L'Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie infettive degli Stati Uniti (NIAID) ha diffuso i dati preliminari dello studio che sta conducendo sugli effetti del remdesivir (un antivirale testato in passato per Ebola senza grandi risultati) su pazienti che hanno contratto il nuovo coronavirus. Secondo quanto dichiarato dal NIAID il farmaco sembra aiutare i malati a riprendersi più velocemente e potrebbe essere efficace contro COVID-19. Se confermato da analisi più approfondite, il remdesivir potrebbe così essere il primo trattamento in grado di migliorare le condizioni di salute delle persone colpite dal nuovo coronavirus. La divulgazione dei dati preliminari dello studio NIAID è arrivata dopo che, nello stesso giorno, erano stati diffusi i risultati, tra di loro contrastanti, di altri due studi, uno a cura della casa farmaceutica produttrice dell'antivirale, la Gilead, e uno condotto da un gruppo di ricerca cinese, pubblicato sulla rivista scientifica Lancet. Tutti e tre gli studi presentati ieri hanno delle lacune. I dati diffusi dal NIAID sono ancora troppo preliminari per giungere a conclusioni, sembrano non aver preso in considerazione i malati in condizioni più critiche e non consentono, allo stato attuale, di capire quali tipologie di pazienti possa beneficiare del farmaco e in quale momento. Lo studio della Gilead sembra non essere rilevante da un punto scientifico perché non ha previsto un gruppo di controllo per comparare gli effetti del farmaco. La ricerca del gruppo cinese si è rivolta a un campione limitato dopo la riduzione del contagio in seguito agli effetti del contenimento della pandemia da parte del governo cinese. Come ha dichiarato il dottor Mike Ryan, a capo del Programma di emergenze sanitarie dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), c'è bisogno di ulteriori studi e ancora più dati e valutazioni per decidere se autorizzare il farmaco. [Leggi l'articolo su Valigia Blu]