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E se la Littizzetto fosse un nuovo Grillo?

11 Aprile 2013 3 min lettura

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E se la Littizzetto fosse un nuovo Grillo?

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L'altra sera mi è capitato di vedere Luciana Littizzetto a Che Tempo Che Fa, quei pochi minuti necessari a capire il senso del suo appello pubblico. Dico "appello" perché lo schema è rodato: a un certo punto la risata forzata, il gioco di parole vecchio giorni e l'IMPREVEDIBILE battuta su Berlusconi diventano la chiamata alle armi per un giudizio morale e per nulla comico sull'attualità - e la cosa mi è tornata in mente quando ho letto le parole di Napolitano sui "troppi moralisti fanatici". È vero che la ricerca della difformità da esasperare in chiave satirica, in questo effettivamente difforme panorama politico, finisce con lo spingere i comici a cercare un valore edificante e alternativo da indicare come "giusto", rivendicando un ruolo in qualche modo educativo - dei precetti civili dentro ai quali incastonare qualche "minchia!". Ma la tendenza è debordante e valida per tutti (Crozza, satira stile Iene e "professionisti della risata" vari, così come i rinnovati richiami dei partiti a civismo e oculatezza economica).

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A un certo punto, per esempio, la Littizzetto ci ha "spiegato" che tagliare gli stipendi e i costi inutili non serve a niente se poi il Parlamento non lavora (problemino) e sul governo non si trova un accordo di massima per l'avvio della legislatura (problemino). E il riferimento era ovviamente al MoVimento dei 'guastatori' e del niet pregiudiziale (parafraso) colpevole di essersi negato a ogni "buonasera!". No battute, no risate preregistrate: un semplice giudizio politico, magari legittimo, ma altro dalla satira: il tema della produzione della Littizzetto è infatti ossessivamente politico e etico, modulato dalle basse consuetudini quotidiane con le quali cercare l'empatia del pubblico (anche mio marito non alza la tavoletta del cesso), ma fondamentalmente fanatico. Un moralismo fanatico, appunto.

Ora: se accettiamo lo schema "moralismi talvolta condivisibili + propaganda con le pernacchie" come una delle chiavi del successo di Grillo, e questi appelli televisivi come "politica pura" (specie considerando il "tilt" creatosi fra spettacolo e politica), viene spontaneo chiedersi (tipo: a me è venuto) cosa sarebbe potuto succedere se al posto di noi-sappiamo-chi ci fosse stata Luciana Littizzetto (per scelta sua, della madonnina di Lourdes o di Casaleggio). Sarebbe andata allo stesso modo? Oppure la platea di Grillo e quella della Littizzetto non sono sovrapponibili? Ossia: chi ride con la Littizzetto, ride anche con Grillo?  Sono le stesse persone? O si possono dividere per categorie sociali, coorti demografiche, "partiti"? Insomma, la Littizzetto può essere considerata un anti-Grillo, una concorrente da pari a pari, un "collega" con la stessa lingua ma più intergrata, più sistemica, meno eversiva? Ci troviamo davanti a un nuovo bipolarismo? E in tutto ciò: che fine ha fatto Enrico Beruschi?

(CIAO A TUTTI è una specie di rubrica talvolta satirica che oggi piazza lì la roba noiosa per bilanciare il pettirosso di ieri).

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