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Criticare il governo israeliano non vuol dire essere antisemiti, un’accusa pericolosa e che mette in pericolo la vita degli stessi ebrei in tutto il mondo

29 Febbraio 2024 7 min lettura

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Criticare il governo israeliano non vuol dire essere antisemiti, un’accusa pericolosa e che mette in pericolo la vita degli stessi ebrei in tutto il mondo

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Siamo qui ora di fronte a voi, io e Basel, e abbiamo la stessa età. Io sono israeliano, Basel è palestinese. E tra due giorni torneremo in una terra dove non siamo considerati uguali. A differenza di Basel io non vivo sotto una legge militare. Viviamo a 30 minuti di distanza, ma io ho diritto di voto, Basel no. Sono libero di muovermi dove voglio in questa terra, mentre Basel, come milioni di palestinesi, è bloccato nella Cisgiordania occupata. Questa situazione di apartheid, questa ingiustizia deve finire. 

Dal palco del Festival del Cinema di Berlino, il giornalista israeliano Yuval Abraham accanto al collega Basel Adra si è rivolto con queste parole alla platea, nel discorso di premiazione per il documentario No other land. Il documentario di cui Abraham e Adra sono co-autori, racconta l’occupazione israeliana nella Cisgiordania, e come impatti la loro vita e la loro amicizia. Abraham ha inoltre fatto un appello perché si arrivi a un cessate il fuoco e a una soluzione politica dell’occupazione. 

Prima di lui, Adra ha parlato della difficoltà nel ricevere il premio “mentre ci sono decine di migliaia di palestinesi massacrati da Israele in Gaza, e la mia comunità di Masafer Yatta, è cancellata dai bulldozer in Cisgiordania”. Adra ha inoltre chiesto di rispettare gli appelli delle Nazioni Unite, interrompendo “l’invio di armi a Israele”. 

L’appello di Abraham e Adra è arrivato in un contesto dove altri artisti si sono espressi sulla guerra in corso a Gaza. Il regista americano Ben Russell si è presentato sul palco della Berlinale indossando una kefiah, e accusando Israele di “genocidio” per i bombardamenti a tappeto nella Striscia di Gaza. Il 12 febbraio, invece, un gruppo di lavoratori della Berlinale avevano sottoscritto una lettera aperta, invitando la direzione del festival a prendere una posizione più netta, chiedendo contestualmente il cessate il fuoco e la liberazione di tutti gli ostaggi catturati negli attacchi del 7 ottobre guidati da Hamas.

In questo clima, sono state in particolare le parole di Abraham e Adra ad aver avuto maggiore risalto, suscitando reazioni e prese di posizione a partire dalle autorità tedesche. Il sindaco di Berlino Kai Wegner ha parlato di “relativizzazione inaccettabile”. “A Berlino non c’è posto per l’antisemitismo, e questo vale anche per la scena artistica”, ha scritto in un thread su X/Twitter. Wegner ha inoltre aggiunto “Berlino è fermamente dalla parte di Israele. Non ci sono dubbi su questo. La piena responsabilità delle profonde sofferenze di Israele e della Striscia di Gaza ricade su Hamas”.

Come riportato dal Guardian, la ministra della Cultura Claudia Roth è stata duramente criticata per i commenti sul palco, anche se i vincitori del festival sono scelti da giurie indipendenti. Dai partiti di opposizione sono arrivate richieste di dimissioni e di ritiro dei fondi pubblici per il festival di Berlino. Roth ha rilasciato lunedì una dichiarazione per stigmatizzare gli interventi come “animati da un profondo odio verso Israele”. Di fronte alle immagini che la mostrano mentre applaude il discorso di Abraham e Adra, la ministra ha specificato su X/Twitter che il suo applauso “era diretto al giornalista e regista ebreo-israeliano Yuval Abraham, che ha parlato a favore di una soluzione politica e di una coesistenza pacifica nella regione" La ministra ha annunciato che le autorità indagheranno sugli episodi contestati avvenuti durante la Berlinale.

Ancora su X/Twitter, l’ambasciatore d’Israele in Germania Ron Prosor ha scritto domenica scorsa: “Ancora una volta, la scena culturale tedesca mostra i propri bias stendendo il tappeto rosso esclusivamente agli artisti che promuovono la delegittimazione di Israele. Alla #Berlinale 2024, il discorso antisemita e anti-Israele è stato accolto tra gli applausi”. 

La portavoce del governo tedesco Christiane Hoffmann ha dichiarato “inaccettabile” che dal palco della Berlinale tra i vari appelli e condanne non siano stati menzionati gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. “In qualsiasi dibattito su questo argomento, ovviamente è importante tenere presente l'evento che ha innescato questa nuova escalation nel conflitto in Medio Oriente, ovvero l'attacco di Hamas del 7 ottobre”. 

L’organizzazione della Berlinale ha rilasciato domenica una dichiarazione per puntualizzare come i discorsi dei vincitori fossero “opinioni individuali e indipendenti che a nessun titolo riflettono la posizione del festival”, aggiungendo di comprendere “l’indignazione” e come “le dichiarazioni di alcuni dei premiati siano state percepite come troppo unilaterali”. L’organizzazione dell’evento ha inoltre dichiarato di aver sporto denuncia contro ignoti per l’hackeraggio della pagina Instagram della Berlinale. Dall’account sono stati condivisi durante i giorni della manifestazione dei messaggi contro la guerra in corso a Gaza: “Il genocidio è genocidio. Siamo tutti complici” recitava una delle infografiche diffuse.

Analoghe accuse al discorso di premiazione per No other land sono arrivate anche in patria. La tivù pubblica israeliana Kan 11 durante un segmento ha definito in una scritta in sovraimpressione “antisemiti” gli interventi di  Abraham e Adra. Un gruppo di cineasti e autori israeliani ha reagito pubblicando un appello di solidarietà agli autori del documentario, chiedendo a Kan 11 di ritrattare l’accusa. Si legge nell'appello, pubblicato in ebraico e inglese:

Il premio a No other land è motivo di orgoglio. Ma invece di celebrarlo, il canale Kan 11 del servizio pubblico ha scelto di aizzare il pubblico contro gli autori del film e di ritrarre Yuval Abraham come "antisemita". Non c'era alcun antisemitismo nel discorso di Yuval Abraham, né alcun invito alla violenza. Al contrario: si trattava di una descrizione fattuale della realtà in Cisgiordania e di un appello alla fine della violenza e al cessate il fuoco. Come registi, siamo turbati dal modo in cui questo evento è stato coperto dai media israeliani: la cornice distorta, la resa di fronte al populismo a buon mercato e il gettare benzina sul fuoco nel discorso pubblico. Si tratta di un evidente segnale di allarme per chiunque voglia criticare la politica israeliana nei Territori occupati. La critica alle politiche israeliane nei Territori occupati non è antisemitismo. Noi firmatari siamo solidali con Yuval Abraham e con gli altri autori del film, e chiediamo che Kan 11 pubblichi un chiarimento per ammettere che il suo discorso è stato travisato.

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Lo stesso Abraham ha inviato una lettera all’emittente Kan 11, che ha poi rimosso il segmento sotto accusa. Abraham, in diverse dichiarazioni pubbliche, ha criticato l’accusa di antisemitismo ricevuta, che secondo lui contribuisce a svuotare di significato il termine e a mettere in pericolo gli stessi ebrei. Il giornalista ha anche denunciato le minacce ricevute a seguito delle accuse mosse da politici e media. Così ha scritto su X/Twitter

Ieri [lunedì, NdT] una folla di simpatizzanti israeliani di destra si è recata a casa della mia famiglia per cercarmi, minacciando i miei parenti più stretti che sono dovuti fuggire in un'altra città nel cuore della notte. Sto ancora ricevendo minacce di morte e ho dovuto cancellare il mio volo di ritorno. Questo è accaduto dopo che i media israeliani e i politici tedeschi hanno assurdamente etichettato come "antisemita" il mio discorso di premiazione alla Berlinale, in cui ho chiesto l'uguaglianza tra israeliani e palestinesi, il cessate il fuoco e la fine dell'apartheid. Il terribile abuso di questa parola da parte dei tedeschi, non solo per mettere a tacere i critici palestinesi di Israele, ma anche per mettere a tacere gli israeliani come me che sostengono un cessate il fuoco che ponga fine alle uccisioni a Gaza e permetta il rilascio degli ostaggi israeliani, svuota di significato la parola antisemitismo e mette così in pericolo gli ebrei di tutto il mondo. Poiché mia nonna è nata in un campo di concentramento in Libia e la maggior parte della famiglia di mio nonno è stata uccisa dai tedeschi durante l'Olocausto, trovo particolarmente scandaloso che i politici tedeschi del 2024 abbiano l'audacia di strumentalizzare questo termine contro di me in un modo che mette in pericolo la mia famiglia. Ma soprattutto, questo comportamento mette in pericolo la vita del co-direttore palestinese Basel Adra, che vive sotto un'occupazione militare circondata da insediamenti violenti a Masafer Yatta. Lui è in pericolo molto più di me. Sono felice che il nostro film premiato, No other land, stia suscitando un importante dibattito internazionale su questo tema e spero che milioni di persone lo guardino quando uscirà quest'anno. Il motivo per cui l'abbiamo realizzato è quello di suscitare una conversazione. È possibile criticare aspramente ciò che io e Basel abbiamo detto sul palco senza demonizzarci. Se questo è il modo che avete scelto di misurarvi con il vostro senso di colpa per l’Olocausto, faccio volentieri a meno del vostro senso di colpa.

La testata indipendente israeliana +972, per cui Abraham e Adra collaborano, ha pubblicato un editoriale per esprimere solidarietà ai due giornalisti e condannare “gli attacchi feroci che hanno cercato di diffamarli, danneggiarli e intimidirli per aver detto la verità”. Secondo +972, inoltre,

La campagna contro i nostri colleghi è indicativa di diverse tendenze allarmanti. Illustra la bassezza del discorso tedesco sull'antisemitismo, che è stato stravolto al punto da interpretare le dichiarazioni contro l'occupazione di Israele - anche da parte degli stessi ebrei - come razzismo antiebraico. Riflette la crescente intolleranza a sentire le dure verità sull'apartheid israeliana, non solo in luoghi come Masafer Yatta, ma anche a Gaza, che continua a essere assediata e bombardata.

(Immagine in anteprima: grab via YouTube)

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