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‘Seppelliscono i propri vicini dove possono’. L’assedio russo visto da un giornalista ucraino

17 Marzo 2022 5 min lettura

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‘Seppelliscono i propri vicini dove possono’. L’assedio russo visto da un giornalista ucraino

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Da oltre due settimane la città di Mariupol è sotto assedio. Mentre le bombe russe continuano a cadere, scarseggiano acqua, cibo, medicine, elettricità e mezzi di comunicazione con il mondo esterno. Fonti ufficiali ucraine parlano di oltre 2,500 vittime. Il sito russo Meduza ha parlato con il giornalista ucraino Artem Popov, che è riuscito a fuggire da Mariupol la scorsa settimana, sulla sua esperienza nella città assediata.

di Artem Popov - giornalista della TV ucraina

Il mio ultimo giorno in città è stato l’8 marzo. I russi avevano già iniziato a martellare con l’artiglieria pesante e carri armati. È stata dura - sparavano per quasi tutto il giorno, e anche se i proiettili non raggiungevano la mia posizione la casa non smetteva di tremare. Sì, è stata dura, ma non come per il resto della città.

Finché stavo là, c’era tutto sommato la possibilità di chiamare qualcuno, anche se la città era già circondata e bloccata. Sono riuscito a fuggire attraverso la zona col minor numero di posti di blocco russi. Rimango ancora nelle vicinanze perché non voglio perdere il contatto con la città.

Uscire è stato davvero difficile. Alcuni tra i miei amici si erano messi in salvo verso Zaporozhye alcuni giorni prima di me. Sono stati fatti passare, ma poi mi hanno riferito che, una volta arrivati a Rozovka, al confine tra le regioni di Donetsk e Zaporozhye, hanno visto un sacco di macchinari distrutti e molti soldati morti - anche ucraini.

Non prometteva nulla di buono. Le persone che erano andate via hanno detto che vicino all’entrata di Mariupol, dove c’era un posto di blocco dei militari russi, si poteva vedere un'auto ancora calda da cui usciva del fumo. Seduta davanti c’era una coppia di sposi a cui avevano sparato. Da quanto ho capito avevano provato a portare qualcuno fuori da Mariupol.

Non sarebbe esatto dire che il bombardamento di Mariupol sia stato un caos totale, però sono finiti sotto il fuoco ospedali, scuole e luoghi di culto. Stanno bombardando anche le stazioni dei pompieri - probabilmente per impedire loro di spegnere gli incendi. Di recente le forze russe hanno effettuato attacchi aerei sui rifugi antiatomici; parliamo di rifugi che contengono dalle 400 alle 1000 persone ciascuno.

Il numero delle vittime si attesta finora intorno alle 1700 persone, e questo solo contando i civili. Ma nessuno ha il tempo per registrare i dati esatti. I cadaveri vengono seppelliti in fosse comuni, la gente scava tombe e seppellisce dove può i propri vicini. Le strade sono piene di morti.

La prossima fase dell’assedio vedrà i combattimenti per strada, perché le truppe russe stanno prendendo piede nella periferia occidentale della città. Per come stanno andando le cose, questo è in realtà persino un vantaggio, se così si può dire: almeno cesseranno i bombardamenti aerei nelle zone, perché altrimenti verrebbero colpite le forze russe.

Sul piano umanitario siamo di fronte a una completa catastrofe. Abbiamo visto la prima vittima del blocco imposto dai russi cinque giorni fa, una bambina di 6 anni uccisa dalla disidratazione. L’unico supporto è la neve: la gente comincia a raccoglierla e a bollirla come può. Non c’è praticamente più gas, o acqua, o linee di comunicazione.

Gli unici momenti in cui la gente esce dai rifugi è quando accende fuochi per cucinare. Ci sono alcuni punti di raccolta per l’acqua, ma riuscire a raggiungerli e poi tornare vivi al proprio rifugio richiede molta fortuna.

Oggi [12 marzo] era il 12° giorno di blocco, per la sesta volta si è cercato di organizzare un corridoio umanitario. Ma la mattina, quando gli autobus sarebbero dovuti arrivare da Zaporozhye, i militari russi hanno iniziato a bombardare come dei forsennati. Da quanto ho capito, vogliono che la gente se ne vada solo attraverso i posti di blocco, in modo da far sembrare che siano i russi stessi a liberare i civili.

La parte ucraina non può garantire la nostra incolumità, perciò non consigliano alla gente di andarsene. Mentre i russi non lasciano uscire la gente verso Zaporozhye, dove l'Ucraina vuole mandare i civili. Di base si tratta di un altro tipo di ultimatum da parte della Russia.

La parte russa non ha inoltre fornito alcuna assistenza umanitaria a Mariupol, si è limitata alle bombe. Forse faranno qualcosa nei territori occupati, a beneficio della propaganda. Sono disposti a distruggere la gente solo per avere una clip di 3 minuti da mostrare su RIA Novosti. Putin non risparmia la sua gente, figuriamoci la nostra.

Conosco una coppia di sposi che ora si trova in Russia insieme ai figli. In qualche modo hanno attraversato il corridoio russo, ma hanno vissuto un vero inferno: presi in mezzo al fuoco incrociato, hanno dovuto strisciare nel fango. Poi sono stati trovati e da lì consegnati all'esercito russo. Un uomo che aveva strisciato nel fango insieme a loro è stato ferito: una scheggia di proiettili gli ha ferito un occhio, e non so cosa gli sia successo dopo. Da quello che mi ha detto la coppia, gli spari provenivano da entrambi i lati. Uno dei figli ora ha paura delle macchine - è psicologicamente traumatizzato. Il 100% delle persone che si trovano attualmente a Mariupol condivide quel trauma.

Anche nel 2015 ne avevamo abbastanza a Mariupol. Ricordo di essermi nascosto in bagno quando le finestre sono state fatte esplodere. Non oso immaginare come la gente abbia potuto affrontare tutto questo per 12 giorni.

In città vive quasi mezzo milione di abitanti. Molti di questi provengono da villaggi nelle regioni di Donetsk e Luhansk. In pratica i russi stanno bombardando le persone che hanno detto di voler liberare. Siamo una città multiculturale: ci sono un sacco di armeni, greci, turchi - vari tipi di nazionalità diverse. Questo significa che non sono solo gli ucraini a soffrire.

Negli ultimi giorni hanno incrementato gli attacchi alle infrastrutture civili: grattacieli, ospedali, condomini. Hanno bombardato un ospedale dove c’erano donne in travaglio: 17 persone sono rimaste ferite, tra cui una giovane donna. Parliamo di un ospedale gigante in mezzo alla città. Certo, c'erano dei soldati, anche perché in questo momento sono in ogni quartiere della città. Ma non c'erano basi, fortificazioni o avamposti militari.

La gente in città è annichilita. Nessuno lascia i rifugi antiatomici - hanno tutti paura anche se vorrebbero uscire. Se si organizzasse un grande corridoio umanitario, penso che il 90% della popolazione se ne andrebbe di sicuro. Ma portare fuori così tanta gente in una sola volta è impensabile. Ci sono persone sedute negli scantinati che piangono e dicono che non vogliono andare in Russia.

Se la parte ucraina non riceverà alcun supporto, le forze russe prenderanno il controllo della città. Non smetteranno di portare truppe. Chi è riuscito ad andarsene ha detto che attorno alla città ci sono più carri armati russi che alberi.

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Non è neanche che le truppe russe si stiano accanendo contro la gente, non è questo il loro obiettivo. Putin vuole fare bella figura con parte della popolazione, quindi alcuni civili sono stati in grado di fermare i carri armati o fare marce di protesta pro-ucraina. Ma so che i soldati sono anche entrati nelle case e nei negozi delle persone per rubare, e non oso pensare cosa potrebbe succedere se una persona cercasse di fermarli.

Il fatto è che stanno distruggendo infrastrutture civili, case dove vivono bambini, persone indifese; potrebbero persino fare esecuzioni in massa. Presto non ci sarà più nessuno da uccidere.

Articolo originale pubblicato su Meduza
Immagine anteprima via Wikimedia Commons

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