare in sanzioni amministrative e penali. Esistevano anche timori riguardanti quella che è ormai indistintamente definita come “legge russa”. In primo luogo, il rischio che l’etichetta di “agente straniero” avrebbe delegittimato le organizzazioni e il loro lavoro agli occhi della popolazione. Tale stigmatizzazione presentava risvolti preoccupanti soprattutto nell’ambito della libertà di stampa. Secondariamente, c’era il timore che questa potesse essere la prima di una serie di leggi per reprimere la società civile e i media indipendenti, sulla falsariga di quanto avvenuto in Russia a partire dal 2012. Infine, appariva chiaro dalle parole dei rappresentanti di Bruxelles che, se uno dei due progetti di legislazione fosse stato adottato, le ambizioni europee della Georgia sarebbero andate in fumo. 

Considerando il grande supporto della popolazione georgiana per l’ingresso del paese nell’Unione Europea, il 7 marzo, alla notizia che la seconda versione del disegno di legge era stata approvata dal parlamento in prima lettura, un grande numero di persone è andato a protestare davanti alla sede dell’assemblea legislativa. Sono seguite scene che hanno fatto il giro del mondo: i manifestanti, imbracciando bandiere europee, hanno messo “sotto assedio” il parlamento rifiutandosi di andarsene fino a quando Sogno Georgiano non avesse fermato l’iter legislativo. La polizia in tenuta antisommossa ha provato vanamente a disperdere le proteste con cariche, gas lacrimogeni, idranti, spray urticante e arrestando almeno 133 persone. Dinamiche simili si sono ripetute il 7 e l’8 marzo fino a notte inoltrata. 

La mattina del 9 marzo, Sogno Georgiano ha annunciato che avrebbe ritirato il disegno di legge. La sera dello stesso giorno si è svolta una nuova manifestazione davanti al parlamento che chiedeva azioni precise al governo: la liberazione di chi era stato arrestato nei giorni precedenti e che l’iter legislativo venisse effettivamente fermato. Le istanze sono state entrambe accolte e, dopo la scarcerazione degli arrestati, il 10 marzo gli esponenti di Sogno Georgiano si sono astenuti dal voto in seconda lettura. Il disegno di legge è stato quindi bloccato grazie al voto negativo delle opposizioni.

Un governo filorusso?

A distanza di qualche giorno, è inevitabile tornare a chiedersi perché Sogno Georgiano abbia spinto all’adozione della legge sugli agenti stranieri in un momento tanto delicato per il paese. Dopo non aver ottenuto lo status di candidato all’Unione Europea nel giugno del 2022, la Georgia è in attesa di un responso da Bruxelles. L’integrazione europea è da sempre un obiettivo dichiarato del governo e il partito di governo è impegnato in questi mesi a realizzare dodici raccomandazioni della Commissione Europea necessarie ad ottenere l’ambito status di candidato. 

Ascoltare le esternazioni degli esponenti di Sogno Georgiano non aiuta a sciogliere il bandolo della matassa. Il 12 marzo, nelle prime dichiarazioni pubbliche dopo le manifestazioni, il primo ministro  Irakli  Gharibashvili si è lanciato in una serie di affermazioni a tratti grottesche che ben sintetizzano le contraddizioni dell’esecutivo. Ha difeso la legge sugli agenti stranieri, sostenendo che riguarda la trasparenza dei finanziamenti delle organizzazioni non governative, e che non si tratta di una “legge russa”. Ha poi aggiunto che i partecipanti alle proteste sono stati manipolati da politici “perdenti”, dichiarandosi sorpreso dalle immagini di alcuni manifestanti che indossavano “uniformi sataniste”. Ha quindi criticato il Parlamento Europeo per una risoluzione adottata il 15 febbraio in cui chiedeva la grazia per l’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili, attualmente in stato di detenzione e in gravi condizioni di salute dopo mesi di sciopero della fame. Al contempo, Gharibashvili si è anche detto fiducioso sul futuro europeo della Georgia, spiegando di attendersi l’ottenimento dello status di candidato entro la fine dell’anno.

Quali sono quindi le vere intenzioni di Sogno Georgiano circa l'orientamento internazionale del paese? Nelle cronache di questi giorni il governo georgiano viene spesso sbrigativamente descritto come “filorusso”. Questa definizione non è nuova, la si ritrova spesso sulla stampa internazionale da quando Sogno Georgiano è salito al potere con le elezioni del 2012. Deriva dalla narrazione del partito di opposizione Movimento Nazionale Unito e il suo leader Saakashvili. È anche figlia del fatto che il fondatore dell’attuale partito di governo, l’oligarca Bidzina Ivanishvili, si è arricchito in Russia negli anni Novanta per poi tornare in patria nel 2003. Ivanishvili, seppur ufficialmente non attivo politicamente, è la vera “eminenza grigia” del paese che muove le decisioni degli esponenti di Sogno Georgiano. Il suo patrimonio rende l’idea della sua influenza - potenziale e reale - sulla Georgia. In base ai dati di Forbes, si attesta sui 4.9 miliardi di dollari a fronte del prodotto interno lordo georgiano che risultava poco sopra i 18 miliardi e mezzo di dollari nel 2021.

Se la sola presenza di Ivanishvili e la sua ricchezza pongono un forte punto interrogativo sullo stato di salute della democrazia georgiana, l'etichetta di filorusso appare semplicistica se si guarda alla politica estera di Sogno Georgiano nel decennio in cui ha governato il paese. 

In questi anni, Tbilisi ha sì parzialmente normalizzato le relazioni con Mosca, favorendo l’arrivo di turisti russi e gli scambi commerciali con la Russia. Questo è però un processo limitato e non ha comportato una riapertura dei rapporti diplomatici chiusi come conseguenza della guerra nel 2008. L’attuale partito di governo ha ufficialmente proseguito la politica europeista e atlantista di Movimento Nazionale Unito. Sul sito della NATO, la Georgia viene descritta come uno dei partner “più vicini all’alleanza”. Al contempo, le politiche di integrazione europea hanno avuto una svolta significativa con la firma dell’ accordo di Associazione con l’Unione Europea nel 2014 e la conseguente entrata in vigore dell'accordo di libero scambio globale e approfondito (DCFTA) nel 2016. Un momento importante lo ha costituito anche la norma che dal 2017 esenta i cittadini georgiani dal richiedere un visto per soggiorni turistici nell’area Schengen inferiori ai novanta giorni. Si è trattato di uno sviluppo che ha creato un enorme entusiasmo nel paese, per la prima volta la popolazione poteva toccare con mano i vantaggi della politica europeista del governo.

Guardando l’altra faccia della medaglia però, negli ultimi anni Sogno Georgiano ha intrapreso azioni che mostrano un certo asservimento a Mosca, dando adito alla narrazione del governo filorusso o che, perlomeno, sono indice di una svolta autoritaria. 

Un primo esempio in tal senso lo costituisce la cosiddetta “notte di Gavrilov” avvenuta il 20 giugno 2019. Quel giorno, a Tbilisi, si svolgeva il forum dell’Assemblea interparlamentare sull’ortodossia, un’organizzazione che unisce i paesi accomunati dalla confessione cristiana ortodossa. A presiedere l’incontro, il parlamentare russo Sergej Gavrilov che venne invitato a sedersi al posto normalmente prerogativa del presidente dell’assemblea legislativa della Georgia, dove l’evento ebbe luogo. Il peso simbolico del gesto bastò a scatenare la reazione rabbiosa dell’opposizione e spinse migliaia di georgiani a radunarsi davanti all’edificio per protestare contro la presenza di un rappresentante della Duma in una delle istituzioni del paese. Gran parte della popolazione del paese caucasico considera la Russia come una potenza occupante a causa del sostegno di Mosca ad Abcasia e Ossezia del Sud, due repubbliche separatiste internazionalmente riconosciute come parte del territorio georgiano. La protesta di quel giorno venne violentemente repressa dalla polizia, causando il ferimento di circa 240 persone.

L’ambivalenza del governo è emersa con forza ancora maggiore dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022. Il conflitto ha infatti suscitato reazioni fortissime in Georgia dove la maggioranza della popolazione si è schierata in supporto di Kyiv visto il già citato astio nei confronti della Russia. Centinaia di volontari georgiani combattono in difesa dell’Ucraina fin dal 2014 in quella che è la Legione Georgiana. Molti si sono uniti allo sforzo bellico dopo il 24 febbraio 2022 e tanti sono morti in combattimento. Sogno Georgiano ha però assunto posizioni molto moderate sulla guerra in Ucraina. Gharibashvili, ha condannato morbidamente il Cremlino per l’invasione e la Georgia non si è unita alle sanzioni occidentali contro Mosca complicando i rapporti con Kyiv.  Nel discorso del 12 marzo, il premier georgiano ha attaccato il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj per le sue parole di supporto ai manifestanti di Tbilisi. Tale retorica non è una novità per gli esponenti di Sogno Georgiano. Da uno studio sulle dichiarazioni in tema di Ucraina da quando è iniziata la guerra da parte del presidente del partito, Irakli Kobakhidze, è emerso che le critiche nei confronti del governo di Kyiv sono state più frequenti della condanna dell’invasione all’indirizzo del Cremlino. Tale compiacenza ha trovato addirittura il plauso di Mosca, con il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, che lo scorso febbraio si è complimentato con il governo di Tbilisi per non costituire un ulteriore “elemento di irritazione” in questo periodo. Bisogna però aggiungere che in ambito internazionale, la Georgia, almeno a parole si è allineata alle posizioni occidentali votando ad esempio sempre a favore delle risoluzioni in supporto dell’Ucraina all’Assemblea Generale dell’Onu.

Negli ultimi anni hanno suscitato preoccupazione anche le politiche del governo in tema di diritti umani. Anche in questo caso si nota una certa compiacenza nei confronti di Mosca, con diversi esponenti dell’opposizione russa a cui non è stato concesso l’ingresso in Georgia. 

Ci sono poi due casi di detenzione finiti agli onori delle cronache. Il primo è quello già menzionato di Saakashvili. L’ex presidente aveva lasciato il paese dopo la doppia sconfitta alle elezioni parlamentari e presidenziali nel 2012 e 2013. Ha poi intrapreso una carriera politica di un certo rilievo in Ucraina. Mentre era assente dalla Georgia, è stato condannato, tra le altre cose, a sei anni di carcere per abuso di potere. Nell'ottobre 2021, il colpo di teatro - tratto distintivo del personaggio. Alla vigilia delle elezioni parlamentari georgiane, il leader dell’opposizione è rientrato segretamente in patria venendo rapidamente arrestato ed è da allora in stato di detenzione. 

Ci sono forti ombre sulla presidenza di Saakashvili (2004-2013). Per fare alcuni esempi, la repressione violenta delle manifestazioni davanti al parlamento il 7 novembre 2007 in cui rimasero ferite circa 500 persone e, la sera dello stesso giorno, l’irruzione delle forze di sicurezza del ministero degli Interni nella sede del canale televisivo di opposizione Imedi che stava seguendo le proteste. In aggiunta, nel 2012 emerse un caso di torture diffuse dei detenuti da parte delle guardie che costò a  Saakashvili la sconfitta elettorale nelle elezioni di quell’anno. Al contempo, una delle problematiche della democrazia georgiana, evidenziata anche dalla Commissione Europea tra le riforme necessarie affinché il paese ottenga lo status di candidato, è la dipendenza del potere giudiziario dall’esecutivo. Per questi motivi, secondo diversi osservatori indipendenti, i processi nei confronti dell’ex presidente non possono essere definiti equi. Colpisce poi l’accanimento nei confronti dell’ex presidente, da sempre impegnato in uno scontro frontale contro Sogno Georgiano e Ivanishvili. A febbraio Saakashvili è apparso in video conferenza in aula di tribunale con il volto emaciato che ne testimonia le pessime condizioni di salute. L’ex presidente ha anche dichiarato di essere stato avvelenato, ma non ci sono prove al riguardo.

Il caso del noto giornalista di opposizione Nika Gvaramia getta ulteriore luce sulle derive autoritarie di Sogno Georgiano. Nel maggio 2022, Gvaramia è stato condannato a tre anni e sei mesi di carcere per abuso di ufficio in un processo che esperti indipendenti e rappresentanti delle organizzazioni non governative hanno descritto come “politicamente motivato”. Le tempistiche della condanna poi non hanno certo favorito la causa della Georgia per quanto riguarda lo status di candidato, visto che il processo a Gvaramia si è concluso poche settimane prima della decisione di Bruxelles in merito evidenziando la già menzionata dipendenza del potere giudiziario dalla politica.

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Infine, Sogno Georgiano negli ultimi anni con sempre maggior veemenza fa uso di una retorica antioccidentale, soprattutto per mezzo della costola di Potere al Popolo. La narrazione dominante al riguardo, usata anche dal primo ministro nel discorso del 12 marzo, è che esiste un sentimento antigeorgiano nelle istituzioni europee che non consente di fare progressi in tema di integrazione. Similmente, uno dei leader del partito, l’ex giocatore e attuale sindaco di Tbilisi, Kakha Kaladze a febbraio ha accusato le istituzioni europee di ricattare la Georgia.  Il ricorso a tale retorica, le posizioni moderate sulla guerra in Ucraina e il tentativo di adottare la legge sugli agenti stranieri hanno portato allo scontro sempre più aperto tra il partito di governo e uno dei suoi esponenti di rilievo, la presidente Salome Zourabichvili.

Insomma, le domande sono più delle risposte e comprendere le vere intenzioni di Sogno Georgiano è abbastanza complesso. È chiaro che il partito di governo non dovrà intraprendere iniziative che possano far deragliare il sogno europeo. Altrettanto evidente che se da Bruxelles dovesse arrivare un nuovo responso negativo sullo status di candidato, in Georgia ci sarà una nuova sollevazione popolare e il capro espiatorio sarà l’attuale partito di governo.

Immagine in anteprima via EuropaToday

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