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La speranza per una Rete del dopo-Musk: appunti per cittadini e istituzioni

10 Novembre 2022 8 min lettura

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La speranza per una Rete del dopo-Musk: appunti per cittadini e istituzioni

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di Jeff Jarvis*

Un giorno, forse, guarderemo indietro e vedremo che Elon Musk ha fatto un favore a noi, cittadini civilizzati della Rete, costringendoci a lasciare il nostro accogliente Internet centralizzato, corporativo e corrotto, per trovare e costruire un futuro alternativo basato sui principi ispiratori e sui sogni di questa era iperconnessa. Perché non proviamo a guardare il lato positivo?

Da ottimista quale sono, vedo un futuro migliore. Seguitemi pure…

Twitter fallirà - il commento definitivo a proposito l'ha scritto Nilay Patel - finendo in quelle fogne dove i giornalisti sostengono sia sempre stato, in bancarotta, nelle mani dei principi sauditi o, chissà, in Yahoo!, dove tutte le cose buone sono andate a morire. Non lascio Twitter, sono ancora su Facebook e mi godo la luna di miele di TikTok. Ma sto preparando la mia valigia per viaggiare verso un Internet costruito sui protocolli piuttosto che sulle piattaforme. In questa sede esplorerò alcune delle opportunità offerte da piattaforme come Bluesky, Scuttlebutt, Fediverse e Indieweb, per non parlare del buon vecchio e affidabile RSS. Per iniziare a capire questa visione, non c'è posto migliore della fondamentale spiegazione fornita da Mike Masnick con “Protocols, not platforms. A technological approach to free speech.

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Per iniziare con il presente, sono su Mastodon e me lo sto già godendo. Tuffatevi pure, l'acqua è ottima. Per me sta già raggiungendo la massa critica - non come mass media, badate bene; lasciamoci alle spalle le scale di grandezza e le loro disfatte - con persone che conosco da Twitter e nuovi e interessanti interlocutori, in particolare accademici e giornalisti. Non lasciatevi dissuadere da giornalisti poco d'aiuto che si sbracciano per la complessità: siete più intelligenti di quanto pensino.

È davvero molto semplice. Entrate in qualsiasi server, create il vostro profilo (dite chi siete, per favore) e iniziate a cercare persone da seguire: cercate gli amici e seguite chi seguono, oppure cliccate sulla timeline locale (il vostro server) o federata (ogni server) per vedere chi sta passeggiando nei paraggi, quindi seguite gli hashtag per trovare conversazioni e persone interessanti. Alcuni consigli tratti dalla mia vasta esperienza di questi giorni: andate nelle impostazioni e passate alla modalità luminosa (fa davvero la differenza, non è solo la mia fobia per la modalità scura) e attivate l'interfaccia web avanzata (è come Tweetdeck). Diffondente i post che vi piacciono (qui niente tweet citati). Usate il verbo "tootare" a vostra scelta. Se dovesse rallentare un po', ricordatevi della balena di Twitter di un tempo, sappiate che il vostro server è gestito da volontari (guidati dall'incredibile Eugen Rochko) e rilassatevi; si velocizzerà rapidamente.

Esistono più di 3.000 server Mastodon, tutti costruiti e collegati tramite il protocollo ActivityPub. Esistono anche servizi correlati a cui è possibile collegarsi (ad esempio, Pixelfed, un Instagram senza Zuck). È possibile seguire persone da qualsiasi server, quindi non è importante da dove si inizia. In seguito, se volete, potete spostarvi su un altro server (manterrete i vostri follower ma perderete i vostri post).

Ecco la cosa più importante di questa architettura aperta: Nessuno la possiede. Musk non può comprarla (non che possa permettersi di comprare anche solo un bagel, ora come ora). Prevedo che questo darà filo da torcere ai governi censori e autoritari quando si renderanno conto che una conversazione federata e distribuita è impossibile da controllare (proprio come lo era la stampa; ho un libro in uscita su questo argomento). Questa immunità dal controllo è una ragione per amarla - e anche per essere preoccupati, perché non c'è un'autorità centrale che verifichi l'identità o che elimini gli account cattivi.

Questo ci porta all'aspetto più importante di questo Fediverso: è adattabile. Guardate come gli accademici si stanno già riunendo per creare gruppi e liste di persone che si possono importare e seguire tutti insieme. Mi piacerebbe che anche i giornalisti, gli esperti di COVID e i miei amati esperti di storia del libro facessero lo stesso. Date un occhiata all'eccellente suggerimento di Dan Hon affinché le testate giornalistiche - o le università, le aziende o qualsiasi organizzazione o istituzione - creino i propri server Mastodon per verificare e controllare i propri utenti. Se il Guardian creasse un server e degli account per tutti i suoi giornalisti, vedendo qualcuno provenire da quel server sapreste con certezza di chi si tratta. Si tratta di una nuova spunta blu di verifica (ora che la spunta blu di Twitter è diventata il marchio per imbecilli da 8 dollari). Inoltre, se qualcuno lascia la testata, può portare la sua identità e il suo profilo altrove. Perché è aperto e federato.

Voglio che le testate giornalistiche non solo creino i propri server, ma inizino anche ad aggiungere pulsanti di condivisione su Mastodon alle pagine delle storie. In questo modo invieranno un messaggio a Elon e agli altri, sostenendo un'alternativa.

Ce l'avete fatta a seguirmi fin qui? Ora la situazione si fa interessante. In un ecosistema aperto, federato, distribuito e/o peer-to-peer, la gente può arrivare e costruire servizi su di esso. Come spiegano Masnick e Daphne Keller - si vedano anche Cory Doctorow e Jonathan Zittrain - questo potrebbe permettere di scegliere il livello di curatela e moderazione algoritmica e umana che si desidera quando le aziende o le organizzazioni offrono tali servizi. Se si vuole un social feed disneyano, ripulito da ogni cattiveria e pieno di unicorni, Disney potrebbe fornirlo e farlo pagare. Idem per il Guardian liberal feel; potreste fare una donazione per aiutarli. Sì, potreste persino ricevere il feed del vostro zio pazzo, fatto solo di cospirazioni alla QAnon. Dipende da voi.

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In questo futuro distribuito, possono essere offerti altri servizi. Istituzioni, imprenditori o singoli individui potrebbero fornire servizi come la curatela e la raccomandazione (di utenti e contenuti), la verifica (degli utenti) e l'autenticazione (dei contenuti). Si veda anche la visione del nostro webmaster fondatore, Sir Tim Berners-Lee, per gli archivi di dati che consentirebbero di conservare e controllare le proprie informazioni; sta costruendo un servizio chiamato Inrupt basato sul protocollo da lui proposto, Solid. Vedremo nuovi mezzi per contribuire a pagare e sostenere i servizi e la creatività che desideriamo. Prevedo nuovi ambienti dove persone con interessi, esigenze o circostanze simili possono riunirsi per connettersi o collaborare.

Finalmente non siamo più intrappolati in una sessione infinita e senza speranza di Acchiappa la talpa contro le schifezze in giro per la Rete. Ora, finalmente, possiamo concentrarci sulla ricerca della roba buona e ricevere aiuto per farlo. Questo è esattamente ciò che è successo quando è emersa la stampa. Si veda la storia di Nicolò Perotti che chiede al Papa di censurare la stampa nel 1470, quando in realtà desiderava la creazione di nuove istituzioni per l'editing e l'editoria: trovare, migliorare, sostenere, raccomandare, verificare e autenticare la roba buona.

Quali istituzioni dobbiamo creare ora, in questa nuova realtà? Notate che non ho detto quali nuove tecnologie. Abbiamo molte tecnologie; più che sufficienti, grazie. Ciò di cui abbiamo bisogno sono standard umani, norme e mezzi per scoprire e sostenere la qualità e la credibilità, il talento e l'utilità.

Questo non vuol dire che non ci sia altro lavoro tecnologico da fare. È già in atto. Da tempo sono entusiasta delle prospettive di Bluesky, un protocollo per un ecosistema sociale aperto e distribuito proposto dal cofondatore di Twitter Jack Dorsey e ora gestito da Jay Graber. Bluesky è finanziato senza Twitter e Musk (grazie a Dio e a Jack). Hanno appena rilasciato la prima versione del loro protocollo e presto seguirà un'app. Ecco i principi di Bluesky:

Portabilità dell'account. L'identità online di una persona non dovrebbe essere di proprietà di aziende che non hanno alcuna responsabilità nei confronti degli utenti. Con il Protocollo AT, è possibile spostare il proprio account da un provider all'altro senza perdere i propri dati o il proprio social graph.

Scelte dell’algoritmo. Gli algoritmi dettano ciò che vediamo e chi possiamo raggiungere. Dobbiamo avere il controllo sui nostri algoritmi se vogliamo avere fiducia nei nostri spazi online. Il protocollo AT include una modalità di algoritmi aperti, in modo che gli utenti abbiano un maggiore controllo sulla loro esperienza.

Interoperabilità. Il mondo ha bisogno di un mercato diversificato di servizi connessi per garantire una sana concorrenza. L'interoperabilità deve sembrare una seconda natura per il Web. Il protocollo AT include un framework di interoperabilità basato su schemi, chiamato Lexicon, che aiuta a risolvere le sfide di coordinamento.

Prestazioni. Molti protocolli innovativi non tengono conto delle prestazioni, con conseguenti lunghi tempi di caricamento prima di poter vedere la timeline. Per noi le prestazioni non sono un optional, quindi abbiamo fatto della velocità di caricamento su larga scala una priorità.

La mia più grande speranza è che Jack, che possiede ancora una fetta di Twitter - risparmiando così a Musk 1 miliardo di dollari! - possa convincere Elon ad aprire Twitter a Bluesky. Immaginate se potessimo controllare le nostre identità e i nostri grafi sociali e portarli dove vogliamo, scegliendo la curatela che desideriamo e interagendo con persone su molti altri servizi. Questo potrebbe salvare Twitter e lo stesso Musk, perché i suoi utenti non si sentirebbero così intrappolati.

Sono anche entusiasta del lavoro di rabble, uno dei primi dipendenti di Twitter, sul protocollo Scuttlebutt. Leo Laporte e io abbiamo avuto una conversazione illuminante con lui sull'applicazione che sta costruendo, Planetary, e sulla sua affascinante collaborazione con i Maori della Nuova Zelanda, per imparare dalle loro strutture sociali e consentire la comunicazione peer-to-peer fuori dalla rete. Lascio che sia lui a spiegare (la conversazione inizia con i racconti di Twitter, poi arriva all'incontro con Scuttlebutt e Rabble torna alla fine per saperne di più):

Per evitare di lasciarsi abbagliare ancora una volta solo dalle cose nuove e luccicanti, seguite anche il lavoro continuo dei precursori, tra cui Dave Winer ☮, creatore dell'RSS (e del podcasting) e pioniere del blogging. Il blogging è un modello per la conversazione che vogliamo e possiamo ancora avere. Vedete anche Kevin Marks, un campione dell'Indieweb. Segnalo a proposito il nostro dibattito con Matt Mullenweg per This week in Google, sulle virtù dell'open source. Le cose che funzionano online, che danno la possibilità di scegliere e di avere un certo controllo, sono quelle costruite su protocolli aperti: la rete stessa (TCP/IP), il web, la posta elettronica e le altre che abbiamo esplorato qui.

Attenzione, questa non è una rete senza corporazioni e capitalismo; anche loro possono usare i protocolli, e sono contento che Google offra un'email utilizzabile e una protezione contro lo spam. Ma non deve più essere una rete corrotta dal modello di business dei mass media importato online: l'economia dell'attenzione. E non deve più essere una rete sotto il solo controllo delle aziende - e quindi, potenzialmente, sotto l'influenza di attori nocivi, che si tratti di Musk o dei suoi amici Putin o Trump.

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Se riusciamo a conquistare questo futuro promettente, se torniamo ai principi fondanti della rete, teniamo ben presente una cosa: non sarà più così facile dare la colpa delle cose brutte alle corporazioni e ai ragazzacci nerd. La rete sarà nostra, insieme alla responsabilità di costruire e far rispettare le aspettative e gli standard che desideriamo. La rete siamo noi, o può esserlo finalmente.

*Jeff Jarvis è giornalista e professore associato della Craig Newmark Graduate School of Journalism (City University of New York).

Immagine in anteprima via Sheon Han

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