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L’ossessione per Soros e la bufala della sostituzione etnica

6 Luglio 2018 7 min lettura

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L’ossessione per Soros e la bufala della sostituzione etnica

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In questi giorni il Ministro dell'Interno Matteo Salvini ha accusato ripetutamente il filantropo miliardario George Soros, fondatore della ONG Open Society Foundations, di avere un piano segreto per riempire l'Europa di migranti.

Una settimana fa, Repubblica riportava queste dichiarazioni pronunciate dal ministro al Circo Massimo:

"Porti chiusi per tutta l'estate alle navi delle ONG. Vedranno l'Italia solo in cartolina, e l'Italia non sarà sola a comportarsi così. Continueremo a salvare tutti quelli che sono da salvare, ma con gli Stati che faranno gli Stati. E non saremo più soli. Come mi dicono i militari italiani e persino quelli libici - spiega il ministro - le navi delle ONG aiutano gli scafisti, consapevolmente o meno: la loro presenza è un pericolo per chi parte e un invito a nozze per gli scafisti. Chi finanzia le ONG? C'è l'Open Society Foundations di Soros che ha un chiaro disegno, quello di un'immigrazione di massa per cancellare quella che è un'identità che può piacere o meno ma che mi dispiacerebbe venisse distrutta".

Anche nelle sue recenti apparizioni televisive, Salvini non ha perso occasione per rilanciare la sua battaglia personale contro il filantropo ungherese, che nella propaganda leghista è rappresentato come una sorta di eminenza grigia che sta dietro ai flussi migratori del Mediterraneo.

In un comunicato diffuso questa settimana, la Open Society Foundations nega le accuse del ministro e, citando le dichiarazioni fatte durante il programma In Onda su La 7, chiede a Matteo Salvini di "smetterla di ripetere false affermazioni" in questo senso. "George Soros ritiene che l'Europa abbia bisogno di una soluzione ampia e pan europea per affrontare le migrazioni, compresa la riforma del Regolamento di Dublino III e un aumento degli aiuti per promuovere la democrazia e la prosperità nei Paesi che sono fonte della maggior parte dell'immigrazione verso l'Europa". La Open Society Foundations, conclude il comunicato, "non fornisce sostegno finanziario alle operazioni di ricerca e soccorso condotte nel Mediterraneo dalle varie ONG, anche se lodiamo questi sforzi umanitari".

Le teorie del complotto su Soros non sono nate oggi in Italia, ma affondano le proprie radici nella tradizione complottistica dell'estrema destra. Chi fa riferimento alla cosiddetta teoria della "sostituzione etnica" è convinto che la crisi dei migranti sarebbe in realtà parte di un piano segreto dei potenti del pianeta (di volta in volta vengono tirati in ballo politici, banche, imprenditori o, in questo caso, miliardari come Soros) per sostituire le "razze europee" attraverso l'accoglienza di milioni di migranti, contribuendo in questo modo a smantellare la cultura europea e a creare un popolo debole e facilmente manipolabile. Questa tesi è conosciuta anche con il nome "Piano Kalergi".

Molte persone che usano queste teorie, quando si trovano davanti alla richiesta di prove ed evidenze, non sanno come sostenere e argomentare le loro affermazioni.

E Matteo Salvini non è l'unico politico a essersi appropriato di queste teorie per il suo discorso propagandistico. Leonardo Bianchi, in un capitolo del suo libro La Gente, ricostruisce la genealogia dell'ossessione per Soros e la sua penetrazione nel dibattito pubblico in Italia.

Chi è Soros?

George Soros, miliardario 87enne, filantropo e fondatore della ONG Open Society Foundations incarna da anni nell’immaginario dell’estrema destra, ma anche della sinistra radicale, una sorta di burattinaio supremo che muove i fili e decide le sorti della geopolitica mondiale.

Le teorie del complotto che lo vedono protagonista sono molto popolari negli ambienti della cosiddetta “informazione alternativa” americana ed europea. La loro genesi, oltre a essere continua, sembra sottostare alle regole di un generatore automatico di bufale.

Come spiega Al Jazeera, infatti, il nome di Soros è ricorrente nella propaganda informativa e nella retorica politica populista, costantemente associato ad accuse che lo ritraggono come un’eminenza grigia che controlla le sorti di qualsiasi organizzazione, manifestazione, istanza o rivendicazione di stampo progressista: dal femminismo, all’integrazione, passando per l’antifascismo. Ma c’è anche chi è arrivato ad accusarlo in tv (su Fox News) di essere stato complice dell’Olocausto (un’affermazione per lo meno curiosa, trattandosi di un ebreo sopravvissuto alla persecuzione nazista).

George Soros è nato a Budapest nel 1930 in una famiglia di religione ebraica sopravvissuta all’occupazione nazista in Ungheria, che ha causato la morte di oltre un milione di ebrei. Nel 1947 si trasferisce in Inghilterra, dove si laurea alla London School of Economics e inizia a lavorare nel settore bancario. A partire dagli anni Settanta si arricchisce grazie a dei fondi di investimento. La biografia del magnate non è priva di controversie: la sua attività economica lo ha visto infatti coinvolto in diverse speculazioni che negli anni Novanta hanno causato la svalutazione della sterlina e della lira. È stato inoltre condannato per insider trading in una vicenda legata all’acquisizione di azioni di una banca francese.

Luca Serafini in un articolo pubblicato su Rivista Studio descrive efficacemente Soros come un multimilionario dal passato controverso che promuove un modello di società aperta e liberale che è visto negativamente da anti-capitalisti e anti-globalisti di qualsiasi estrazione. La grottesca psicosi complottistica che fa di lui “l’oscuro burattinaio di una rivoluzione mondiale” si deve essenzialmente a un salto logico che collega in maniera deterministica e univoca le sue idee e la sua attività politica a notizie false su fatti di attualità.

La Open Society Foundations, da lui fondata nel 1979, è un’organizzazione non governativa presente, anche attraverso organizzazioni indipendenti, in diversi paesi del pianeta che tra i suoi obiettivi ha anche quello di esercitare pressioni sulla politica degli Stati allo scopo di promuovere riforme e ideali liberali di tipo progressista.

“Tuttavia, una cosa è dire che Soros finanzia, ad esempio, organizzazioni per la difesa dei diritti civili in Russia, altra cosa è dire che le proteste per i diritti civili in Russia siano orchestrate da Soros o che egli paghi i manifestanti per scendere in piazza. È proprio questo tipo di salto logico che ha reso Soros una presunta eminenza grigia che, fomentando scientemente l’opposizione ai governi anti-democratici, starebbe in realtà tentando di rimuovere gli ostacoli per il dominio della finanza mondiale e dunque di se stesso (versione di sinistra), o che starebbe cercando di costruire un ordine globale in cui vengano distrutti valori tradizionali come quelli di nazione, famiglia naturale, identità culturale (versione di destra)”, scrive Serafini.

Per cui, nonostante la Open Society Foundations non fornisca alcun sostegno finanziario alle operazioni di ricerca e soccorso condotte nel Mediterraneo dalle varie ONG, il fatto stesso che abbia una relazione con certe organizzazioni e con determinate cause viene utilizzato come "prova definitiva" di una strampalata teoria che non trova alcun riscontro nella realtà, come quella della "sostituzione etnica".

Come nascono e come si diffondono le bufale su Soros

Le teorie del complotto, al pari delle fiabe o dei racconti popolari di tradizione orale, non hanno una struttura rigida e immutabile, ma durante il loro percorso di diffusione si arricchiscono di sfumature e varianti. Detto in altro modo, queste storie hanno la capacità di adottare la forma di qualsiasi contenitore narrativo. Ecco perché, una volta creata e idealizzata la figura del personaggio antagonista (in questo caso Soros), è possibile ispirarsi a un fatto di attualità per cucire attorno a lui un ruolo oscuro e diabolico che attinge a piene mani da narrazioni già consolidate nell’immaginario culturale degli ambienti cospirazionisti: come il complotto giudaico massonico, il nuovo ordine mondiale, la sostituzione etnica (o Piano Kalergi), etc.

Così Soros diventa il burattinaio che muove i fili dei movimenti di protesta afroamericani, il finanziatore occulto della marcia della donne negli Stati Uniti, il pianificatore di una sostituzione etnica su scala globale, o addirittura il promotore di “falsi attentati” terroristici come nel caso di Charlottesville. Tutte queste bufale, che non si appoggiano a nessuna evidenza o prova concreta, ma che si basano sul salto logico che abbiamo descritto nei paragrafi precedenti, sono puntualmente sbugiardate da anni.

Sempre Serafini, nella sua analisi, riassume così questa dinamica: “L’unione dei complottisti di tutto il mondo contro il nemico comune George Soros è quindi dovuta a una serie di fattori che fanno del suo personaggio un unicum: Soros è impegnato a finanziare proprio ciò che spaventa a tutte le latitudini autocrazie e populisti”.

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Il ciclo delle bufale su Soros segue un itinerario ormai consolidato: la notizia falsa nasce e si diffonde inizialmente online in quell’universo culturale che gira attorno ai fabbricatori e divulgatori di notizie false ma poi, come spesso accade in America e in Europa, alcuni politici utilizzano la bufala nelle loro dichiarazioni pubbliche (come ha fatto Salvini) e queste vengono riprese dai media mainstream che si limitano a riportare il virgolettato del politico (come sta succedendo in Italia). Ed è così che una bufala senza nessuna prova a sostegno assume una parvenza di autorevolezza agli occhi dell’opinione pubblica.

"Il mito di George Soros - scrive Leonardo Bianchi nel suo libro - torna molto utile all’immaginario politico dell’estrema destra occidentale. La figura del burattinaio supremo, per giunta ebreo, serve a screditare sia le cause che le persone che le fanno proprie. A chi protesta, si rivolta, manifesta o compie azioni umanitarie è negata ogni spontaneità e dignità politica; se lo fa è perché prende soldi da Soros. I veri rivoluzionari, di contro, sono quelli che scorgono dappertutto la sua ingerenza maligna."

Alexander Reid Ross, autore del libro Against the Fascist Creep, intervistato da Al Jazeera, spiega che le teorie del complotto su Soros seguono una larga tradizione antisemita dell’estrema destra e che molto probabilmente si tramanderanno nel tempo anche quando Soros non ci sarà più. Al miliardario ungherese viene attribuito lo stesso ruolo che prima di lui era stato cucito attorno ai Rothschild, la famiglia di banchieri di religione ebraica. Quando morirà Soros, probabilmente, un altro miliardario incarnerà le fantasie dell’antisemitismo mondiale e diverrà il nuovo protagonista del complotto giudaico-massonico.

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