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Cosa ha deciso per ora la Corte Internazionale di Giustizia sul caso presentato dal Sudafrica contro Israele

26 Gennaio 2024 4 min lettura

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Cosa ha deciso per ora la Corte Internazionale di Giustizia sul caso presentato dal Sudafrica contro Israele

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Il 26 gennaio del 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha emesso la prima sentenza nel caso portato dal Sudafrica contro Israele per l’accusa di violazione della Convenzione sul genocidio del 1948. La Corte, massimo tribunale delle Nazioni Unite, ha ordinato a Israele di prendere le misure necessarie per impedire atti di genocidio, compresa l’incitazione diretta, nei confronti dei palestinesi nella Striscia di Gaza, dove sta conducendo una guerra contro Hamas. Israele dovrà anche prendere misure per tutelare la situazione umanitaria dei civili palestinesi. 

La sentenza ha visto 15 giudici su 17 decidere a favore delle istanze presentate dal Sudafrica, con l’eccezione della richiesta alle truppe israeliane di cessare le operazioni militari a Gaza. Nel prendere la decisione, la Corte ha così rigettato la richiesta di Israele di respingere il caso, indicando la plausibilità delle accuse presentate dal Sudafrica. La sentenza di oggi non ha stabilito se quello in corso a Gaza sia un genocidio o meno, né rappresenta la sentenza definitiva sul caso aperto, ma ha riconosciuto il diritto dei palestinesi a essere protetti dal genocidio in base alla Convenzione del 1948, e la giurisdizione della Corte stessa.

Israele dovrà dunque “prendere tutte le misure in suo potere per prevenire gli atti commessi con gli scopi indicati dall’articolo II della Convenzione sul genocidio”, ha dichiarato la Corte. Israele dovrà perciò riferire tra un mese sulla loro implementazione. Le misure disposte dalla Corte hanno valore vincolante e non possono essere impugnate o appellate, tuttavia non è ancora chiaro cosa farà Israele o come saranno implementate. 

Come riportato da Associated Press, paesi come gli Stati Uniti (principale alleato di Israele) hanno potere di veto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e potrebbero quindi intervenire per bloccare le misure che costringono Israele a conformarsi.

L’accusa presentata dal Sudafrica e la difesa di Israele

Come spiegato dal Guardian, lo scorso dicembre il Sudafrica ha accusato Israele di aver violato la Convenzione del 1948 nella sua campagna militare contro Hamas con “l’intento specifico di Suddistruggere i palestinesi di Gaza come parte del più ampio gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese”. Secondo il Sudafrica, dal 7 ottobre 2023 in poi, ovvero dopo gli attacchi compiuti da Hamas e il rapimento di centinaia di ostaggi, Israele non è riuscito a prevenire il genocidio e non ha perseguito quei funzionari che hanno pubblicamente incitato al genocidio.

Benché il caso possa richiedere anni prima di arrivare a una sentenza definitiva, il Sudafrica ha chiesto nel frattempo l’attuazione di misure provvisorie, obbligando così Israele a “non commettere genocidio, a prevenirlo e punirlo". Questo tipo di misure servono a evitare che la situazione peggiori, intanto che la Corte decide sul caso.

Israele si è difeso davanti alla Corte definendo “false e grossolanamente distorte” le accuse mosse dal Sudrafica, paragonandole alla “accusa del sangue”, un tropo antisemita.

Ha sostenuto di agire per difendersi da Hamas, e non contro la popolazione palestinese, nel rispetto del diritto internazionale e del diritto all’autodifesa. Per questo motivo, la difesa israeliana ha fatto inoltre presente che ordinare il cessate il fuoco esporrebbe il paese agli attacchi di Hamas.  

"Le terribili sofferenze dei civili, sia israeliani che palestinesi, sono innanzitutto il risultato della strategia di Hamas", ha dichiarato alla Corte Tal Becker, consulente legale del ministero degli Esteri israeliano. Sempre secondo Becker, è “Hamas che vuole il genocidio per Israele”.

Le prime reazioni alla decisione della Corte

“I giudici della Corte Internazionale di Giustizia hanno valutato i fatti e il diritto, e si sono pronunciati a favore dell’umanità e del diritto internazionale”. Così ha commentato in un discorso televisivo Riyad al-Maliki, ministro degli Esteri palestinese, per il quale la decisione della Corte “ci ricorda che nessuno Stato è al di sopra della legge”.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accolto positivamente la decisione della Corte di non ordinare un cessate il fuoco. Più netto il giudizio sulle altre parti della sentenza: “il solo affermare che Israele stia commettendo un genocidio contro i palestinesi non solo è falso, è oltraggioso, la volontà della Corte di discuterne è una vergogna che non sarà cancellata per generazioni”.

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In una nota ufficiale, il Sudafrica ha definito la sentenza “una vittoria per lo Stato di diritto” e una “pietra miliare nella ricerca di giustizia per il popolo palestinese”.

Sami Abu Zuhri, esponente di alto profilo di Hamas, parlando con l’agenzia Reuters ha detto che la decisione della Corte è un importante passo per contribuire a isolare Israele, esponendone i crimini commessi a Gaza. “Chiediamo che vengano applicate le decisione della Corte”, ha detto. 

Immagine in anteprima: frame video Al Jazeera via YouTube

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