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30 Aprile 2020

L’incerta correlazione tra inquinamento atmosferico e l’epidemia da COVID-19

Può esistere una correlazione tra la diffusione dell’infezione da SARS-CoV2 e le aree ad elevato livello di inquinamento atmosferico? La domanda è più che mai attuale e tuttora al vaglio di diverse ricerche scientifiche. La necessità di portare maggiore chiarezza in tale ambito ha infatti sollecitato diversi gruppi di studiosi a collaborare per esaminare il problema e le possibili correlazioni. Premesso che si tratta di una infezione virale sottoposta a meccanismi di trasmissione sicuramente diversi da quelli generalmente studiati nel settore dell’inquinamento atmosferico, in Italia l’ipotesi di un’associazione è stata avanzata in virtù del fatto che aree come la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna, dove il virus ha presentato la maggiore diffusione, fanno registrare generalmente le maggiori concentrazioni degli inquinanti atmosferici misurati e controllati. Tuttavia, se è vero che la diffusione del virus si è presentata attraverso focolai circoscritti all’interno di zone della Pianura Padana sottoposte a valori di inquinamento atmosferico elevati e piuttosto omogenei, è anche vero che altre aree a forte inquinamento atmosferico, anche se prossime, sono rimaste inizialmente escluse e interessate, solo successivamente, con minor forza dalla contaminazione del virus. Va infine notato che le aree dove il virus ha evidenziato il suo più elevato impatto, sono le aree sia ad elevata densità di popolazione sia a più alta produttività del Paese. In questi territori sono presenti il maggior numero di aziende con vocazione e crescita internazionale che hanno continui e frequenti rapporti con paesi stranieri (in particolare Stati Uniti, Cina e Federazione Russa), con conseguente alta mobilità dei lavoratori. Infatti, molti approfondimenti epidemiologici in corso evidenziano proprio la componente legata ai rapporti di lavoro internazionali con il conseguente contagio diretto tra persone, oltre all’iniziale diffusione del contagio in strutture sanitarie (ospedaliere e RSA) che ha agito quale forte moltiplicatore dell’infezione, quando non si aveva notizia dell’avvenuto ingresso del virus sul territorio italiano. In sintesi, la complessità del fenomeno, insieme alla parziale conoscenza di alcuni fattori che possono giocare o aver giocato un ruolo nella trasmissione e diffusione dell’infezione SARS-CoV2, rendono al momento molto incerta una valutazione di associazione diretta tra elevati livelli di inquinamento atmosferico e la diffusione dell’epidemia COVID-19, o del suo ruolo di amplificazione dell’infezione. [Leggi l'articolo sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità]

13 Ottobre 2020 17:18
Trump, il super diffusore di disinformazione (con l’aiuto dei media)

Trump non ha bisogno dei russi per diffondere disinformazione. Ci pensano benissimo i media mainstream a dargli una mano. Il voto postale è sicuro, casi di frode sono rarissimi e hanno una portata talmente limitata da essere irrilevanti. Eppure milioni di americani, secondo diversi sondaggi, si sono convinti che il voto postale sia causa di brogli elettorali di massa.
Si potrebbe pensare che sia colpa delle "fake news", dei social media e delle infiltrazioni russe. E invece sorpresa: la principale fonte di disinformazione sul voto postale è il presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump. In questo aiutato dai media mainstream di tutto lo spettro politico, che sistematicamente ne amplificano il messaggio. A dimostrarlo un nuovo studio del Berkman Klein Center for Internet and Society at Harvard University, che ha analizzato, quantitativamente e qualitativamente, 55mila storie pubblicate dai media online (inclusi siti online di TV, giornali e radio locali e fonti esclusivamente online, forum di siti che vanno da Huffington Post e Breitbart a Townhall o DailyKos fino a blog personali) attraverso Media Cloud, 5 milioni di tweet attraverso Brandwatch, 75mila post di pagine Facebook usando CrowdTangle, relativi al voto per posta e al rischio brogli, pubblicati fra il 1 marzo e il 31 agosto 2020.

1 Ottobre 2020 17:16
Cosa sappiamo delle prove della virologa cinese, Li-Meng Yan, sul virus fabbricato in laboratorio

A settembre Li-Meng Yan, virologa cinese, intervistata da Fox News, ha raccontato senza dubbi o esitazioni che il virus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia in corso, è stato creato in laboratorio, come ha cercato poi di dimostrare in un articolo pubblicato su una piattaforma open access. Dall'isolamento del SARS-CoV-2 i tentativi di sostenere che il virus provenisse dal laboratorio di massima sicurezza di Wuhan (WIV) sono stati tanti. Ma erano affermazioni non supportate da evidenze o ricostruzioni pseudo-scientifiche inattendibili, secondo cui era stato disperso per negligenza un virus isolato in natura e studiato al WIV, o che al WIV stavano modificando per motivi sperimentali. Se così fosse stato, quei virus avrebbero riportato nella loro sequenza una precisa impronta molecolare e qualche traccia delle manipolazioni, che SARS-CoV-2 invece non ha. Nell'articolo, Li-Meng Yan costruisce una narrazione molto articolata, cerca di dimostrare con dovizia di dettagli, che chi non ha competenze in biologia molecolare fatica a seguire, come SARS-CoV-2 sia stato (o potrebbe essere stato) creato in laboratorio, per collocare alla fine la pistola fumante nelle mani di Shi ZhengLi, ricercatrice del laboratorio WIV. Ma, a un'analisi attenta, l'articolo risulta pieno di lacune e con chiari intenti politici.

18 Settembre 2020 17:15
Limitazione delle scorte di cibo, aumento dei prezzi e impoverimento dei redditi: la pandemia sta aggravando le disuguaglianze economiche

Limitazione delle scorte di cibo, aumento dei prezzi e impoverimento dei redditi. Tra le principali conseguenze negative della pandemia di COVID-19 c'è il rafforzamento delle diseguaglianze economiche. Secondo il Fondo Monetario Internazionali (FMI) nel 2020 la crescita globale prevista sarà di –4,9%, mentre la ripresa dovrebbe essere più graduale di quanto stimato in precedenza. L'FMI spiega inoltre che l'impatto negativo sulle famiglie a basso reddito è particolarmente pesante. Una situazione che mette "a repentaglio i significativi progressi compiuti nella riduzione della povertà estrema nel mondo gli anni '90". L'impatto socio-economico della pandemia COVID-19 rischia di colpire in maniera particolare i minori, secondo l’UNICEF. In particolar modo nell'Africa subsahariana e nell'Asia meridionale. Aumento di disuguaglianze e povertà non sono però fenomeni limitati ai paesi più poveri. Infatti, persone che prima lavoravano e che non si erano mai sentite obbligate a cercare aiuto ora stanno facendo la fila ai banchi alimentari anche ad esempio negli Stati Uniti, in Spagna e in Gran Bretagna.

17 Settembre 2020 17:13
La corsa geopolitica al vaccino che rischia di minare la fiducia dei cittadini

Quando è iniziata la corsa per la produzione dei vaccini per debellare la COVID-19, uno degli scenari più temuti dagli scienziati e dagli esperti di salute pubblica di tutto il mondo era rappresentato dal sacrificio della sicurezza di un eventuale vaccino in nome della velocità. Da subito, politica e scienza hanno parlato linguaggi diversi, tra chi annunciava che avremmo avuto un vaccino “entro 12 o 18 mesi” e chi, invece, predicava prudenza e invitava a non fare proclami, cercando di spiegare quanto fosse lungo l’iter di approvazione di un vaccino. Questo perché creare un vaccino è, per certi versi, la parte più semplice. Dimostrare che è sicuro ed efficace e che può essere usato in grandi fasce della popolazione e in grandi quantità, può richiedere invece anche decenni. «Sembra che ci sia una corsa per comprimere i tempi, sopprimere le scadenze e ignorare i problemi di sicurezza», ha detto Paul Offit, capo del Vaccine Education Center del Children's Hospital di Filadelfia, negli USA. Il risultato è che sempre più persone, non necessariamente antivacciniste, stanno nutrendo dubbi sulla sicurezza di un eventuale vaccino contro il nuovo coronavirus e non sono predisposte a essere vaccinate, rischiando così di pregiudicare l’efficacia di un’eventuale campagna di vaccinazione.

12 Settembre 2020 17:12
QAnon, la nuova ‘religione’ complottista dell’era Trump nata sul web, entrata nella realtà ed esplosa con la pandemia

Anche se può sembrare strano, il potere negli Stati Uniti non lo esercita il governo federale. Tutt’altro: è in mano ad un’oscura cricca di potenti pedofili che adorano Satana, succhiano il sangue dei bambini per rimanere in salute, e si sono infiltrati in tutti i gangli delle istituzioni politiche, mediatiche e culturali – Hollywood compresa. Fortunatamente, a tenere testa a questo “Stato nello Stato” ci sono Donald Trump e un gruppo di militari sotto copertura. Il presidente e altri “patrioti” stanno segretamente conducendo una guerra contro questa cricca, e tra poco i traditori finiranno a Guantanamo a scontare il resto dei loro giorni. Un anonimo funzionario dell’intelligence, conosciuto come “Q”, racconta questa grande battaglia attraverso messaggi criptici postati online. O almeno, questa è la convinzione centrale di “QAnon”- il nome della più assurda, complicata e diffusa teoria del complotto negli Stati Uniti. Sebbene le teorie del complotto facciano più presa in tempi di grandi sconvolgimenti politici e sociali, secondo diversi esperti QAnon è un qualcosa di profondamente diverso da quanto abbiamo visto finora. “È sicuramente alimentato da paranoia e populismo”, ha scritto la giornalista Adrianne LaFrance, “ma anche dalla fede religiosa. QAnon combina il fascino per il cospirazionismo con l’aspettativa di un futuro radicalmente diverso e migliore”. Preso alla lettera, tuttavia, il futuro di QAnon è apocalittico e violento. Se i tuoi avversari politici smettono di essere tali, e sono raffigurati come adoratori di Satana che bevono il sangue di bambini innocenti, eliminarli fisicamente diventa una soluzione praticabile. E il “Grande Risveglio” – il momento in cui la cricca sarà sconfitta – è di fatto un colpo di stato militare in cui politici e oppositori spariscono in campi di concentramento senza alcun processo. Non a caso, l’FBI l’ha inserito nella lista delle “minacce domestiche”. Nonostante ciò, Donald Trump si è rifiutato di prendere le distanze; anzi, l’ha velatamente supportata, definendo i seguaci della teoria come “persone che amano il loro paese”. In questo lungo articolo abbiamo ripercorso la storia di QAnon, rintracciato i suoi precedenti storici e culturali, e cercato di capire come mai delle previsioni completamente sballate abbiano generato un movimento globale.