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Perché la vittoria dell’Ucraina è cruciale per i diritti LGBTQ+ della comunità internazionale

28 Dicembre 2022 11 min lettura

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Perché la vittoria dell’Ucraina è cruciale per i diritti LGBTQ+ della comunità internazionale

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Negli ultimi dieci anni l'Ucraina ha compiuto progressi significativi sui diritti LGBTQ+, distinguendosi dai paesi vicini che ancora oggi mettono a tacere, a colpi di leggi, le questioni di genere e le minoranze sessuali.

Su LGBTQ Nation Adam Zivo, giornalista e attivista, analizza quanto accaduto nel paese negli ultimi decenni spiegando il motivo per cui un eventuale sconfitta dell'Ucraina, a vantaggio della Russia, comporterebbe danni irreversibili delineando scenari preoccupanti per la comunità LGBTQ+.

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L'attivismo LGBTQ+ nasce in Ucraina dall'inizio degli anni '90, quando l'omosessualità è stata depenalizzata dopo la caduta dell'Unione Sovietica. Nonostante il cambio di rotta, le persone queer hanno continuato a non essere accettate socialmente. Per i successivi vent'anni, infatti, dichiarare apertamente la propria omosessualità in Ucraina era pericoloso. Questa avversione era avallata da alcuni media ucraini che ritraevano la comunità LGBTQ+ in maniera ostile.

A questa mancanza di inclusione e accettazione gli attivisti LGBTQ+ hanno risposto con la costruzione, paziente, nel tempo, di una comunità. Anno dopo anno hanno puntato su forme di attivismo più assertive, attraverso l'utilizzo dei social media, e beneficiato di finanziamenti internazionali per l'organizzazione di iniziative divulgative sull'HIV.

Nel 2012 questo processo è stato costretto a subire un arresto, per una proposta di legge dell'ex presidente ucraino, Viktor Yanukovich, che, se approvata, avrebbe vietato la difesa dei diritti LGBTQ+ con il pretesto di contrastare la “propaganda omosessuale”. Come sottolineato da Lenny Emson, che dirige KyivPride, una ONG ucraina che promuove il rispetto dei diritti umani per le persone LGBTQ+, il testo del provvedimento corrispondeva, quasi parola per parola, a una legge analoga che la Russia aveva presentato e successivamente approvato nel 2013. Prova inequivocabile di come le relazioni tra Ucraina e Russia, e ancora di più tra Yanukovich, famoso per le sue posizioni filorusse, e il presidente Valdimir Putin, fossero molto strette.

Nello stesso anno, per contrastare quanto sarebbe potuto accadere, un gruppo di attivisti ucraini diede vita a KyivPride, scendendo in piazza per difendere i diritti della comunità LGBTQ+. La reazione fu delle peggiori. Circa 100 dimostranti vennero minacciati con violenza e si trovarono ad affrontare migliaia di contromanifestanti alcuni dei quali muniti di mazze e altre armi. La polizia si rifiutò di intervenire e l'evento venne annullato su raccomandazione di Amnesty International.

Quando alla fine del 2013 Yanukovich si rifiutò di firmare il trattato di associazione politica ed economica con l'Unione Europea (UE), stringendo legami sempre più forti con la Russia, e gli ucraini protestarono in massa destituendo Yanukoych in quella che oggi viene ricordata come Euromaidan (o 'Rivoluzione della dignità'), il disegno di legge promosso dal presidente fu bloccato. Da allora, vari sono stati i provvedimenti a favore dei diritti LGBTQ+ approvati dal governo. Nel 2015 è entrata in vigore una legge contro la discriminazione sul lavoro, mentre alla fine dell'anno successivo è stato liberalizzato il cambiamento legale dell'identità di genere per i trans ucraini. Ancora, nel 2021, l'Ucraina ha abrogato il divieto di donazioni di sangue da parte di uomini omosessuali e bisessuali, una riforma non ancora approvata dalla maggior parte dei paesi dell'Europa occidentale.

Ciononostante, nel 2018, Oleksandr Vilkul, ex viceministro di Yanukovich e membro in parlamento del partito filorusso 'Opposition Bloc', ha proposto una nuova legge anti-LGBT. Come il suo predecessore, nel 2012, la legge avrebbe criminalizzato la 'propaganda omosessuale' per tutelare i 'valori tradizionali' e la 'morale pubblica'. Il provvedimento fu rapidamente respinto dal governo e dalla stragrande maggioranza del parlamento.

Sollecitata dalla Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza, negli ultimi tempi l'Ucraina stava lavorando all'approvazione di una legge contro i crimini d'odio il cui iter è stato bloccato dall'invasione russa. All'inizio del mese di dicembre, il parlamento ucraino ha approvato all'unanimità una nuova legge che vieta la diffusione di dichiarazioni che incitano alla discriminazione o all'oppressione delle persone LGBTQ+.

Con una petizione, a luglio scorso, che ha raccolto più di 28.500 firme, è stato chiesto al presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyy, di legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Zelenskyy ha chiesto al governo di esaminare la questione, precisando che la decisione non può essere assunta nel corso del conflitto poiché richiederebbe modifiche costituzionali.

All'approvazione di queste leggi è corrisposto un cambiamento di atteggiamento dell'opinione pubblica. Nash Svit, un gruppo che si occupa della difesa dei diritti LGBTQ+ con sede in Ucraina, ha condotto, nel 2016 e nel 2022, un sondaggio che ha raccolto le opinioni dei cittadini sull'argomento. I risultati della rilevazione di quest'anno hanno mostrato che il 64% degli ucraini ritiene che le persone queer e trans debbano godere degli stessi diritti di tutti gli altri cittadini, una percentuale più che raddoppiata rispetto a sei anni prima.

Quest'esito non sorprende chi ha visitato l'Ucraina recentemente, che ha potuto constatare un'apertura su questi temi molto ampia, soprattutto da parte dei più giovani che risiedono nelle città.

Nel 2021 al Pride di Kyiv hanno partecipato più di 7.000 manifestanti che hanno dovuto affrontare solo poche centinaia di contestatori. Una straordinaria inversione di marcia rispetto al tentativo non andato a buon fine circa dieci anni prima.

Per gli attivisti LGBTQ+ più giovani Euromaidan, e la successiva europeizzazione dell'Ucraina, hanno contribuito, in maniera significativa, al cambio di atteggiamento del paese verso la questione di genere e le minoranze sessuali. Tuttavia, gli attivisti veterani, come Emson, ritengono che attribuire prevalentemente il 'merito' a Euromaidan offuschi il lavoro di chi ha posto, in passato, le basi per il riconoscimento dei diritti LGBTQ+, ottenendo tutte le conquiste a cui si è giunti finora.

Ma i fattori in ballo sarebbero stati anche altri.

Diversi ucraini LGBTQ+ hanno fatto notare come l'Eurovision Song Contest, il festival musicale internazionale organizzato dai membri dell'Unione europea di radiodiffusione EBU, abbia contribuito ad aumentare l'inclusione della loro comunità. Quando Kyiv ha ospitato l'Eurovision nel 2017, la città era gremita di membri della comunità LGBTQ+ che hanno avuto grande visibilità che da molti è stata associata a gioia e orgoglio nazionale.

Kyiv, inoltre, è molto famosa per la presenza di numerosi club techno dove si riuniscono persone eterosessuali e LGBTQ+ in occasioni di svago e di divertimento. L'underground techno ucraino è un 'generatore di tolleranza' queer: nessuna ghettizzazione, nessun pregiudizio. Alcuni membri della comunità LGBTQ+ di Kyiv ritengono addirittura che i club techno abbiano involontariamente fatto di più in favore dell'inclusività rispetto agli attivisti.

Come ogni paese, l'Ucraina ha una frangia di estrema destra che non tollera le persone LGBTQ+. Negli ultimi anni i crimini d'odio sono aumentati. Gli attivisti LGBTQ+ ritengono che il responsabile sia unico: la Russia.

Sotto la guida di Putin – secondo il racconto di Zivo – il Cremlino è stato un generoso mecenate dei movimenti politici di estrema destra in tutta Europa e Nord America. Non solo perché i gruppi internazionali di estrema destra sono allineati con i valori conservatori del Cremlino, ma anche perché possono fungere da strumenti utili per destabilizzare gli avversari della Russia.

Gli attivisti LGBTQ+ ucraini ritengono che l'attivismo anti-LGBTQ+ di estrema destra in Ucraina riceva sostegno e finanziamenti dalla Russia. «Quando protestavano contro di noi, avevano tutti striscioni e bandiere. E io, che organizzo pride ed eventi, so quanto costi questa roba. So quanti soldi ci sono dietro», ha spiegato Emson.

Borys Khmilevskiy di Paralegals UA, un'associazione che fornisce assistenza legale agli ucraini LGBTQ+, ha dichiarato: «Sappiamo che, prima della guerra, la maggioranza dei gruppi radicali in Ucraina era finanziata dalla Russia. Rappresentano una parte dell'influenza russa in Ucraina. Finanziano questi gruppi radicali e poi dicono che l'Ucraina è un paese nazista perché ha questi gruppi radicali».

In teoria, l'estrema destra ucraina dovrebbe essere nemica della Russia. Gli ultranazionalisti ucraini vogliono ardentemente proteggere l'indipendenza del loro paese, mentre la Russia nega l'esistenza stessa di una nazione ucraina.

Tuttavia, un documento del 2021, pubblicato dall'Illiberalism Studies Program della George Washington University, ha descritto dettagliatamente come le due parti, a volte, collaborino grazie all'odio condiviso per i valori progressisti, in particolare il femminismo e i diritti LGBTQ+. Dal 2014, il livello di cooperazione tra Russia ed estrema destra ucraina sarebbe aumentato.

Sebbene l'estrema destra ucraina abbia beneficiato del sostegno di Putin, il suo potere all'interno della politica del paese non è rilevante. Dopo Euromaidan, i partiti di quella fazione non sono riusciti a ottenere più del 5% dei voti alle elezioni politiche.

Quando agli attivisti LGBTQ+ ucraini e ai membri della comunità è stato raccontato che c'è chi crede che l'Ucraina sia un 'paese nazista', controllato da forze di estrema destra, la reazione è stata di incredulità e di condanna di questa narrazione ritenuta propaganda.

Intervistati da Zivo presso gli uffici di KyivPride, sette autorevoli attivisti LGBTQ+ ucraini hanno spiegato come i miti del nazismo ucraino non fossero solo sbagliati, ma anche offensivi, poiché hanno cancellato il progresso sociale dell'Ucraina e, di riflesso, il lavoro degli attivisti per i diritti umani dell'Ucraina.

Attivisti LGBTQ+ ucraini via Adam Zivo

Questi attivisti chiedono al mondo di ascoltarli per avere l'opportunità di raccontare come stanno veramente le cose. «Ascoltateci. Fateci domande. Parlate con noi. Seguite i nostri social. Leggete quello che pubblichiamo, dialogate con noi in qualsiasi momento. Rivolgetevi a noi. Potete farci qualsiasi domanda. Non limitatevi ad ascoltare la propaganda russa. Non limitatevi a crederle. Fateci domande, noi siamo qui», ha detto Emson.

Inaspettatamente, l'invasione dell'Ucraina da parte di Putin sembra aver accelerato il processo di inclusione dei membri LGBTQ+ tra gli ucraini più conservatori. Gli ucraini queer hanno passato mesi a lottare in prima linea e con orgoglio per il proprio paese. Le loro storie sono state ampiamente raccontate in Ucraina, sia sui social che dai media tradizionali.

La brutale realtà della guerra ha costretto gli ultranazionalisti a rivalutare i propri pregiudizi. All'inizio della guerra, diversi esponenti di alto profilo hanno dichiarato come l'orientamento e il genere fossero irrilevanti per il reclutamento di nuovi combattenti: ciò che contava era che tutti si unissero per proteggere la propria patria.

Attivisti e ricercatori per i diritti ritengono che l'invasione della Russia abbia perfino rafforzato il sostegno in Ucraina a favore delle persone LGBTQ+. Alcuni, però, si chiedono fino a che punto questo supporto si spingerà e se il cambiamento di atteggiamento durerà.

«Spesso le società apportano cambiamenti durante la guerra che non vengono seguiti dopo la fine del periodo di conflitto», ha affermato Julia Schiwal, esperta di società inclusive presso l'Institute of Peace degli Stati Uniti, un'istituzione indipendente dedicata alla prevenzione nonviolenta e alla mitigazione di conflitti mortali all'estero.

Schiwal è coautrice di un'analisi sull'impatto del conflitto sui diritti LGBTQ+, secondo cui la storia ha dimostrato che le società accettano maggiormente le minoranze durante le emergenze in tempo di guerra.

In alcuni casi ciò ha portato a un'espansione permanente dei diritti – come il voto concesso alle donne britanniche dopo la prima guerra mondiale – anche se spesso le minoranze sono state nuovamente emarginate al termine del conflitto.

Gli ucraini LGBTQ+ sono terrorizzati dalla prospettiva di una vittoria russa e ritengono che, se l'Ucraina dovesse cedere, tutti i progressi ottenuti svanirebbero.

In Russia, l'omofobia non è solo tollerata dal governo, ma anche incoraggiata. Gli omosessuali possono essere perseguitati e uccisi impunemente. È un reato riconoscere, figuriamoci difendere, i diritti LGBTQ+.

All'inizio del mese di dicembre Putin ha firmato un'altra legge sulla 'propaganda omosessuale' che, compiendo un ulteriore passo rispetto alla legge approvata nel 2013, rende impossibile mostrare qualsiasi sostegno pubblico alla comunità LGBTQ+.

La Russia – come spiega Zivo – esporta l'omofobia in tutto il mondo da almeno un decennio.

Quando Yanukovich ha tentato di approvare la legge contro i diritti degli omosessuali nel 2012, non era solo. In quel periodo, provvedimenti analoghi proliferavano nei paesi vicini alla Russia, incoraggiati da Mosca. Dal 2013 al 2014, Armenia, Bielorussia, Kirghizistan e Moldavia hanno proposto leggi che vietano la promozione di 'rapporti sessuali non tradizionali' per 'proteggere famiglie e bambini'. Tutti i progetti di legge anti-LGBT andati falliti a causa delle pressioni occidentali, nonostante le proteste di Mosca.

Chi ha approvato, invece, una legge del genere, nel 2021, è stato il premier ungherese Viktor Orban, alleato di Putin. In risposta, la Commissione europea ha intrapreso un'azione legale contro l'Ungheria (e la Polonia), sostenendo che la legge violi la Carta dei diritti fondamentali dell'UE.

Anche gli attivisti per i diritti degli omosessuali in Azerbaigian sono molto preoccupati per il ruolo della Russia nel fomentare la politica anti-LGBTQ+ nel proprio paese. I politici azeri anti-LGBTQ+, infatti, hanno adottato le argomentazioni russe e il timore è che se l'Azerbaigian dovesse aver bisogno di ingraziarsi Mosca in futuro, la comunità LGBTQ+ azera sarebbe perseguitata per compiacere il Cremlino.

In Serbia l'influenza russa si è unita alla politica locale anti-LGBTQ+. Quando lo scorso anno l'Europride si è tenuto a Belgrado, migliaia di ultranazionalisti serbi e leader ortodossi hanno organizzato contro-manifestazioni, sventolando bandiere e simboli russi. In una protesta hanno sfilato con una bandiera russa lunga 500 metri attraverso la capitale, incoraggiando i serbi a colpire i membri della comunità LGBTQ+ con le armi.

Il governo serbo, sempre più alleato con la Russia, aveva inizialmente annullato l'Europride ma ha dovuto cedere davanti alle forti pressioni da parte dell'UE.

L'omofobia di alcuni paesi dell'Europa orientale non è però dovuta esclusivamente all'influenza russa. La Polonia, ad esempio, ha implementato leggi anti-LGBT sotto il governo di destra, suscitando la condanna dell'UE.

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In questa crescente ondata di odio anti-LGBTQ+ e con l'influenza russa, l'Ucraina rappresenta un fato raro e necessario per i progressi futuri. Soltanto dieci anni fa, un governo influenzato dalla Russia voleva vietare l'attivismo LGBTQ+. Oggi, il parlamento ucraino sta approvando nuove leggi contro la discriminazione mentre verifica la possibilità di riconoscere legalmente le unioni tra persone dello stesso sesso.

Se l'Ucraina dovesse vincere, sarebbe una catastrofe per la politica estera dei 'valori tradizionali' della Russia. Il cuore dell'Europa orientale sarebbe occupato da una nazione che considera le persone LGBTQ+ esseri umani, non minacce morali. Kyiv dimostrerebbe che l'inclusione è compatibile con la vita dell'Europa orientale. L'intolleranza di Bielorussia, Polonia, Ungheria e Serbia avrebbe finalmente un importante contrappeso.

In caso contrario? Gli attivisti ucraini LGBTQ+ correrebbero gravi rischi e le leggi in loro favore verrebbero abrogate. La loro vita sarebbe messa in pericolo e il miasma dell'oppressione da Mosca si spingerebbe verso ovest, costringendo ogni carezza, ogni bacio, ogni lacrima, ogni abbraccio, considerati 'diversi', a compiersi nell'oscurità.

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