L'organizzazione dei servizi sanitari in Lombardia e in Veneto, insieme ad altri fattori, ha influenzato gli approcci adottati nelle prime, critiche, settimane di diffusione di SARS-CoV-2. La Lombardia ha scelto un approccio che si è basato principalmente sulla sua rete di servizi clinici, mentre il Veneto ha attuato una vasta strategia comunitaria che si è basata su una più solida rete sanitaria pubblica e sull'integrazione locale dei servizi. La risposta diversa di queste due regioni alla pandemia riflette le scelte differenti fatte in questi anni in ambito sanitario, scrivono Nancy Binkin, Federica Michieletto, Stefania Salmaso e Francesca Russo su Scienza in Rete: "in collaborazione con con il settore privato, la Lombardia ha creato una vasta rete di servizi clinici e ospedalieri, ma ha diminuito i finanziamenti per le attività di sanità pubblica e i laboratori pubblici; il Veneto ha continuato a sostenere una forte rete di sanità pubblica con il coinvolgimento della comunità". Cosa ha fatto la differenza? "Anche se è troppo presto per giudicare il successo finale della risposta – scrivono le autrici dello studio – l'approccio veneto basato sulla comunità sembra aver ridotto un'ampia gamma di esiti negativi. Le differenze nella densità della popolazione e nei fattori sociali, così come il maggior numero di casi iniziali in Lombardia e il maggior numero di focolai iniziali, possono aver avuto un ruolo negli esiti. Tuttavia, l'organizzazione del sistema sanitario e la solidità dell'infrastruttura sanitaria pubblica sembrano aver avuto un ruolo importante nelle differenze di esiti finora osservate tra Lombardia e Veneto. Come affermato dai medici di uno degli ospedali più colpiti in Lombardia: «I sistemi sanitari occidentali sono stati costruiti intorno al concetto di assistenza centrata sul paziente, ma un'epidemia richiede un cambiamento di prospettiva verso un concetto di assistenza centrata sulla comunità»". [Leggi l'articolo su Scienza in Rete]