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Sistema sanitario al collasso, contagi fuori controllo, il negazionismo del presidente Bolsonaro: il Brasile travolto da un “inferno violento”

27 Aprile 2021 12 min lettura

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Sistema sanitario al collasso, contagi fuori controllo, il negazionismo del presidente Bolsonaro: il Brasile travolto da un “inferno violento”

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Aprile è stato il mese il più letale dall'inizio della pandemia in Brasile, con circa 69 mila morti ufficiali legate alla COVID-19. Più volte in questo mese sono state superate le tremila vittime giornaliere. Tuttavia, il numero delle persone decedute, positive al nuovo coronavirus SARS-CoV-2, non tracciate potrebbe essere ancora più alto. Dall’inizio della pandemia ad oggi, il paese in totale ha registrato ufficialmente oltre 390 mila decessi per COVID-19. Secondo una recente stima dell'Università di Washington il Brasile entro luglio potrebbe superare le 500 mila morti.

Numeri drammatici nel paese guidato dal presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, che da marzo in poi registra oltre 60 mila contagi da nuovo coronavirus ogni giorno, superando in totale i 14 milioni di casi.

Lo scorso 10 aprile Bruce Aylward dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha descritto l’epidemia in corso in Brasile come «un inferno violento». Un’impennata di contagi e morti che ha travolto il sistema sanitario brasiliano e gli operatori al lavoro negli ospedali. 

Su Lancet, la giornalista Lise Alves scrive che mentre nel paese l’epidemia divampa, gli ospedali pubblici e privati sono in crisi, con i medici che devono fare i conti anche con la carenza di farmaci usati per intubare i pazienti e la scarsità di posti in terapia intensiva, con i pazienti malati gravemente di COVID-19 in fila in attesa di un letto. Per Margareth Pretti Dalcolmo, pneumologa e ricercatrice presso la Fondazione Oswaldo Cruz a Rio de Janeiro, «il Brasile ha fatto molti errori lo scorso anno. Il Sistema sanitario unificato pubblico brasiliano è entrato nella pandemia più debole a causa del suo smantellamento, della mancanza di fondi e dell'esaurimento di risorse umane».

Ricardo Gargione, medico di terapia intensiva e coordinatore delle unità di terapia intensiva presso l'ospedale Nossa Senhora dos Prazeres, a Lages, nello Stato brasiliano di Santa Catarina, racconta che alcuni giorni i medici «hanno solo un tipo di sedativo, o un farmaco, che di solito non viene somministrato in questi casi». Si tratta però di una sostituzione non priva di rischi, continua il medico: «Con alcuni di questi farmaci è più difficile mantenere il paziente in uno stato in cui le macchine possono svolgere il lavoro in modo efficiente. Il corpo del paziente inizia a combattere con la macchina e questo ostacola la sua salute».

In base a un’indagine pubblicata a inizio aprile dall'Associazione nazionale brasiliana degli ospedali privati ​​(Anahp) la maggior parte delle strutture affiliate ha affermato di avere una carenza grave di forniture essenziali come ossigeno, anestetici e farmaci per il trattamento dei pazienti con COVID-19, in particolare in terapia intensiva. Una seconda indagine dell’Anahp resa nota il 20 aprile ha registrato un lieve miglioramento della situazione, anche se il "kit per l’intubazione" dei pazienti nelle terapie intensive, composto da anestetici, sedativi e miorilassanti, resta ancora l'elemento più critico da trovare. Per Antônio Britto, direttore esecutivo dell'associazione, questa situazione è dovuta a un minor numero di pazienti ospedalizzati, che ha ridotto la richiesta di consumo di questi farmaci: «Vale la pena sottolineare gli sforzi compiuti dai nostri ospedali, che continuano nella ricerca incessante per l'importazione di questi farmaci. Anche se la fornitura prosegue con il contagocce, l'organizzazione e la pianificazione stanno dando risultati».

L’Associated Press racconta che vedere tanti pazienti soffrire e morire da soli nell’ospedale di Rio de Janeiro ha spinto, all’inizio della pandemia, un’infermiera di nome Lidiane Melo a un gesto divenuto poi simbolico in un paese che sta attraversando una grave emergenza: “Melo ha riempito due guanti di gomma con acqua calda, li ha annodati e li ha avvolti intorno alla mano di un paziente per simulare un tocco amorevole”. Questa pratica è stata nominata da alcuni “mano di Dio” e citata anche dal direttore generale dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, come l'esempio di un gesto ammirevole realizzato dagli operatori sanitari che ogni giorno cercano di curare e confortare i pazienti negli ospedali.

«I pazienti purtroppo non possono ricevere visitatori. Quindi è un modo per fornire supporto psicologico, per essere lì insieme al paziente», ha raccontato all’agenzia di stampa Melo, che ha aggiunto: «E quest'anno è peggio, la gravità dei pazienti è 1.000 volte maggiore».

L’arrivo delle varianti del virus e in particolare l’avanzata in più parti del paese della variante locale P1, scoperta a gennaio a Manaus, capitale dello Stato di Amazonas, sembrano infatti aver avuto un impatto significativo nella forza dell’epidemia in Brasile, caratterizzato da un rapido peggioramento delle condizioni di salute dei pazienti e da un degenza ospedaliera più lunga. Nella sola Rio de Janeiro l’incidenza della variante P1 sarebbe passata dal 67% di febbraio al 100% di aprile. Secondo un recente studio condotto dall’Istituto di salute pubblica Fiocruz a Manaus tra marzo 2020 e gennaio 2021, con pazienti di 25 comuni dello Stato di Amazonas, questa variante sarebbe fino a 2,5 volte più trasmissibile del nuovo coronavirus originario e più resistente agli anticorpi. 

Intervistato dal quotidiano francese Le Parisen, il virologo Bruno Lina ha dichiarato che «i vaccini funzionano molto bene con la mutazione [del virus, ndr] inglese, ma vediamo una perdita di protezione con le varianti brasiliana e sudafricana». Miguel Nicolelis, professore brasiliano di Neuroscienze alla Scuola di Medicina della Duke University degli Stati Uniti d’America ha avvertito che questa situazione dovrebbe preoccupare tutti i paesi: «Perché se il Brasile è fuori controllo, il mondo sarà fuori controllo in poche settimane, perché le varianti che si formano qui ogni giorno, ogni settimana ... riusciranno a diffondersi altrove. Il Brasile è una minaccia per l'intero sforzo della comunità internazionale di controllare la pandemia». Diversi paesi, come ad esempio la Francia, per cercare di prevenire l’espansione della variante P1 sul proprio territorio, hanno sospeso i voli con il Brasile. 

La seconda ondata epidemica nel paese ha colpito anche sempre più i giovani, con dati ospedalieri che mostrano che a marzo più della metà di tutti i pazienti in terapia intensiva aveva 40 anni o meno. In base al bollettino pubblicato lo scorso 23 aprile dall’Istituto Fiocruz, da un confronto tra quanto verificatosi a inizio anno e i dati raccolti tra il 4 e il 10 aprile, l'incremento assoluto dei casi di nuovo coronavirus è stato del 642,80%, "con alcuni gruppi di età che hanno mantenuto un tasso di crescita dei casi superiore a quello dell'intera popolazione: da 20 a 29 anni (745,67%), da 30 a 39 anni (1.103,49%), da 40 a 49 anni (1.173,75%), da 50 a 59 anni (1.082, 69 %) e dai 60 ai 69 anni (747,65%)". Per quanto riguarda poi le morti, l'analisi mostra che "la fascia di età dei più giovani, dai 20 ai 29 anni, è stata quella che ha registrato il maggior aumento del numero di decessi da Covid: 1.081,82%".

Per Felipe Naveca dell’istituto Fiocruz l’aumento di casi tra le persone al di sotto dei 60 anni di età potrebbe essere spiegata con la diffusione della variante P1, ma non sarebbe comunque l’unico fattore: «La variante è stata associata a un maggior numero di infezioni tra i più giovani, ma direi che questa non è l'unica variabile. Bisogna anche considerare il fatto che questo gruppo di persone è anche quello più esposto, tra chi si reca al lavoro e chi si ostina ad assembrarsi. Feste clandestine si svolgono in tutto il Brasile, e di solito sono giovani che si trovano in questa situazione. Sono persone che credono che, anche se prendono la malattia, non rischiano forme gravi. Mentre abbiamo sentito resoconti di medici che testimoniano esattamente il contrario».

Anche la povertà diffusa si è dimostrata un fattore chiave, si legge in un approfondimento sulla questione pubblicato da France 24: “Un'indennità governativa mensile di circa 50 euro per famiglia, introdotta all'inizio della pandemia, è troppo bassa per soddisfare i bisogni delle famiglie più povere. Di fronte a questa situazione, le famiglie fanno del loro meglio: i nonni restano a casa per prendersi cura dei nipoti mentre i genitori si ritrovano all'aperto, spesso si radunano sui mezzi pubblici per cercare lavoro, lavori prevalentemente informali”, cioè senza diritti e tutele. In un anno in Brasile milioni di persone sono tornate a vivere sotto la soglia di povertà. La Fondazione Getulio Vargas stima che il 12,8% della popolazione brasiliana – circa 27 milioni di persone – vive ora al di sotto della soglia di povertà di 246 reais (43 dollari) al mese, la percentuale più alta da quando è iniziata la raccolta dei dati un decennio fa.

via Reuters

C’è poi anche un’altra questione a rendere più preoccupante la situazione. Secondo i dati del Ministero della Salute brasiliano, tra febbraio 2020 e il 15 marzo 2021 sono morti per la COVID-19 almeno 852 bambini brasiliani fino a nove anni, inclusi 518 bambini di età inferiore a un anno. Secondo la dottoressa Fatima Marinho, consulente della ONG sanitaria internazionale Vital Strategies, la cifra sarebbe però sottostimata per via di una insufficiente disponibilità di test per individuare la positività al virus sia per la popolazione generale e ancor meno per i bambini. Marinho stima che il virus avrebbe effettivamente ucciso circa 2.060 bambini sotto i nove anni.

Queste morti per gli esperti sarebbero dovute al fatto che l’altissimo numero di casi di nuovo coronavirus nel paese ha aumentato la probabilità che i neonati e i bambini piccoli si infettino e si ammalino. Uno studio su 5.857 pazienti con COVID-19 di età inferiore ai 20 anni, condotto da pediatri brasiliani, ha identificato come fattori di rischio che possono portare alla morte per COVID-19 di un bambino sia le comorbidità che le vulnerabilità socio-economiche, si legge sulla BBC. «I più vulnerabili sono i bambini neri e quelli provenienti da famiglie molto povere, in quanto hanno maggiori difficoltà ad accedere agli aiuti. Questi sono i bambini più a rischio di morte», concorda la dottoressa Marinho. 

A complicare ulteriormente le cose, il Brasile ha registrato difficoltà nella sua campagna di vaccinazione (avviata lo scorso gennaio), nonostante abbia una solida esperienza in questo campo. Secondo gli ultimi dati aggiornati al 26 aprile dal Ministero della Salute brasiliano su una popolazione di 211 milioni di persone, 27 milioni di persone hanno ricevuto la prima dose di vaccino, mentre poco più di 11 milioni e mezzo di persone hanno ottenuto anche la seconda dose.

Per i critici ci sono state inefficienze che hanno negato al Brasile di avere le dosi necessarie per una campagna vaccinale adeguata e tempestiva. L’azienda farmaceutica Pfizer, ad esempio, lo scorso gennaio ha comunicato di aver offerto ad agosto al governo brasiliano la possibilità di acquistare un lotto di 70 milioni di dosi del suo vaccino, con consegna prevista per dicembre 2020. L’accordo però non è stato raggiunto. A marzo poi il governo ha firmato un contratto con Pfizer per 100 milioni di dosi, ma la maggior parte di queste dosi non arriverà prima della seconda metà dell’anno. Il pilastro iniziale della campagna vaccinale è stato invece il vaccino di AstraZeneca e dell’Università di Oxford, ma sono poi emersi problemi nella produzione interna. Il governo ha aperto anche all’acquisto del vaccino cinese CoronaVac. Ad oggi, nel paese sono distribuiti questi due vaccini. Lo scorso 25 aprile, il governo brasiliano ha comunicato un taglio del 30% delle dosi di vaccini che sarebbero dovute arrivare tra gennaio e aprile, passando da un totale di 103 milioni di dosi previste a 73 milioni di dosi.

A marzo il Brasile ha anche ricevuto il primo milione di dosi di vaccini (delle 10,6 milioni di dosi assegnate nel primo trimestre 2021) dal programma COVAX Facilty, una coalizione di oltre 150 paesi creata per promuovere lo sviluppo e la distribuzione di vaccini contro il Covid-19 guidata dall’OMS. 

La legge che consente al Brasile di acquistare vaccini da Covax Facility è stata firmata dal presidente Bolsonaro lo scorso febbraio. Tuttavia le dosi acquistate con questo programma sono sufficienti per appena il 10% della popolazione brasiliana. Denise Garrett, vicepresidentessa del Sabin Vaccine Institute che sostiene l'espansione dell'accesso globale ai vaccini, si è dichiarata rammaricata per questa decisione: (...) «Hanno firmato per l'importo minimo possibile. Il Brasile, riguardo alle vaccinazioni, non si trova ora in una posizione migliore a causa dell'incompetenza e dell'inattività del governo federale». Medici senza frontiere (MFS) in un comunicato di metà aprile ha affermato che nel paese è mancata una risposta alla pandemia efficace, centralizzata e coordinata. «Le misure di sanità pubblica sono diventate un campo di battaglia politico in Brasile», ha detto Christos Christou, dottore e presidente internazionale di MSF: «Di conseguenza, le politiche basate sulla scienza sono state associate alle opinioni politiche, piuttosto che alla necessità di proteggere gli individui e le loro comunità dalla COVID-19. Il governo federale si è quasi rifiutato di adottare linee guida di salute pubblica basate sull'evidenza, lasciando il personale medico brasiliano dedicato ai malati più gravi nelle unità di terapia intensiva all'improvvisazione». Dall’inizio della pandemia la guida del ministero della Salute brasiliano è cambiata inoltre quattro volte.

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Nel frattempo, il presidente Bolsonaro ha minimizzato l’epidemia in atto, promuovendo un trattamento anti COVID-19 privo di base scientifica, mettendo in dubbio l’efficacia e la sicurezza dei vaccini e opponendosi a misure di contrasto al contagio come l’uso delle mascherine e le restrizioni. Per il presidente infatti le chiusure provocherebbero un impatto economico negativo più grave del virus. Bolsonaro ha anche presentato una richiesta (poi respinta) al Tribunale Supremo Federale brasiliano per revocare i decreti statali di alcuni distretti che hanno deciso restrizioni anti COVID-19. Ma questa scommessa di proteggere l’economia è fallita, scrivono Ernesto Londoño e Flávia Milhorance sul New York Times: “Il virus sta lacerando il tessuto sociale, stabilendo record strazianti, mentre l'aggravarsi della crisi sanitaria spinge le imprese alla bancarotta, cancellando posti di lavoro e ostacolando ulteriormente un'economia che è cresciuta poco o per niente da più di sei anni”. Questo mentre le richieste di misure restrittive, compreso un lockdown nazionale, si sono succedute nell’ultimo periodo, sia da parte di economisti e uomini d’affari – "Non è ragionevole aspettarsi che l'attività economica si riprenda da un'epidemia incontrollata" – che da parte di esperti sanitari come l'Associazione brasiliana di salute collettiva (che conta quasi 20.000 membri) – "La grave situazione epidemiologica che sta portando al collasso del sistema sanitario in diversi stati richiede l'adozione immediata, senza esitazione, di misure restrittive rigorose” –. 

Tutti questi eventi hanno portato a una forte pressione interna nei confronti di Bolsonaro. A fine marzo, i comandanti dell'aeronautica, della marina e dell'esercito brasiliani si sono dimessi in contemporanea per protesta contro la decisione del presidente del cambio di sei ministri, tra cui quello della Difesa, Fernando Azevedo, e degli Esteri, Ernesto Araujo, ha scritto il quotidiano Folha de São Paulo. I leader di spicco dell’opposizione hanno chiesto al Congresso che Bolsonaro venga immediatamente rimosso: «C'è un tentativo qui da parte del presidente di organizzare un colpo di Stato – è già in corso – ed è per questo che stiamo reagendo». Mercoledì 14 aprile la Corte Suprema brasiliana ha inoltre dato il via libera a un'inchiesta del Congresso che, ha affermato il presidente del Senato Rodrigo Pacheco, punta a «indagare sulle azioni e le omissioni del governo federale nell'affrontare la pandemia di Covid-19 in Brasile». 

Foto di Alice MafraCC BY-SA 2.0via Wikimedia Commons

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