Come ti ‘derubo’ collaboratori e redattori
4 min letturaQualche mese fa, in seguito alla segnalazione di un giornalista freelance non pagato, Arianna Ciccone aveva provato a ricostruire i passaggi di proprietà della rivista Maxim, per capire su chi ricadesse la responsabilità dei debiti contratti durante la vecchia gestione. Anche il blog L’isola dei cassintegrati ha seguito il caso (1, 2, 3) e da allora non abbiamo smesso di ricevere segnalazioni. Truffa sistematica o delinquenza occasionale?
Sfogliando le tante pagine di dichiarazioni e informazioni raccolte in questi mesi sul «caso Maxim» ho l’impressione di avere tra le mani un puzzle quasi completo che lascia poco spazio alla fantasia: il classico paesaggio ricostruito nei particolari a cui mancano solamente un centinaio di tasselli azzurro cielo. Sebbene questa storia presenti ancora molti vuoti (che speriamo possano essere chiariti grazie all'aiuto della Fnsi), i pezzi di cui siamo in possesso parlano da soli: collaboratori non pagati, redattori in attesa di stipendio da mesi, contratti farocchi, fallimenti fantasma, passaggi di proprietà fittizi e un direttore riluttante a dare risposte (ma felice di far parte della giuria di Veline).
Come «derubare» collaboratori e redattori
I collaboratori non pagati sono il tassello più importante del puzzle. La sistematicità con cui «il lavoro dei giornalisti viene rubato» (concetto emerso più volte nelle testimonianze) è allarmante. Ogni passaggio di mano, dai presunti fallimenti ai cambi di gestione, ha rappresentato un'ottima scusa per annullare i debiti e rimbalzare tutti coloro che dovevano essere pagati. Alcuni freelance sono riusciti a recuperare le somme di cui erano creditori dietro minaccia dei loro avvocati; altri sono stati ammansiti con una parte del denaro di cui erano creditori; altri ancora (è il caso di Anna) sono stati scaricati dalla rivista da un giorno all’altro, con decine di articoli non pagati alle spalle.
E se pensate che sia un caso di ordinario sfruttamento giornalistico (sulla cui ordinarietà noi avremmo comunque da ridire) vi sbagliate, perché per capire fino a che punto si sia spinta Maxim è necessario addentrarsi nei suoi uffici di via Mecenate, dove si trova la redazione: una decina di persone, tra redattori, fotografi e grafici senza stipendio da mesi. Vincenzo (nome fittizio), ci spiega come funzionavano le cose quando lavorava lì.
«Quella che hai raccontato sull’Isola dei cassintegrati è solo la punta di un iceberg gigantesco», spiega Vincenzo. «Nel giro di un anno e mezzo il giornale è passato di mano in mano ben due volte: da Maxim Italia a Editoriale Mode e ora a Pei». Ognuno di questi cambi di gestione è stato usato come pretesto per azzerare i debiti e le retribuzioni. «E non parlo solo dei collaboratori, ma anche dei redattori, dei grafici e di tutti coloro che lavorano dentro la rivista. Chi lavora lì non viene pagato da aprile 2012».
La conversazione con Vincenzo è interessante anche perché veniamo a conoscenza di quale sia stata la reazione dei vertici della rivista dopo la pubblicazione del nostro primo articolo di denuncia. «Quando uscì il vostro pezzo qui in redazione scoppiò il caos: direttore e proprietario entrarono nel panico più totale. Poi, per nascondere ogni traccia di ciò che era stato detto, decisero addirittura di cancellare la pagina Facebook del giornale – in seguito alla discussione tra il direttore di Maxim e Arianna Ciccone. – Loro hanno molta paura della cattiva pubblicità, anche perché sanno di non poterla gestire».
Cambiare tutto per non cambiare niente
Sarebbe interessante capire se esiste un legame che collega le case editrici Maxim Italia Srl, Editoriale Mode e Pei, che hanno editato e pubblicato la rivista nell'ultimo anno. Abbiamo cercato di entrare in contatto con l’editore in diverse occasioni ma non abbiamo mai ottenuto risposta. Il sospetto di alcuni degli ex collaboratori di Maxim è che dietro a tutti questi passaggi di mano ci siano sempre gli stessi amministratori.
Nell’estate 2011 Maxim Italia Srl, che da mesi non pagava più i collaboratori, né i vari fornitori, comincia a perdere colpi. Il vecchio direttore della rivista viene sostituito da Raffaele Paolo Gelmi, però i grandi cambiamenti arrivano a dicembre 2011, quando fallisce la Taylor Media Company (società che deteneva il 100% di Maxim Italia Srl). A questo punto subentra una nuova società: Editoriale Mode che, secondo i nostri informatori, sarebbe un’emanazione della Ad Hoc Consulting, la concessionaria di pubblicità storica della rivista. Nel febbraio 2012 la redazione, che prima era in via Sondrio, si sposta negli uffici di via Mecenate, a fianco all'ufficio di Ad Hoc Consulting. Editoriale Mode rifiuta di pagare i debiti contratti dalla precedente gestione.
Nel maggio 2012 la licenza di pubblicare Maxim passa a una nuova società, la Pei Srl. Ad Hoc Consulting rimane tuttavia in gioco in quanto la neonata Pei la incarica di svolgere il ruolo di concessionaria pubblicitaria. Stesso discorso per il direttor Gelmi, che mantiene il suo posto (con un nuovo contratto firmato dalla Pei). Il sospetto è che Pei Srl possa essere l'ennesimo specchietto per le allodole dietro al quale continuano ad agire indisturbati i vecchi amministratori. L'unico contatto con la Pei avviene attraverso un indirizzo mail: amministrazione@maximitaly.com. Chi risponde si firma senza alcun nome, solo come "Amministrazione". Non esistono numeri di telefono, né altri contatti diretti.
Il 30 luglio 2012 fallisce ufficialmente la società Maxim Italia Srl (qui la sentenza di fallimento). Il suo fallimento arriva dopo quello delle altre società del gruppo: la Taylor Media Company fallita il 27 ottobre 2011; la Downlovers fallita il 19 gennaio 2012; o la società Jefferson fallita il 12 gennaio 2012. Ognuno di questi crolli ha causato la perdita di numerosi posti di lavoro.
Adesso che Maxim Italia Srl è fallita i creditori possono contattare il curatore fallimentare incaricato, anche se i diritti di pubblicazione della rivista rimangono fuori da ogni rivalsa, essendo passati poco prima a Pai Srl. Nel frattempo il direttore del mensile, Paolo Gelmi, abbronzato, sorridente, rilassato ricopre il ruolo di giurato nel programma Veline.
L'appello alla Fnsi
Il presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana, Roberto Natale, ha assunto l’impegno di occuparsi del caso Maxim. Alla luce delle nuove informazioni, rinnoviamo il nostro appello appello alla Fnsi nella speranza che il suo intervento faccia chiarezza su questa storia.