La professoressa Devi Sridhar, capo dipartimento Global Public Health all'Università di Edimburgo, ha pubblicato un articolo sul Guardian nel quale suggerisce di prendere esempio dai paesi asiatici in questa seconda fase della pandemia. Ci sono otto aspetti in particolare che i governi dovranno tenere in considerazione nel prendere le decisioni future riguardo alla gestione della pandemia. Il primo aspetto è la necessità di rompere la catena di trasmissione, applicando il protocollo più volte ricordato dalla OMS di testare, tracciare e isolare. Per fare questo è necessaria una politica di test molto estesa e la capacità di tracciare tutti i contatti dei contagiati e di isolare in quarantena obbligatoria coloro che risultassero positivi. Il secondo aspetto fondamentale è la protezione del personale sanitario, il più esposto al contagio. Il terzo punto è mantenere una sorveglianza costante sui dati del contagio per capire quali zone del paese sono più a rischio e prevenire nuovi focolai. Il quarto è legato al precedente e ha a che vedere con il controllo delle frontiere e il monitoraggio dei casi importati: una quarantena obbligatoria di 14 giorni per tutti gli arrivi internazionali può facilitare il rilevamento di nuovi casi e bloccare possibili fonti di contagio. Il quinto è la trasparenza, i cittadini dovrebbero pretendere ai propri governi una comunicazione pubblica onesta e chiara. La trasparenza è un fattore fondamentale per creare la fiducia pubblica necessaria in momenti come questo. Il sesto è riconoscere apertamente e accettare il fatto che nessuna strategia di uscita dalla pandemia permetterà di tornare alla normalità. Le nostre vite non saranno uguali a quelle che avevamo nell'epoca "pre-COVID-19". La "nuova normalità" a cui dovremo abituarci consiste nel mantenere il distanziamento sociale come regola di vita con nuove restrizioni come la misurazione obbligatoria della febbre per accedere in alcuni edifici pubblici, per esempio, o l'uso delle mascherine in pubblico. Il settimo fattore da ricordare è che il lockdown introdotto tempestivamente può rallentare la diffusione del virus, ma di per sé non è una soluzione al problema, è uno strumento per guadagnare il tempo di cui hanno bisogno i governi per aumentare la propria capacità di risposta alla situazione, potenziando la sanità pubblica. E l'ultimo aspetto è che qualsiasi strategia adottata dai governi dovrà essere di carattere provvisorio e la risposta politica dovrà essere sempre aggiornata in linea con le scoperte della ricerca scientifica sul virus e gli indicatori sullo stato del contagio. Sono ancora tante le cose che non sappiamo su questa malattia: non sappiamo quanto durano gli anticorpi nelle persone che sono guarite, non conosciamo ancora tutti i danni che il COVID-19 può causare al nostro organismo e non sappiamo quando arriverà un vaccino o una terapia. Ma i passi elencati sopra possono servire a mantenere sotto controllo la pandemia e a evitare uno scenario di contagio totale che significherebbe "la sopravvivenza del più forte". [Leggi l'articolo sul Guardian]